A un passo dalla storia."Decisivo lo spirito"(Palliggiano). Missione possibile (Azzolini). Matteo, il quinto uomo (Martucci).

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A un passo dalla storia.”Decisivo lo spirito”(Palliggiano). Missione possibile (Azzolini). Matteo, il quinto uomo (Martucci).

La rassegna stampa del 26 novembre

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A un passo dalla storia. “Decisivo lo spirito” (Davide Palliggiano)

Sogniamo la finale, che non arriva dal 1998. Da quella giocata a Milano e persa nettamene contro la Svezia (4-1). La strada per la gloria passa inevitabilmente dalla sfida di oggi contro il Canada e da una Nazionale che è tra le più talentuose di quelle arrivate a Malaga per la fase finale della Coppa Davis. La vittoria sugli Stati Uniti è ancora negli occhi di tutti, la prova straordinaria di Sonego contro Tiafoe, la lotta di Musetti con Fritz, il doppio vintage Fognini-Bolelli che ci ha regalato il punto decisive. E poi, il team Italia: più che una panchina, una curva. Con Berrettini capo degli ultrà. Matteo ieri si è allenato come mai aveva fatto nell’ultimo mese dopo l’infortunio patito a Napoli lo scorso 23 ottobre durante la finale persa contra Musetti. Ma da qui a essere pronto per un match di Davis ce ne passa. «Giocherei anche su una gamba sola» ha ammesso. Volandri l’ha confermato: «Berrettini s’è allenato, ci sta provando in tutti i modi». Ma squadra che vince non si cambia. Ed è anche giusto così, visto che il romano viene da un mese di inattività: «Bisogna essere oggettivi e pensare al meglio per la squadra: in questo momento i miei compagni stanno meglio e io mi limiterò a dare il mio contributo, cosa come ho fatto contro gli Stati Uniti». L’ULTIMA VOLTA. Berrettini era in campo nell’ultimo precedente contro il Canada, datato 2019. Era il debutto della nuova formula, l’Italia non fece una bella figura e da Madrid tornammo a casa praticamente subito. Sonego e Musetti non c’erano, ma c’erano quelli che oggi saranno i loro avversari nei singolari, Shapovalov e Auger-Aliassime, protagonisti di un Canada arrivato fino alla sua prima e unica finale, poi persa contro la Spagna. «Possiamo batterli con lo stesso spirito con cui abbiamo battuta gli Stati Uniti – ha detto Volandri, che ha iniziato il percorso da capitano di Davis due anni fa –l’ importante riportare il nostro termometro alla stessa temperatura della vigilia con gli Usa e poi dare il 110% contro il Canada». […] «Sarà importante mantenere lo spirito alto, sempre. Ciò ha differenza soprattutto per Sonego, che si è caricato grazie all’aiuto del pubblico. Con Shapovalov, però, avrà bisogno di una partita tecnicamente diversa». SPIRITO DI GRUPPO. Il concetto di squadra è stato più volte sottolineato. E sembra strano in uno sport cosi individuale e talvolta un po’ individualistico. Quelli dell’Italia, però, sono così. I singoli, in una competizione del genere, funzionano meglio se sentono il supporto dei propri compagni. Succede quindi che questi giorni a Malaga siano un continuo motivarsi a vicenda nonostante in campo poi vada soltanto uno di loro, o al massimo due nel doppio. Tutti si sentono un po’ coach, tutti fanno gruppo, a partire dall’hotel, dove si fa un gioco da tavolo chiamato Sequence. «Il gruppo si crea curando ogni piccolo particolare e avendo una relazione con loro durante tutto l’anno – ha spiegato Volandri – Se mi limitassi ad avere contatti solo durante la Davis cì vorrebbe il quadruplo del tempo per creare una squadra. Poi con ognuno di loro devo ovviamente relazionarmi in modo diverso». Si passa in effetti dai 20 anni di Musetti ai 37 di Bolelli. Età diverse, coach diversi, ma spirito azzurro e rispetto per la maglia e per la propria Nazionale. Quello che giovedì l’americano Tiafoe, durante l’inno, non sembra aver avuto indossando delle cuffie. «Bisognerebbe chiedergli il motivo, ma con me in panchina nessuno avrebbe tenuto le cuffie in un momento simile». Capitano, amico, consigliere, ma anche leader di una Nazionale che sta facendo miracoli. Saremo anche sfavoriti, ma il sogno di arrivare in finale, a partire dalle 13 di oggi, non ce lo toglie proprio nessuno.

Missione possibile (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Di buono c’è che il tennis dei pronostici, quello dei favoriti sulla carta, del confronto fra i risultati del passato, nei giochi della Coppa non è mai contato granché. Tutto si azzera, al momento di accendere le nuove disfide. E tutto deve essere rivisitato e riscritto, aggiornato secondo i criteri che appartengono esclusivamente alle risposte che vengono dal campo da gioco. […] Nel destino dell’Italia che insegue il sogno di una nuova finale, 24 anni dopo l’ ultima a Milano cancellata dalla sfiga (l’ infortunio alla spalla di Gaudenzi), e quarantasei dall’unica vinta in Cile, si sono manifestate le uniche due formazioni di queste Finals Eight che siano riuscite a trascinare a Malaga un Top Ten n. Taylor Fritz (numero 9) non è bastato agli Stati Uniti, vedremo se Felix Auger-Aliassime (numero 6) sarà sufficiente al Canada. Ma non è detto. La regola che qualsiasi conferma o ribaltone sarà il campo a deciderlo rimane in vigore. E in questa logica gli azzurri potranno ben giocare le loro carte migliori. Ripuliamo dunque il campo da qualsiasi riscontro del passato, per concedere agli azzurri i termini d’ingaggio tratti dagli ultimi match giocati, proprio quelli di Malaga. Conta il giusto sia il 2-2 nei precedenti fra Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti, senza dimenticare che l’ultimo favorevole al canadese è giunto a Firenze dopo un curioso intoppo subito dall’italiano, bloccato prima del match da un problema al diaframma che gli rendeva faticosa la respirazione. Lo stesso vale per l’ 1-0 colto da Denis Shapovalov su Lorenzo Sonego al primo turno degli ultimi internazionali di Roma. Potrebbero contare di più, invece, varie altre considerazioni tratte da quanto osservato, a cominciare dal notevole afflato di squadra mostrato dall’Italia. Musetti, per esempio… Ha ben giocato contro Fritz mentre Auger-Aliassime ha stentato non poco a trovare la misura contro Otte, il tedesco. Eppure Musetti ha perso il proprio match, mentre il canadese si è tirato su, un po’ alla volta, fino ad avere ragione dell’avversario, che a dirla tutta un po’ strampalatolo è davvero. Felix veniva da Torino dunque il cambio di superficie può aver gravato sul suo gioco, ma se i problemi non saranno superati, e il ventiduenne di origini togolesi non riuscirà a imporre subito i ritmi del proprio tennis di spinta, Lollo potrebbe approfittarne per dare forma a un match giocato non solo su pochi colpi, ma su geometrie più varie. Certo Felix conosce meglio di Lorenzo il clima della Spagna tennistica. Si allena con Toni Nadal ormai da due anni, e forse anche lui lo considera un po’ come uno “zio’: Shapovalov ha giocato bene in doppio, riprendendosi da un pessimo singolare, nel quale come spesso portato a fare (e strafare) è sembrato dare per scontato che prima o poi il tedesco Struff gli sarebbe caduto sul piatto dalla racchetta. È un giocatore di gran fascino stilistico, il canadese, ma è anche una delle delusioni di quest’ultima stagione. Uno dalle immense possibilità, che non riesce però a dare al proprio tennis la concretezza che serve. Proprio la concretezza, la lucidità, la solidità, invece, sono statti fattori che hanno concesso a Sonego di destabilizzare Tiafoe, obbligandolo quasi sempre a subire. Infine il doppio, con le due coppie salvifiche, entrambe vittoriose nel match che ha portato ltalia e Canada alla semifinale. Pospisll e Shapovalov, da una parte, Fognini e Bolelli dall’altra. Più classici i due azzurri, sebbene anche il doppio, come il singolare, si giochi ormai a suon di scapaccioni alla palla. Più dominanti a rete, per caratteristiche tecniche e di indole personale, i due canadesi. «Auger-Aliassime ha trovato la continuità, in questa stagione, ha grandi mezzi e non mi sorprende vederlo tra primi dieci», ragiona capitan Filippo Volandri, «Shapovalov è un fenomeno, ma discontinuo. Li conosciamo, ci confronteremo su come affrontarli, li conosce bene anche Berrettini e attendiamo qualche buona idea da lui. Siamo un gruppo, e così si deve fare. Ci siamo preoccupati soprattutto di recuperare le energie e di ritrovare la giusta tensione che abbiamo portato in campo contro gli Stati Uniti. Abbiamo una nostra chat, neIla quale ci scambiamo messaggi e opinioni per tutto l’anno. E stata una buona cosa, e mi permette di far sentire tutti parte del gruppo. È successo con Sonego quando non era con noi a Bologna, sta succedendo ora con Sinner». Una nuova esperienza da tifoso attende Berrettini. «Preferirei giocare, ma anche esserci è importante. A casa soffro troppo, qui almeno mi sfogo tifando E mi alleno. Il piede sta tornando a posto». In ritardo perla Davis, ma è una buona notizia. 

Matteo, il quinto uomo (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

«Vinciamo 2-1, mi piace di più se ci riusciamo allo spareggio». Il tifoso Vip della panchina azzurra di coppa Davis è molto di più del quinto uomo, e del nome, Matteo Berrettini, il primo finalista italiano a Wimbledon: è l’anima del gruppo, lo spirito della squadra che, senza lui e Sinner – convalescenti -, ha battuto gli Stati Uniti e oggi in semifinale sfida il Canada, ancora contro pronostico. INSIEME “Squadra” è il credo degli azzurri che ritornano alle semifinali 8 anni dopo. «E’ una parola complessa per un tennista, che è individualista per tutta la stagione ATP, ma in Davis scambiandosi esperienze e cose personali ne ricava dei benefici. Un anno e mezzo fa Filippo (Volandri) mi ha presentato il progettoDavis con lui come capitano e ha messo al primo posto il concetto di gruppo, che in Davis dev’essere più condiviso e coeso per fare la differenza com’è stato contro gli Stati Uniti», spiega Berrettini che mercoledì mattina s’è svegliato alle 5 per raggiungere Malaga: «Era l’unico volo, ma la levataccia valeva comunque la pena. Quando, ho capito che non avrei potuto partecipare in campo perché il recupero dopo l’ultimo infortunio andava a rilento ho chiamato il capitano, gli ho detto che ci tenevo a esserci anch’io, in panchina, per sostenere i compagni e dare un contributo alla squadra. Da casa avrei sofferto troppo e ho già rinunciato troppo spesso, volevo esserci». AMORE Il ruolo di super-tifoso è difficile: «Non puoi scatenare tutta l’adrenalina magari picchiando la palla con forza, però durante le partite dei ragazzi ho urlato e ho dato qualche bella manata contro la balaustra. Di sicuro, viverla così dal vivo è più stressante che giocare». Per amore solo per amore: «Io gioco da sempre le competizioni a squadre, prima al circolo della Corte dei Conti, poi all’Aniene, con Vincenzo Santopadre che mi ha inculcato quai è il meglio per la squadra. Pensando a che cosa mi piacerebbe che gli altri facessero per me se potessi giocare». I primi flash di Davis a chi sono legati? «Potito Staraceci ho giocato insieme in serie A e Fabio (Fognini) che batte Murray a Napoli, una delle sue partite più belle». SUGGERITORE Il valore aggiunto di Matteo è anche tecnico. «Conosco bene Tommy Paul, sapevo che ama servire in certi angoli e alla Laver Cup ho visto Sock cosa faceva in doppio, ne ho parlato anche con Novak (Djokovic) ed Andy (Murray), e l’ho fatto presente al capitano». Chissà che dritte potrà dare su Aliassime e Shapovalov: «Non ho visto il doppio del Canada con la Germania, eravamo cotti, ma so che Denis, col suo talento, ha dato la svolta. Aliassime è in forma, ha avuto un’annata portentosa, sarà anche stanco, serve bene e su questa superficie è particolarmente pericoloso, ma Musetti ha il talento per batterlo. Quei due sono molto giovani, e vicini d’età, sono cresciuti insieme, sono una squadra da sempre. Ma non mi preoccupa che il Canada sia favorito, a noi piace anche un po’ giocare contro pronostico: guarda come ha reagito Sonego contro Tiafoe dopo una stagione con momenti complicati. Qui dovevamo esserci Jannik ed io e invece hanno giocato i singolari i due Lorenzo, e l’hanno fatto alla grande perché hanno fatto gruppo, superando anche le differenze d’età». La curiosità LIMITI Matteo ha ripreso in mano la racchetta qualche giorno fa, coach Santopadre è venuto come lui in vacanza a Malaga e guarda le partite in tribuna coi figli: «Finalmente ho ritrovato il campo, ma una cosa è allenarsi e un’altra è essere performante, e io non devo forzare i tempi anche se ho ritrovato anche sensazioni positive. Devo riconoscere i miei limiti. Anche se giocherei su una gamba sola ci sono i miei compagni». E c’è la famosa squadra. Avversari ripescati al posto della Russia Curiosamente, il Canada, avversaria dell’Italia nelle semifinali di coppa Davis di oggi a Malaga, è stata ripescata al posto della Russia, detentrice della Coppa, che non potrà difendere il titolo per l’espulsione da parte della federazione internazionale dopo l’invasione dell’Ucraina. La scelta è stata presa seguendo il ranking ITF e i nordamericani hanno ufficialmente usufruito di una wild card. Malgrado, per l’assenza dei suoi gioielli, Aliassime e Shapovalov, la formazione guidata dall’ex pro Dancevic era stata eliminata per 4-0 dall’Olanda. […]

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