Rivoluzione finita quarant'anni dopo il colpo a due mani si è preso il tennis (Crivelli). Le chiavi della svolta facile da insegnare garantisce potenza e angoli imprevedibili (Bertolucci).

Rassegna stampa

Rivoluzione finita quarant’anni dopo il colpo a due mani si è preso il tennis (Crivelli). Le chiavi della svolta facile da insegnare garantisce potenza e angoli imprevedibili (Bertolucci).

La rassegna stampa di giovedì 7 dicembre 2023

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Rivoluzione finita quarant’anni dopo il colpo a due mani si è preso il tennis (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

 Il colpo delle femminucce. Non erano teneri, i puristi, quando dovevano commentare le gesta dei pochi giocatori che nell’epoca classica del tennis, cioè fino a metà degli anni 70, usavano entrambe le mani per colpire di rovescio. Tenere l’impugnatura con tutti e due gli arti era definito, insomma, un sintomo di debolezza di fronte al rovescio a una mano sola, che la fantasia di alcuni scrittori aveva definito come il «colpo della lussuria» e certamente il più elegante dei gesti bianchi. Nel dicembre del 1983, trai primi 40 della classifica di fine anno appena otto giocatori portavano in dote il rovescio bimane; a dicembre 2023, esattamente 40 anni dopo, la rivoluzione si è di fatto compiuta, perché tra i top 40 la proporzione si è capovolta, e sono soltanto quattro i tennisti che eseguono il rovescio a una mano, esemplari ormai in via d’estinzione.

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Prima di lui, erano stati bimani Vivian McGrath, australiano che nel 1937 vinse lo Slam di casa ma che era motto forte anche sulla terra battuta, e il connazionale John Bromwich, che invece vinse Wimbledon nel 1939 e nel 1946. A due mani (anche con il dritto) giocava pure l’ecuadoriano Pancho Segura, costretto all’insolita impugnatura dal rachitismo che gli aveva indebolito i muscoli da bambino e poi straordinario giocatore nel circuito professionistico per tutti gli anni 50. Si trattava tuttavia di eccezioni, seppur di altissimo livello, che non potevano certo intaccare la tradizione di uno sport nato con l’esecuzione del rovescio a una mano e disputato, fino a tutti gli anni 60, per la maggior parte della stagione su campi in erba, dove il rimbalzo più basso richiede impatti e tagli più facili da eseguire con il rovescio classico.

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Non è un caso che pure alcuni degli ultimi interpreti del rovescio tradizionale, da Pete Sampras a Dominic Thiem e passando pure per Roger Federer, iniziarono con quello bimane per poi convertirsi attorno ai 14 anni, quando si deve completare il salto tra l’attività giovanile e l’aspettativa di una carriera da potenziali campioni. Proprio il Divino svizzero, con la sua magistrale esecuzione, ha rappresentato forse l’ultimo corifeo del rovescio a una mano, e sui suo esempio la generazione successiva non ha perlomeno dimenticato che un altro mondo è possibile. È il caso dello statunitense Christopher Eubanks, uno dei quattro superstiti presenti nel ranking 2023, che scelse di giocare il colpo classico proprio per imitare Roger, ma se potesse tornare indietro seguirebbe la religione imperante. Tra le donne, ormai praticamente nessuna gioca più il rovescio a una mano, perché non supporta più la potenza richiesta dal gioco, mentre secondo i pronostici di molti tecnici tra dieci anni scomparirà anche tra gli uomini. E la clava avrà definitivamente travolto il fioretto.

Le chiavi della svolta facile da insegnare garantisce potenza e angoli imprevedibili (Paolo Bertolucci , La Gazzetta dello Sport)

Da esecutore del rovescio a una mano, ho assistito con ovvia apprensione all’evoluzione del gioco verso l’utilizzo quasi esclusivo del colpo bimane, come se privassero il mio sport dell’essenza che lo contraddistingueva. Ma senza lasciarsi trasportare dal romanticismo, e analizzando invece le ragioni tecniche legate a questa rivoluzione, si comprende come il percorso sostanzialmente iniziato da Connors e Borg non poteva che sfociare nel trionfo dell’esecuzione a due mani. Le ragioni Innanzitutto, è quella più facile da insegnare ai bambini e quella con cui si sentono più sicuri, potendo ovviare con la presa alla mancanza di forza atletica in una fase della crescita in cui non sono ancora sviluppati muscolarmente.

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Dal punto di vista della biomeccanica (mi riferisco ai giocatori destrorsi), l’esecuzione classica richiede lo scivolamento sulla gamba destra e il piegamento del busto in avanti, con la conseguenza di perdere un passo prima di ritrovare la posizione da cui controbattere alla replica dell’avversario, un problema che non si pone con il rovescio a due mani, dove a scivolare è la gamba sinistra ed è possibile effettuare l’open stance, cioè l’esecuzione frontale, da cui recuperare immediatamente il passo effettuato con l’esecuzione del colpo. Inoltre, mentre il rovescio a una mano rende complicato maneggiare le palle alte sulla spalla dalla parte sinistra, a cui è possibile far fronte solo con un colpo tagliato, quello bimane permette al giocatore di spingere anche su quel tipo di soluzioni proposte dall’avversario per metterlo in difficoltà.

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Se dovessi stilare una classifica dei migliori rovesci a una mano da trent’anni a questa parte, cioè da quando il cambiamento si è messo in moto diventando inarrestabile, più ancora di Federer premierei Wawrinka e nel consesso inserirei anche Thiem (che peraltro da ragazzino era bimane) e Gasquet. A proposito di Stan, che riesce ad imprimere al colpo una frustata straordinaria, sarebbe bello possedere una macchina del tempo e tornare ai suoi inizi, convincendolo a giocare il colpo con due mani. Non avremo mai la riprova, ma sono convinto che ci saremmo trovati di fronte a una macchina da guerra in grado di rivaleggiare con i Big Three più di quanto non sia comunque riuscito a fare con eccellenti soddisfazioni. 

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