US Open: Sakkari, crisi senza fine. Ma è davvero una sorpresa?

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US Open: Sakkari, crisi senza fine. Ma è davvero una sorpresa?

La greca perde per la terza volta di fila al primo turno in uno Slam: prima top 10 a ottenere questo triste record. Ritratto di una tennista tanto forte fisicamente quanto fragile mentalmente

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Maria Sakkari - San PIetroburgo 2022 (via Twitter @Formula_TX)
 

Piange in conferenza stampa, Maria Sakkari. Solamente ventiquattro ore dopo le dichiarazioni rilasciate in un’intervista in cui si riteneva “serena e rigenerata” dopo alcune settimane passate in Grecia ad allenarsi e “pronta ad affrontare una partita alla volta negli slam”, e forte della finale raggiunta poche settimane prima a Washington. Ancora una volta, è nella lista degli “upsets” della prima giornata di uno Slam. Se, con il senno di poi, si puo’ accettare la sconfitta al primo turno a Parigi contro la ritrovata e talentuosissima Muchova che poi arriverà in finale costringendo anche la numero 1 del mondo agli straordinari, si può pensare ad una giornata storta a Wimbledon, dove il match con Kostuyk è stato comunque appassionante ed incerto fino alla fine, nel caso della sconfitta di lunedì contro Masarova, numero 77 del ranking e mai andata oltre il secondo turno in uno slam, se due indizi fanno una prova, si può iniziare a parlare di vera e propria crisi.

Che Sakkari non fosse la Nadal in gonnella in termini di tempra, non è una sorpresa. Le ventidue semifinali perse e le sette finali perse su otto disputate in carriera, sono la prova di come questa ragazza di Atene spesso si sciolga come neve al sole nei momenti importanti. Davanti alle telecamere, incluse quelle di Netflix che l’hanno seguita nel 2022 nel percorso che l’ha portata dalla finale di Indian Wells alla dolorosissima sconfitta in semifinale contro Kreijcikova dove partiva con i favori del pronostico, non ha mai nascosto la sua fragilità e la sua difficoltà nel gestire la pressione: “è come se ci fossero due piccole creature dentro la mia mente in perenne conflitto, non mi sentivo nemmeno in me. Sono arrivata completamente svuotata di energie”. Tuttavia, sembrava accettare le sconfitte con filosofia (cosa aspettarsi d’ altronde, data la sua terra natia) dichiarando “impari a perdere. A meno che tu non sia Roger, Rafa o Novak, che sono di un altro pianeta. Tutti noi altri, perderemo sempre di piu’ di quanto riusciremo a vincere, considerato che si gioca quasi ogni settimana”.

Se proprio il ritmo del tour concede un’ opportunità di riscatto quasi a cadenza settimanale, il rovescio della medaglia è lo spostamento frenetico spesso da un paese o da un continente all’altro che non lascia spazio a nessun periodo di riflessione e che sembra risucchiare i giocatori in un vortice. Una, due, tre sconfitte di fila con l’acqua alla gola e la superficie sembra sempre piu’ lontana da raggiungere.

Sakkari, nella conferenza stampa di lunedì sera, è sembrata finalmente molto più onesta con se stessa, dopo le tante conferenze stampa ed interviste in cui dichiarava di aver maturato sufficiente esperienza per vincere un titolo importante. Quel tanto agognato titolo importante che le viene rinfacciato mancare praticamente da quando é entrata in top 10, considerato che finora ha sollevato solo una volta un trofeo in un torneo minore, a Rabat nel 2019.

Ha ammesso tra le lacrime che le due sconfitte al Roland Garros e Wimbledon sono state un pensiero costante e soprattutto per la prima volta ha confermato che l’ ostacolo più grande è identificazione del problema, prima della sua eventuale ipotesi di soluzione. Non si tratta quindi di un infortunio, di un allenatore da cambiare immediatamente come suggerito dai leoni da tastiera, della puzza di cannabis di cui si é lamentata con l’arbitro durante il match. Il problema sembra proprio essere nelle sue parole “non riesco a capire dove sia il problema. Lei ha sfruttato al massimo la sua altezza e servito bene, ma se avessi giocato 10/15% meglio di come ho giocato, avrei vinto la partita. Queste sono partite che devo vincere, e ce ne sono state troppe quest’anno che ho concesso così. Devo fare qualcosa, ma non so cosa. Ci sto mettendo tutto l’impegno possibile, ma non ho idea di cosa faro prossimamente”.

Sakkari sta pensando di prendersi una pausa dal tennis, sulla scia di quel numero che inizia a diventare importante di atlete come Andreescu, Anisimova, Muguruza e anche plurivincitrici di Slam come Naomi Osaka, che nell’ ultimo paio di anni stanno confermando che il muscolo da tenere piu’ allenato nel tennis, è il cervello.

Non sorprende il fatto che durante tutta la partita con Masarova, Sakkari sia sembrata quasi assente. E allora sembra quasi una profezia quanto detto dalla madre Angeliki, anch’essa tennista “Maria ha sacrificato tanto da quando era una ragazzina. Solo i suoi demoni interiori o un infortunio possono tenerla lontana da un campo da tennis. Perché i tennisti non perdono solo contro gli avversari, ma anche contro se stessi“.

Bianca Mundo

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