L’incredibile storia di Radek Stepanek alle ATP Finals del 2008

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L’incredibile storia di Radek Stepanek alle ATP Finals del 2008

Il ceco si stava godendo il mare della Thailandia quando arrivò una telefonata. Pochi giorni dopo scese in campo contro Roger Federer alle ATP Finals. Chi gli prestò la racchetta?

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Domenica 12 novembre a Torino cominceranno le NITTO ATP Finals (qui l’approfondimento dopo il sorteggio dei due gironi), lo storico appuntamento di fine stagione che dal 1970 vede sfidarsi i migliori otto giocatori del mondo in una specie di festa esclusiva con ingresso limitato tra i tennisti più forti del pianeta, il ‘red carpet’ del circuito. Questo tappeto rosso che ha attraversato oltre cinquant’anni di tennis ci ha necessariamente raccontato- per via della formula esclusiva- le storie dei grandi protagonisti, quelli che oltrepassano i confini del tennis diventando facce e nomi impossibili da non riconoscere. Ma in qualche caso, come in una serie tv di qualità, gli episodi che rimangono nel cuore degli appassionati sono quelli solo teoricamente minori, nei quali magari mancano scene epiche e colpi di scena ma che regalano sorrisi, profili di personaggi secondari e colonne sonore perfette e indimenticabili

TENNIS MASTERS CUP- Nel 2008 le ATP Finals avevano un nome diverso, si chiamavano Tennis Masters Cup ed erano giunte all’ultima edizione cinese (Shanghai, dopo la parentesi del 2002, si era nuovamente aggiudicata l’organizzazione del prestigioso torneo di fine anno per il periodo dal 2005 al 2008) prima del trasferimento alla 02 Arena di Londra (2009-2020). Il 2008 era stato l’anno della storica finale di Wimbledon tra Nadal e Federer, quella in cui lo spagnolo (dopo aver lasciato le briciole a Roger in quel di Parigi) spodestò dal trono il re svizzero, reduce da cinque successi consecutivi sull’erba dell’All England Club, ma anche la stagione del primo trionfo Slam della carriera di Novak Djokovic, che all’Australian Open mise fine alla stupenda cavalcata di Jo Wilfried Tsonga. Federer si consolò vincendo lo US Open in finale su Andy Murray.

Il Masters del 2008 prevedeva una line-up da leccarsi i baffi: oltre ai quattro grandi solisti (1. Nadal, 2. Federer, 3. Djokovic, 4. Murray) si qualificarono anche dei coristi di tutto rispetto, nell’ordine Nikolay Davydenko, Andy Roddick, Jo-Wilfried Tsonga (numero 7 grazie alla vittoria di Bercy) e Juan Martin Del Potro. Il particolare meccanismo di questo torneo (fase a gironi e poi semifinali) prevede la presenza sul posto anche di una riserva (a volte anche di due, nel 2023 saranno Hurkacz e Fritz, rispettivamente numero 9 e 10 della classifica ATP) pronta a sostituire uno degli otto protagonisti in caso di infortunio, con lo scopo di non privare il torneo e il pubblico di una o più partite nel corso della fase a gironi. Nel 2021 Sinner ad esempio disputò, da riserva, le prime Finals della sua carriera approfittando dell’infortunio di Matteo Berrettini nel corso del match con Zverev e sempre in quella sfortunata edizione (la prima a Torino) anche Cameron Norrie subentrò a Stefanos Tsitsipas.

Le riserve fungono sostanzialmente da sparring partner, allenandosi nel corso della settimana con gli otto titolari, guadagnano un gettone fisso di partecipazione (nel 2023 sarà di 152mila dollari) e ovviamente, nel caso di qualche forfait, hanno la possibilità di subentrare nel torneo (partendo da zero punti) e teoricamente anche di superare il turno. Nella peggiore delle ipotesi (ovvero l’eliminazione) possono in ogni caso portare a casa punti pesanti insieme ad un montepremi di tutto rispetto (una singola vittoria nel girone vale quasi 400mila dollari e 200 punti).

Ma torniamo al 2008: un paio di giorni prima dell’inizio dell’evento Rafa Nadal fu costretto ad alzare bandiera bianca (lo spagnolo ha sempre avuto un rapporto complicato con le Finals, nessun titolo e solamente un paio di finali, e in generale coi tornei sul cemento indoor, un solo trionfo in carriera, a Madrid nel 2005, al termine di una rimonta epica ai danni di Ivan Ljubicic) e al suo posto subentrò la prima ed unica riserva, ovvero Gilles Simon (numero 9, reduce dalla finale persa con Murray a Madrid, in semifinale aveva sconfitto proprio Nadal al termine di una lotta di 3 ore e 23 minuti) che raggiunse quindi Federer, Murray e Roddick nel Gruppo Rosso. (il Gruppo Oro era invece composto da Djokovic, Davydenko, Tsonga e Del Potro).

Gli organizzatori- con l’ingresso ufficiale di Gillou nel torneo- si ritrovarono dunque improvvisamente senza una riserva sul posto e fu proprio in quelle ore che alla porta di Radek Stepanek bussò il supervisor più potente del circuito ATP: il destino.

LA SPIAGGIA E LA TELEFONATA- Gli organizzatori a questo punto presero in mano le Pagine Gialle ATP, ovvero il ranking mondiale, e contattarono nell’ordine James Blake, David Nalbandian e David Ferrer (rispettivamente numero 10,11 e 12 del mondo). Blake, che non aveva staccato il biglietto per la Cina a causa di una manciata di punti (semifinale persa a Bercy con Tsonga), declinò l’invito così come Nalbandian e Ferrer, entrambi impegnati nella preparazione della Finale di Coppa Davis tra Argentina e Spagna (poi vinta a sorpresa dalla Spagna grazie alle imprese di Feliciano Lopez e Fernando Verdasco) che si sarebbe svolta la settimana successiva in Argentina (a Mar del Plata). Arrivò una risposta negativa (e forse un po’ snob) anche da tutti i giocatori compresi tra le tredicesima e la ventiseisima posizione mondiale (allacciate le cinture e preparatevi ad un viaggio nel passato: Wawrinka, Monfils, Gonzalez, Verdasco, Soderling, Andreev, Almagro, Berdych, Robredo, Cilic, Fish, Gasquet, Tursunov e Karlovic) molti dei quali a casa (la maggior parte in Europa) oppure già volati in qualche località esotica per le vacanze invernali.

All’epoca il gettone di partecipazione per la riserva era di 50mila dollari ma un viaggio in Cina rappresentava indubbiamente una lunga e scomoda trasferta, che avrebbe rosicchiato giorni preziosi (quasi due settimane tra andata e ritorno) alle vacanze e alla preparazione in vista della stagione 2009. L’evento era sicuramente affascinante, ma la riserva di mestiere fa il contorno, lo sparring, la riserva è un ospite indesiderato e silenzioso, e Shanghai è lontanissima dal resto del mondo. Ma il numero 27 del mondo disse di sì: leggenda narra che Radek Stepanek rispose al telefono mentre si trovava in spiaggia (in Thailandia) e noi non siamo nessuno per rovinare una bella storia con la verità. Il ceco, che pochi giorni dopo avrebbe compiuto trent’anni, probabilmente avrà pensato ad uno scherzo.

La sua stagione 2008 era stata tutto sommato positiva: aveva raggiunto la semifinale nei tornei di Roma (battendo Federer nei quarti di finale), Sydney, Memphis e Metz e inoltre la finale a San Josè: a Bercy aveva perso in volata (6-4 al terzo) col futuro campione Tsonga e poi era partito per le meritate vacanze. Lo scherzo diventò qualcosa di concreto, e la confusione lasciò spazio ai calcoli della matematica: Bangkok-Shanghai e le quattro ore di volo, il gettone di presenza di 50mila dollari, la possibilità di respirare l’atmosfera dei Maestri. Tutto stupendo, Radek, ma le racchette? 

IL TALENTO DI RADEK- Radek Stepanek non era l’ultimo arrivato, intendiamoci: una carriera esplosa tardi, perché inizialmente il ceco, sottovalutando le sue capacità, aveva deciso di concentrarsi solamente sul doppio, ma esplosa per davvero: due Coppe Davis (2012 e 2013, protagonista sia in singolo che in doppio), 5 titoli a livello ATP (Rotterdam 2006, Los Angeles 2007, Brisbane e San Josè 2009, Washington 2011) e altre sette finali (Bercy 2004 e Amburgo 2006 le più prestigiose), senza contare i quarti di finale a Wimbledon nel 2006 che gli consentirono di siglare il suo best ranking di numero 8 del mondo. Un giocatore d’altri tempi, sia dal punto di vista tecnico (impugnature, modo di portare i colpi, predilezione per il gioco al volo) che dal punto di vista stilistico, con un look totalmente anacronistico (spesso con la maglietta infilata all’interno dei pantaloncini a vita alta): un tennis istrionico e propositivo che si basava su due gambe rapidissime e su una posizione a rete sempre perfetta. Stepanek era un ‘gatto’ dal talento purissimo e compensava un dritto oggettivamente artigianale con una personalità straripante (indimenticabili le sue classiche esultanze a rete dopo aver chiuso una volée in allungo).

LA DOGANA CINESE- Stepanek decide di prendere il primo volo per Shanghai ma ovviamente c’è un problema enorme da risolvere: il ceco era in Thailandia in vacanza, la spina tennistica era staccata e aveva preparato di conseguenza una valigia per il mare, per gli aperitivi e per le escursioni, lasciando ovviamente a casa le racchette e tutto l’abbigliamento sportivo. Radek decide di farsi spedire immediatamente divise e ferri del mestiere dall’Europa ma il bagaglio speciale rimane bloccato incredibilmente all’aeroporto di Shanghai a causa delle lunghe procedure della dogana cinese. Il destino e la fortuna, citando Woody Allen (Match Point, 2005): “Chi disse preferisco avere fortuna che talento percepì l’essenza della vita”.

Nel film di Stepanek la protagonista non è Scarlett Johansson ma, molto più banalmente, la caviglia di Andy Roddick, che si ‘gira’ in allenamento il giorno prima di sfidare Roger Federer. L’americano, che all’esordio aveva perso in tre set con Andy Murray, è costretto a dare forfait, il destino si compie, la fortuna fa il suo corso e al suo posto subentra incredibilmente il numero 27 del mondo: Radek Stepanek, che pochi giorni prima si stava rilassando in spiaggia, diventerà ufficialmente il giocatore con la classifica più bassa della storia ad aver mai partecipato al Masters (una piccola curiosità: nel caso in cui anche Stepanek avesse rinunciato, il volo per Shanghai l’avrebbe preso il nostro Andreas Seppi, all’epoca numero 31 del mondo). Il discorso è che il borsone di Radek è ancora bloccato in aeroporto e per sfidare Roger Federer (due volte campione in carica e reduce da una clamorosa sconfitta nella prima partita con Gilles Simon) c’è bisogno di coraggio, di fantasia e di tante altre cose, ma soprattutto di una racchetta. 

LA RACCHETTA DI NOLE- Stepanek per puro caso utilizza un modello di calze identico a quello di Andy Murray, che gliene presta un paio. Per la racchetta la situazione è invece più delicata, ogni tennista ha infatti la propria bacchetta magica, una specie di arma preziosa costruita su misura. Al destino e alla fortuna si aggiunge anche l’ironia, se è vero (ed è vero) che Stepanek giocherà alla pari con Roger Federer (vittoria svizzera con qualche brivido di troppo, 7-6 6-4) con una racchetta presa in prestito da (tutto vero, ripetiamo) Nole Djokovic. In questo video possiamo vedere gli highlights un po’ stropicciati di quella partita: la qualità delle immagini non è delle migliori, ma la splendida voce del compianto Roberto Lombardi (accompagnato in telecronaca da Rino Tommasi) si sente forte e chiara, ed è un piacere per le orecchie.

Stepanek giocò dunque quel match, uno dei più prestigiosi della carriera, con una racchetta completamente diversa dalla sua (a cavallo tra il 2017 e il 2018 Radek tra l’altro diventò l’allenatore di Djokovic, quasi a chiudere il cerchio di questa curiosa vicenda) e senza le lenti a contatto “da partita” perché ovviamente anche quelle erano rimaste in ostaggio all’aeroporto, perdendo due set in volata col miglior tennista del pianeta.

Nell’ultimo match del girone arrivò poi per il ceco (che non riuscì a ripetere l’impresa della nazionale danese di calcio, che nel 1992 vinse gli Europei dopo essere stata ripescata) una netta sconfitta con Gilles Simon e la conseguente eliminazione dal torneo che, per la cronaca, fu vinto da Novak Djokovic (primo trionfo alle Finals) in finale su Nikolay Davydenko. Quel Masters viene in realtà ricordato ancora oggi soprattutto per uno dei match più spettacolari delle Finals per quanto riguarda il terzo millennio: nell’ultima e decisiva giornata della fase a gironi Andy Murray, già qualificato e sicuro del primo posto, si dannò l’anima per sconfiggere un acciaccato Federer in rimonta (4-6 7-6 7-5, tre ore di gioco) eliminandolo dal torneo (unica volta della carriera in cui Federer non passò i gironi del Masters di fine stagione), per poi arrivare senza energie alla semifinale del giorno successivo con Nikolay Davydenko (il russo vinse facilmente col punteggio di 7-5 6-2, con Andy che dopo il primo set finì completamente la benzina). 

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