Federer papà da record: "Vi presento Leo e Lenny" (Martucci). E Fognini se la prese anche con l’arbitro (Valesio)

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Federer papà da record: “Vi presento Leo e Lenny” (Martucci). E Fognini se la prese anche con l’arbitro (Valesio)

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Federer papà da record: “Vi presento Leo e Lenny” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Poche ore prima aveva affidato a Facebook le scuse per il forfeit al Masters 1000 di Madrid: «Ho deciso di ritirarmi da Madrid a stare con mia moglie Mirka nelle prossime settimane, in un momento molto emozionante per la nostra famiglia. Mi scuso coi tifosi e spero di essere di nuovo a Madrid l’anno prossimo». Un tempismo straordinario, visto che in serata, alle 21.47, si rivolge al milione e seicentomila followers del suo account Twitter per annunciare: «Mirka e io siamo straordinariamente felici di condividere con voi la nascita di Lenny e Leo questa sera: #dinuovogemelli #miracolo». Fenomeno Roger Federer, oltre che come straordinario giocatore entra nella storia anche come papà record: dopo le gemelline Myla e Charlene, di 4 anni, sono arrivati i due maschietti Lenny, chiamato così in onore del suo idolo musicale Lenny Kravitz e Leo, in omaggio a Messi, insomma scambio di onori tra fuoriclasse. Un grande slam di figli per lo svizzero ex numero uno al mondo.

Ma nel dna della famiglia Federer ci deve essere qualche ingrediente speciale, che va oltre la magia di Roger sui campi di tutto il mondo. La sorella di Roger, Diana, ha a sua volta due gemelli Emilie e Roman. Per la gioia dei nonni Lynette e Robert che si ritrovano nonni di sei fantastici nipotini. A questo punto dopo Madrid, già orfana del numero 2 del mondo, Djokovic (a sua volta in attesa di un erede dalla fidanzata Jelena Ristic), cala un punto interrogativo anche sulla partecipazione di Federer a Roma.

«Se perdo questo match avrai dei problemi», sbotta Fabio Fognini (n. 15 del mondo) con l’arbitro Mohamed Layani, che gli fa over-rule sul delicatissimo 1-2 del terzo set, che poi diventa 1-3 e 3-6 finale, e quinta sconfitta in cinque match contro Dolgopolov (n. 22). Così, rinuncia, ancora una volta di nervi, a una gara finalmente alla pari con il genietto ucraino che tanto gli somiglia come velocità di piedi, braccio e fantasia. Peccato, perché nel primo set scappa avanti di un break e manca tre palle del 5-3, quindi, sul 5-6 40-0, si fa raggiungere e superare dalle invenzioni di rovescio di «Dolgo». Poi gli strappa il primo set dal 2007, ma si smarrisce dopo il passante di dritto che, probabilmente, esce di un soffio. E comunque non è decisivo perché il break lo subisce su un altro dritto errato (…)

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E Fognini se la prese anche con l’arbitro (Piero Valesio, Tuttosport)

STORIA di un cammino mai nato. Quello che avrebbe dovuto portare Fabio Fognini a confermarsi uno dei migliori terraioli al mondo e di approfittane della stagione sulla terra per entrare nella tanto agognata top ten. Per ora quella storia è rimasta al titolo: non che non possa ancora svilupparsi e pure bene visto che mancano Roma e Parigi: però insomma le cose non sono certo andate, almeno fino a qui, come più o meno tutti avrebbero sperato. Ieri a Madrid Fabio ha rimediato la quinta sconfitta su cinque incontri contro Alex Dolgopolov, uno di quelli che lui considera a ragione una sua bestia nera. Rispetto al passato c’è stata decisamente più lotta: l’azzurro ha vinto il secondo set e anche dopo aver perso il filo del discorso sul 2-1 per l’ucraino a causa di una palla che lui aveva visto dentro e sia il giudice di linea sia Lahyani, quello di sedia, hanno invece giudicato fuori, ha dato la sensazione che sarebbe bastato poco per riacchiappare il match. Invece Fabio ha rimediato un’altra sconfitta.

Di buono c’è che adesso Fognini potrà preparare con una certa tranquillità il Foro Italico e il Roland Garros. (Post scriptum: Fabio ha avuto parole non certo improntate al più classico fair play nel confronti dell’arbitro: “Voglio vederti adesso, non avere paura”, ha detto a Lahyani uscendo dal campo. Non prima di aver polemizzato con lui per la palla di cui sopra mettendogli anche una mano sulla spalla. Proviamo però a non mettere l’accento su questo aspetto. Giusto per tentare di aiutare Fabio a liberarsi della negatività che lo condiziona non dandovi pubblicità). Nel femminile non ha avuto storia invece il derby azzurro fra Francesca Schiavone e Sara Errani: forse per affetto la Schiavone è stata l’unica a non attaccare Sara sulla sue seconda di servizio. E a tratti il gap generazionale si è visto ampiamente. Per quanto riguarda Sarita il buono è che pare tornata in possesso di una certa intensità e di una buona consapevolezza dei propri mezzi (…)

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