Scolaro Alcaraz ora sei il maestro "Ha studiato l'arte dei grandi" (Crivelli). Intervista a Lucia Bronzetti: «Non sono più una sorpresa Miglioro ancora» (Vannini).Generazione Alcaraz la mappa delle stelle nel tennis che verrà (Rossi). Fognini debutta a Gstaad (Bertellino).

Rassegna stampa

Scolaro Alcaraz ora sei il maestro “Ha studiato l’arte dei grandi” (Crivelli). Intervista a Lucia Bronzetti: «Non sono più una sorpresa Miglioro ancora» (Vannini).Generazione Alcaraz la mappa delle stelle nel tennis che verrà (Rossi). Fognini debutta a Gstaad (Bertellino).

La rassegna stampa di martedì 18 luglio 2023

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Scolaro Alcaraz ora sei il maestro “Ha studiato l’arte dei grandi” (Riccardo Crivelli , La Gazzetta dello Sport)

E poi un giorno arriva lui, Carlos Alcaraz da Murcia, a riscrivere la storia e a dare una bella spolverata all’idea piuttosto incrostata che il tennis non sia più uno sport per ragazzi. Nadal, era quello il riferimento: l’ultimo ventenne prodigio, e chissà a quando il prossimo. Eccolo, l’erede: non solo perché arriva dalla Spagna, spiccica un inglese balbettante come il primo Rafa e gioca con il sorriso qualunque cosa accada, imitando anche in questo l’esuberanza e la serenità giovanile del leggendario connazionale. Alcaraz, con la finale di Wimbledon vinta domenica battendo Djokovic, sì è posto su quel solco perché non è più solo cronaca marziana immaginare che come i Big Three possa segnare un’epoca andando in doppia cifra con gli Slam e perché alla sua età, 20 anni e tre mesi, solo gli unti dal Signore delle racchette hanno ottenuto risultati paragonabili ai suoi. Juan Carlos Ferrero coach di Alcaraz La gestione Intanto, nell’Era Open (cioè dal 1968), solo Boris Becker e Björn Borg erano più giovani di lui quando hanno vinto sui prati di Church Road. E appena altri due giocatori – Mats Wilander (4) e il solito Borg erano stati capaci di conquistare più di due Slam prima di compiere 21 anni.

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. I giudizi Gira e rigira, si torna sempre lì, ai quei paragoni illustrissimi, a cui non si sottrae neppure John McEnroe, che a Londra lo ha commentato per la Bbc e a fine partita se lo è visto piombare davanti alla cabina perché il ragazzo voleva stringergli la mano: «Carlos è più forte di Federer, Djokovic e Nadal a vent’anni. Ha tutti gli strumenti per dominare, tecnici e fisici, è impressionante: lo paragono a Mahomes, 11 quarterback del Chiefs campioni Nfl, perché è freddissimo sotto pressione e può segnare un’epoca». Anche per Mats Wilander domenica abbiamo assistito soltanto alla prima di una lunga serie di rappresentazioni vincenti a Wimbledon: «Sicuramente è destinato a dominare íl torneo nei prossimi anni, e poteva sembrare sorprendente. Però ha dimostrato di avere le qualità perfette per l’erba, e spesso l’approccio con la superficie è solo una questione mentale». Andy Murray rimase estasiato da Alcaraz fin dalla loro prima sfida nel 2021 e dopo 11 trionfo londinese Il giudizio è estasiato: «Ha un fisico eccezionale, si muove benissimo, sa coprire tutte le zone del campo. È diventato il numero uno del mondo da giovanissimo e non ha sofferto la pressione». . Crescita continua Secondo Corrado Barazzutti, lo spagnolo ha già scavato una distanza significativa con il resto della sua generazione: «Sinner e Rune sono fortissimi, ma sono già costretti ad inseguirlo. Alcaraz non fa che migliorare giorno dopo giorno, basta guardare come giocò l’anno scorso a Wimbledon e cosa ha fatto questa volta. Impara e cresce tutti i giorni. Rispetto all’anno scorso è un altro giocatore, è già!! vento della nuova generazione, runico di questo gruppo di giovani che ha dimostrato di essere al massimo livello». L’australiano Mark Philippoussis proprio vent’anni fa perse in finale da Federer e in pratica tenne a battesimo una leggenda: «Quello spaventa di Carlos è la sua completezza, non ci sono punti deboli che un avversario possa attaccare. Ha la mentalità di un vero campione». Benvenuti nell’era di Carlos.

Intervista a Lucia Bronzetti: «Non sono più una sorpresa Miglioro ancora» (Paolo Vannini, Il Corriere dello Sport).

 Finalista con merito lo scorso anno, Lucia Bronzetti si presenta adesso alla 348 edizione dei Palermo Ladies Open con una consapevolezza molto diversa, figlia di risultati che ne hanno testimoniato la crescita: è arrivato il primo titolo WTA conquistato a Rabat a fine maggio e l’ancora più sorprendente finale in un torneo su erba (battuta a Bad Homburg dalla Siniakova), che non sembrava certo la sua superficie preferita e che ne certifica progressi motivazionali e tecnici. Dopo essere andata fuori al l° turno a Wimbledon, oggi pomeriggio la 24enne di Rimini riparte contro la russa Andreeva in un torneo cui si sente molto affezionata. Giocherà il terzo match di giornata sul campo numero 6 del Country Club. Lucia, la sua storia si lega In qualche modo a Palermo?

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Che poi è la cifra del suo tennis, Il non arrendersi mai. Oggi arricchita però da tanti progressi anche sul piano delle strategie, vero? «Mi sento migliorata nei colpi di inizio gioco, servizio e risposta, ma soprattutto nella capacità di passare facilmente dalla difesa all’attacco. Resto fondamentalmente una giocatrice da fondo campo che però è anche in grado di prendersi il punto a rete. Poi per natura lotto su ogni punto per portare le avversarie al limite e sfruttarne eventuali debolezze». Il 2023 sarà per lei unanno di verifiche? «Dopo una bella annata come quella che ho vissuto, il problema è sempre riconfermarsi. Aumenta la tensione, non sei più una sorpresa, capisci di dover alzare il livello. Infatti l’inizio stagione non e stato proprio semplice e ho patito parecchie sconfitte. Mi sono rimessa a pensare essenzialmente al lavoro, poi i risultati sono venuti da soli, con l’ottenimento del best ranking (47 ad inizio luglio, oggi è 53, ndc.) e una finale su erba che in passato non avrei mai pronosticato. In più ho aggiunto nel mio team (coordinato sempre da Francesco Piccari, ndc.) una preparatrice atletica, Maria Luisa Sette, che mi ha accompagnato in diversi tornei e ha costituito un investimento per salire uno scalino in più verso l’alto». La classifica delle azzurre è molto fluida , siete tutte nel giro di 10 posizioni: a Palermo c’è in ballo anche il titolo “virtuale” di numero 1 d’Italia e nel frattempo emergono le giovani con Rosatello, che ieri ha lasciato solo due giochi alla Golubic.

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. Il sua più grande tifoso è rimasto a casa? «Nonno Italo, 94 anni: purtroppo ormai è quasi cieco ma che continua a seguirmi e se perdo si arrabbia! I miei che erano soliti accompagnarmi stavolta sono rimasti accanto a lui. Però stiano tranquilli, sono già molto contenta dei tasselli che sto mettendo nella mia carriera: ho vino un Torneo WTA cosa che spesso non riescono a fare neppure le top 30».

Generazione Alcaraz la mappa delle stelle nel tennis che verrà  (Paolo Rossi, La Repubblica).

 Una mappa geografica, un pennarello e un bel gioco da fare. Se dovessimo/volessimo tracciare la geografia del tennis del futuro, che tipo di linea sarebbe? E quali Paesi toccherebbe? Beh, facciamo subito un spoiler tanta Europa sicuramente. Ma un possibile ritorno degli Stati Uniti d’America. Questo è il gioco del post Wimbledon, torneo (con ascolti record per Sky, l’edizione migliore di sempre) che ha premiato il primo vincitore nato nel ventunesimo secolo, quel Carlos Alcaraz capace di gelare il grande sogno Slam di Novak Djokovic. Ora, il voler disegnare delle nuove rotte tennistiche è un’idea divertente che, però, deve sempre tener conto di un paio di cose: la prima, che il signor Novak Djokovic non ha ancora deciso di appendere la racchetta al chiodo. La seconda, tanto per non dimenticarlo, che anche un certo signor Nadal sta predisponendo le sue cose perché — Rafa dixit — vuole un ultimo formidabile anno di chiusura per sé stesso.

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E ora? Siamo obbligati a tornare in Italia, a Carrara, terra di artisti. Per l’appunto, Lorenzo Musetti. Un bel cerchietto anche per lui. Poi, a questo punto, bisogna ingrandire il più possibile la mappa perché è il momento transoceanico, con destinazione America. Prima in Georgia, dove c’è Ben, il figlio di Bryan Shelton (ex coach di tennis universitario) e poi dritti filati in California, a San Diego, per Brandon Nakashima. Quest’ultimo è il più “vecchio”, essendo un ragazzo del 2001, insieme proprio al nostro Sinner. «Ma io gioco per me stesso, non sono leader di nessuna generazione» ha detto il ventenne re del tennis mondiale. Che ora dovrà difendersi dall’eccesso di notorietà e dal rischio di delirio di onnipotenza. Il tennis dunque registra quest’ondata di ventenni al potere: oltre Alcaraz, n. 1, nella top ten ci sono già Rune (n. 5) e Sinner (n. 8). Un po’ di nuovi sceriffi senza sudditanza psicologica, quella che in passato ha frenato i Thiem, gli Tsitsipas o gli Zverev di turno.

Fognini debutta a Gstaad (Roberto Bertellino, Tuttosport)

 Un’esultanza quasi liberatoria quella con la quale Dominic Thiem ha accompagnato l’esordio nel 250 ATP di Gstaad, in Svizzera. Opposto al francese Alexandre Muller, l’ex numero 3 del ranking mondiale ha dominato il primo set ma nel secondo ha sempre dovuto rincorrere. Si è rifugiato nel tie-break dove ha chiuso per 7 punti a 4 per il definitivo 6-17-6. La sorpresa di giornata è arrivata dalla racchetta del belga Bergs (qualificato) che ha eliminato in tre set il serbo Djere, numero 8 del seeding. Oggi toccherà a Fabio Fognini (wild card) fare il suo esordio nel torneo svizzero.

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Il primo cercherà gli ottavi affrontando l’ostico finlandese Emil Ruusuvuori. Al secondo turno ad attendere il vincitore c’è Lorenzo Musetti. Per Cecchinato c’è il russo Pavel Kotov, qualificato. Entrambi i testa a testa non vedono precedenti nel circuito maggiore. Cecchinato e Kotov sono però in parità (1-1) a livello Challenger e sulla terra sempre di San Marino. Ieri primi incontri nel WTA 250 di Palermo, 34a edizione. Bell’impresa della piemontese Camilla Rosatello che ha rifilato un doppio 6-1 alla svizzera Viktorija Golubic (109 del mondo). La tennista di Lagnasco (Cn), ha centrato la prima vittoria in un main draw WTA. Negli ottavi attende la vincente di Navarro (Usa) -Vedder (Oia).

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