Rodionova scrive la storia, sarà la più anziana a debuttare in top 100. N.1 australiana pur non avendo giocato lo Slam di casa

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Rodionova scrive la storia, sarà la più anziana a debuttare in top 100. N.1 australiana pur non avendo giocato lo Slam di casa

L’australiana debutterà tra le 100 a 34 anni. A poche settimane dalla wild card negata all’Australian Open

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Arina Rodionova - WTA Brisbane 2024 (foto Twitter @BrisbaneTennis)
 

Vorrei poter dire di essere sorpresa. Ma onestamente… La soddisfazione di raggiungere tutto assolutamente da soli, nonostante tutto questo… ne vale la pena. Ci vediamo per le quali tra un paio di giorni e sono entusiasta per questo”. Parole pronunciate da Arina Rodionova, n.1 australiana, a pochi giorni dall’inizio dell’Australian Open. Quando erano state ufficializzate tutte le wild card e il suo nome, clamorosamente, non compariva.

34 anni, nativa di Tambov in Russia, è naturalizzata australiana ormai dal 2014. Dunque una scelta che ha suscitato scalpore, specie considerando che era n.106 al cutoff, rimanendo fuori di pochi posti. Una delusione certamente poi aumentata dalla sconfitta al primo turno di qualificazioni contro Leolia Jeanjean. Ma, dopo poco, Rodionova ha potuto acciuffare una bella vendetta.

Come? Riscrivendo un pezzo di storia della WTA. Non ha vinto nessuno Slam, nessun 1000, né ha fatto qualche finale. Anzi, a dirla tutta questa settimana ha perso ai quarti di finale del WTA Hua Hin contro Lin Zhu. Un risultato come un altro…ma non per la classifica. Lunedì 5 febbraio infatti l’australiana sarà infatti n.97 al mondo, entrando per la prima volta in top 100 a 34 anni e 52 giorni. Della serie “bisogna sempre credere nei propri sogni, mai arrendersi“. E non è una frase da boomer. Rodionova ha preso alla lettera questi concetti, entrando tra le 100 per la prima volta in 20 anni di carriera.

Una carriera iniziata in Russia, proseguita in Australia, dove da lunedì sarà l’unica giocatrice ad avere solo due numeri di fianco al proprio nome nel ranking. Un’impresa che dovrebbe far lustrare gli occhi alla Federazione. Ma non secondo Rodionova, la cui reazione dopo la sconfitta immediata a Melbourne Park non fu certo di unità di intenti con la Federazione, come riporta il Guardian: “L’unico rimpianto che ho oggi è che ho appena dato qualcosa da celebrare alla Federazione australiana“. Parole cariche di risentimento, di consapevolezza di un rapporto che forse non è in realtà mai scoccato: solo in 3 occasioni su 10 infatti Rodionova ha potuto beneficiare di una wild card. Mai però come quest’anno l’avrebbe meritata, specie considerando che il 2023 lo aveva iniziato fuori dalle prime 400.

Ha invece iniziato il 2024 facendo ottavi a Brisbane, battendo Trevisan e Kenin. Lo sta proseguendo come meglio non poteva, e non ha certamente intenzione di ritrattare le parole pronunciate a pochi giorni dal trattamento subito: “Penso che loro siano molto lieti del mio risultato ed è questo che mi fa arrabbiare“. D’altronde la ragione vira verso Rodionova, i fatti parlano chiaro. I risultati, da giovedì 1 febbraio, e soprattutto da lunedì 5, ancor di più. Scalare 300 posizioni in un anno, a 33 anni e dopo una lunga carriera, reiventandosi negli ITF, meriterebbe da sé un riconoscimento. Arina non lo ha avuto? Benissimo, se lo è andato a costruire da sé, riscrivendo i record dei ranking WTA.

Una piccola grande impresa, che più che altro sa di rivincita. Nei confronti della Federazione Australiana, sicuramente. Ma soprattutto nella vita, perché il troppo tardi lo pronuncia solo di chi lottare ha poca forza. Arina Rodionova, sempre di più, ha “lottatrice” come secondo nome.

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