Wimbledon, Cocciaretto: “La mia caratteristica principale è l'intelligenza”

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Wimbledon, Cocciaretto: “La mia caratteristica principale è l’intelligenza”

Dopo il successo contro Camila Osorio, Elisabetta Cocciaretto parla del match, della prossima avversaria e dei margini di miglioramento

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Elisabetta Cocciaretto - Wimbledon 2023 (foto Ubitennis)
 

È una Elisabetta Cocciaretto sorridente e soddisfatta quella che esce dall’erba dell’All England Club dopo aver sovvertito il pronostico e conquistato il secondo turno di Wimbledon 2023. Rimandato per due giorni a causa delle avverse condizioni climatiche londinesi, si sarebbe dovuto giocare lunedì, il match ha visto la marchigiana numero 43 della classifica WTA battere la colombiana Camila Osorio, numero 71, con il punteggio di 6-3 6-4 in un’ora e un quarto di gioco. A fare la differenza nel match, contraddistinto da due interruzioni a causa della pioggia, ma anche dai numerosi doppi falli da parte di entrambe le giocatrici – 9 a 8 il “punteggio” in favore della ventunenne colombiana – il maggior numero di vincenti scoccati da Cocciaretto, 15 contro i 6 della sua avversaria, ed il minor numero di non forzati, 26 per la ventiduenne Azzurra, 33 per la Osorio.

D. Ti piace sempre di più l’erba. Oggi come ti sei trovata?

“In realtà finora ho giocato pochissimo sull’erba, solo due Wimbledon ed al Bad Homburg Open, la settimana scorsa: cerco sempre di perseguire i miei obiettivi, di migliorarmi, di crescere. Sicuramente questa è una superficie sulla quale spero di poter giocare ancora tanto per potermi migliorare.”

D. Oggi hai fatto vedere certi rovesci che parevi genuflessa…

“La statura mi aiuta (ride, ndR), ma forse dovrei stare ancora un po più bassa, andare più verso la palla, adattarmi un po’ meglio. Sto imparando che sull’erba è meglio fare meno che fare più, aprire poco, rubare il tempo, non tirare così forte perché serve appoggiarsi, andare più verso la palla…”

D. Ma ti piace come superficie?

“Sì sì, tanto. Secondo me ci devo giocare un po’ di più, ho questa percezione. Purtroppo sono stata sempre un po’ sfortunata perchè l’anno scorso il Covid, l’anno prima il ginocchio, quest’anno dopo il Roland Garros sono stata male sempre a causa del ginocchio… Di conseguenza non ho giocato al meglio ed a Bad Homburg sono arrivata con solo cinque giorni di allenamento… e quindi ora vedremo cosa salta fuori.”

D. Ma ora stai bene tutto a posto?

“Facendo le corna sì, non ci penso, sto bene.”

D. Parlando della partita di oggi, c’è stato un momento prima della pausa per la pioggia che la Osorio ti ha raggiunto nel punteggio: è stata utile la pausa per schiarirti le idee?

“Sì, sicuramente sì, perché avevo iniziato benissimo, poi mi sono un po’ tirata indietro, sono uscita dal piano di gioco. Basta un attimo, sull’erba, e si perdono due, tre game così. La pausa mi è servita, sono stata fortunata, mi sono calmata, ho pensato a quello che dovevo fare, sono entrata in campo ho cercato di fare quello, indipendentemente dal punteggio, ovvero solo pensare al mio piano di gioco, che è la cosa principale.”

D. Ed ora Masarova. Ci hai già giocato?

“La conosco perché comunque è un po’ più grande di me. Mi ci sono scaldata l’altro ieri. Sarà sicuramente una partita più tosta di quella di oggi, diversa, però tosta. Le ragazze che servono bene sull’erba sono ostiche.”

D. Ci pensi mai che potresti diventare la numero uno d’Italia?

“In realtà non ci penso. Io, Giorgi, Trevisan, Paolini, Bronzetti siamo tutte molto unite tra di noi. Stiamo migliorando assieme, ci sosteniamo a vicenda, non c’è invidia tra di noi.”

D. È qualche anno che sei nel Tour a livello alto, pochi anni ma non pochissimi. Cosa ti manca per fare quel passo in più?

“Sicuramente mi sento di avere ampi margini di miglioramento, soprattutto dal punto di vista dell’esperienza perché non voglio essere presuntuosa, ma secondo me la mia caratteristica principale è l’intelligenza: piano piano, capendo certe dinamiche, riesco a mettere insieme i pezzi. Sono migliorata dal punto di vista tennistico, tecnico, tattico e fisicamente, però è come se dovessi unire tutti i pezzi, fare esperienza, giocare più partite, stare più sul pezzo, migliorare a trecentosessanta gradi.”

Matteo Trombacco

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