Musetti entra nell'era della consapevolezza (Strocchi). La voce di Kiev nel tennis (Piccardi)

Rassegna stampa

Musetti entra nell’era della consapevolezza (Strocchi). La voce di Kiev nel tennis (Piccardi)

La rassegna stampa di venerdì 28 luglio 2023

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Musetti entra nell’era della consapevolezza (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Il cuore oltre l’ostacolo, per cogliere un successo assai sofferto ma proprio per questo ancor più prezioso in termini di consapevolezza. Lo ha gettato sul campo Lorenzo Musetti per domare in rimonta lo slovacco Josek Kovalik (3-6 6-2 6-4) nella prosecuzione dell’incontro di 2° turno, interrotto mercoledì sera per oscurità sul 4-1 del secondo set, e guadagnare così l’accesso ai quarti di finale (ottava volta nel 2023) dell’Atp 500 di Amburgo, dove il Next Gen azzurro resta imbattuto avendo conquistato il titolo dodici mesi fa. Il secondo atto della sfida, stavolta sul Centrale, ha visto il 21enne di Carrara utilizzare traiettorie più cariche verso il rovescio del 30enne di Bratislava (n.172 Atp), ripescato nel main draw. Però, come tanti tennisti di talento, l’allievo di coach Simone Tartarini non sempre è esempio di continuità: così nel set decisivo non ha sfruttato due chance di break nel 6° gioco e nel game successivo ha ceduto la battuta (3-4), rivedendo i fantasmi della sera precedente. Ma il n.18 del ranking ha reagito piazzando l’immediato contro-break e firmando il sorpasso, per poi sullo slancio andare a chiudere dopo 2 ore e 7 complessivi. «È stato un match molto difficile, lui non aveva nulla da perdere – riconosce Lorenzo al termine -. Ho messo in campo molto fisico e spirito combattivo, non ho giocato il mio miglior tennis e lo sentivo. Quando ero sotto 4-3 al terzo per la mente avevo molti cattivi pensieri, mi sentivo nervoso per aver mancato palle-break nel game precedente. C’era frustrazione dentro di me, ma sono rimasto lì e questo ha fatto la differenza. Questo sport è così, i campioni sanno vincere anche quando non giocano bene. In questo caso era importante portare la vittoria a casa, ci sono riuscito e ne sono fiero». Musetti oggi si gioca un posto in semifinale nella parte bassa dei tabellone con il serbo Laslo Djere […]. Anche Lorenzo Sonego a Umago si complica la vita nel derby con Marco Cecchinato (6-1 3-1 e servizio a un teso tie break) ma passa e trova lo spagnolo Jaume Munar nei quarti[…].

La voce di Kiev nel tennis. Gioco pensando a chi combatte (Gaia Piccardi, Corriere della Sera 7)

All’ombra dei sombreri di Monterrey, in Messico, alla fine del febbraio 2022 l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una notizia remota nei titoli del telegiornale locale, nemmeno la prima. Però c’è una donna in missione per conto di Zelensky a ricordare (anche) a questa parte di mondo che a diecimila chilometri di distanza si sta compiendo l’ingiustizia più grande. La guerra. A Monterrey, per la prima volta, Elina Svitolina, all’epoca n° 15 della classifica del tennis, scende in campo vestita dei colori della bandiera del suo Paese, gonna blu e canottiera gialla: il turno d’esordio le mette contro la russa Potapova. Elina non ha dubbi: «Stiamo assistendo a una barbarie assoluta. Da questo momento non stringerò più la mano alle avversarie russe e bielorusse, tutti i miei guadagni verranno devoluti all’Ucraina. Credo che il mio compito sia sensibilizzare la comunità del tennis: vado in campo con il cuore spezzato ma l’anima che vola per la mia nazione». Potapova farà tre game. È stata Elina, capace di trasformare ogni colpo in un gesto politico, la favola più densa di Wimbledon. Tra colleghe che si sfilano dalla conferenza stampa temendo domande che minino la loro salute mentale e altre che non accettano di parlare del conflitto (la n° 2 blelorussa Sabalenka a Londra l’ha messo in chiaro subito), Svitolina è il nucleo pulsante di gialloblù di un tour che ha imposto la bandiera neutrale agli atleti di Putin e Lukashenko, riammessi sull’erba dei Championships dopo il bando dell’anno scorso. Impossibile ignorare i colpi di cannone provenienti da Est, in riva al Tamigi: «È la vita, e viene prima del tennis» ha sorriso amara Elina al capolinea della sua avventura londinese, sconfitta in semiflnale da Marketa Vondrousova, erede mancina di una genia di ceche eternamente grate alla capostipite Martina Navratilova, che poi avrebbe conquistato il titolo. Elina Mykhailivna Svitolina nasce a Odessa figlia di sportivi: papà Mikhalyo è un ex lottatore, mamma Olena un’ex canottiere. […]. Il fratello maggiore, Yulian, gioca a tennis e in famiglia riceve molte attenzioni per il suo talento precoce. È proprio per risalire la corrente dell’affetto paterno che Elina, a 5 anni, chiede in regalo una racchetta. Non ci vuole molto a capire che il braccio fatato, in casa Svitolin, è il suo. Quando ha 13 anni tutta la famiglia si trasferisce a Kharkiv su invito del magnate ucraino Yuriy Sapronov, che diventa il suo sponsor. Sapronov paga il materiale, finanzia le trasferte, impedisce che la pupilla finisca nel ricco business dei passaporti, accettando le lucrose offerte di altri Paesi. Mai decisione fu più felice: «Sono nata ucraina, morirò ucraina. Gioco per l’Ucraina. Sono la voce di Kiev nel tennis, e non intendo tacere. La Russia ci fa oggetto di una violenza inaudita. E se uno solo dei miei match riesce a dare sollievo alla popolazione sotto attacco, allora il mio ruolo ha un senso». Elina e il collega francese Gaël Monfils, genitori dal 15 ottobre scorso di Skai, sono la coppia più popolare del circuito. A causa dello stop per la maternità (nonostante le conquiste delle eredi di Billie Jean King il tennis professionistico femminile non conserva la classifica alle tenniste incinte), Svitolina è precipitata al n° 236 del ranking: per partecipare, riconoscendo l’importanza della sua presenza in questi tempi così difficili, Wimbledon le ha offerto un invito, che lei ha onorato fino in fondo. In Ucraina hanno seguito l’avventura di Elina sui prati di Londra dal fronte, nei rifugi, nelle città martoriate e nelle campagne risparmiate. «L’amore della mia Ucraina è arrivato fino a Londra», ha detto. E ha moltiplicato le sue energie, esaltando un ritorno dalla maternità che ha bruciato le tappe. Allenamenti da gennaio, il rientro in torneo ad aprile (Charleston), alla vittoria a maggio (Strasburgo), a farsi sentire in uno Slam a giugno (Parigi), a stupire il mondo a luglio (Londra). […] La gravidanza le ha rafforzato il fisico, la guerra ne ha reso infrangibile l’anima.

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