Aryna Sabalenka sta continuando nel migliore dei modi la sua cavalcata a Melbourne Park, verso la difesa del titolo conquistato nel 2023. La numero due del mondo ha finora, numeri alla mano, dominato in lungo ed in largo quest’edizione dell’Australian Open: in cinque match disputati non solo non ha lasciato per strada alcun set, ma ha perso appena 16 games in 10 frazioni che l’hanno vista protagonista. Impressionante anche il dato relativo ai turni di servizio: su 39 complessivi ne ha vinti 36, tre le uniche circostanze in cui ha subito il break (nel primo set del secondo turno contro Linda Fruhvirtova e in entrambi i parziali del quarto). Dopo il netto successo ai quarti di finale sulla campionessa del Roland Garros 2021 Barbora Krejcikova, adesso la 25enne di Minsk è attesa dall’ostacolo più complesso, dalla salita più ripida: la n. 4 del tabellone Coco Gauff. Certamente la sfida più ardua da superare e che la divide realmente dal riconfermarsi Regina dell’Happy Slam, considerando come si è aperto il main-draw nella parte alta e la caratura dell’avversaria che in un’eventuale finale la bielorussa si ritroverebbe ad affrontare: un’assoluta esordiente a questo livello, le quatto semifinaliste (Noskova, Yastremska, Kalinskaya e Zheng) non erano mai approdate così lontano in una prova Major.
Perciò Cori e il suo atletismo possono rappresentare nel percorso di Aryna, quella prova definitiva per accendere nuovamente un proprio trionfo Slam: ma come detto le insidie non mancano, l’ultimo precedente da questo di vista è lapidario ossia la sconfitta nell’ultimo atto dello US Open.
Tuttavia l’amazzone di Minsk ci arriva con grandissima fiducia per il cammino svolto, a cui ora potrà aggiungere un’ulteriore fonte di autostima derivante da una statistica alquanto prestigiosa che le permette di entrare in un ristrettissimo cerchio d’élite: Sabalenka, infatti, è diventata la sesta donna dell’Era Open a raggiungere sei semifinali consecutive negli Slam prima di compiere 26 anni – candeline il prossimo 5 maggio. Scandire i nomi delle altre cinque fa semplicemente venire i brividi: Chris Evert, Steffi Graf, Monica Seles, Martina Hingis e Serena Williams. Ai quattro penultimi atti della stagione passata vanno inglobate anche le semifinali del 2022 a Wimbledon e Flushing Meadows.
Non ci resta che attendere di vedere se si materializzerà anche la settima sinfonia, per ora è Sexutple – il cui significato originario sappiamo essere leggermente differente, espressione coniata nel mondo del calcio per identificare un club che riesce a conquistare sei titoli nell’arco di una stessa stagione o al massimo di un’anno solare, ma ci sembrava la migliore definizione possibile per rafforzare il concento del SEI (sesta tennista ad ottenere la sesta semi).
La maledizione di Rublev
Se una bielorussa sorride, di certo non si può dire lo stesso di un russo: Andrey Rublev è caduto ancora una volta, la maledizione dei quarti Slam non gli dà pace. Per la decima volta è stato fermato sulla soglia d’ingresso dei migliori quattro, stavolta è toccato al nostro Jannik Sinner spezzargli la speranza. L’ennesimo appuntamento con le semifinali è così evaporato.
Dalla prima occasione, capitatagli allo US Open del 2017, ne sono arrivate altre nove ma nulla è cambiato: il moscovita è uscito sempre sconfitto. Il decimo KO, tuttavia, segna anche un primato che di lusinghiero non ha neppure una virgola: Andrey diviene il primo tennista dalla nascita dell’Era Open (1968) a perdere i primi 10 quarti di finale disputati a livello Slam nella propria carriera. Prima di lui, era accaduto soltanto alla bulgara – successivamente naturalizzata svizzera – Manuela Maleeva. Analizzando però le gesta tennistiche della nativa di Sofia, ecco che si intravede in favore di Rublev un passato di buon auspicio per ciò che verrà. Manuela Georgieva difatti nel biennio 1992-1993 fu in grado finalmente di rompere quel tabù e spingersi in semifinale Slam: il teatro fu il medesimo in ambedue le occasioni, New York. Guarda un po’, proprio dove il n. 5 ATP ha raggiunto più quarti nei Major: quattro. Inoltre Maleeva si è inerpicata in classifica fino alla piazza n. 3 del ranking, chissà che anche il russo non possa dunque andare oltre la quinta posizione mondiale.
Soprattutto, forse, la siepe del quinto match in un Grande Slam, che oscura la visuale, verrà superata dal buon e pazzerello Andrey quando incontrerà per la terza volta su 11 un avversario più indietro in classifica. Gli era accaduto con Cilic al Roland Garros 2022 e sempre nello stesso anno con Tiafoe allo US Open, la terza – augurandosi che ci sia – sarà quella buona?