Australian Open, preview Sinner-Khachanov: spauracchio tie-break per Jannik sulla strada verso Djokovic

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Australian Open, preview Sinner-Khachanov: spauracchio tie-break per Jannik sulla strada verso Djokovic

Sinner è avanti 2-1 nei precedenti, risalenti al 2020 e al 2021. Il servizio può aiutare Khachanov ma fin qui il russo si è fatto brekkare nove volte

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Sinner e Khachanov, US Open 2020
 

Tra Sinner e la sua seconda volta ai quarti di finale dell’Australian Open c’è un ostacolo alto quasi due metri. Detta così, sembrerebbe un’impresa proibitiva a meno che non ci si chiami Giammarco Tamberi o, con l’aiuto di un’asta, Armand Duplantis. Per fortuna, l’altezza nel tennis conta ma fino a un certo punto. Di certo, però, spaventano più 198 centimetri di Karen Khachanov rispetto ai 180 di De Jong e al metro e settanta di Baez, contro i quali Jannik ha dato l’impressione di star svolgendo degli allenamenti per la facilità con cui ha colpito la palla e controllato gli scambi. Siamo però alle porte della domenica di mezzo di uno Slam ed è naturale che il livello di difficoltà tenda a crescere. Khachanov, fin qui, ha fatto il suo rispettando quanto si richiede alla quindicesima testa di serie: ottavi di finale, poi con qualche sorpresa favorevole nella propria sezione di tabellone e/o con una grande prestazione si può andare oltre l’obiettivo minimo.

Un anno fa il buon Karen è riuscito a combinare entrambe le componenti spingendosi fino alla semifinale dopo aver eliminato solamente un top 20 – Tiafoe. Questa volta, però, il tabellone non gli si è aperto e davanti a lui avrà un ostacolo che probabilmente gli apparirà anche più imponente rispetto ai suoi due metri mal contati. Lo status di Sinner è infatti quello non solo di numero 4 del mondo ma anche di miglior giocatore dello scorso finale di stagione e di secondo (come media tra chi pensa che sia il primo e chi lo mette dietro ad Alcaraz o a Medvedev) favorito del torneo. In più, il russo non ha ottimi ricordi contro il nostro portacolori. Nemmeno pessimi a dire la verità, visto che le loro tre sfide ufficiali sono sempre state combattute e, nella prima di questa, fu proprio Khachanov a spuntarla anche grazie ai crampi dell’allora 19enne Sinner (primo turno US Open 2020, al quinto set). Nelle altre due Jannik ha vinto in tre set sul cemento di Miami e proprio su quello di Melbourne nell’atipico 250 che si disputò sugli stessi campi dell’Australian Open.

Da quelle volte è passato un bel po’ di tempo, però: tre anni e oltre. Tanti soprattutto se si considera che il 2020 è stato il primo vero anno (nemmeno completo, visto lo stop dovuto al Covid) di Sinner nel circuito maggiore. Per un ragazzo a cavallo dei 20 anni un periodo di tale lunghezza può cambiare la vita (Mededev, ad esempio, era numero 99 a fine 2016 e tre anni dopo giocò la sua prima finale Slam allo US Open) e nel caso di Jannik, capace di rispettare tutti gli step di crescita auspicati, così è stato. D’altra parte, anche Khachanov è migliorato in questo tempo ma non allo stesso modo dell’azzurro. Il suo ranking è infatti rimasto stabile, ma non si può negare che il russo sia diventato un giocatore più completo (sebbene i suoi marchi di fabbrica restino servizio e dritto) e che abbia acquisito una costanza di risultati soprattutto negli Slam invidiabile. In quattro degli ultimi cinque major disputati ha infatti sempre raggiunto la seconda settimana.

Cosa aspettarsi dal match?

La domanda delle domande è quindi se e quanto si debba temere Khachanov. Di scontato nel tennis, e in generale nello sport non c’è nulla, ma il Sinner visto fin qui a Melbourne, che sembra lo stesso dello scorso autunno, può quantomeno far arrivare sereni i suoi tifosi e il suo team al primo quindici (non prima delle 6 italiane di domenica 21). Poi da quel momento in avanti sarà il campo a parlare. Karen, a differenza di Baez, De Jong e Van De Zandschulp (quest’ultimo a dispetto della stazza), ha il punch sia per non soffrire costantemente nei suoi turni di servizio che per rispondere al ritmo di Jannik da fondocampo. Tuttavia, la continuità d’intensità dell’italiano dovrebbe comunque emergere e prevalere, alla lunga.

Per quanto riguarda il servizio di Khachanov, il moscovita ha fin qui tenuto buone percentuali, arricchite da 54 ace (dietro solo ai 60 di Hurkacz), ma si è comunque fatto brekkare da tutti gli avversari incontrati (Altmaier, Kovacevic e Machac) per un totale di nove volte. Le occasioni per strappargli il servizio, insomma, non mancheranno. Sinner dovrà però essere cinico in fase di concretizzazione nella prospettiva di minimizzare (o se possibile di evitare) il numero di tie-break, dove Karen può diventare molto pericoloso: non a caso ne ha vinti quattro su quattro in questa settimana a Melbourne. Se, invece, tie-break sarà (o saranno), l’altoatesino potrà fare affidamento sull’esperienza passata (dei cinque giocati contro il russo ne ha conquistati quattro) e soprattutto su un rendimento al servizio che nelle prime tre partite è stato buono ma che può essere ulteriormente migliorato, puntando a un 70% di prime in campo che sarebbe una quasi-garanzia di successo.

Per Jannik sarà il primo match pomeridiano/serale del torneo. Si gioca, non prima delle 16 locali (6 italiane), sulla Margaret Court Arena dove l’azzurro ha già disputato secondo e terzo turno. In palio, per lui, c’è la possibilità di raggiungere per la sesta volta i quarti di finale a livello Slam (eguaglierebbe Berrettini). Khachanov punta invece a risalire il ranking virtuale (da numero 18 passerebbe alla 14esima posizione in caso di sconfitta di Mannarino contro Djokovic) e al quinto quarto di finale major. Per i bookmakers non ci dovrebbero essere sorprese. Speriamo che il campo gli dia ragione.

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