ATP Finals: un Djokovic epico e stoico porta a casa contro Medvedev una battaglia tattica e psicologica

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ATP Finals: un Djokovic epico e stoico porta a casa contro Medvedev una battaglia tattica e psicologica

Novak Djokovic chiude a punteggio pieno il Gruppo Rosso, ora le incognite sul recupero per la semifinale. Daniil Medvedev perde la terza partita su tre al tie-brek finale

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Novak Djokovic - Nitto ATP Finals Torino 2022 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

[7] N. Djokovic b. [4] D. Medvedev 6-3 (5)6-7 7-6(2)

Per molti era un partita inutile, che non contava nulla e che non offriva nessuna motivazione per campioni di questo calibro. Certo, punti in classifica e un cospicuo assegno ma nulla che potesse realmente smuovere giocatori di tale livello. Tuttavia un Novak Djokovic con il primato nel Gruppo Rosso già vidimato dalla matematica dopo la seconda partita e un Daniil Medvedev senza alcun tipo di speranza di potersi qualificare alle semifinali, – anzi già certo di chiudere all’ultimo posto – hanno dato vita ad una sfida memorabile che ha sfondato il muro delle tre ore di gioco (3h11) e che alla fine ha premiato il cinque volte campione del torneo per 6-3 (5)6-7 7-6(2). Una partita che è stata contraddistinta nella sua prima parte da una serie incessante di schermaglie tattiche, strategie diverse approntate e aggiustamenti adottati nel proprio gioco per contrastare l’avversario, all’interno di uno scontro tra due grandi fighters dalle caratteristiche tecniche analoghe. Poi però si è trasformata, dopo che il serbo ha mancato due palle break pesantissime nel secondo set – una nel terzo game ed un’altra nel decimo che l’avrebbe portato a servire per il match – che avrebbero indirizzato l’incontro in maniera definitiva verso Nole, in una battaglia agonistica dai tratti epici con un Djokovic a corto di energie; il quale però pur di tenere fede al suo rifiuto categorico per la sconfitta ha messo da parte la logica e stoicamente ha lottato per intascarsi la vittoria. Dunque un duello all’insegna della vera essenza sportiva e della purezza più assoluta dei valori di un atleta, nonostante Novak sapesse di dover riscendere in campo domani nella prima semifinale contro Fritz – decisamente un match con un peso specifico differente. Ora l’incognita è sulle condizioni fisiche con le quali si presenterà sul PalaAlpitour contro lo statunitense, visto i numerosi integratori assunti e le diverse volte in cui si è visto piegato in due. Dall’altro lato certamente lodevole l’atteggiamento del russo, pronto a dare tutto nell’ultimo match del suo 2022 per chiudere l’anno con un successo. Ma come accaduto nei due precedenti incontri, ancora una volta, si è sciolto sul più bello tradendo scarsa fiducia con l’avversario oramai al tappeto: una statistica ben raffigura tale mancanza del n. 5, ha perso tutte e tre le partite di queste Nitto ATP Finals al tie-break del terzo set. Dodicesima sfida in assoluto tra i due, seconda della stagione dopo quella in semifinale ad Astana – ritiro di Medvedev per un problema agli addominali – il bilancio recita 9-4 in favore di Djokovic.

IL MATCH – Nonostante la sfida non metta in palio una possibile vittoria valevole per la qualificazione alle semifinali, la rivalità tra i due protagonisti si avverte compiutamente fin dai primi scampoli. Entrambi, infatti, provano a sciogliersi immediatamente per liberarsi della tensione che li attanaglia. Il pallino del gioco è chiaramente nelle mani di Djokovic, che costruisce meravigliosamente ogni singolo punto attraverso una spinta controllata dei suoi colpi per poi proiettarsi a rete quando gli si presenta l’occasione. Una volontà di verticalizzare che garantisce al serbo l’opportunità di mettere in mostra, con grandiose volée, la sua splendida elasticità nella copertura della rete, spesso e volentieri anche in contro balzo. Medvedev fa così affidamento alle sue indubbie doti di specialista difensivo, cercando di cambiare l’inerzia dello scambio andando a pescare il dritto di Novak con un’esecuzione senza peso e angolo per costringere il 35enne di Belgrado a forzare e dover spingere – una soluzione che viene particolarmente ricercata dagli avversari del n. 8 ATP, poiché è una delle poche situazioni tattiche in cui il tennista balcanico può concedere qualcosa.

Il campione dello US Open 2021, però, quando può contare sul suo servizio è maggiormente incisivo nei primi colpi del punto, riuscendo a prendere in maniera più efficacie il controllo dello scambio. L’obbiettivo del n. 5 del ranking è dunque quello di togliere ritmo alla partita, per non rimanere incastrato nella ragnatela del serbo. Per farlo prova anche ad estrarre dal cilindro qualche soluzione alternativa come la smorzata o il back di rovescio, venendo tuttavia prontamente rintuzzato dalla eccezionale abilità del Djoker di tagliare il campo ed essere sempre sul pezzo. Si parte con i primi due giochi che terminano ai vantaggi, a testimonianza delle caratteristiche similari dei giocatori in campo: due incontristi che amano lo scambio lungo e che fanno dell’intensità fisica una delle loro armi predilette. La differenza è che Novak sporca di più la palla, mentre Daniil è molto più diretto e pungente ma di conseguenza meno solido. Tuttavia il russo è consapevole, come detto, di dover variare rispetto al solito per non essere divorato dalla progressiva accelerazione del punto del “cannibale di gomma“. Tra sesto e settimo game tutte e due si costruiscono una palla break – le prime del match – ma ambedue sfumano: il 21 volte campione Slam manca una risposta non da lui, l’orso di Mosca se la vede annullare da una prima corposa indirizzata sul suo dritto. In mezzo anche una piccola bagarre, che costringe il giudice di sedia a fermare la partita per qualche minuto a causa di un problema tecnico riguardante delle luci lampeggianti.

Medvedev rimane però, tra i due, il tennista in campo che soffre un pò di più nei propri turni di battuta, ma il cinque volte campione del torneo non riesce a centrare l’acuto decisivo e questo lo innervosisce parecchio a tal punto da portarlo a “regalare” alcune occhiatacce al suo angolo. L’equilibrio latente sta comunque per essere rotto, con lo strappo che arriva puntuale nell’ottavo game per via di un Daniil troppo falloso in questo frangente di gara: Nole non si fa pregare e chiude con autorità al servizio, 6-3 dopo 47 minuti di partita.

Il duello è veramente molto interessante finora, perché è assolutamente intrigante vedere due campioni districarsi nel cercare la strategia tattica più incisiva per poter imbavagliare il gioco avversario: in particolare il russo, nel tentativo di spuntare il tennis del serbo è costretto a depotenziare anche il proprio gioco. Una vera e propria partita di scacchi, in cui entrambi devono esprimere una robusta forza mentale per tenersi il più lontano possibile da una sfida ad alto ritmo, almeno non in modo continuativo, come se fosse la kryptonite per Superman con la differenza che però tale progetto tattico è quello che loro prediligono. Si vedono, difatti, tanti palleggi centrali per evitare di sguarnire un angolo attaccabile dall’altro, poi appena uno dei due preme con più ferocia viene seguito a ruota. Questa situazione tattica certamente avvantaggia Djokovic, che può contare su un pacchetto di soluzioni decisamente più ampio. Ma il fatto di dover rinunciare al suo piano principale rende irrequieto il campione di Belgrado che come già successo in occasione della prima frazione non sfrutta due game consecutivi in risposta, decisi ai vantaggi, per marchiare definitivamente lo scontro. Un break point gettato al vento nel terzo gioco del set per via di un paio di palle corte serbe insensate, giocate una dopo l’altra, mantiene in vita Medvedev che non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Inoltre il moscovita ha anche alzato il rendimento della sua prima di servizio; dall’altra parte invece il peggior incubo del n. 8 del mondo è proprio quello di vedere il match andare al terzo costringendolo così a sprecare energie importanti che invece conserverebbe volentieri per la semifinale di domani.

Ma quando Novak sente l’odore del sangue, si trasforma assumendo i panni del giocatore perfetto che sa reggere meravigliosamente per poi pungere quando serve per chiudere i conti. E anche quest’ultima partita del Gruppo Rosso sul PalaAlpitour non fa eccezione, ma Daniil non ci sta a perdere senza dare tutto quello che ha nella sua ultima partita del 2022, così aggrappandosi alla battuta cancella una pesantissima palla break e si porta sul 5-4. Si riprende dopo alcuni minuti di stop, per consentire a Djokovic di risolvere un problema con le lenti a contatto. Questa parte di gara viene contraddistinta da un abuso generale del drop-shot che si rivela solamente contro producente per chi lo esegue, ma ciò che è più importante è che Nole rientra dagli spogliatoi troppo contratto ed impaziente incorrendo in diversi gratuiti: così da ritrovarsi, dopo essere stato ad un punto dal servire per il match, a dover fronteggiare per tre volte un set point contro. L’uomo d’acciaio sopravvive ai primi due, per poi superarsi sublimando il punto più bello e palpitante del match, giocato da entrambi in totale apnea, con un fantasmagorico dritto strettissimo dopo la bellezza di 33 colpi.

Medvedev potrebbe risentirne ed essere tramortito dalle chances mancate, soprattutto dal modo in cui gli è stata frantuma l’ultima ma ancora una volta si salva garantendosi il tie-break. Ora la sfida ha decisamente aumentato il livello in campo, l’intensità è maggiore e di conseguenza anche gli scambi si allungano. Per cui l’inevitabile finale di questo parziale, non può che essere il gioco decisivo. Dopo uno scambio di mini-break in apertura, nel quinto punto, Nole si dimostra esemplare in difesa ma alla fine a gioire dopo 30 punti è il moscovita. Oltre il danno anche la beffa, perché Djokovic boccheggia con le mani sulle ginocchia. Sul 5-3, però, si riprende il mal torto grazie ad un miracolo in recupero e in avanzamento con cui lobba il metro e 96 del campione 2020 delle Finals. Tuttavia la lucidità del 21 volte vincitore di una prova Slam è stata smarrita, la stanchezza ha preso il sopravvento: nel decimo punto di fatti Novak manca l’appuntamento con la chiusura a rete e lascia strada spianata all’avversario. 7-6(5), con vista sulla terza ora di match si va al terzo.

Quello che il recordman di stagioni concluse al n. 1 della classifica voleva evitare a tutti i costi, alla fine si è maledettamente materializzato: scontro sui binari delle battaglia agonistica e dell’intensità atletica che si prolunga alla frazione finale. Djokovic sembra svuotato e con il serbatoio della benzina oramai ai minimi termini, dall’altro lato al contrario c’è un Medvedev rinvigorito e che pregusta una partita all’insegna della lotta; lui che può passare anche l’intera giornata in campo visto che da domani è in vacanza. E’ seriamente stimolante adesso, vedere che atteggiamento assumerà il serbo: l’orgoglio e il suo spirito agonistico lo spingerebbero a mettersi in trincea e ad intascarsi ad ogni costo questo match per il suo rifiuto spasmodico e ossessivo della sconfitta; le energie al lumicino e la logica, che prevede il suo rientro in campo già domani, lo dovrebbero portare a gestirsi e a spingersi in avanti per ridurre il dispendio energetico accorciando lo scambio ma chiaramente rischiando di più. Nonostante tutte queste difficoltà, riesce comunque a procurarsi due treni salvifici ma Medvedev è ingiocabile alla battuta quando la palla scotta. Nole allora rischia di capitolare definitivamente nel settimo game, ma i punti diretti con il fondamentale d’inizio gioco – che tanto sono mancati nel secondo set – lo tengono in vita e lo sostengono per poter mettere in campo tutta la sua resilienza e caparbietà: indovina un passante bimane da cineteca che ricade sulle stringhe dell’avversario, il primo break point del set però se ne va in un batter d’occhio per via della solita fulminante battuta russa. Daniil ovviamente cerca il più possibile di allungare lo scambio facendo fare il tergicristallo ad un Djokovic in evidente debito d’ossigeno. In tutti i cambi di campo del set, Novak sta ripetutamente assumendo integratori per rigenerarsi ma ad un certo punto lo si è visto anche tremare: forse può esserci qualcosa in più della semplice stanchezza. E’ totalmente fermo sulle gambe, gioca unicamente in contro balzo venendo spesso ingabbiato dal ritmo forsennato del russo che invece fisicamente è pimpante più che mai.

Un Novak oramai costantemente piegato in due continua a lamentarsi con il suo team, ma stoicamente resiste. Il problema è che non è minimamente competitivo da fondo, dovendosi gettare all’arma bianca in avanti. Dopo 20 quindici, al secondo tentativo, lo psicodramma di Djokovic lo vede alzare bandiera bianca. Ma le sorprese incredibilmente non sono ancora terminate, Medvedev non appone il sigillo conclusivo facendosi contro-breakkare anche a causa di un fragoroso doppio fallo (5-5) e dimostrando la sua scarsa fiducia nell’ultimo periodo. Dunque offerta una ciambella di salvataggio al serbo, in uno scontro ormai dai connotati epici, che pure ci ha messo del suo rimettendosi almeno per un game in versione polipesca. Ma certamente a Daniil è mancato il killer instinct per chiudere un match che aveva in pugno, e che ora può ancora sfuggirgli forse anche memore delle sconfitte con Tsitsipas e Rublev in cui non ha sfruttato occasioni gigantesche. Reazione nervosa di Djokovic, che pesca energie non si da dove e si porta 15-30. Ma la prima di Med torna in grande spolvero, e così la giusta conclusione di un odissea tennistica non può che essere il tie-break. Subito sciocchezza del russo con una veronica rivedibile, e mini-break immediato che lancia Nole sul 4-1. Qui la gemma finale, altro scambio durissimo ma il serbo tiene alla grande: doppio mini-break di vantaggio (5-1). Chiude con l’urlo finale, dritto lungo linea formidabile e 7-6(2) a chiusura di oltre tre ore di gioco piene di pathos.

Tabellone Nitto ATP Finals

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