Dopo la cocente eliminazione subita nei quarti di finali delle Davis Cup By Rakuten Finals 2022 per mano di un’Italia rimaneggiata a causa degli infortuni patiti da Berrettini e Sinner, le polemiche e le critiche attorno a Team Usa non accennano a placarsi. Gli statunitensi, guidati da capitan Mardy Fish, partivano infatti con i favori del pronostico dato la migliore classifica dei loro due singolaristi rispetto ai “Lorenzo” tricolore. Tuttavia in casa azzurra serpeggiava ottimismo alla vigilia, sia perché si annusava la possibilità che il Lore da Carrara si ritrovasse di fronte un Taylor Fritz oramai affranto fisicamente e con il rubinetto delle energie residue fatto scorrere in occasione della settimana dei Maestri in quel di Torino – eventualità poi non verificatasi – ma soprattutto poiché si aveva la consapevolezza dentro il gruppo di Filo Volandri, che se fossimo riusciti a strappare un punto in singolare; poi nel doppio decisivo saremmo stati sicuramente i favoriti al successo finale visto l’assenza di Rajeev Ram.
Ecco, proprio la mancata convocazione del 38enne di Denver – originario dell’India – era stato un tema caldo già dei giorni che avevano preceduto la sfida in Andalusia. Difatti, l’esperto specialista a stelle e strisce appena domenica scorsa aveva raggiunto un prestigioso traguardo aggiudicandosi le Nitto ATP Finals al fianco del fido anglosassone Joe Salisbury, riuscendo ad avere la meglio su un duo molto forte ed affiatato come i croati Mektic e Pavic. Per questo era logico aspettarsi una chiamata alle armi di colui che ricorda “Pistol Pete” per via del suo movimento dinoccolato al servizio, considerando il grande momento di forma che stava attraversando ma anche il fatto che Fish avesse contato su di lui sia in occasione dell’edizione dello scorso anno nel capoluogo sabaudo, che nella fase a gironi di settembre a Glasgow.
Invece il buon Mardy non solo ha sorpreso tutti non convocando Ram, ma addirittura non ha voluto portare con sé nessun quinto giocatore. Il protagonista della vicenda non l’ha presa benissimo, dichiarando apertamente di essersi meritato il posto in Davis a suon di ottime prestazioni sul campo. Tutto sommato, però, è stato in grado di affrontare la delusione con filosofia, meno il suo compare. Chiaramente la situazione, dopo la sconfitta, si è ribaltata completamente a discapito del capitano americano, che come accadde in queste circostanze – a qualsiasi CT di qualunque Sport – è stato subissato di critiche, reo di aver compiuto le scelte sbagliate. Perché oltre alla “querelle Ram”, in molti sono rimasti sbigottiti per la decisione di affidarsi a Paul invece che a Tiafoe – decisamente più a suo agio in doppio rispetto a Tommy, ma in particolar modo già compagno di Sock in Laver Cup con vittime illustre a perire sotto le loro cannonate.
Per cui il caro Fish non è che se la passi benissimo, in salta stampa non si è sbottonato più di tanto sul tema del momento affermando unicamente – come da prassi in questi casi – di essere l’unico responsabile per le scelte fatte. Ma purtroppo per lui, non è ancora il momento di spegnere il fuoco delle pressioni esterne dei media e dei social: dopo le reazioni del giocatore che doveva esserci ma che non è stato preso in considerazione, ad alimentare il divampante incendio delle discussioni; ci ha pensato Brayden Schnur. Per i meno avvezzi al circuito secondario, e ai nomi di secondo piano: parliamo di un 27enne di Pickering, città canadese a est di Toronto. Può vantare un best ranking di n. 92 ATP raggiunto il 19 agosto 2019. Al momento però è sprofondato al n. 909, poiché fermo ai box da aprile. Pur essendo un comprimario, che si limita unicamente a sostenere i propri compagni vedendo il campo con il binocolo – anche per via dell’abbondanza del Canada -, è stata una figura più volte presente nelle spedizioni degli ultimi anni della squadra di Frank Dancevic. Ha preso parte al percorso che tre anni fa a Madrid, vide Shapo e soci arrendersi soltanto dinanzi alla Spagna di Nadal; ma anche alla vittoriosa campagna australiana d’inizio anno in ATP Cup. Nel 2022 però per via della sua prolungata assenza dalle competizioni, sia a Valencia che a Malaga gli sono stati preferiti i giovani Galarneau e Diallo a completamento del quintetto.
Ebbene lui ha posizionato l’innesco e la miccia, Taylor Fritz prima e Tommy Paul poi, hanno dato vita con la partecipazione speciale di TJ Warren – cestista che milita in Nba, nei Brooklyn Nets – ad un scontro verbale fiammante con palcoscenico malcapitato Twitter. Ecco a voi la carrellata di provocazioni e connesse reazioni. Ai lettori l’ardua sentenza sulla fondatezza di tali critiche e di codeste accuse velate da parte del canadese, e sulla correttezza delle risposte a stelle e strisce.
Brayden Schnur: “Guardate i giocatori della squadra statunitense. Date un’occhiata al loro ego. Siamo tutti abbastanza intelligenti da mettere insieme i vari pezzi. Rajeev [Ram, ndr] è un grande giocatore, ma prima ancora un grande uomo”.
Taylor Fritz: “Per favore Bayden, puoi spiegare cosa vorresti intendere per ego e soprattutto come questo possa aver avuto un ruolo nel modo in cui la squadra è stata selezionata”.
Brayden Schnur: “Non provare rancore verso i giocatori, al limite prova odio nei confronti del gioco. Io, questa situazione la chiamo così come la vedo. Non venire a dirmi che mettere in panchina il n. 1 del mondo in doppio dava alla vostra squadra più possibilità di vittoria”.
Taylor Fritz: “Schivi ancora la domanda. Se hai intenzione di spararci addosso, potresti quantomeno motivare le tue affermazioni”
Brayden Schnur: “Ecco una domanda migliore per te: Rajeev sarebbe stato invitato ad uscire con voi stasera?”
Taylor Fritz: “Se Raj avesse voluto celebrare la qualificazione alle semifinale della nostra squadra, saremmo stati tutti entusiasti di averlo con noi. Poi c’è una cosa che voglio dire. Io sono una persona molto timida, e che è vittima di un’ansia sociale piuttosto brutta da dover gestire. Quindi, non penso sia assolutamente corretto da parte tua presumere qualcosa in merito al mio possibile ego o giudicare questi aspetti personali. Ti ripeto, se hai intenzione di sparare a zero su di me come individuo e come membro della squadra statunitense, credo di meritare qualche tipo di spiegazione”.
T.J. Warren, cestista statunitense dei Brooklyn Nets: “Come fa un panchinaro della squadra canadese a pretendere di saperne di più sulla composizione del roster di Team Usa, rispetto al n. 1 della squadra di cui parla”
Tommy Paul: “Brayden Schnur, tu cosa hai a che fare con il tennis?”.
Brayden Schnur: “Ottima domanda, non sono nessuno”.
Tommy Paul: “E’ così bello vedere che non sei e che non sarai mai un capitano di Coppa Davis. Ma solamente uno che finge di essere capitano di Coppa Davis su Twitter”.
Il commento che segue è stato rimosso in un secondo momento, tuttavia non è sfuggito: da questa affermazione si può facilmente leggere dietro le righe una profonda valutazione negativa degli specialisti, che – esasperando anche il concetto – per la visione del tennista del New Jersey sarà sempre inferiore ad un singolarista in un match di doppio. Il riferimento a Glasgow, poi, è riconducibile al tie contro la Gran Bretagna del settembre scorso quando nel terzo rubber, decisivo ai fini del successo finale, Sock e Ram s’imposero in rimonta su Andy Murray e Salisbury.
Tommy Paul: “Ovviamente non avevi la Tv nel seminterrato dei tuoi genitori, durante la fase a giorni a Glasgow. Il doppista numero 1 o 100 fatica contro i singolaristi classificati 1-8000, in singolare o doppio.”