Nick Kyrgios si confessa: "Mi sono goduto questo periodo ma adesso voglio tornare in campo. Spero di giocare ancora un paio d'anni"

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Nick Kyrgios si confessa: “Mi sono goduto questo periodo ma adesso voglio tornare in campo. Spero di giocare ancora un paio d’anni”

Kyrgios racconta la sua carriera: il rapporto con il tennis, la crisi del 2019, i media e le racchette rotte

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Nick Kyrgios - Washington 2022 (Twitter - @atptour)
 

Nick Kyrgios, attualmente senza un ranking ATP, nel corso del 2023 ha disputato un solo incontro ufficiale, perdendolo sull’erba di Stoccarda contro il cinese Wu. Kyrgios, che ha recentemente confermato il suo forfait per l’Australian Open, ha quasi del tutto risolto i suoi problemi fisici ma, in attesa del rientro in campo, si sta dedicando al suo posto preferito: il palcoscenico. Nel corso delle Nitto ATP Finals di Torino aveva commentato alcune partite per Tennis Channel (direttamente dagli studi di Los Angeles) mentre recentemente ha partecipato in qualità di ospite d’onore ad una serie di podcast di successo, compreso quello di Jay Shetty: Nick ha chiacchierato col conduttore, affrontando diversi temi tra cui la sua infanzia, il rapporto coi media e la crisi emotiva del 2019, senza ovviamente dimenticare le sue celebri sfuriate sul campo da tennis.

AMORE E ODIO– Kyrgios in diverse circostanze ha dato la sensazione di non divertirsi in campo, sembrando spesso quasi annoiato e infastidito dalla routine della competizione. Negli ultimi 14 mesi praticamente non ha disputato nemmeno un incontro ufficiale e allora la domanda sorge spontanea: “Ti manca il tuo sport?”. Kyrgios sorride: “Una pausa così lunga ti concede un’opportunità ormai rara per un giocatore professionista, ovvero quella di passare tanto tempo a casa, con gli amici, con la fidanzata, con la famiglia…Un pochino, lo ammetto, mi è mancato il tennis, ma solamente un pochino. La verità è che mi sono goduto questo periodo ma adesso voglio cercare di tornare competitivo, specialmente nei tornei dello Slam”.

L’INFANZIA“Quando ero piccolo odiavo il tennis, ho cominciato a giocare perché ero sovrappeso e mia madre mi ha praticamente obbligato a fare un minimo di attività fisica accompagnandomi a questo circolo di tennis. Io però non volevo, mi ricordo che piangevo in continuazione. Il mio allenatore però notò qualcosa in me: apprendevo in fretta, si vedeva che ero portato. Ci ho messo comunque un po’ di tempo a realizzare di poter diventare un professionista, anche quando avevo 17 o 18 anni e andavo ancora a scuola non avrei mai pensato potesse davvero diventare il mio mestiere, non avrei mai pensato di poter sfidare i migliori tennisti del mondo. E’ successo tutto molto in fretta”

LA CRISI DEL 2019– Kyrgios ha recentemente raccontato il suo periodo buio (ci si riferisce in particolare al 2019), un periodo nel quale si è lasciato trascinare da varie tipologie di dipendenze, isolandosi completamente, e in cui ha anche pensato al suicidio: “Non ero lucido, uscivo a bere tutte le sere, ai tempi pensavo fosse solo divertimento ma non lo era: analizzando adesso la situazione posso dire che era una sorta di dolore auto-inflitto. I miei amici mi dicevano che quello che stavo facendo non era sano ma io li ignoravo.”

L’australiano aggiunge ulteriori dettagli: “L’aspetto più surreale è che in quel periodo le cose in campo stavano andando bene, vincevo tante partite e i media parlavano di un ‘nuovo Nick Kyrgios’, finalmente concentrato sul tennis, e invece io stavo attraversando il momento più buio della mia vita e la cosa più spaventosa è che nessuno sapeva quello che mi stava succedendo. Durante il torneo di Acapulco ero sul balcone della mia stanza e ho pensato di suicidarmi, dieci minuti dopo ero in campo a giocare la mia partita. Alla fine ho vinto quel torneo.” 

Nick ha anche parlato del rapporto coi tifosi e coi media: “Da un lato sperano che io mi comporti meglio in campo ma allo stesso tempo si aspettano una delle mie classiche sfuriate…è una sorta di contraddizione. Ogni volta che gioco una partita mi sento come se dovessi giocare contro milioni di persone e non solo contro il mio avversario. Contemporaneamente però tutti si aspettano grandi colpi e qualche siparietto, come se fossi una specie di fenomeno da baraccone. Questo tipo di pressione probabilmente mi ha sfiancato, sono arrivato ad un punto di non ritorno, ero esausto.”

IL RIENTRO- Ma quando tornerà in campo uno dei giocatori più talentuosi del circuito ATP ?: “Mi piacerebbe tornare in campo e giocare ai massimi livelli ancora per un paio d’anni, però gli infortuni sono difficili da superare. Non voglio continuare a giocare a tutti i costi, non voglio subire altre operazioni, sto lavorando duramente per tornare a competere, mi sto dedicando alla riabilitazione, ma si tratta di un processo lungo e faticoso”

LE RACCHETTE ROTTE- Cosa si prova a distruggere una racchetta? “E’ una bella sensazione. E’ un atteggiamento sbagliato e anche violento che però in determinati momenti di una partita può rappresentare una svolta, uno sfogo positivo. Leggende dello sport come Djokovic e Serena Williams hanno distrutto le loro racchette durante i match, ma hanno tratto beneficio da quel gesto così eclatante, un gesto con cui dimostri di volere di più da te stesso. Quel momento può generare energia positiva, può aiutarti a resettare, a mettere un punto. La rabbia non è per forza distruttiva.”

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