Jacco Eltingh a Scanagatta: “Sinner è il più rispettato da tutti, tennisti ritirati e non” [ESCLUSIVA]

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Jacco Eltingh a Scanagatta: “Sinner è il più rispettato da tutti, tennisti ritirati e non” [ESCLUSIVA]

“Nella mia carriera ho battuto molti numeri 1 al mondo” ha ricordato l’ex tennista olandese al direttore. “Purtroppo mi sono dovuto ritirare presto per un infortunio al ginocchio”

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Un’intervista dietro l’altra per il direttore di Ubitennis, Ubaldo Scanagatta. A rispondere alle sue domande a Rotterdam questa volta è Jacco Eltingh, ex tennista olandese numero 19 al mondo in singolare, quartofinalista all’Australian Open e al Roland Garros, vincitore di sei prove dello Slam in doppio, insieme a due ATP Finals, ed ex numero 1 di categoria. Tra gli argomenti trattati, la sua carriera e i successi, il rapporto con i tornei italiani, le cause del ritiro e il suo pensiero sull’attuale numero 1 italiano e quarto tennista al mondo, Jannik Sinner. Immergiamoci subito nell’intervista.

Scanagatta: Ricordo delle tue belle vittorie in singolo. Quali sono i tennisti più forti che hai sconfitto nella tua carriera?

Eltingh: “La maggior parte dei numeri 1 con cui ho avuto il privilegio di giocare sono riuscito anche a batterli. Tra questi, Pete Sampras, due volte Andre Agassi, Thomas Muster, Ivan Lendl in un’esibizione e Jim Courier”.

Scanagatta: Sono sicuro che hai battuto anche molti italiani. Te li ricordi?

Eltingh: “Sono cresciuto con molti italiani, viaggiavamo insieme da junior. Mordegan, Brandi, Furlan, Caratti e non dimentichiamoci di Nargiso. Lui era sempre il mio rivale nei tornei junior. Le prime volte in cui giocavo a livelli internazionali, under 14 e 16, mi imbattevo spesso in tennisti italiani e con loro ho raggiunto ottimi risultati”.

Scanagatta: Qual è la tua città italiana preferita nella quale sei stato? Hai giocato solo a Roma o hai visto anche qualcos’altro?

Eltingh: “Ho giocato in molte città italiane, sia da junior che quando disputavo i Challenger. Amavo però Roma. Un anno ho raggiunto i quarti di finali lì e ho perso da Goran Ivanisevic, ma prima ero riuscito a battere Stefano Pescosolido e penso anche Mats Wilander e Michael Chang”.

Scanagatta: Hai avuto qualche infortunio o magari problemi di continuità?

Eltingh: “A inizio carriera mai avuti infortuni. Poi, col passare del tempo, il mio ginocchio è peggiorato sempre di più e ho dovuto fermarmi dalle competizioni in singolo quando ero ancora numero 26 al mondo. Ho smesso presto di competere nel singolare purtroppo, era il giugno del 1997. Poi ho giocato un solo altro anno con Haarhuis in doppio, ma ho deciso di ritirarmi da numero 1 al mondo di specialità alla fine di quella stagione”.

Scanagatta: L’Olanda ha perso contro l’Italia a Malaga…

Eltingh: “Perché me lo ricordi!?” (sorride e scherza, ndr)

Scanagatta: Cosa ne pensi quindi di Jannik Sinner?

Interviene Haarhuis avvicinandosi a Eltingh: “Bisogna dare il passaporto olandese a quel ragazzo!”

Eltingh: “Paul (Haarhuis, ndr) ha fatto un gran commento a Malaga dopo la sfida contro l’Italia: ha detto che i problemi sono iniziati per gli orange quando Sinner è atterrato a Malaga. Poi a Melbourne nei primi due turni Jannik ha sconfitto prima van de Zanschulp e poi de Jong, senza peraltro perdere un set”.

Haarhuis: “Sinner sta giocando bene. Questo fa bene a lui e al tennis, perché avere un ragazzo che si comporta così in campo e che compete a questi livelli è stupendo”.

Scanagatta: Quale pensi sia la debolezza di Sinner?

Eltingh: “Penso che solo lui possa essere un danno per sé stesso a una certa, perché si allena duro, è ben composto in campo, si muove bene, è alto, risponde bene sia di dritto che di rovescio, appena ha un’occasione per accelerare lo fa e quindi mi piace vederlo giocare. Le sue scelte sono molto sagge insieme a quelle del suo team, ma allo stesso tempo rimane un ragazzo molto modesto. Non dà nulla per scontato, sa che deve sempre lavorare molto. Infatti, era già qui a Rotterdam giovedì quando sapeva che avrebbe disputato il suo primo match solamente martedì o mercoledì. È venuto qui anche perché sapeva che in Italia (o a Montecarlo dove si allena solitamente, ndr) avrebbe fatto fatica a lavorare allo stesso modo. Lo rispetto molto. Ma in generale penso che sia il più rispettato in questo periodo dai tennisti e anche dagli ex giocatori”.

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