Dove può arrivare Taylor Townsend?

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Dove può arrivare Taylor Townsend?

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La giovane tennista americana, ad Indian Wells, ha battuto a sorpresa Karin Knapp, prima di arrendersi al secondo turno a Flavia Pennetta, dopo averle strappato un set. Riuscirà prima o poi fare il salto di qualità e a non deludere le aspettative del popolo americano? Francesco Rio

Dopo il sorteggio del tabellone femminile di Indian Wells probabilmente nessuno immaginava che la diciassettenne americana Taylor Townsend, classe 1996 e numero 337 del mondo, potesse battere, in due set, l’azzurra Karin Knapp, numero 49 del ranking Wta. Che fosse un’avversaria da non sottovalutare non vi erano dubbi, ma pensare ad una sua possibile vittoria era alquanto difficile, anche perché la Knapp veniva da una buona prima parte di stagione. C’è da dire che la Townsend ha sempre avuto un buon feeling con il torneo di Indian Wells. Nel 2013 proprio in terra californiana ha ottenuto la sua prima vittoria nel circuito maggiore, battendo la ceca Lucie Hradecka al primo turno prima di arrendersi in maniera piuttosto netta alla ex numero 1 del mondo Ana Ivanovic, dimostrando di trovarsi a suo agio sui campi in cemento.

Dotata di un ottimo dritto mancino e di una voleè niente male, oltre che di un gioco ricco di variazioni, Taylor Townsend è una delle giovani più interessanti e promettenti. Nata a Chicago nel 1996, si è trasferita presto in Florida, nella cittadina di Boca Raton, appartenente alla Contea di Palm Beach. Lì è entrata nel centro tecnico della USTA (United States Tennis Association) seguita da Kathy Rinaldi, ex promessa del tennis Usa, che nel 1981 fu la più giovane tennista a vincere un match a Wimbledon. La Rinaldi non ha mai nascosto la sua ammirazione per Taylor e più volte ha espresso parole di stima nei suoi confronti. “È in grado di abbinare la capacità di attaccare da fondocampo ad una propensione per il serve and volley, che la porta ad essere a suo agio tanto da fondocampo quanto sotto rete”. Effettivamente tra le tenniste attuali, comprese quelle che occupano le posizioni alte del ranking mondiale, è una di quelle che si esprime meglio nei pressi della rete. Non sono rare le occasioni in cui si cimenta nel serve and volley e per di più con buoni risultati. Spesso avanza verso la rete dopo essersi costruita il punto con il dritto mancino, che rimane molto probabilmente il suo colpo migliore. Ciò che sorprende è la grande facilità con cui trova soluzioni che per molte altre tenniste sono a dir poco impensabili: colpi in slice, palle corte e poi improvvise accelerazioni di dritto alla ricerca del vincente. Più che per i risultati ottenuti fino ad ora, ciò che ha colpito ex tennisti ed osservatori è proprio questo particolare modo di giocare: una perfetta sintesi tra il tennis classico e quello contemporaneo.

La Townsend già a livello juniores si è particolarmente distinta. Nel 2011 insieme alla connazionale Gabrielle Andrews ha preso parte al torneo di doppio ragazze. Le due, arrivate sino alla finale, sono state sconfitte da Irina Khromacheva e Demi Schuurs. Nel 2012 agli Australian Open, a soli 15 anni, ha vinto sia il singolare che il doppio juniores, superando rispettivamente la russa Yulia Putintseva e poi, in coppia con Gabrielle Andrews, Irina Khromacheva e Danka Kovinic. Nell’aprile dello stesso anno, ha superato in classifica la coetanea australiana Ashleigh Barty raggiungendo così la prima posizione mondiale. Nel 2013 al torneo di Wimbledon è arrivata sino alla finale, ma è stata battuta dalla svizzera Belinda Bencic.
Per quanto riguarda il circuito maggiore, ad oggi, il suo risultato più importante rimane la finale raggiunta in doppio, lo scorso anno, al torneo di Washington in coppia con Eugenie Bouchard. Le due sono state sconfitte dalla giapponese Shuko Aoyama e dalla russa Vera Dushevina in due set.

Nel 2012 la giovane americana è stata protagonista di un episodio alquanto particolare che ha suscitato molte reazioni in ambito tennistico e non. Tutto è iniziato da un articolo apparso sul Wall Street Journal, secondo cui l’Associazione dei tennisti americani (USTA) avrebbe deciso di non pagarle l’iscrizione e le spese di viaggio per la partecipazione agli US Open fino a quando non avesse recuperato una adeguata forma fisica. La notizia fece il giro del mondo e suscitò molte polemiche. Molti opinionisti, commentatori sportivi e tennisti presero le difese della Townsend che, nonostante qualche chilo di troppo e il fisico poco tennistico, nel mese di gennaio aveva trionfato agli Australian Open e ad aprile era diventata numero 1 del mondo. Una delle prime atlete ad intervenire a favore della Townsend fu Serena Williams: “Tutti hanno il diritto di giocare. Per un donna, e in particolar modo per un’afroamericana, non è certamente bello avere a che fare con cose del genere. Le atlete hanno forme, taglie e colori della pelle diversi”. Dopo un po’ di tempo intervenne sulla questione Patrick McEnroe, fratello di John, e presidente dell’USTA, il quale si giustificò dicendo che c’era stato un malinteso, che l’USTA non voleva impedire la partecipazione agli Us Open della Townsend e che l’Associazione le avrebbe rimborsato le spese (Taylor partecipò comunque agli US Open 2012 arrivando sino ai quarti di finale e le spese vennero sostenute dalla madre). “La questione non ha niente a che fare con il suo peso e nemmeno con il suo aspetto fisico. Riguarda il suo benessere, indipendentemente dalla sua bravura” disse Patrick McEnroe.

Arriviamo ora alla questione che forse interesserà maggiormente i lettori. La Townsend riuscirà prima o poi fare il salto di qualità e ad entrare stabilmente nella top 100? Riuscirà a dare continuità al suo tennis e a ridurre la percentuale di errori gratuiti? Potrà, nonostante il suo tennis molto rischioso e qualche chilo di troppo, lottare con le migliori giocatrici?
Negli ultimi tempi molti hanno azzardato un paragone con Serena Williams, sia per il fisico non proprio longilineo sia perché entrambe esprimono un tennis brillante e propositivo. Certamente questi paragoni non possono che far piacere alla diciassettenne di Chicago, ma rischiano di farla crescere nell’ombra grande campionessa. Per una giovane tennista la pressione di fatto non aiuta e addirittura potrebbe rivelarsi controproducente, rischiando di stravolgere la sua normale crescita tennistica. Probabilmente se nei prossimi anni non migliorerà la forma fisica sarà molto difficile per lei competere ad alti livelli. Il talento indubbiamente c’è, ma nel tennis di oggi è molto più importante la preparazione fisica, la resistenza e la forza mentale. Taylor ha dimostrato di valere tanto a livello juniores, ora però deve cercare di non sprecare il suo talento per confermarsi nel circuito maggiore. Sicuramente l’età gioca a suo favore, ha tutto il tempo per crescere e migliorarsi sotto tutti i punti di vista. Tenniste come la Townsend, al giorno d’oggi, possono rappresentare un boccata d’ossigeno per il tennis femminile, che sicuramente non sta attraversando un periodo di grande splendore. Il calo di interesse degli ultimi anni ne è una chiara dimostrazione.

Francesco Rio

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