Soffre, lotta, vince Federer si supera: il 17 porta fortuna (Cocchi). I segreti di Federer, imperatore del Grande Slam (Cordella)

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Soffre, lotta, vince Federer si supera: il 17 porta fortuna (Cocchi). I segreti di Federer, imperatore del Grande Slam (Cordella)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Soffre, lotta, vince Federer si supera: il 17 porta fortuna

 

Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 18.03.2018

 

Forza di vederlo vincere temeva che ci si potesse annoiare e così Roger Federer ha deciso di centrare la finale di Indian Wells con un pizzico di suspence. Sono serviti tre set al numero 1 al mondo per battere il talento croato Borna Coric e allungare la striscia di imbattibilità a 17 match dall’inizio dell’anno. Ovviamente un record, perché il Magnifico 2.0 non si accontenta mai e, a quasi 37 anni, incastona l’ennesima gemma nella sua corona segnando il miglior inizio di stagione della sua carriera ventennale. RALLENTATO Sarà stato l’orario mattutino, le 11 del deserto californiano, sarà che il potere logora anche chi ce l’ha, Roger è sceso in campo per la semifinale senza la solita impeccabile lucidità. Dall’altra parte della rete si è trovato un Borna Coric molto solido e, almeno all’inizio, per nulla impaurito dall’imponente personalità del Magnifico vincitore di 20 Slam. Coric, talento ancora alla ricerca della giusta continuità, da qualche mese è seguito da Riccardo Piatti a Bordighera e i primi frutti del lavoro si sono già visti Non per nulla l’ex Next Gen, che alle Finals di Milano era arrivato in semifinale poi battuto da Rublev, si è trovato per la prima volta nella semifinale di un Masters 1000. Il primo set è andato al croato bravo ad approfittare dei tanti, troppi, inusuali errori di Federer (alla fine saranno 37 gratuiti, ben 20 di rovescio) ma nella seconda frazione, l’esperienza dell’uno e l’immaturità dell’altro hanno fatto la differenza. Coric si è trovato avanti 4-3 e servizio ma Federer ha inserito la modalità fenomeno e si è salvato, strappando il servizio al 21enne per il 4-4 e poi andando a chiudere con un altro decisivo break nel decimo game. Nel terzo set ancora pericoloso Coric, che due volte ha rubato la battuta allo svizzero ma che, ancora una volta sul 4-3 e servizio a suo favore non ha retto la pressione. Con il pubblico tutto dalla parte del numero 1 al mondo, Borna ha ceduto il servizio con un doppio fallo per il 4-4 e poi il copione è stato praticamente il medesimo del secondo parziale, con Federer in grado di tirare fuori svariati conigli dal cilindro e portarsi a casa il match nel tripudio generale e sotto gli occhi di Pete Sampras e Rod Laver. COMPLIMENTI Federer ha ammesso che l’orario mattutino non lo ha agevolato. Dal look sembrerebbe non abbia nemmeno avuto tempo di farsi la barba: «Beh praticamente mi ero appena alzato — ha detto dopo il match — e alle 9.15 mi sono fatto un piatto di pasta… davvero una ghiottoneria». Battute a parte, alla fine ha avuto parole di elogio per Coric, uno per così dire «di famiglia» visto che è assistito da Ivan Ljubicic come manager: «Borna è stato molto costante durante il match — ha analizzato il re del tennis —, ha dominato la battaglia da fondo campo e per me non è stato per nulla semplice. Ho dovuto essere paziente, accettare scambi lunghi senza tentare di fare colpi funambolici. Alla fine poi, col vento che si era alzato, non è stato per nulla semplice». Semplice o no alla fine vince sempre lui, il Magnifico, che oggi nella finale contro Del Potro punta a un altro primato, ovvero essere il primo tennista a conquistare sei volte il titolo di Indian Wells. sarebbe per lui il terzo titolo su tre dall’inizio dell’anno dopo l’Australian Open e il torneo di Rotterdam che ha sancito il suo ritorno sul trono del tennis mondiale, posto che manterrà caldo sicuramente fino a Pasqua. Quali altri mirabolanti sorprese ci riserverà l’uovo di Roger?

 

I segreti di Federer, imperatore del Grande Slam

 

Gianluca Cordella, il messaggero del 18.03.2018

 

Vent’anni di carriera e venti titoli del Grande Slam. E nessuno dei due numeri che sia prossimo all’essere definitivo. La cavalcata di Roger Federer attraverso la storia del tennis e dello sport ha di per sé i segni distintivi del poema epico. Un componimento con cui, finora, si erano cimentati in tredici nel mondo, compreso quel genio postmoderno di David Foster Wallace. Il quattordicesimo è Stefano Semeraro, da 26 anni firma de La Stampa e ombra del fuoriclasse di Basilea in ogni angolo del mondo. Il compito con cui il giornalista si è cimentato è più che impegnativo: raccontare la carriera del GOAT, il greatest of all time, della racchetta senza sorpassare il confine con il “già sentito”, molto labile quando si parla di personaggi come King Roger. GLI ANEDDOTI Eppure, dopo aver letto II codice Federer, l’impressione che si ha è quella di conoscere meglio il fuoriclasse svizzero. Merito delle decine e decine di aneddoti che arricchiscono il volume, che per lunghi tratti sveste i panni della biografia per indossare quelli dell’opera narrativa. Dal primo approccio con la racchetta fino all’ultimo successo agli Australian Open 2018, Semeraro non usa i risultati raggiunti da Re Roger come mero riflesso della crescita del campione, ma ne fa più che altro la conseguenza diretta della sua evoluzione personale, della maturità raggiunta prima di tutto fuori dal campo. Così scopriamo, ad esempio, che il punto di partenza del Federer uomo è distante anni luce dal campione posato e mai sopra le righe ammirato nella seconda fase della carri era. PICCOLO SATANA Un ragazzino che negli anni del primo approccio al tennis era stato ribattezzato “piccolo Satana” da uno dei suoi allenatori per il suo modo irrequieto di stare in campo e per quella rabbia incontrollabile fatta di urla e racchette spaccate in stile John McEnroe che si manifestava ogni volta che perdeva un punto cruciale o una partita. E che, qualche anno dopo, veniva definito «simpatico, ma alla lunga fastidioso» dal compagno di Davis, George Bastl. Etichetta destinata alla rimozione dopo gli incontri chiave con Peter Lundgren, il coach svedese che a suon di «cazziatoni mostruosi» ha limato gli spigoli del carattere del campioncino ribelle, e con Mirka, la compagna di sempre che da quel bacio galeotto ai Giochi di Sydney 2000 non lo ha più lasciato. L’origine del codice è nascosta qui.

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