Berrettini torna alla vittoria (Bertolucci, Crivelli, Giammò, Azzolini)

Rassegna stampa

Berrettini torna alla vittoria (Bertolucci, Crivelli, Giammò, Azzolini)

La rassegna stampa di venerdì 7 luglio 2023

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Ora a Berrettini torna il sorriso, è il segnale che conta di più (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Dobbiamo accogliere con grande soddisfazione il ritorno alla vittoria di Matteo Berrettini dopo mesi molto tribolati, perché restituisce al circuito e al nostro tennis un campione che, al massimo delle sue potenzialità, può sicuramente stare nel ristretto novero dei primissimi giocatori al mondo. Il modo in cui ha portato dalla sua parte il derby infinito con Sonego, allungatosi addirittura su tre giorni, lascia sperare che II periodo buio sia alle spalle e che l’allievo di Santopadre possa tornare presto ai livelli mostrati nel periodo più fulgido della sua carriera. Sinceramente, il suo livello di tennis mi ha sorpreso, ricordando la giornata tragica di Stoccarda di tre settimane fa, peraltro contro lo stesso avversario: è vero che il prolungarsi della partita su tre giornate può averlo favorito, perché ha finito per togliere dalla contesa il fattore delle sue condizioni fisiche, ma era da tempo che non lo vedevo cosi centrato nei suoi due colpi fondamentali, il dirompente servizio e lo schioccante dritto. A ciò va aggiunto che Sonego è stato un rivale tutt’altro che remissivo, e anzi ha messo sul campo una qualità tennistica sicuramente elevata: insomma, Matteo ha superato un test probante, impreziosito dalla ritrovata tenuta mentale. Quando si è trattato di chiudere il match, infatti, non si è lasciato prendere dall’ansia della lunga sosta, mostrando freddezza e lucidità. Oggi lo attende un secondo turno impegnativo contro De Minaur, il giocatore australiano che fa della corsa e della fase difensiva i suoi punti di forza. […] Berrettini dovrà affidarsi ai colpi di inizio gioco per non allungare gli scambi ed essere molto incisivo e aggressivo in risposta, ma averlo rivisto sorridere in questo momento vale più di qualunque vittoria. Dopo i ritardi per la pioggia, oggi tutti gli italiani rimasti torneranno in campo e guarderò con molta attenzione al match tra Musetti e Hurkacz. Lorenzo ha avuto due turni oggettivamente facili e li ha sapientemente usati per continuare ad ambientarsi sull’erba, una superficie per la quale non sembrava affatto tagliato e che invece sta cominciando a maneggiare con grande perizia. Il suo era soprattutto un blocco mentale, come accade a tanti giocatori davanti a un manto che in pratica viene frequentato solo un mese all’anno e richiede cambiamenti non banali al proprio stile di gioco. La sfida con Hurkacz rappresenta un esame importante. perché il polacco conosce l’erba e proporrà un canovaccio offensivo al quale Musetti dovrà oppone un elevato rendimento al servizio e capacità di lettura nei game di risposta.

Sa ancora come si fa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La Pasqua di resurrezione si celebra dopo una lunga marcia di tre giorni che riporta al mondo il Berrettini rinato a nuova vita. Il derby infinito con Sonego, iniziato martedì a mezzogiorno e terminato ieri dopo due sospensioni, il primo giorno per la pioggia e mercoledì per l’umidità serale che aveva reso infidi i sacri prati inglesi, conclude la personale via crucis di Matteo, che non a caso torna a rivedere la luce alle tre del pomeriggio dopo che il suo cielo si era oscurato per quasi tre mesi, instillando nello spirito ferito del campione i tormenti per un futuro carico di dubbi pericolosi. Non vinceva una partita dal 12 aprile, quando al secondo turno di Montecarlo sconfisse Cerundolo prima di arrendersi una volta di più alla lesione agli addominali che gli avrebbe impedito di scendere in campo contro Rune. Da allora, solo tempesta, tra la salute che non migliorava e il massacro social per la relazione molto mediatica con la Satta. E quando ha deciso di rientrare, scegliendo Stoccarda e l’amata erba di un torneo conquistato un anno fa, l’impatto con la realtà si è rivelato tremendo. Al primo turno ha incrociato proprio Sonego, che en passant è pure il suo miglior amico sul circuito, e ne ha distillato una prestazione disastrosa, da appena tre game vinti. E quando ha portato fuori dal campo l’ombra di se stesso, si è lasciato andare a un pianto amarissimo: «Sono stati giorni duri, alla fine tutti questi infortuni mi hanno veramente buttato giù: ero arrivato al punto in cui vedevo la mia carriera come qualcosa che dovevo fare, non come un qualcosa che volevo fare… e me la godevo poco. Per capire queste cose bisogna sbattere la faccia sul muro e per me la sberla è stata quella partita di Stoccarda. È stato difficile ed è per questo motivo che adesso ho questo sorriso… Perché io volevo solo calcare questi campi e essere qui, felice di poter giocare. Sinceramente, la settimana scorsa, non avrei scommesso di poter esser qui. Non è facile, è come fare un esame all’università sapendo di non aver studiato, riprendere il ritmo gara è la cosa più complicata. Io tendenzialmente sono una persona che pensa molto e in campo forse pensa anche troppo, così è facile perdere gli automatismi che a volte sono naturali. Tecnicamente so di poter far meglio, ma questo è quello che ho adesso; devo accettare quello che sono adesso, accettare quello che posso fare adesso». A ogni modo, Matteo completa il match con 17 ace e appena tredici punti persi con la prima, e 35 punti conquistati su 40 discese a rete. Niente male, per scacciare i fantasmi e prendersi i complimenti dallo sconfitto: «Sono contento che vada avanti lui, gli serviva questo risultato, ho perso contro un giocatore più forte di me». Berretto tiene il profilo basso: «Forse aver giocato su tre giorni mi ha favorito, ma non lo sapremo mai, è ovvio che quando arrivi in un torneo di questo livello e non sei al meglio della condizione diluirla su tre giorni d può aiutare». Mercoledì vederlo contorcersi con le mani sullo stomaco aveva fatto correre i sudori freddi a chi lo stava guardando, ma era solo tensione, perciò nei match di oggi contro De Minaur proverà a riproporre la sua miglior versione attuale: «Sarà un match difficile, lui ha appena giocato la finale del Queen’s ed è molto cresciuto sull’erba, non molla un punto. Ma io so di avere il gioco per metterlo in difficoltà e comunque vada sono di nuovo felice ed é la sensazione più bella». […]

Il terzo giorno è…resuscitato Berrettini (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

E fu sera. E fu di nuovo mattina. «Ma alla fine abbiamo chiuso il match», scherza Matteo Berrettini, qualificatosi al secondo turno dopo aver battuto in quattro set il suo amico Lorenzo Sonego al termine di una partita durata 3 ore 20 e diluitasi, causa pioggia, dal martedì mattino fino al primo pomeriggio di ieri. Scambi di battute e di visioni con gli ufficiali di gara che l’altro ieri avevano trasformato il derby tra i due azzurri in una sfida all’incolumità, sono ormai un lontano ricordo. «Si scivolava. Loro indossavano sneakers e dicevano che si poteva giocare. Volevano che finissimo il tie-break, ma siamo caduti tre volte e se non si è sicuri diventa pericoloso perché non ci si vuol certo infortunare». Di questo confronto, per quanto eccezionale e frammentato sia stato, resta comunque la sensazione che partita vera sia stata. Le premesse non erano tali quando la sfida fu annunciata dal sorteggio: c’era il ricordo di Stoccarda ancora fresco, la sconfitta senza storia subita dall’ex n.6 del mondo contro il piemontese su quei prati dove si era imposto nei due anni precedenti; e soprattutto c’erano state le dichiarazioni della vigilia dello stesso Berrettini, per sua stessa ammissione giunto all’appuntamento con Wimbledon a corto di tutto – preparazione, testa, ritmo – ma carico di voglia di provare comunque a darsi una chance: «Non sapevo se fossi pronto o meno – ha confessato l’azzurro in conferenza stampa – Non mi ero allenato molto, ma avevo troppa voglia di giocare e così mi sono detto, ok, vediamo cosa posso fare». A giudicare da quanto visto in campo, molto. Non tanto per le percentuali, i numeri e le statistiche custodi parziali della verità. Sono state le impressioni a rincuorare, le sensazioni avvertire vedendo il romano di nuovo pervaso d’agonismo e non più ostaggio dei timori e dei tremori che ne avevano accompagnato sin qui le sue uscite estive. […] L’azzurro affronterà ora l’australiano Alex De Minaur (tds n.15), battuto due anni fa lungo la strada che l’avrebbe portato al suo primo trionfo al Queen’s, e giocatore che ben si presta per far lui comprendere quanto ampio o meno sia ancora il gap che separa la sua attuale condizione dalle positive sensazioni ricavate all’esordio: «Ci conosciamo da tempo, la prima volta ci siamo affrontati a Segovia nel 2017. Non molla mai, ha un atteggiamento incredibile e so che contro di lui mi aspetta un match duro». […]

Berrettini è tornato, e Musetti è lanciato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

È ancora fra noi, Matteo, e non era scritto da nessuna parte. Anzi, c’era chi diceva e scriveva il contrario, ma sbagliava. È ancora un tennista, non ha cambiato mestiere. Sa vincere, e l’ha dimostrato una volta di più. Sa che i tennis è bello, ma vincere è un altro sport, per dirla alla Panatta che certo un messaggio su “uozzap” gliel’avrà inviato. Resta nel Tour Matteo Berrettini, e ha voglia, non fretta, di tornare a frequentarlo alle antiche condizioni, quando era il numero sei e la finale dei Championships persa con Djokovic gli batteva spesso nelle tempie, sovrapponendosi ai ricordi più lontani. È ancora qui, a Wimbledon. Non è partito, e non è stato costretto a fuggire, come qualcuno diceva e qualcun altro, vai a sapere il perché, si augurava. Oggi sarà di nuovo in campo. Un set al giorno toglie i medici di torno? Può darsi. È una vittoria che si presta a diversi gradi di giudizio, questa contro Sonego, che riprende e stravolge il filo del match di quindici giorni fa, a Stoccarda, che lo aveva fatto piangere. Lo si può perfino ringraziare, Matteo, per questo risultato che lo libera di tante inutili ciarle, tante parole gettate al vento solo per vedere quanto le avrebbe portate lontano. lo lo faccio. Lo ringrazio per un aspetto particolare, in questa vicenda che aveva assunto – via social – dimensioni quasi grottesche. Mi ha mostrato, in presa diretta, minuto per minuto, che cosa si deve fare quando c’è da ribaltare un pezzo della propria vita. È stato interessante… Ho visto Matteo dare battaglia senza rabbia, senza esagerazioni, mai smodato. L’ho visto concentrato su ogni particolare. Del match, del proprio gioco, di se stesso. Compenetrato nell’obiettivo da raggiungere. Misurato nelle espressioni, nell’esultanza, nel fastidio per ciò che invece era andato storto. Una riscoperta, per certi versi. A chiudere il periodo più negativo della propria carriera – cominciato a febbraio dell’anno scosso e rimbalzato fin qui fra mille infortuni e improvvise fiammate di luce vividissima grazie a vittorie che andavano contro ogni logica (Stoccarda e il Queen’s), poi esauritosi nella capacità di assorbire gli scossoni della sorte, fino a metterlo di fronte al pozzo nero che raggruma tutti i dubbi di questo mondo , ë stato un Berrettini tornato assai simile a quello di una volta. Attento, vincente, felice di esserci. «Ho vinto una partita che qualche giorno fa non credevo di poter vincere», racconta Matteo. […] «Certo, sono contento perché affrontavo da capo un tennista, un amico, che mi aveva dato una robustissima strattonata poco tempo prima, perché lo facevo senza aver accumulato il massimo della preparazione che uno Slam richiede. Forse la mia voglia di esserci, di giocare, e poi di farcela, si rivelata più grande della mia preparazione. Giocando mi sentivo di poter dare tutto, ripensandoci dopo mi veniva da chiedermi come potessi sperare di tirar fuori tutto, in quelle condizioni. Ma l’importante, a questo punto, è di poter giocare un’altra partita, e poi ancora una, chissà…» Non c’entra il risultato, né come il match abbia preso quella forma e non un’altra. Matteo dà al match significati che vanno oltre i punti conquistati o persi. A cominciare dal nuovo confronto con l’amico che «più amico non c’è», che «mi chiama e mi invia messaggi ogni volta che sono alle prese con un infortunio», che «mi dà battaglia sul campo, perché sa, lo sappiamo entrambi, che dopo tutto tornerà come prima e l’amicizia prevarrà di nuovo». Eppure un pregio è risaltato subito in questo match. È stato l’incontro più erbivoro di tutto il primo turno. Anche ieri, mentre Matteo procedeva sicuro, […] Sonego faceva sfoggio di abilissime trovate erbivore, e chiamava a raccolta il pubblico, nel caso se la sentisse di dargli una spinta in più nel momento del bisogno. A ben vedere, la classifica dei migliori match sull’erba di questi Championships, ammesso che abbia un senso, potrebbe vedere in testa solo italiani. Con il Berrettini che non ti aspetti, anche Sinner – mercoledì – opposto a Schwartzman, e Musetti in apertura della giornata di ieri contro lo spagnolo Munar hanno offerto il meglio del repertorio erbivoro. È piaciuta dei due la tranquillità nel condurre in porto i propri match, che non è requisito prettamente da erba, ma che sulla superficie verde richiede mano ferma e idee chiare. Musetti conferma: «È andata proprio così, ho giocato il mio solito tennis, ma in edizione da erba. Munar mi dava la palla giusta, ne ho approfittato giocando i colpi che mi passavano in testa. Ora trovo Hurkacz, uno che a Wimbledon ha raggiunto la semifinale. Sarà un bel test». […]

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