Il Presidente della Federtennis Binaghi: “Vogliamo le ATP Finals anche dal 2026”

evidenza

Il Presidente della Federtennis Binaghi: “Vogliamo le ATP Finals anche dal 2026”

“Il tennis italiano è un’azienda e preferisco una crescita regolare”. Intervistato dalla Stampa, il presidente della Federtennis parla dell’assenza degli azzurri, di CONI, sport e politica e di Coppa Davis: “A Malaga molto farà la condizione fisica, di sicuro non ci sarà il Cile in finale”

Pubblicato

il

Conferenza stampa di presentazione Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi
 

Manca una manciata di giorni all’inizio delle Nitto ATP Finals, il caro, vecchio “Masters” che per il secondo anno consecutivo (e per i prossimi tre) andrà in scena a Torino al Pala Alpitour. Nel 2021 c’era stato il problema della capienza a causa della pandemia, con quel 75% sperato che invece era rimasto 60. Gli spalti solo apparentemente gremiti avevano però potuto godere della presenza azzurra – Matteo Berrettini, infortunatosi nel corso primo incontro, era stato sostituito da Jannik Sinner –, mentre non ci saranno italiani in campo quest’anno nel torneo dei Maestri. Insomma, quello che si è guadagnato da una parte si è perso dall’altro. O viceversa?

Il numero dei biglietti venduti è straordinario, seppur senza un giocatore italiano” spiega al quotidiano La Stampa il presidente della Federtennis Angelo Binaghi, il quale aveva anche ricevuto un avviso di garanzia per la gestione della passata edizione, ma ora la sua posizione è stata archiviata, “segno che abbiamo agito secondo le regole”. Sull’assenza di Berrettini e Sinner, potenzialmente in gara per qualificarsi fino agli ultimi due tornei, non può che constatare l’evidenza: “Un anno di ottimi risultati ma devastato dagli infortuni [qui l’elenco di quelli del Berretto nazionale]. E se Jannik avesse messo in campo quel dritto contro Alcaraz sul match point… Ma il tennis italiano è un’azienda e preferisco una crescita regolare a una a strappi” conclude Binaghi riguardo all’assenza di una punta di diamante come Alcaraz o Rune. Tuttavia, nemmeno i due fenomeni classe 2003, rispettivamente primo e decimo della classifica ATP, saranno protagonisti alle Finals: Carlos a causa dell’infortunio agli addominali patito a Bercy, mentre il danese sarà comunque a Torino in qualità di riserva.

Dal momento che si parla di guai fisici ogni due minuti, viene da domandarsi se non sia a causa della stagione troppo lunga. Il presidente della FITP (il padel ha avuto l’onore di entrare nella sigla) non ha dubbi, “si gioca troppo. E, dopo la pandemia, i tennisti non erano più abituati a giocare e allenarsi con questa intensità”. Dopo aver riconosciuto i meriti dell’ex sindaco Chiara Appendino che, per portare le ATP Finals in Italia, “ha condotto una battaglia epica che noi appoggiammo senza crederci troppo”, l’Angelo del tennis volge lo sguardo al futuro, verso le edizioni dopo il 2025, con Milano, Bologna, Pesaro e la stessa Torino potenziali sedi. “Certo che l’Italia si ricandiderà. Se no, cosa ci sto a fare qui?”. Mentre, per quanto riguarda il suo successore, “ci penserà il prossimo anno, ora ho troppo da fare”.

Binaghi assicura che i rapporti personali con il presidente del CONI Giovanni Malagò sono buoni – ricordiamo a tal proposito il poco amichevole scambio di battute tra i due dello scorso maggio. Però, “lui pensa a difendere il suo modello dalla politica” e, al rischio di un’ingerenza politica, ribatte di essere aperto a “qualsiasi riforma [‘Giorgetti’ in questo caso] che renda più efficiente il sistema. Uno dei mali del nostro sport è l’autoreferenzialità”. Forse non solo del nostro sport, se il fact-checking della riforma è stato redatto da chi ha scritto la riforma stessa. Ma questo è un altro discorso. Oppure no, visto che al ministro dello sport di questo governo chiederebbe “l’applicazione di efficienza e merito”, laddove il sistema dello sport italiano spesso premia “fedeltà e demeriti”.

C’è spazio per la difesa della “annessione” del padel che, “se fosse rimasto autonomo, i circoli ne sarebbero stati devastati come dal calcetto vent’anni fa”, poi Binaghi parla di Coppa Davis: “In quattro o cinque anni dobbiamo vincerla. A Malaga molto farà la condizione fisica, di sicuro non ci sarà il Cile in finale”. Le frecciate non si fermano qua, perché è vero che in caso di vittoria non esclude di invitare i campioni del 1976, Adriano compreso (“ce l’avessimo oggi”), ma “il Panatta dirigente è già stato analizzato e classificato dalla storia”.

Infine, lo sapevamo dal 2017, quando commentò il forfait di Roger Federer agli Internazionali con “io tifo Nadal, ma ce lo ricorda: “È il miglior mix tra campo e fuori. Altri, magari più belli in campo, fuori non sono la stessa cosa”. Chi è interessato ai nomi dovrà attendere.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement