A tutto Sinner (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Non sarà un sabato qualunque, può diventare un grande sabato italiano. Stavolta, a Jannik Sinner non si chiede di essere bello di notte come con Djokovic e Rune, ma di estrarre energia vitale dal pomeriggio forse più importante della carriera. In semifinale sono approdati i migliori quattro della classifica, i Maestri tra i Maestri e la Volpe Rossa tra cotanto senno ci sta benissimo. Perché è il primo italiano di sempre ad aver sconfitto tre top ten di fila e a chiudere la stagione, adesso lo certificano anche I punti del ranking, nei top 4 (Panatta nel 1976 fini l’anno al n.7). Imprese eccezionali, fino ad allargarsi agli orizzonti dell’immortalità garantita da un successo alle Finals, che tuttavia, prima della partita dell’eventuale titolo, deve passare dal ghigno mefistofelico di Medvedev, oggi alle 14.30. Una classica Ancora tu, DaniiI.Ormai è una classicissima del tennis, come accade nella rivalità tra due campionissimi di quest’epoca, uno (il russo) già acclarato, l’altro decisamente sulla strada per gli osanna. Si affrontano per l’ottava volta, addirittura la quinta in stagione: e le altre quattro sono state finali. Due (Rotterdam e Miami) hanno sorriso a Medvedev, a Pechino e a Vienna c’è stata finalmente l’attesa inversione a U, con i trionfi di Jannik dopo sei ko consecutivi contro il moscovita. Ed e lì, proprio nel cuore di quelle due sfide, che la vita di Sinner è cambiata, che gli sono apparse davanti le prospettive di gloria anelate dopo il cambio tecnico a febbraio 2022: «Quando batti un giocatore che non hai mai sconfitto, significa che il lavoro che stai facendo va nella direzione giusta. Ti alleni, ti prepari, studi per arrivare al livello di gente come Daniil, e quando capisci di averlo raggiunto è una bella risposta su cosa stai diventando». Nuovo eroe Evidentemente, c’è sempre l’Orso russo nel destino di Jan: due anni fa, sempre il 18 novembre, si affrontarono proprio alle Finals, dove il giovane azzurro era subentrato come riserva dell’infortunato Berrettini. […] E ancora e sempre l’ora di Jannik, per un altra avventura di passione sconfinata : «Giocare a Torino è magico, il pubblico mi dà una carica eccezionale. Sono contento di essermi dato la chance di poter giocare forse altre due partite, qui ci sono giocatori fortissimi e alla fine cambia poco quando devi affrontare i migliori del mondo». Un consesso che ormai gli appartiene, come riconosce anche Medvedev: «Jannik è in grande forma, può fare tutto. Fa bene il serve & volley, ma gioca benissimo anche da fondo, fa bene la smorzata e il cambio in lungolinea: è un grandissimo giocatore. Rispetto a Pechino, a Vienna ho trovato più modi per rispondere a quelle che erano le sue intenzioni, Scendere a rete e sicuramente un’ottima tattica contro di me, però a rete devi saperci giocare. Può essere un’ottima tattica, ma per il momento credo non sia sufficiente contro di me, riesco a trovare tanti passanti. Contro Jannik, devo partire dalla considerazione che pur giocando meravigliosamente qui ha perso due set». Sottili giochi psicologici e di strategia, mentre dentro il palazzetto e ormai in tutte le case d’Italia la Sinnermania è la dolce malattia di questi giorni. Eppure, il ragazzo è troppo umile e intelligente per farsene travolgere: «Valentino Rossi, Tomba, sono di un altro livello. Nello sci e nelle moto hanno fatto la storia. Il paragone e troppo acerbo, è troppo presto, hanno vinto molto di più, hanno avuto una carriera più lunga io ho solo 22 anni, sto iniziando ora. Spero di essere da traino ma ci sono già tanti ragazzi che stanno iniziando a giocare. Questo è quello che conta, per il movimento, non ci dimentichiamo però cosa hanno fatto prima di me Fognini o Berrettini In tanti hanno fatto tante cose belle. io sono ancora giovane e se solete di una generazione diversa. Mi fa piacere tutto, ma è ancora troppo presto per i paragoni».Ma c’è il sogno Finals per accorciare il tempo.
Siamo Sinner (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)
Ancora loro, a due passi dal sogno. Jannik Sinner e Daniil Medvedev si affrontano per la quinta volta in stagione, la terza negli ultimi 45 giorni, in quello che è ormai un classico del circuito. In palio un posto in finale alle Nitto ATP Finals.Alle ore 1430 (diretta Rai 2 e SkySport) l’azzurro proverà a scrivere l’ennesima pagina di storia. Jannik sta giocando da giorni un tennis fantascientifico: potenza e precisione, abilità nei momenti importanti e calma nelle (poche) situazione di difficoltà. […] Sinner sa di essere sempre più forte ma, ancor di più, lo percepiscono gli avversari. I PRECEDENTI. Sinner e Medvedev si sono affrontati ben otto volte, di cui sei sul cemento indoor. Il russo guida 6-2, ma le ultime due sfide sono finite nelle mani di Jannik. Il primo incrocio risale a un ottavo di finale dell’ATP di Marsiglia del 2020, subito prima dello stop per il Covid. Sinner giocò un primo set da fantascienza per poi calare alla distanza. Medvedev ha continuato a vincere senza particolari patemi per anni, tranne in una circostanza: proprio a Torino, alle Finals del 2021, Sinner si procurò due match-point prima di cedere al tie-break del terzo set. La svolta è giunta quest’anno tra Pechino e Vienna: Jannik ha conquistato entrambe le finali dimostrando di saper vincere in due maniere diverse: grazie alla ormai note variazioni (attacchi a rete, serve e volley, palle corte) nel primo caso, giocando a braccio di ferro nel secondo. «Medvedev mi ha reso un giocatore migliore – ha spiegato Sinner – abbiamo giocato partite molto dure e mi sono dovuro allenare rantissimo per batterlo». FATTORE TIFO.La bolgia del PalaAlpitour è pronta a sostenere Sinner con la solita passione. Anzi, con qualcosa in più. la Prefettura e la Commissione Provinciale di Vigilanza hanno infatti sbloccato, su richiesta federale, la vendita di ulteriori 300 biglietti per ciascuna delle ultime quattro sessioni dell’evento. Il tifo da stadio (calcistico) sarà ancor più infernale. Vi sono tennisti che soffrono un ambiente infuocato, che sia a favore o contro. Sinner ha già dimostrato di prendere forza da ogni boato. IL PUNTO TATTICO. «Non credo che Medvedev, a distanza di poche settimane dalle sfide di Pechino e Vienna, possa cercare un nuovo piano strategico. Non stravolgerà il proprio tennis». Parola di Fabio Colangelo, direttore tecnico de “La Stampa Sporting” di Torino, che in questi giorni ha seguito gli allenamenti e i match dei top player «Se Sinner mantiene la costanza di rendimento palesata al PalaAlpitour avrà ottime chance». Negli anni scorsi Medvedev era solito sfinire Sinner sotto il profilo fisico e mentale. Ora non accade più. «Il russo si è reso conto che Jannik è diventato più forte di lui. Medvedev ha provato in allenamento, ogni tanto, a rispondere vicino al campo, ma mi sorprenderebbe vederlo lontano Alle 14.30, il nostro numero 1 insegue una storica finale contro il russo che è stato a lungo una delle sue bestie nere dai teloni in risposta». La chiave tecnico-tattica è il servizio. «Continuo a ripetere che i miglioramenti di Sinner alla battuta sono straordinari. Non solamente per gli ace, ma soprattutto per la resa: Jannik, anche grazie alla velocità del campo, riesce a stare più tranquillo e a sprecare meno energie. È un fattore fondamentale. Preoccupazioni? Siamo a fine stagione. Le variabili legate a energie mentali e fisiche, a questo punto dell’anno, vanno tenute in considerazione». RANKING. La classifica, comunque vada, non cambierà. Se anche Sinner dovesse vincere le Finals rimarrebbe n.4 del mondo. Ma il solco tra lui e Medvedev potrebbe passare da 1710 punti a 610, con il possibile attacco alla preda (e al numero 3) nel corso dei prossimi Australian Open.
Medvedev atto III. Non c’è da fidarsi (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Tre volte inun mese. È più di quanto un tennista in piena attività sul circuito riesca a vedere la fidanzata. C’è il rischio di diventare amici, con uno che incontri una settimana si e l’altra pure. […] Con Daniil Medvedev più una certezza che una possibilità. Sul suo taccuino nero, il russo della Croisette, francese di sponsor e di seconda lingua, ma con l’inestinguibile espressione corrucciata da giovane intellettuale di area trozkista, di nomine ha segnati ormai parecchi, alla voce “da tenere lontano”. Ci sono finiti Schwartzman e Tsitsipas. Chissà se c’è anche Sinner. Di sicuro Daniil preferisce Rune, forse perché gli ricorda la finale romana (l’unico trofeo di cui farsi vanto quest’anno), forse perché può condividere con il danese quel carattere in buona parte malmostoso, che si dipana tra la modalità musona e quella scorbutica tout court, di cui i due si servono come corazza contro avversari meno simpatici. O forse, chissà, più forti di loro. Jannik rischia di esserlo diventato, se è vero che nello stesso periodo dei tre incontri con Daniil, il nostro Semola ha infilzato anche Alcaraz, Djokovic, Rune, Rublev e Tsitsipas, più della metà della Top Ten cui lui stesso partecipa. La pensa così l’orso Medvedev? «Di sicuro c’è che in questo momento è al top della forma. La semifinale che ha ottenuto in queste Finals, il modo in cui l’ha raggiunta, battendo tutti, lo dimostra. È in uno di quei momenti in cui gli riesce tutto. Può decidere di risolvere il match con il serve and volley ma allo stesso tempo rimanere a fondo campo e demolire ugualmente i propri avversari. Gli ho visto eseguire, in una sequenza assai ristretta di colpi, il dropshot e lo slice, il lungo linea e il cross. I top player sanno giocare qualsiasi colpo, e Sinner ha ormai agganciato il carro dei top player». L’ammirazione appare genuina, ma non fa da antidoto. La domanda se tra i due corra scarsa simpatia non trova risposta. E poi Daniil a certi pensieri ama dare sfogo sul campo, come quando a Pechino non mancò di prendere in giro Sinner offrendo una rappresentazione grottesca del suo mal di gambe, che però gli permetteva di correre su ogni palla. Piuttosto, pensa al match Medvedev. Con Semola aveva una dote cospicua, sei incontri e sei vittorie, che gli e stata taglieggiata tra Pechino e Vienna. Sei a due, oggi. Con il rischio di ritrovarsi oggi sul sei a tre e fuori dalle Finals. Sta a lui correre ai ripari. A Vienna avevo la sensazione di giocare decisamente meglio rispetto a Pechino, e alla fine ho perso anche quel match. Devo riuscire a fare di più, e meglio. Qui Sinner ha giocato in modo incredibile i match del suo girone, ma ha comunque perso due set. Devo fare come i ragazzi che quei set glieli hanno vinti. Mi aspetto una sfida dura, ma sono contento di giocarla». La Next Gen per la prima volta sembra diventata un problema.[…] «Ci siamo trovati in entrambi i set sul 4 pari. Li mi sono un po’ perso, non sono stato molto bravo e forse ho avuto un po’ di sfortuna. Alla fine la partita girata su due o tre colpi. Pazienza. Ci sta… Ma non credo di aver giocato male». Possibile che abbia voluto rifilare Alcaraz a Djokovic, preferendo tenere Sinner per se? Chissà… Certi calcoli non è facile farli. In semifinale sono giunti i primi quattro della classifica. È la quarta volte che succede nella storia delle Finals (1990, 2004 e 2020 le altre). «Ma non chiamateli ragazzi, i Sinner, gli Alcaraz e i Rune. Sono giovani, ma già rodati, è da tempo che giocano alla pari con i più forti. E non sono soltanto loro. Anche Ben Shelton e Arthur Fils giocano benissimo». Che cosa nasconda questo Medvedev così buono con i giovani, e con Sinner lo scopriremo oggi. ll consiglio a Jannik è il solito. Non dare niente per scontato.
Il nuovo Sinner in una stagione storica piena di grandi magie. “Sono pronto” (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)
La stagione delle prime volte oggi imbocca decisa i tornanti della storia. «Dopo Djokovic ho resettato tutto, la vittoria su Rune mi ha dato fiducia. Sono pronto». Dal girone delle Finals, unico maestro ancora in grado di annettersi il jackpot per il re imbattuto (4.801.500 dollari, abbastanza per pagarsi il volo privato di lunedì per Malaga, destinazione Coppa Davis, ma la Federazione in caso di finale a Torino sarà felice di occuparsene), è uscito un nuovo Jannik Sinner, l’ennesima versione di questa annata magica carica di primizie: il primo successo su un n.1 (Alcaraz a Miami), il primo Master 1000 (Toronto), il tabù spezzato con Medvedev (Pechino e poi Vienna), il primo trionfo su re Djokovic (qui alle Finals). Ma d’altronde se il barone rosso non fosse in volo da mesi («I paragoni con Alberto Tomba e Valentino Rossi però sono esagerati, loro appartengono a un altro livello…»), unico tennista ad aver battuto tutti i top 3 in sette mesi e mezzo, 60 vittorie in stagione (più di lui solo Medvedev, 66, e Alcaraz, 64), nessuna delle creazioni di Torino sarebbe stata lontanamente possibile. È un Sinner esausto ma sereno il ragazzo che giovedì notte ha posticipato all’una la conferenza stampa per completare le terapie con il ghiaccio («II fastidio alla schiena è passato, ho sentito una piccola botta, forse un po’ di tensione, ma non mi sono preoccupato troppo: siamo come auto di F1, appena c’è qualcosina la senti»), il format contro natura dei gironi ripropone Daniil Medvedev sulla sua strada per la terza volta in 45 giorni e benché i precedenti rimangano a favore del russo (6-2), la buona notizia è che Jannik si è annesso gli ultimi due. È puntellandosi sul ricordo di sé che l’azzurro partirà alla conquista della prima finale Master made in Italy in 53 annidi vita del torneo, immaginando nuovi record d’ascolto: 2.581.000 spettatori (share 13,4%) su Raidue (più altri 653 mila su Sky) per Sinner-Rune, è (anche) alla visibilità in chiaro che va attribuito il cambio di percezione dell’atleta nell’opinione pubblica. Medvedev, che ieri non ha dato l’impressione di dannarsi per battere Alcaraz (stasera contro Djokovic, sfida altissima: 2-2 i confronti, gli ultimi, Wimbledon e Cincinnati, memorabili), sa cosa aspettarsi: «Jannik è il giocatore più caldo: sa fare serve and volley ma anche mettere pressione da fondo, ha la palla corta, lo slice, il cross. A Vienna ho giocato un gran match, migliore di Pechino, eppure ho perso di nuovo. Cercherò di ispirarmi a chi, qui a Torino, gli ha tolto un set: Djokovic e Rune. Dovrò essere la migliore versione di me stesso per avere una possibilità». Sinner non potrà permettersi il calo nervoso che gli è costato il secondo set con Rune ma è plausibile che l’enorme investimento di energie per chiudere in testa il girone grazie a tre vittorie torni a farsi sentire oggi con Medvedev, in un PalaAlpitour sovraffollato (sbloccata la vendita di altri 300 biglietti: la capienza totale sale a 12.262 spettatori), che si sgolerà senza risparmiarsi per l’eroe venuto dal freddo. II campo velocissimo, quella patinoire grigia stesa in un lago di blu per avvantaggiare il giocatore di casa, non dispiace nemmeno a Medvedev: «E uno dei tennisti del circuito che serve meglio» ricorda Sinner, e anche nella risposta non è male: il russo ha il miglior return rating (cioè la percentuale di punti fatti sulla risposta, 166.3), dell’Atp Tour. […]
Sinner scrive un’altra storia (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Jannik Sinner sta riscrivendo la storia del tennis italiano maschile in tutto e per tutto. Come confermano le prime semifinali azzurre nella storia del Masters (ATP Finals), dal 1970, col 22enne altoatesino contro Daniil Medvedev nel pomeriggio e Djokovic-Alcaraz di sera nel doppio scontro generazionale fra i primi 4 del mondo. Jan deve ancora salire lo scalino più alto, i tornei dello Slam – con i famigerati 5 set – , e quindi l’unico trionfo era Open di Adriano Panatta al Roland Garros e la Coppa Davis del 1976. Ma i suoi record di precocità sono impressionanti, dai Challenger al vertice, colmando la lacuna che ancora a dicembre accusava contro i top 10. […] MESSAGGIO Dei giorni magici di Torino 2023 resteranno scolpiti il tifo da stadio, i silenzi sofferti di 13mila anime, la Sinner-mania e il sorriso felice del piccolo Matteo di anni 7 che, nel mezzo della battaglia contro il male, ha avuto un momento di gioia nell’accompagnare in campo giovedì sera Jannik. Fa il pari con le dediche del Profeta dai capelli rossi: «E’ un privilegio essere qui. Giocare in Italia mette una pressione superiore ma è una pressione positiva. Il pubblico mi regala tanta energia. E’ bello che tanti guardino il tennis, anche se per famiglie con figli di 7/8 anni i match lunghi possono essere pesanti: non sai mai quando cominciano e quando finiscono». Forse è l’unico che ancora tiene i piedi per terra: «Tomba e Valentino hanno raggiunto risultati pazzeschi, sono di un altro livello. Il paragone con lo- ro credo sia un po’ troppo, ho solo 22 anni». MINACCIA I problemini contro Rune sulla strada dell’urrà stagionale numero 60? «Ero solo un più nervoso perché non l’avevo mai battuto e il piccolo clic che ho sentito alla schiena nel secondo set era solo tensione», racconta Jan che preferisce farsi chiamare La Volpe Rossa ma che volpe si deve ancora dimostrare. «Siamo come macchine di Formula Uno: tutto deve girare al meglio. Oramai ho imparato però a conoscere il mio corpo e nel terzo set non ero preoccupato». Ma il carico psico-fisico potrebbe pesare tutt’a un tratto sulle spalle dell’ultimo eroe sportivo nazionale contro Daniil Medvedev, che ha battuto due volte di fila dopo 6 ko consecutivi. Preoccupa che il kraken del tennis non sia sembrato così cattivo contro Carlos Alcaraz: vedeva Sinner come il male minore rispetto a Djokovic? «Jannik è al top della forma, lo dicono i risultati, lo dice il suo gioco. Può fare tutto: servizio, volée o fondocampo, smorzate, slice, lungolinea, cross. Ha tutti i colpi, perciò è un top player. A Vienna mi è sembrato di dare una buona risposta dopo il ko di Pechino ma ho perso comunque. Quindi, devo rispondere ancora meglio ai suoi colpi. Però qui Jannik ha giocato in modo incredibile ma ha perso due set. Devo giocare come quelli che glieli hanno tolti. E se mi attacca a rete come fanno sempre di più i miei avversari deve essere davvero bravo, lo possono fare in 2 o 3, sennò li passo». Oggi si attende il nuovo record TV dopo gli oltre 3 milioni di spettatori fra Sky e Rai per Sinner-Rune.
Qualcosa è cambiato. Sinner trova Medvedev e ora sa come batterlo (Paolo Rossi, La Repubblica)
I Fab Four del 2023 sono i (legittimi) sopravvissuti, e si sfideranno per il titolo di Maestro dell’anno. Alle 14.30 Sinner-Medvedev, alle 21 Alcaraz-Djokovic (in rigoroso ordine di classifica dei gironi): loro offriranno il più grande spettacolo. […] Da italiani dovremo sperare nel classico “non c’è due senza tre”. E cioè che, dopo le ultime due vittorie di fila contro Medvedev, Sinner continui la striscia vincente dell’ultimo mese di ottobre e conquisti una storica finale per il tennis azzurro. Comunque vada, l’esplosione ed evoluzione del ventiduenne di Sesto resta qualcosa di favoloso. E se vogliamo riguardare a ritroso, a 360° la sua storia, spunta sempre e solo lui: Massimo Sartori. L’ombelico di tutto. Forse il regista di tutto. «Perché io sono stato il coach di Andreas Seppi, di Alex Vittur e Simone Vagnozzi. E proprio Alex segnalò a me Jannik bimbo. E io finii per palleggiarci, e sempre io lo portai a Bordighera da Riccardo Piatti». La domanda sorge spontanea: perché Sartori non è il coach di Jannik Sinner? «Perché avevo, ed ho tuttora, un rapporto con Seppi che è qualcosa che va al di là dello sport». Nel tennis non accade spesso di trovare persone con questi principi morali, tali da far fare passi indietro. «Io sono fatto così. Ma se non fossimo stati così la famiglia Sinner non ci avrebbe mai affidato il piccolo Jannik, all’epoca tredicenne. Lo fecero solo perché conoscevano la nostra storia, la nostra serietà». Cose di montagna, insomma. C’è chi sostiene che ci sia la sua manina anche nella scelta di Vagnozzi, anche se Sartori ride, glissa e se la cava con un: «Comunque sia, mi sembra che Jannik sia caduto bene, no?». Addirittura con due coach, poi. «Ma attenzione: Vagnozzi e Cahill hanno compiti e ruoli diversi, e dunque si completano». […]. «Sono felice di quanto Jannik sta facendo: ho dato il mio contributo. Il segreto di questa esplosione, la base, risiede secondo me nella preparazione annuale che hanno fatto. Sono lì le radici. Lo si è visto a gennaio, in quegli Australian Open che non gli hanno dato soddisfazione. Ma chi sapeva guardare, ha notato il lavoro propedeutico servito per il prosieguo». Poi sono stati aggiunti ingredienti tecnici. «Beh, se ci avete fatto caso, in passato Jannik era più frettoloso negli scambi, pensava di risolvere con le sue cannonate. Ora tira sempre forte, ma le direzioni sono cambiate, più angolate. E sa come e quando farle». Ci sarebbe un altro inciso malizioso, cosa pensa oggi Riccardo Piatti. «Per come lo conosco, è contento anche lui. Sa di aver avuto un ruolo in tutto questo». Un successo che va oltre il tennis. «Questo credo sia dovuto al fatto che sta avvenendo in Italia. Siamo a Torino, ma si impazzì per Jannik anche a Milano, alle Next Gen. In questo ha avuto una tempistica fortunata». E, a proposito di tempistica, c’è una semifinale da onorare e magari conquistare. Sartori non ha dubbi al riguardo: «Prendo Sinner e butto giù dalla torre Medvedev. Perché in questo momento gli è sopra di livello, e lo sta confermando. Il russo avrà un alto e basso, gli succede sempre, e sono convinto che Jannik ne approfitterà». Parola di coach.
Roulette rossa (Stefano Semeraro, La Stampa)
Ormai è il fratello d’Italia – ma senza connotazioni politiche. E pure il figlio, l’amico, l’idolo di tutta l’Italia, sportiva e no, che oggi alle 14,30 si riunirà ancora una volta davanti alla tv per tifare per lui, per spingerlo insieme ai 12 mila del PalaTour. Per la precisione 12.262, visto che per la semifinale contro Daniil Medvedev sono stati messi in vendita altri 330 posti. Persino la Prefettura, e la commissione di vigilanza, si sono inchinati al Fenomeno. Del resto in casa, sul taxi, al bar, a Torino come a Roma, Milano o Palermo, non si fa che parlare di lui, di Jannik il Rosso, come succedeva ai tempi dei successi Alberto Tomba e Valentino Rossi. «Be’, loro sono grandi campioni – ha provato Jannik a smorzare i toni, con l’umiltà dei predestinati – Io ancora non ho vinto tanto, è presto per certi paragoni». […]. Il match con Rune ha raccolto complessivamente oltre 3 milioni di spettatori, «e per lo studio che è iniziato dopo mezzanotte – racconta Angelo Mangiante, voce di Sky che trasmette l’evento insieme con la Rai – gli ascolti sono arrivati a quota 250 mila, una cifra che va moltiplicata almeno per quattro se consideriamo gli utenti reali». È la sinnermania, non solo la voglia di ammirarlo e di tifare per lui, ma anche di sentire parlare tanto di un campione che sembrava freddo, e invece sta sciogliendo una nazione. Per il suo rivale Alcaraz, il lato spagnolo di un futuro a tre punte che comprende anche il danese Rune, «Jannik l’anno prossimo sarà fra i candidati a vincere gli Slam. E può diventare numero uno del mondo». Per Medvedev, il demone russo che oggi proverà a stopparlo, «Sinner ormai può fare tutto in campo. Stare a fondo, giocare serve e volley. A Vienna mi ero preparato pensando a come mi aveva battuto a Pechino: ma non è bastato». Il loro sarà un quinto set stagionale: due finali vinte a Rotterdam e Miami per Daniil, due per Sinner fra Cina e Austria. In molti si aspettano un match epocale, di sicuro sarà il centro del sabato del villaggio (globale) . Ieri Sinner si è allenato, per un’ora e mezza abbondante, con il 18 enne americano Nishesh Basaraveddy, studente a Stanford, che gli ha fatto da sparring partner ma soprattutto da cavia: Vagnozzi e Cahill l’hanno piazzato a ridosso dei cartelloni, dove di solito bivacca Medvedev in risposta, e Jannik lo ha riempito di servizi slice a uscire. Il problemino alla schiena avvertito alla fine del secondo set con Rune non ha lasciato tracce, non c’è stato nemmeno bisogno di fare esami o consultare medici. Per impedirgli di scendere in campo ci vorrebbe un decreto, e forse non basterebbe, la sua concentrazione è impressionante. Il suo giorno libero lo ha comunque passato al Pala Alpitour, invece di godersi una cena in relax ha preferito restare in tribuna a spiare i rivali, il ciuffo rosso che spuntava sotto il cappuccio della felpa. Contro Rune era entrato in campo mano nella mano con Matteo Testai, sette anni, in cura al Regina Margherita di Torino. «Mi raccomando Jannik, vinci eh?», gli ha detto Matteo, e il ragazzo Jan ha sorriso. Il loro sogno condiviso è quello di tutti noi.
Alcaraz ritrovato per fermare Nole (Piero Guerrini, Tuttosport)
Ci voleva Torino per ricaricare Carlos Alcaraz, persosi in una infruttuosa e dannosa caccia al n. 1 Atp Tour. […]. Charly ha ricomposto i pezzi del suo tennis e probabilmente la fascite plantare si è dimenticata del suo piede. Ieri ha controllato e a tratti dominato Daniil Medvede servendo benissimo. Soprattutto è tornato a correre e colpire angoli estremi. Per esempio il break del primo set lo ha conquistato con un cross di dritto sulla riga esterna dopo che il russo lo aveva costretto a fare il tergicristallo. È tornato Carlos l’esplosivo, capace di cancellare il russo con un doppio 6-4 in un’ora e 20 minuti E questo non dovrebbe tranquillizzare sua maestà Djokovic a caccia del settimo trofeo che lo porterebbe a stabilire un altro record solitario. Djokovic si è allenato al mattino al Pala Alpitour senza sapere chi avrebbe affrontato. Però lui ha memorizzato le caratteristiche di tutti i rivali. E quest’anno siamo al quarto duello, sul 2-1 per Djokovic che però ha perso la sfida chiave verso il possibile Grande Slam, la finale di Wimbledon in cinque set bellissimi e combattutissimi. Nel frattempo Torino mostrerà al mondo i primi 4 del mondo per l’undicesima volta. Prima di quest’anno, era già successo nel 1973, 1979, 1982, 1983, 1984, 1986, 1989, 1990, 2004 e 2020. E la prima al Pala Alpitour. Sarà dunque il reo uno dei tre principi, il meglio del meglio a giocarsi il trofeo. Ma soltanto Sinner potrebbe conquistare il bonus in prize money e quello in punti per aver concluso imbattuto. Se la semifinale Sinner-Medvedev è da stacanovisti vincenti (Sinner 60, Medvedev 67), quella della sera è esuberanza contro esperienza e attenzione ai minimi dettagli. Ma attentii Alcaraz ci crede e sa anche come ingraziarsi il Paese in cui gioca per esempio elogiando oltremisura Sinner: «Sono felicissimo di essere in semifinale alla mia prima partecipazione. Già nella partita precedente mi ero adattato meglio alla superficie e con Medvedev sono migliorato ancora, altrimenti non lo avrei sconfitto. Ho cercato di essere il più aggressivo possibile contro Daniil. Con il mio team lavoro per riuscire a farlo in ogni partita». Insomma, Alcaraz va a comandare. «Sono molto contento di trovare Djokovic mi sono preparato per sfidarlo. Sono più forte mentalmente rispetto ai precedenti e sono tornato al livello della prima parte di stagione. Sono incantato dal gioco di Jannik nelle Finals: è un modello»
La tigre e il leone (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
La tigre ferita è ancora nella foresta. […] Salvato dal rispetto di Sinner per lo sport e per le regole, Novak Djokovic giocherà stasera la 12° semifinale al Masters, inseguendo la nona finale che dovrebbe aprirgli le porte del settimo sigillo, quello del definitivo allungo rispetto a Federer. Lo Spettacolo Sarà Alcaraz, resuscitato grazie alla vittoria su un Medvedev non esattamente posseduto dal fuoco sacro (era già qualificato), a provare sulla propria pelle se il fantasma reincarnato del Djoker, passata la paura, possa tornare padrone delle Finals come un anno fa. Una sfida che rievoca scenari memorabili, in questo 2023: la semifinale del Roland Garros con lo spagnolo sconfitto e trasfigurato dai crampi; la leggendaria finale di Wimbledon dell’incoronazione di Re Carlos in un’alternanza di emozioni mai vissuta da nessun’altra parte in stagione; la rivincita di Nole in finale a Cincinnati, in quella che resta la più bella partita dell’anno. I rivali che si sono contesi il numero uno, poi appannaggio di Djokovic, i simboli più fulgidi dello scontro -tra generazioni: una semifinale che prometterebbe spettacolo, se non ci fossero fresche ammaccature. Novak era approdato a Torino sull’onda del trionfo a Bercy, ha battagliato e vinto con Rune fissando la certezza del primato in classifica a fine anno, ma ha perso con Sinner e si è ritrovato pure con la febbriciattola. Si è consolato con l’arrivo dei figli, e adesso che è sopravvissuto vorrebbe imporre di nuovo la sua legge: «La generazione di Alcaraz, Sinner e Rune è fortissima. Loro tre sono probabilmente i giocatori che porteranno avanti il tennis in futuro, ma anche nel presente. È normale che i giovani siano affamati e vogliano migliorare in fretta, cercando di battere tutti i migliori e vincere il più possibile. La concorrenza qui è altissima, ma sono orgoglioso di quello che sto facendo. E raggiungere e conservare il numero uno è il traguardo più difficile del tennis». Parole parole Pure Alcaraz è passato attraverso una sconfitta (con Zverev), ma si è ritrovato quando contava, accantonando eroicamente la fascite plantare al piede sinistro che lo tormenta: «Sto giocando allo stesso livello della prima parte della stagione. Dopo aver perso con Zverev ho parlato a lungo con coach Ferrero per capire come riuscire ad affrontare al meglio questo torneo, per cercare di esprimere il mio tennis. Che vincessi o perdessi non importava, purché fossi riuscito a far vedere quello che valgo. È l’ultimo torneo dell’anno e dovevo tirare fuori tutto, e nelle ultime due partite ci sono riuscito. Se penso a vincere il titolo? Beh, mancano ancora due match e la cosa mi sembra ancora tanto lontana. Certo che mi piacerebbe, ma innanzitutto dovrò dare il massimo in semifinale per battere il tennista che ha vinto di più al mondo». E per sfidare Djokovic, può servire pure la scaramanzia: «Se vinco mantengo la stessa routine: stesso ristorante, stessa cena, stessi esercizi… Rispetto alla semifinale di Parigi contro Nole sono più forte mentalmente. Gestisco meglio la pressione. Per affrontarlo con l’intenzione di batterlo devi essere mentalmente solido in ogni punto. Non vedevo l’ora di affrontarlo di nuovo, spero di riuscire ad esprimermi ad un gran livello anche se so che lui farà valere la sua esperienza di semifinali al Masters». Soprattutto adesso che non è più un fantasma