Sharapova colpevole ma senza dolo, lo stop è di 15 mesi (Crivelli). Sconto alla Sharapova: "Voglio solo giocare" (Semeraro). Sconto del Tas, Sharapova in campo ad aprile (Piccardi)

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Sharapova colpevole ma senza dolo, lo stop è di 15 mesi (Crivelli). Sconto alla Sharapova: “Voglio solo giocare” (Semeraro). Sconto del Tas, Sharapova in campo ad aprile (Piccardi)

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Sharapova colpevole ma senza dolo, lo stop è di 15 mesi (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Nove mesi di vita in più. Maria Sharapova rinascerà il 25 aprile dell’anno prossimo, quando avrà appena compiuto trent’anni, e non più nel lontano gennaio dei 2018: il Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, ha infatti parzialmente accolto il suo ricorso e ne ha ridotto la squalifica per doping causa utilizzo del famigerato meldonium da due anni a 15 mesi. Il verdetto, stilato da tre esperti, dapprima atteso per il 18 luglio e poi rinviato una prima volta al 19 settembre per consentire alle parti di presentare «gli elementi necessari per rispondere ai numerosi punti interrogativi», si fonda sul presupposto che la vincitrice di cinque Slam «è colpevole di violazione del codice antidoping e deve assumersi una parziale gradazione di colpa, ma senza dolo significativo: per questo appare congruo che una sanzione di 15 mesi sia appropriata. Emerge dalle circostanze che non possa essere considerata un’utilizzatrice seriale di doping».

Il caso, ormai, è passato alla storia: il 7 marzo , a Los Angeles, Masha in una conferenza stampa annuncia la positività al meldonium, rilevata da un test effettuato il 26 gennaio agli Australian Open (si scoprirà in seguito una seconda positività, il 2 febbraio, in un controllo fuori competizione). Ammette di utilizzare quel medicinale, come centinaia di altri atleti russi, da più di dieci anni, ma di non sapere che dal 1° gennaio è nella lista delle sostanze proibite della Wada. Rispetto a tutti gli altri casi, da ultimo quello dell’altra tennista Lepchenko, uzbeka naturalizzata americana, positiva il 7 gennaio al torneo di Brisbane e poi altre tre volte fino ad aprile, ma assolta perché la quantità trovata era «coerente» con l’uso del farmaco prima del 2016, la Sharapova paga probabilmente la popolarità e sicuramente il fatto di avere assunto il farmaco anche dopo la data fatidica del 1° gennaio.

L’8 giugno l’Itf, la federtennis internazionale, la squalifica due anni, prima della sentenza definitiva di ieri. Che ha un notevole impatto sulla vita agonistica della siberiana, riducendo da otto a quattro (Parigi, Wimbledon e Us Open di quest’anno, Australia 2017) gli Slam saltati e consentendole in pratica di ricominciare dai grandi tornei europei sulla terra, un palcoscenico degno del rientro di una regina, che nel frattempo tra stage a Harvard ed esperienze negli uffici Nba ha coltivato il suo interesse per il business. I primi due tornei in calendario dopo la fine della sospensione sono i piccoli Rabat e Praga (1° maggio), ma l’8 maggio comincia Madrid e la settimana dopo c’è Roma e sarà sicuramente uno di questi due appuntamenti a tenerla a battesimo. Resta il fatto che, di tutti i coinvolti nella sporca faccenda meldonium, Maria è l’unica a pagarne il prezzo, per di più assai caro.

Eppure la felicità, espressa attraverso un lungo post su Facebook, supera di gran lunga il buio di questi mesi: «Sono passata da uno dei giorni più duri della mia carriera a una delle giornate più felici, quando ho saputo che posso ritornare nel circuito ad aprile; In molti modi il sentimento che provo è di qualcosa che amo che mi è stato sottratto e sarà davvero bello riaverlo indietro. Il tennis è la mia passione e mi manca tanto. Sto contando i giorni che mancano al mio ritorno sui campi». Non si risparmia, però, un attacco neppur troppo velato all’Itf: «Ho imparato molto da questa vicenda, sulla mia pelle, e spero che anche l’Itf abbia fatto altrettanto. Mi sono assunta fin dall’inizio la responsabilità per non essere stata a conoscenza del fatto che la sostanza che ho assunto per dieci anni non era più permessa (…)

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Sconto alla Sharapova: “Voglio solo giocare” (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Parata, e affondo. Il Tas, ilTribunale Arbitrale dello Sport, ha ridotto a quindici mesi la sospensione di Maria Sharapova, che lo scorso marzo in una conferenza in diretta mondiale su Internet aveva ammesso di aver fatto uso di meldonium fino a gennaio, riducendo la pena di due anni per doping che le era stata inflitta con la sentenza di primo grado. Motivo: la diva russa del tennis era in buonafede, non ha cercato di nascondersi e ha assunto la sostanza dopante sotto prescrizione medica, sbagliando solo a non informarsi lei, e a non informare staffe manager, sulle nuove regole Wada che proibivano la sostanza dal 31 dicembre 2015. La squalifica decorre dal 26 gennaio 2016, quindi Masha potrà tomare in campo nell’aprile del 2017, in tempo per Roma e gli Slam europei Non ha più una classifica, ma grazie al suo status di ex n. 1 del mondo potrà sfruttare tutte le wild card che vorrà.

«A marzo ho trascorso uno dei giorni più tristi della mia vita – ha dichiarato la Sharapova, senza risparmiare frecciate velenose alla Federazione Internazionale – oggi è uno dei più felici. Qualcosa mi è stato tolto ma potrò riaverlo presto, non vedo l’ora di tomare in campo. Questa esperienza mi ha insegnato molto, e spero che anche anche l’Itf abbia imparato. Io mi sono presa tutta la responsabilità per non essermi accorta che sostanze che usavo da dieci anni erano state proibite, ma il Tas si è dichiarato in disaccordo con molte delle decisioni del tribunale. Il mildronato viene usato da milioni di persone nell’est dell’Europa, le federazioni che altri sport si adoperano per infornare i propri atleti. Spero che anche l’Itf e le agenzie antidoping si adeguino per evitare che altri passino quello che ho passato io». Sorriso di ghiaccio e unghie sguainate, come da tradizione della casa (e chissà cosa ne pensano gli hacker russi di “Fancy Bears” che continuano a pubblicare le esenzioni dai medicinali proibiti degli atleti occidentali).

La Wta di suo ha abbozzato, dichiarando attraverso il suo Ceo Steve Simmons che «il programma antidoping ha svolto un processo equo ed esaustivo, e noi sosteniamo le loro conclusioni. Non vediamo l’ora di rivedere Maria sui campi nel 2017». Gongola la Head, lo sponsor che non l’aveva mollata dopo la positività, mente la Tag Heuer si era sfilata e Nike e Porsche erano rimaste alla finestra attendendo l’esito del procedimento. Esulta addirittura Shamil Tarpishev, il grande boss della Federtennis russa che già la vede in campo «per la prossima Olimpiade». Ovvero quella di Tokyo, che si svolgerà nel 2020 quando Maria però avrà 34 anni. Lo stop, oltre a esserle costato qualche milione di dollari di montepremi e sponsorizzazioni, può averle allungato la carriera: resta da capire di quanto. In questi mesi Maria non si è certo sepolta in casa, ha passato un po’ di tempo ad Harvard e ha continuato a curare i suoi affari e la sua immagine. Chissà come sarà accolta al rientro nel Tour, visto che molti colleghi, da Nadal alla Wozniacki, l’avevano scorticata (…)

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Sconto del Tas, Sharapova in campo ad aprile (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Voleva l’assoluzione, per lavare la macchia. Ha avuto uno sconto di 9 mesi (da 24 a 15,) però uno schizzo di meldonio sul gonnellino rimane. Il Tas alleggerisce la posizione di Maria Sharapova, positiva all’Australian Open: dal 26 aprile 2017 potrà giocare. Funziona, davanti agli arbitri di Losanna, la scelta difensiva di scaricare la colpa su papà Yuriy (la mente) e sul manager Eisenbud (il braccio), incaricato delle pratiche antidoping: lui avrebbe dovuto avvertire Maria che dal 1° gennaio il meldonio sarebbe entrato tra le sostanze vietate dalla Wada. La responsabilità della Sharapova, quindi, da grave (commesse leggerezze incredibili per una super professionista del tennis) diventa significativa. Ma la macchia resta.

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