Rassegna stampa
Alcaraz-Djokovic, sfida stellare (Azzolini, Cocchi, Nizegorodcew). Ruggito Zverev per andare oltre tutti i suoi guai (Giammò)
La rassegna stampa di mercoledì 7 giugno 2023
E Djokovic scopre il valore dell’umiltà (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Essere Novak Djokovic è diventato difficile. Anche per lui, legittimo proprietario della griffe più vincente che si sia mai vista. Essere sempre il tennista giusto al posto giusto nel momento giusto, mette ansia. Fa salire la pressione. Crea quell’apprensione sorda e lancinante come un mal di denti che si traduce in una profonda inquietudine. E l’angoscia, da sempre, è la nemica più traditrice. Così l’uomo che ha sempre avuto una risposta corretta, opportuna, legittima e appropriata da dare ai propri avversari, qualunque fosse il lecito dubbio che questi gli abbiano proposto, vive questa parte della sua stagione, forse una delle ultime anche per lui, con le immancabili voglie di vincere e assoggettare il mondo del tennis, ma anche con la scoperta che un nuovo avversario potrebbe impedirglielo. Uno che mai si sarebbe aspettato di avere contro. Uno che molto gli somiglia. Se stesso…Non smette di vincere, del resto non l’ha mai fatto. Ma vi riesce senza sprintare come un tempo, macchina umana opposta a umani senza patente. Appare cauto, preoccupato, afflitto da pensieri che non ha mai avuto, e il gioco non sgorga com’era solito fare, non fluisce dalla testa alle membra con la facilita cui si era — e ci aveva —abituato. Lo riconosce con onestà. «Nei giochi finali del secondo set ero sul chi vive, temevo che un errore stupido, banale, di quelli che possono capitare in qualsiasi momento di un match potesse spingere l’incontro verso una deriva faticosa, difficile da correggere, da sistemare. Da recuperare…». Il match è quello con Karen Khachanov, quarti di finale di un Roland Garros che, visto con gli occhi del dominatore degli Australian Open dello scorso gennaio, appariva di facile annessione. Poi le cose si sono complicate. C’è stato l’ultimo stop per il Covid, che non gli ha permesso di prendere parte ai Masters 1000 della primavera americana, e dopo, al ritorno in campo, qualche risultato è andato di traverso. La sconfitta contro Medvedev a Dubai, sempre dolorosa da accettare. Quella con Musetti a Montecarlo. E ancora un altro stop, a Banja Luka opposto all’amico Lajovic fin lì sempre battuto. Prima dello scivolone romano contro Holger Rune. C’è stata la risalita di Carlos Alcaraz, a sfilargli il numero uno, e insieme la convinzione che sarebbe stato più difficile di come l’aveva previsto e valutato. Fino al Roland Garros che vale più di un semplice riscatto. È il torneo che può prolungare il sogno di giungere a quel Grand Slam disperso sotto le bordate di Medvedev agli US Open 2021. Perso il primo set, sotto le spinte attente, potenti sebbene un bel po’ ripetitive di Karen Khachanov, scontento di sé e dei consigli che gli venivano dal proprio team, Djokovic ha scelto di giocare accontentandosi di ciò che riusciva a fare. Scelta difficile per uno come lui, ma importante in prospettiva. Perché un bagno di umiltà fa sempre bene, e forse il Djoker ne aveva bisogno. E perché lo ha costretto a lavorare senza cercare l’impossibile. Ha tenuto lungo il palleggio e le uniche sortite che si è concesso sono giunte sui precisi drop shot che hanno avuto il merito di interrompere gli scambi da fondo campo, spesso favorevoli al russo. Su queste premesse, Nole ha costruito un tie break di rara efficacia, nel quale è sembrato tornare se stesso. Sette punti perfetti per esecuzione e tempistica che hanno cambiato segno alla partita. «Ho ritrovato le certezze perdute, in quel momento, e mi sono ritrovato in partita. Non avevo cominciato nel migliore dei modi, come se una parte di me fosse rimasta nello spogliatoio, e Khachanov giocava un ottimo tennis. Quel tie break mi ha rilanciato. Ho tenuto bene nel set successivo, e tutto è tornato a procedere per il verso giusto». […] È la semifinale numero 45 per Djokovic, Federer ne ha appena una in più. Ma è l’unico, il serbo, ad aver ottenuto almeno dieci semifinali in tutti gli Slam. «Sono ancora in gara, l’importante è questo. Non ho idea di chi possa essere il mio avversario. Con Alcaraz la sfida è aperta, l’unica volta che ci siamo trovati di fronte è stato lui a vincere». Accontentato. O forse non proprio, chissà. Magari, in cuor suo, la speranza che Tsitsipas potesse fare lo sgambetto ad Alcaraz, Djokovic la coltivava, ma la possibilità non ha mai preso realmente corpo, nemmeno in un terzo set in cui Carlos, forse per troppa fretta, ha messo da parte l’attenzione con cui aveva condotto il match e non è riuscito a impedire che Tsitsipas lo rimontasse dal 5-2 al 5 pari. Da lì lo spagnolo è ripartito e il match nel tie break è tornato sotto il suo stretto dominio. Un bel salto di qualità, per Alcaraz. Dai ceffoni con cui si era liberato di Musetti, alla tormenta di colpi da kappaò con cui ha steso Tsitsipas. Un messaggio su cui Djokovic è invitato a meditare.
La voce dei padroni (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Non poteva che finire così, con lo scontro fra Titani in semifinale. Novak Djokovic e Carlos Alcaraz: passato, presente e futuro del tennis. E pazienza se non è finale, c’è comunque tantissimo da giocarsi: punti, gloria, storia. Novak e Carlos, non semplici giocatori di tennis. E se del serbo sappiamo, abbiamo visto, toccato con mano di cosa sia capace, lo spagnolo riesce ogni volta a stupire. Una progressione impressionante, che fa venire voglia di affacciarsi al futuro per sbirciare le prossime imprese. Forse l’ha fatto per regalare al torneo quel pizzico di suspence. Forse per fare un brutto scherzo a Karen Khachanov, o semplicemente perché è entrato in campo un po’ così, svogliato. Come i comuni mortali quando non hanno nessuna voglia di andare in ufficio. La differenza tra Novak Djokovic e i comuni mortali, anche quelli che giocano a tennis, è che lui a un certo punto mangia un dattero, va alla toilette, e torna in modalità drago. Ieri è successo più o meno così. E alla fine, liberatosi del russo in quattro set, ha portato a casa la semifinale numero 45 in uno Slam, terzo di sempre tra uomini e donne dietro a Chris Evert, a quota 52, e a una sola lunghezza da Roger Federer, che ne ha collezionate 46. Novak Djokovic è un uomo in missione. O forse con più di una missione. La sola certezza è che per tutte lo snodo è necessariamente Parigi. Qui, se vincesse il titolo, tornerebbe numero 1 al mondo., altrimenti la corona resta a Carlos. Non solo, diventerebbe il giocatore con più Slam di sempre, a quota 23, e potrebbe continuare la corsa verso il Grande Slam. Lo ha dichiarato più volte: «Voglio entrare nella storia e stabilire quanti più record possibili». Così, dopo due anni nel limbo dei non vaccinati, con tanti tornei saltati e l’America dall’altra parte della luna, può finalmente rimettere nel mirino la storia. La chiave di volta del match di ieri contro Khachanov è stata il tie break del secondo set. Lì la sudditanza psicologica imposta al russo è stata evidente. E questo è l’effetto che Nole fa ai giocatori «comuni». Con lui non si gioca mai alla pari: il russo, nel primo punto del tie break, ha tentato uno sciagurato schiaffo al volo direttamente sulla racchetta del serbo, rapido a infilarlo col suo rovescio lungolinea. In quel momento Djokovic ha ficcato il grimaldello nella testa del numero 11 al mondo scardinandone tutte le sicurezze. Khachanov non è più stato capace di fare un punto, ha ceduto il tie break a zero e ha perso il servizio anche in apertura del terzo set. Gli argini sono crollati e il serbo ha potuto dilagare. […] Al traguardo della finale manca l’ostacolo più grande Carlos Alcaraz. Uno che parla la sua stessa lingua, quella dei fenomeni, la mastica benissimo anche se ha 16 anni di meno. Uno che annichilisce gli avversari, li paralizza come Medusa col suo sguardo. Carlos lo ha dimostrato anche ieri facendo sembrare Stefanos Tsitsipas un esordiente. Ha fatto tutto lui, ha dominato, ha sbagliato, ha permesso addirittura a Stefanos di tentare la rimonta prima di metterlo ko. Il pubblico che si aspettava la grande battaglia ha dovuto accontentarsi di tre set, con la concessione di un tie break al terzo. Per lo spettacolo vero, ripassate venerdì.
Djokovic-Alcaraz, ecco i mostruosi (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
Parigi, la città delle luci, dove i desideri diventano realtà. La semifinale dei sogni è servita. Carlos Alcaraz contro Novak Djokovic. L’enfant prodige apposto al grande campione, chi insegue il primo Roland Garros (e secondo Major) contro chi punta il record assoluto di 23 Slam. Un match che (finalmente) si disputerà per la seconda volta nel circuito ATP. Al penultimo atto Alcaraz e Djokovic sono arrivati dopo due quarti profondamente diversi. Alcaraz ha letteralmente dominato il match contro il malcapitato Stefanos Tsitsipas, annichilito con il punteggio di 6-2 6-1 7-6(5). Un unico momento di difficoltà, più mentale che tecnico, è giunto sul 5-3 del terzo set: servendo per il match lo spagnolo ha perso per la prima e unica volta la battuta. «Ho smarrito un po’ la concentrazione – ha raccontato Alcaraz – ma sono stato bravo a ritrovarmi nel tiebreak». Vincenti su vincenti, pochissimi errori. […] Il quarto di finale di Novak Djokovic non è stato affatto semplice. Il serbo ha fatto fatica a entrare in partita contro Karen Khachanov, che per (quasi) due set ha decisamente giocato meglio. Il russo ha vinto 6-4 il primo set e non ha concesso alcuna chance a Djokovic sino al 6-6 del secondo parziale. «Il tiebreak ha rappresentato il turning point – ha spiegato il due volte vincitore del Roland Garros -. Conquistare o perdere quel set avrebbe fatto una bella differenza». Djokovic ha dominato il tiebreak 7 punti a 0 con una serie di punti di qualità impressionante, trovando la fiducia e la sicurezza smarrite a inizio incontro per un punteggio finale di 4-6 7-6(0) 6-2 6-4. […] «Se vuoi essere il migliore, devi sconfiggere il migliore». Djokovic e Alcaraz hanno usato le stesse identiche parole per presentare il match dei sogni, cercando di togliersi un po’ di pressione di dosso. È insolito, per Djokovic, affrontare un match da sfavorito (questo dicono le quote), ma da un certo punto di vista potrebbe anche essere un vantaggio. L’analisi del match (in campo venerdì), che per molti sarà una finale anticipata, non è semplice: la speranza è che Parigi possa regalare la partita dei sogni, dei desideri.
Ruggito Zverev per andare oltre tutti i suoi guai (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Battuto Tiafoe e approdato al 4′ turno del Roland Garros sullo stesso campo dove un anno prima, opposto in semifinale a Rafa Nadal, fu costretto al ritiro dopo esser ruzzolato nella polvere ed essersi rotto quasi tutti i legamenti della sua caviglia destra, Alexander Zverev dichiarò di non aver fatto caso alla ricorrenza perché “concentrato su quel che doveva fare”, e che l’emozione l’aveva ormai smaltita da giorni quando era entrato la prima volta per il match contro Molcan. Superato l’altra sera Dimitrov, oggi contro l’argentino Etcheverry, il tedesco ex n.2 del mondo avrà l’occasione di tornare lì dove tutto si era interrotto, ritrovando un’altra semifinale a Parigi e con lei l’integrità per puntare a quel titolo Slam che ancora gli manca lì dove il suo tennis ha maggiori chance di coglierlo. La coincidenza in questi giorni avrà di certo attraversato i suoi pensieri senza però distoglierlo dal suo obiettivo, “giocare a tennis e farlo contro i migliori giocatori del mondo“. Una partita alla volta. Nei lunghi mesi lontano dai campi, Sascha ha infatti appreso a sue spese quanto la fretta possa rivelarsi fatale […] Incappato in un edema osseo per aver forzato i tempi di recupero in vista della fase a gironi di Coppa Davis dello scorso settembre, Zverev ha fatto voto di calma e umiltà consapevole che solo dal tempo e dalle inevitabili sconfitte sarebbe passato il ritorno ai suoi standard. La convivenza con le difficoltà non è d’altronde condizione a lui estranea. Se la lunga investigazione condotta dall’Atp sull’accusa di abusi domestici sollevata dalla sua ex compagna si è conclusa di recente con un nulla di fatto, il diabete che lo costringe a punture di insulina tra un cambio di campo e l’altro è diventata, invece, una causa per la quale spendersi nel tentativo di normalizzare una condizione ben diversa dai tanti toilet break cui sempre più spesso furbescamente si ricorre. Anche della rabbia antica oggi è rimasto ben poco, solo un ruggito, quello che accompagna le sue vittorie e che insieme alla sua capigliatura gli valso il soprannome di “Leone”. Non basterà per farsi re. Ma Parigi è la città giusta per provarci.
Flash
Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Strocchi). Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Ercoli)
La rassegna stampa di mercoledì 27 settembre 2023
Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Chissà se il mancato incrocio-bis nei quarti degli US Open si materializzerà nelle semifinali del China Open, Atp 500 che scatta domani dopo l’antipasto delle qualificazioni già in corso sul cemento di Pechino. Il sorteggio ha infatti collocato Jannik Sinner (intervenuto alla cerimonia) nella metà superiore del tabellone, presidiata appunto da Carlos Alcaraz, primo favorito del torneo sui campi teatro delle Olimpiadi 2008. Jannik ha anche fissato un allenamento con Carlos, magari per prendere le misure… Prima però il 22enne di Sesto Pusteria deve fare i conti con il britannico Daniel Evans, avversario d’esordio mai affrontato in carriera, con eventuale secondo turno contro il vincente tra la wild card locale Juncheng e il giapponese Nishioka. Poi, dovesse centrare i quarti, l’altoatesino n. 7 del ranking troverebbe chi emergerà dallo spot che vede i match Rune-Auger Aliassime e Dimitrov-McDonald. Insomma, non proprio una passeggiata di salute per il numero uno azzurro al rientro nel tour dopo New York e la rinuncia alla Davis. In rotta di collisione già al secondo turno con il 20enne fenomeno di El Palmar (abbinato a un qualificato) c’è Lorenzo Musetti, che tuttavia ha un debutto complicato can il russo Karen Khachanov, che è tornato a conquistare un titolo dopo quasi 5 anni superando 7-6 (2) 6-1 il giapponese Nishioka nella finale di Zhuhai. […] E’ nella parte bassa del tabellone Lorenzo Sonego, destinato a uscire dalla Top 50 perdendo i punti del titolo di Metz l’anno scorso: il torinese deve vedersela con il francese Ugo Humbert per regalarsi, in caso di successo, la sfida con Andrey Rublev o Cameron Norrie nel quarto presidiato da Daniil Medvedev, già qualificato per le Finals. […] Gli azzurri in tabellone possono diventare 4 se Matteo Arnaldi, dopo la rimonta ai danni del colombiano Galan, piegato 4-6 6-3 7-6 (12) salvando 3 match-point nel tie-break decisivo, supererà l’australiano Aleksandar Vukic nel turno di qualificazione. […] Intanto Elena Rybakina ha accompagnato il suo ritiro dal Wta 500 di Tokyo con un post polemico e sarcastico emoji di applausi: «Performance bye, grazie di aver cambiato le regole all’ultimo momento. Grande decisione come sempre, Wta». La kazaka contesta la regola rispolverata dal tour femminile che restringe l’ammissione direttamente al 2° turno delle teste di serie, dando priorità a chi arriva nelle fasi finali del torneo precedente, in questo caso Maria Sakkari e Caroline Garcia, vincitrice e semifinalista a Guadalajara, penalizzando proprio Rybakina, più avanti nel ranking.
Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Risate, un goffo tentativo con la lingua cinese ed un po’ di genuino imbarazzo. Passata la tempesta post Davis, Jannik Sinner non sembra essere cambiato di una virgola. L’altoatesino ha preso parte alla cerimonia di sorteggio del tabellone dell’ATP 500 di Pechino, torneo che dopo tre anni di stop si appresta ad un ritorno in pompa magna. Dal 28 settembre al 4 ottobre saranno infatti ben otto i top ten impegnati nella capitale cinese. Assenti solo Taylor Fritz e Novak Djokovic, quest’ultimo salterà la tournée asiatica ed oggi sarà impegnato a Roma nell’All Star Match della Ryder Cup. Nessun evento di pari categoria ha potuto vantare un parterre simile nel corso della stagione; quello che è il preludio del Masters 1000 di Shanghai (4-15 ottobre) potrebbe regalare ancora più spettacolo della rassegna principale dello swing orientale. In un tabellone che vanta la presenza di Alcaraz, Medvedev, Rune, Tsitsipas, Rublev, Ruud e Zverev; il numero uno d’Italia ha scoperto in tempo reale il suo destino. Collocato nella parte alta come sesta testa di serie, Jannik esordirà contro Daniel Evans. Il match contro il britannico, per l’azzurro sarà il primo dall’eliminazione contro Zverev negli ottavi di finale degli US Open. Per caratteristiche il n. 27 del mondo dovrebbe soffrire il tennis di Sinner che in caso di vittoria avrà però un percorso in salita. Ai quarti di finale potrebbe arrivare la sfida contro Holger Rune, che esordirà nel big match contro Auger-Aliassime. Il confronto con Carlos Alcaraz sarebbe invece possibile in semifinale, con lo spagnolo che invece potrebbe essere avversario di Musetti già al secondo round. Il tennista di Carrara è pero atteso da un esordio ostico contro Karen Khachanov, avversario tutt’altro che ideale per mettere alle spalle le difficoltà degli ultimi mesi. La truppa azzurra vanta anche Lorenzo Sonego, che esordirà nella parte bassa contro Ugo Humbert. Nelle qualificazioni ha già debuttato con successo Matteo Arnaldi, capace di aggiudicarsi 2 ore e 54 minuti di maratona contro Daniel Galan per 4-6 6-3 7-6(12). Il ligure oggi affronterà l’australiano Aleksandar Vukic per un posto in main draw. […]
Rassegna stampa
Musetti KO con Safiullin (Nizegorodcew). Sinner va a caccia di punti a Pechino (Bertellino)
La rassegna stampa di martedì 26 settembre 2023
Musetti KO con Safiullin, vola a Pechino e Shanghai (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
Lorenzo Musetti manca l’appuntamento con la prima finale del 2023. Il toscano, nell’ATP 250 di Chengdu, si è arreso 6-3 6-4 ai colpi del potente Roman Saflullin, che qualche mese fa si era spinto sino ai quarti di finale a Wimbledon. Musetti non ha saputo contenere le accelerazioni dell’ex enfant prodige russo, in grande forma, palesando poca fiducia nei momenti importanti del match. L’azzurro si ferma in semifinale per la terza volta in stagione (Barcellona, Bastad e Chengdu). Urge un cambio di rotta per rimanere in top20, poiché i punti in scadenza negli ultimi mesi dell’anno sono ben 610: Musetti dovrà ‘difendere’ il successo di Napoli, le semifinali di Firenze e Sofia e i quarti di finale nel ‘1000’ di Parigi Bercy.
La tournée asiatica […] prevede ora l’ATP500 di Pechino e, a seguire, il Masters1000 di Shanghai. Lorenzo Musetti sarà al via in entrambi tabelloni, così come Jannik Sinner e Lorenzo Sonego. Matteo Arnaldi giocherà le qualificazioni a Pechino, mentre a Shanghai sarà direttamente nel main draw. Anche Fabio Fognini, grazie a una wildcard, parteciperà al Masters1000 cinese. Nel draw cadetto saranno al via anche Stefano Napolitano e Lorenzo Giustino. Pechino ospiterà nei medesimi giorni anche il ‘1000’ femminile: presenti in tabellone Elisabetta Cocciaretto e Jasmine Paolini. Prosegue positivamente, intanto, la trasferta asiatica per Lucia Bronzetti, […] che ha superato brillantemente l’esordio al WTA 250 di Ningbo contro Jill Teichmann (7-6 6-4). Prossimo ostacolo l’ucraina Kateryna Baindl.
Andrea Pellegrino ha conquistato il tredicesimo challenger azzurro del 2023. II pugliese ha rimontato l’austriaco Dennis Novak chiudendo la finale di Bad Waltersdorf 1-6 7-6(5) 6-3. Nativo di Bisceglie, classe 1997, grazie a questo risultato rientrerà nella top200 […].
Sinner va a caccia di punti a Pechino (Roberto Bertellino, Tuttosport)
I tornei in corso e in calendario in questa ultima sezione di stagione assegnano punti pesanti nella Race to Turin, la classifica che qualifica i migliori otto e le due riserve per le Nitto ATP Finals di Torino. Sono tre i giocatori già promossi per il grande appuntamento di fine anno, nell’ordine Novak Djokovic, Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev. Al quarto posto figura Jannik Sinner che questa settimana a Pechino cercherà di consolidare la posizione e acquisire punti, dopo la sosta personale che è seguita agli US Open. Il numero 1 azzurro precede di 725 punti Andrey Rublev e di 795 Stefans Tsitsipas. Continua a salire nella speciale graduatoria il tedesco Alexander Zverev, due volte “maestro” in carriera e nel 2021 anche a Torino. Oggi giocherà la finale nell’ATP250 di Chengdu contro il russo Roman Safiullin, dopo aver battuto in semifinale il bulgaro Grigor Dimitrov, ex numero 3 del mondo […].
Nell’altra semifinale Lorenzo Musetti, numero 2 del seeding, ha visto interrompersi il proprio cammino proprio ad opera di Roman Safiullin, numero 55 ATP. L’azzurro si è arreso sul 6-3 6-4. La differenza l’hanno fatta il servizio di Safiullin e la sua pesantezza di palla. Musetti è tornato a giocare troppo lontano dalla linea di fondo e ha subito l’aggressività del rivale, contro il quale aveva già perso nel lontano 2019 nel primo turno del Challenger di Bergamo […]. A Zhuhai finale per il titolo invece tra Karen Khachanov e Yoshihito Nishioka […].
Occhi puntati da giovedì sul main draw dell’ATP500 di Pechino, dove farà il suo rientro il già citato Jannik Sinner dopo la tanto discussa rinuncia alla fase a gironi di Davis Cup. Con lui a difendere i colori azzurri ci saranno anche Lorenzo Musetti e Lorenzo Sanego. Nelle qualificaziani c’è Matteo Arnaldi […]. A livello Challenger ha colto ieri il terzo successo in carriera, e anche il più prestigioso, Andrea Pellegrino, nel 125 di Bad Waltersdorf (Aut). Il pugliese ha superato in finale e in rimonta (1-6 7-6 6-3) il tennista di casa Dennis Novak dimostrando colpi e carattere. Donne impegnate invece a Tokyo dove tornerà in campo Iga Swiatek, detronizzata del posto di leader mondiale. In calendario anche il Ningbo Open che vede quale prima testa di serie la tunisina Ons Jabeur. Ieri esordio vincente di Lucia Bronzetti.
Rassegna stampa
Musetti cerca ancora la continuità perduta (Bertellino)
La rassegna stampa di domenica 24 settembre 2023
Musetti cerca ancora la continuità perduta (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Alla fine è il risultato che conta e Lorenzo Musetti l’ha messo in bacheca anche se non si è trattato di semplice formalità. Il carrarino, testa di serie numero 2 nel 250 ATP di Chengdu, ha esordito con un successo in tre set contro il 20enne australiano Sekulic, proveniente dalle qualificazioni. I primi due sono andati in archivio con altrettanti tie-break, all’insegna del massimo equilibrio dunque, e Musetti ha giocato bene a sprazzi, ricalcando il motivo della sua stagione. Frazione inaugurale in favore dell’azzurro e seconda di marca australiana. Nella terza Lorenzo ha alzato il ritmo e Sekulic è crollato dopo aver subito il break in avvio: 7-6 (3) 6-7 (4) 6-0. «Non è stato un match facile – ha detto Musetti al termine – e lui ha giocato un buon tennis. Dopo aver perso il primo set Sekulic ha reagito brillantemente. Strappargli il servizio all’inizio del terzo parziale è stato fondamentale. Mi ha dato fiducia e sono contento per come ho interpretato l’ultima parte del match». Questa mattina, attorno alle 9 in Italia, Musetti tornerà in campo nei quarti opposto al francese Arthur Rinderknech, n. 67 dotato di gran servizio e ottimo diritto, ma non mobilissimo. L’azzurro dovrà cercare di spostarlo e variare molto il gioco. Tra i protagonisti negli altri quarti c’è il bulgaro Grigor Dimitrov, ieri alla 400a vittoria in carriera (contro Varillas) e oggi avversario dell’australiano O’Connell. Gli altri accoppiamenti Zverev-Kecmanovic e Thompson-Safiullin. Zverev ha già superato Rune nella Race per Torino ed è settimo. La sua candidatura si rafforza sempre più. […] Nella prima giornata della sesta Laver Cup, a Vancouver e nata per iniziativa di Roger Federer e del suo manager, la formazione del Resto del mondo è partita con un secco 4-0 alla compagine europea, priva per molte ragioni dei migliori e con capitano Bjorn Borg. La squadra guidata dai fratelli McEnroe si è presentata con i grossi calibri e la differenza si è vista. Ben Shelton, fresco di semifinale agli US Open, ha piegato in due set il francese Arthur Fils in un match che ci sia aspetta possa essere ricorrente e da piani alti in futuro. Entusiasta il commento finale del giovane statunitense: «E’ stato fantastico – ha raccontato Shelton – avere come coach McEnroe. Mi ha dato alcuni consigli chiave negli ultimi giorni che ho messo in atto. E’ meraviglioso stare vicino a una persona carismatica come lui, trasmette tanta energia che puoi sprigionare in campo. Sono felice di rappresentare questa squadra e di stare in campo con tutte queste leggende […]. Credo che il pubblico mi abbia dato una grossa mano. Volevo trasmettere la mia energia al Team e ci sono riuscito». Poi si è seduto in panchina per sostenere i compagni. Gli altri punti sono arrivati da Francisco Cerundolo, che ha disposto al termine di un confronto dai toni agonistici elevati dello spagnolo Davidovich Fokina e da quella di Felix Auger Aliassime che ha battuto l’esperto Monfils. Match con cornice polemica e battibecchi causati dalle perdite di tempo del francese che hanno infastidito il canadese, beniamino del pubblico. Il sigillo è arrivato dal doppio conquistato al match tie-break da Tiafoe e Paul contro Rublev e Fils.