Bertolucci su Sinner: "Lavoro e gestione della popolarità, Jannik è una garanzia"

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Bertolucci su Sinner: “Lavoro e gestione della popolarità, Jannik è una garanzia”

Per il campione della Davis del ’76 “Sinner ha davanti a sé 10 anni tra i primi del mondo”. Poi il confronto con Alcaraz e Musetti

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Jannik Sinner - Australian Open 2024 (foto: X @atptour)
 

In questi giorni, di Sinner, della sua vittoria e di tanto altro hanno parlato veramente tutti. C’è stato spazio anche per commenti e opinioni extra-tennistici, a volte anche del tutto incompetenti (Anna Falchi, ad esempio, ha ironizzato – in diretta su Rai 1 – sulla scelta di Jannik di declinare l’invito di Amadeus a Sanremo affermando che il suo prossimo impegno sarebbe stato solamente l’8 maggio: chissà quale calendario ha consultato!). Fortunatamente, però, non sono mancati i pareri esperti e tecnici che sono ovviamente i più interessanti per chi, come noi di Ubitennis, si occupa per l’appunto di tennis. E immaginiamo anche per i nostri lettori. Tra questi c’è stato il commento di uno dei campioni della Davis del ’76, Paolo Bertolucci, che a Fanpage ha parlato del trionfo australiano di Sinner e delle sue rosee prospettive: “Anche se avesse perso la semifinale o la finale, sapevamo e sappiamo che è destinato ad una grandissima carriera. Davanti a sé ha 10 anni tra i primi del mondo”.

Secondo l’ex numero 12 del mondo ci sono due fattori che aiuteranno il 2001 di Sesto Pusteria a gestire la pressione che adesso proviene da un Paese intero: “Già contro Medvedev quando era sotto 2-0, qualcuno diceva che doveva cambiare gli allenatori. Sinner segue poco i social ed è già un bel passo in avanti e, seconda cosa, il tennis si gioca molto all’estero e poco in Italia e questo è per lui un grossissimo vantaggio. L’eco gli arriva lo stesso ma è smorzato, soprattutto quando hai le spalle così larghe e dietro di te una famiglia seria, concreta e senza grilli per la testa. Così sei più tranquillo”. Alle prime sconfitte – inevitabili per chiunque – torneranno poi in scena con le loro critiche e sentenze i “polemizzatori” di mestiere: “Lui sa benissimo che prima o poi perderà e qualcuno dirà che è un fuoco di paglia. Ma con i fuochi di paglia si vincono gli Slam? A me non è mai successo […] nello sport si vince e si perde”.

L’opinione di Bertolucci, però, è che Jannik riuscirà a non farsi condizionare dal clamore mediatico figlio di una vittoria così importante continuando sulla sua strada (e, in tal senso, la scelta di non andare a Sanremo sembra già una conferma rilevante): “Spero che diventi numero uno, se si fermerà al numero due non significherà che non ha chance di fare meglio. Ciò che è certo è che lui farà tutto il possibile per raggiungere il massimo. [La gestione della popolarità] non mi preoccupa. Non so se avete notato: al momento del lancio della moneta per decidere servizio e campo (nella finale con Medvedev, ndr) si è chinato lui a prenderla e non il ragazzino. Se non si riesce a cogliere queste piccolezze che in realtà sono cose enormi, non si può entrare nel suo mondo.

“Braccio d’oro” ha poi sottolineato la capacità di programmazione di Sinner, chiaramente ben supportato da un team unito e affiatato: “Lui programma bene tutte le cose che fa. Vedi anche l’avvicinamento perfetto all’Australia con il lavoro svolto e nessun infortunio. Tutte le componenti devono andare a posto e lui fa il possibile perché questo accada. È una garanzia in questo”.

Secondo Bertolucci il raggiungimento del primo posto in classifica potrebbe essere “una questione di mesi: “C’è parecchia strada da fare, ma è un percorso che inevitabilmente lo porterà lì. Ha tutte le qualità per farlo e lo hanno detto anche i suoi avversari: è pronto per diventare numero uno. C’è solo da attendere. Ora c’è il cemento americano che, anche se all’aperto, è per lui una superficie congeniale come l’erba. In mezzo c’è la terra dove potrebbe fare un po’ più fatica”.

Quando si parla a tutto tondo di Sinner è inevitabile che l’attenzione si sposti anche sui suoi rivali e in particolare da un lato sul dualismo con Alcaraz e, dall’altro, sulla distanza che tende ad allargarsi tra lui e Musetti: “Secondo me Alcaraz ha un bagaglio tecnico pazzesco, anche fisicamente, ma mentalmente è lontano anni luce da Sinner. Lui cerca altro oltre al punto, molte volte sembra che si diverta e coinvolga il pubblico perché ha un tennis fatto di effetti speciali. Ci sono momenti in cui tutto è facile e puoi lasciarti andare. Quando però ti trovi tre pari al terzo set occorre andare sul concreto e lui ultimamente da questo punto di vista è mancato. Ha due anni meno di Sinner, è molto giovane e se riusciranno ad incanalarlo sarà un giocatore splendido da ammirare a lungo. In caso contrario, sarà altalenante con picchi altissimi e cadute improvvise”.

Secondo Bertolucci “sulle qualità di Musetti non si discute: il ragazzo ha delle doti incredibili, ma poi ci vogliono anche la testa e il fisico, altrimenti si torna al discorso di Alcaraz”. Paolo ha poi parlato della collaborazione tra Lorenzo e l’ex capitano di Davis (nonché campione nel ’76 proprio insieme a “braccio d’oro”) Barazzutti: “Ha praticamente perso l’anno scorso. Adesso vediamo, ha detto che la priorità è diventare padre. Ho capito, ma a livello sportivo deve fare le cose giuste, altrimenti anche il supercoach non potrà fare nulla. Sono sicuro che Barazzutti lo metterà sotto e non accetterà un rapporto in cui dall’altra parte non ci sia un coinvolgimento pieno. Non credo che potrà fare miracoli in tempi brevi, ci vuole tempo”.

Infine un commento anche su Djokovic e sul suo inizio di stagione complicato: “In Australia ha giocato male, così come negli appuntamenti precedenti. Non lo abbiamo visto mai in buone condizioni. Ora, se questo è dovuto a un problema che può accadere, perché capita che uno non centri la preparazione, o se è iniziato il declino, lo scopriremo nella trasferta americana tra Indian Wells e Miami. Non ho idee perché bisognerebbe aver visto gli allenamenti, capire se si è fermato o meno e con che intensità”.

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