L’ultimo match disputato da Eugenie Bouchard risale allo scorso 18 settembre, sconfitta al secondo turno del WTA 1000 di Guadalajara per mano della russa Veronika Kudermetova al termine di quasi tre ore di grande lotta – 2 ore e 49 minuti. Il punto esclamativo ad un 2023 che l’ha vista in campo per un totale di 22 incontri, di cui 10 vinti, dopo il rientro alle competizioni avvenuto ad agosto 2022 al WTA 125 di Vancouver prima del quale non disputava una partita ufficiale dal 17 marzo del 2021.
Nonostante per l’anagrafe dovrebbe essere nel pieno della propria maturità tennistica – e di conseguenza della carriera – le ultime stagioni di Eugenie Bouchard, più che per i risultati ottenuti o per le immaginifiche prestazioni ammirate, si sono caratterizzate per la sua continua crescita come indiscussa Star dei social e come personaggio mediatico in grado tutt’ora di generare su di sé un elevato grado attrazione e di appeal da parte di prestigiosi marchi intenti ad avviare collaborazioni e partnerships, andando oltre gli anni che passano e con loro quell’incessante sbiadire di primizie tennistiche ormai sempre più opache: il fantasmagorico cammino fino alla finale di Church Road è datato praticamente una decade fa.
E a rendere chiarissima nonché pratica questa riflessione ci ha pensato la stessa protagonista che su Instagram ha ricordato un’esperienza da favola vissuta al di fuori del rettangolo da gioco nel biennio 2017-2018, e che le ha donato eccezionali soddisfazioni.
Nel 2017 infatti la tennista canadese assieme ad alcune “colleghe di racchetta” avviò una collaborazione con Sports Illustrated per il numero speciale del periodico sportivo statunitense Swimsuit Issue.
Tale numero viene pubblicato annualmente a partire dal 1964 e contiene servizi fotografici con protagoniste modelle che indossano costumi da bagno di alta moda o immagini di body painting – anche conosciuta come pittura corporale, consiste nel dipingere il corpo umano a scopo ornamentale – su sfondi a tema paesaggistico-esotico. Concludendo la digressione su SI Swimsuit, bisogna sottolineare come abbia contribuito in maniera diretta nel rendere il bikini, inventato nel 1946, abbigliamento socialmente accettato. E’ stato inoltre il trampolino di lancio per la carriera di diverse Top Model.
Sei anni fa, la 29enne nativa di Montreal in compagnia di Serena Williams e Caroline Wozniacki si recò nelle isole Turks e Caicos, facenti parte del territorio britannico d’oltremare. Si tratta di un arcipelago di 40 isole coralline pianeggianti, nell’oceano Atlantico, situato a sud est delle Bahamas – per il debutto come modella di Sports Illustrated.
Tra le acque luminose e il suo costume al neon, il servizio fotografico si rivelò vibrante e colorato oltre che in netto contrasto con il look decisamente più spigoloso per cui si prestò nel 2018. L’anno successivo, difatti, Genie alla sua seconda “passarella” per il periodico americano abbandonò costumi dai toni tenui, luminosi e in parte sgargianti per abbracciare tonalità più scure e tendenti al nero che però ben si mescolavano, venendone indubbiamente risaltate, dallo sfondo proiettato dalla meravigliosa isola di Aruba: una bellezza paesaggistica immersa nel Mare Caraibico, a nord del Venezuela.
Il viaggio nei meandri fotografici dell’America centrale prevedeva scatti anche in situazioni estetiche più particolari che tuttavia calzavano a pennello nell’estetica in perenne lunaticità offerta dalla Nazione costitutiva dei Paesi Bassi – ossia lo Stato europeo in questione agisce come nazione unitaria in materia di difesa, politica estera e cittadinanza lasciando agire indipendente nella politica interna, nella sanità, nell’istruzione, nei trasporti ecc -, qual è Aruba, tra cui immortalare la scalata di una roccia oppure posare su un quad nel deserto.
Dopo quella doppia avventura fotografica, la finalista di Wimbledon 2014 ha da poco annunciato anche l’inizio di una nuova carriera sportiva imbarcandosi in un’esperienza mai provata prima: cimentarsi con la disciplina – molto in voga negli Stati Uniti ma che sta già trovando numerosi riscontri entusiastici nel resto del globo – del pickleball. Ritornare a riveder le stelle, come nel 2014, forse è una prospettiva utopistica ma ci si può sempre sbagliare.