Castel Rolando, il Nadal Chisciotte e Sancho Diocovich

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Castel Rolando, il Nadal Chisciotte e Sancho Diocovich

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TENNIS – Ovvero di come raccontar l’ultimo Roland Garros attraverso le rocambolesche avventure di ser Nadal Chisciotte, cavaliere senza tema né patema, e del suo astuto servitore Sancho Diocovich, in difesa del trono di Castel Rolando.

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Lo capitolo primo

Le piramidi di Noya

In un blando pomeriggio primaverile Nadal Chisciotte e Sancho Diocovich sono in vena d’avventure. Ambirebbero ad esplorar la terra d’Oca in cerca di un’epica sfida, una nobil tenzone o almeno un quiz di Bartezzaghi. In realtà i due sono di vedetta alla torre meridionale del Castello di Rolando. Scoppia un temporale.

NC – Noya, mio fedel Sancho! Rocordati di Noya.

SD – Concordo messere. La noia regna sovrana. Non si vede mai nessuno. Mai nulla da fare. Solo star qui a scrutar lo cinereo orizzonte in attesa di nemici che mai avranno l’ardire di farsi avanti. Mai una distrazione, un diversivo, chessò, una discesa a rete. Una barba che non vi dico. E neanche due stizzichini, così per passare il tempo. Un paio di olive ed un camparino… Non so…

NC – Ma che vai cianciando?

SD – Noia. Parlavate di noia.

NC – Mi riferisco a Carlos Noya che fu re di Castel Rolando per un anno soltanto. Ed alla famigerata leggenda delle Piramidi di Noya.

SD – Ah.

(silenzio)

SD – E che sarebbe?

NC – Sarebbe lo supremo spauracchio che terrore incute da secoli nelli animi di color che ambiscono a diventar sovrani.

SD – Ah.

(silenzio)

SD – E che me lo dite a fare?

NC – Acciocchè ti sia da monito e avvertimento. Te lo dico per rammendarti il tuo posto, Sancho. Solo io sono l’indiscusso sovrano di Castel Rolando.

SD – Voi? Il sovrano?

NC – E chi altri sennò?

SD – Di Castel Rolando?

NC – E che ho detto io? Mi ascolti o no?

SD – È che…

NC – Sovrano! Da otto anni. Indiscusso.

SD – Va bene, va bene. Come volete voi, signoria. Non vi alterate.

NC – Rammenda!

SD – Rammendo, rammendo, non si preoccupi.

NC – E tu, Sancho Diocovich, mio servitore, stai buonino senza mire o ambizioni che altrimenti vai a finire come Carlos Noya, a badare a li scrofi. Li miei scrofi.

SD – Come volete voi, sire. E chi si sogna di spodestarvi?

SD scuote la testa.

(silenzio)

NC – Allora, Sancho, ti ho mai raccontato di come sopraffeci li infidi Ginepri, vetusti arbusti d’oltreoceano?

SD – Certamente ser. Rimerchevole impresa senza dubbio.

NC – Ah. E di come ridussi a polpettine Leonardo Sindaco della Pampa?

SD – Come no? Più e più volte.

NC – E di come ho surclassato…

SD – Sissignore, signor mio. Sissignore.

NC – Ah.

(silenzio)

NC – E tu invece? Quali imprese hai a vantare?

SD – Giusto l’altro giorno, con un poco di fatica, ho smatellato la minaccia di Marino.

NC – Palazzo?

SD – Eh?

NC – Palazzo Marino? Luogo infido come pochi.

SD – Ma no, Marino Cilicio, il monaco trappista.

NC – Ah, quello. Sempre sbronzo l’è il Marino, certo non grande minaccia, specie se ci ha gli attacchi iperglicemici.

SD – (Borbotta) Già perchè il giovin Dusano invece?

NC – Come dici? Non ti sento?

SD – Nulla vostra arrotificienza. Non ho proferito verbo. Forse il rumore dei tuoni l’ha tratta in inganno.

(silenzio)

NC – Allora. La vuoi sentire la storia delle Piarmidi di Noya?

SD – Come no, maestà. Procedete.

NC – Molti e molti eoni or sono in queste terre regnava il caos. Ogni anno un regnante diverso. A volte bimane, a volte no. Non erano anni confusi come i celebri Anni della Fuffa che vennero prima del mio regno, ma quasi. Carlos Noya pensò di avere le qualità per unire queste terre sotto un sol dittatore, espugnò Castel Rolando ma il suo regno durò lo spazio di uno sbadiglio. In men che non si dica cedette regno, primato, cavallo e cavalierato e finì a lavorar le stalle ed a nutrir li scrofi. Costretto ad ammirar da lontano l’ascesa del sottoscritto e dello mio nome… lo mio nome… qual’è la parola?

SD – Imperituro.

NC – Eh?

SD – Imperituro. Lo vostro nome imperituro.

NC – Imperituro?

SD – Imperituro.

NC – E che è?

SD – Significa che lo vostro nome è destinato a durare nel tempo.

NC – Ah. Bello. Ci piace.

SD – Grazie.

NC – È che lo fai suonare come un insulto.

SD – Non mi permetterei mai.

(silenzio)

SD – Vostra subliminenza.

NC – Dimmi.

SD – Ma in pratica, ecco, volendo andare un filo più nei dettagli, come dire, come ci è finito Carlos Noya a lavorar nello porcile vostro?

NC – Dettagli, Sancho. Quisquilie di nessuna rilevanza.

(silenzio)

NC – Che hai? Mi pari perplesso.

SD – Stavo pensando.

NC – Cosa? Esterna.

SD – Sempre riguardo a Carlos Noya…. Ecco, mi domandavo… Che c’entrano le piramidi?

(silenzio)

NC – In effetti non saprei.

(silenzio)

NC – (tra sè e sè) Bizzarro.

SD – Alquanto.

NC – Già.

Scrutano l’orizzonte mentre il rumor di tuoni si affievolisce in lontananza. Scende la sera.

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