Intervista a Stan Wawrinka: provaci ancora, fallisci meglio

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Intervista a Stan Wawrinka: provaci ancora, fallisci meglio

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TENNIS INTERVISTE – Lo svizzero numero 3 del mondo si racconta in una lunga intervista al quotidiano spagnolo AS. L’ombra di Federer, la famiglia e i suoi problemi e le due partite contro Djokovic che gli hanno cambiato la vita e la carriera.

Non chiamatelo più Stanislas. Stan, Stan ‘the Man’ per i tifosi e ammiratori, ha chiesto all’ATP di poter cambiare il suo nome nel profilo ufficiale. Un piccolo cambiamento in un anno in cui di enormi stravolgimenti ne ha dovuti affrontare parecchi. Lo svizzero, numero 3 del mondo, si presenta all’appuntamento con il Roland Garros da unico detentore di uno Slam, l’Australian Open conquistato in gennaio ai danni di Rafael Nadal. Il suo primo grande torneo, lui da sempre considerato lo ‘svizzero numero 2’, sempre a vivere e giocare all’ombra di un collega, amico e connazionale, più grande di lui, più grande di tutti. Ma non solo. Wawrinka affronterà lo Slam parigino con in tasca anche il primo mille della sua carriera, conquistato sulla terra rossa di Montecarlo, e battendo proprio Roger Federer. In una lunga intervista al quotidiano spagnolo AS, l’elvetico racconta dei suoi miglioramenti, della fiducia conquistata, degli anni di lavoro e dei sacrifici, e dei problemi familiari conseguenza anche di una carriera che stentava a decollare. Ma un grande giocatore non esplode all’improvviso. Dietro alle grandi prestazioni e ai trofei sollevati solo adesso, a 29 anni, c’è un duro lavoro, sul campo e su sé stesso. Perché cosa rende un giocatore buono un campione in grado di sollevare le coppe dei tornei più prestigiosi? “ La testa: finalmente sono riuscito ad avere una fiducia cieca in me stesso e nelle mie possibilità”. La mente ritorna a quelle due incredibili partite della passata stagione contro Novak Djokovic, perse al quinto set, entrambe in uno Slam, in Australia, in un fantastico match di ottavi conclusosi 12-10 al quinto, su un pallonetto che era dentro ma giudicato male dai giudici di linea, che lo avrebbe mandato a servire per il match ( Wawrinka aveva già consumato le tre possibilità di chiamare il Falco), e nella semifinale a Flashing Meadows:” Quelle due partite hanno cambiato la mia carriera, anche se le ho perse. Mi sono sentito ad un livello diverso, per me furono delle vittorie”. Poi passa attraverso due dure sconfitte, una in doppio qualche settimana dopo durante il primo turno di Coppa Davis e ancora a Indian Wells, dove perde in tre set da Roger Federer. Da questo momento critico della sua carriera nasce il tatuaggio che ha sull’avambraccio, una frase di Samuel Beckett: “ Prova ancora. Fallirò meglio”. Magnus Norman, suo allenatore dall’aprile del 2013 parlava di una mancanza, dell’istinto assassino. Wawrinka era rimasto precedentemente senza coach per 12 mesi, prima di iniziare un periodo di prova con Norman, che si è poi trasformato in una collaborazione duratura. Ma per Stan le cose stanno diversamente, tutto era questione di fiducia, di consapevolezza dei suoi mezzi. E riuscire a battere i migliori del mondo aiuta sicuramente, anche l’uomo con cui si è dovuto confrontare tutta la vita, per finire con l’ammettere candidamente:” Io mi sento sempre il secondo, dietro Roger. E anche se non è stato facile ho la fortuna di essere cresciuto al fianco di uno dei più grandi giocatori della storia. Da lui ho imparato tanto perché è sempre stato il mio grande riferimento e inoltre è un mio grande amico”.

Il discorso cade ovviamente su un altro grande obiettivo di Wawrinka, la Coppa Davis, mai conquistata dalla squadra svizzera, adesso che entrambi i giocatori di punta potranno disputarla fianco a fianco:”Adesso abbiamo una squadra più forte e avremo la possibilità di disputare la semifinale in casa, siamo favoriti”. Quello che mantiene equilibrio e regala maturità al campione è anche la famiglia, sempre al fianco del campione o quasi. Fece discutere molto infatti quel comunicato stampa, nel 2011, con cui Stan annunciava la separazione dalla moglie Ilham Vuillod, e il conseguente allontanamento dalla figlia Alexia di appena un anno, per concentrarsi sul tennis:” Si leggono tante cose. La verità è che ogni coppia attraversa dei momenti di alti e bassi, ed è ciò che successe in quel periodo. Non darei tutta la colpa al tennis”. Nella famiglia Wawrinka però torna il sereno e sulla paternità Stan ammette: “ Certo che può influire. Mi ha reso molto felice e diverso in campo. Il mio problema era quello, trovare la serenità. Essere padre può anche avere dei risvolti negativi, perché viaggiamo nove mesi l’anno e passo tanto tempo lontano da mia figlia. Ma allo stesso tempo sono cosciente che durerà solo qualche anno”. Qualche anno. Perché a mettere tutto da parte Stan non ci pensa proprio. Si presenta a Parigi come uno dei favoriti alla vittoria finale, consapevole che adesso i big non sono più un ostacolo insormontabile, che con quel meraviglioso rovescio ad una mano può davvero fare male, anche ad uno come Nadal che di solito da questo non viene mai messo in difficoltà, chiedere a Federer per avere conferme: “ E’ il mio colpo migliore, è la mia forza. Posso variare il gioco, giocarlo corto o incrociato, o colpire molto forte da fondo campo. E non ho alcun problema a colpirlo sopra la spalla dove Rafa mi propone la palla, anche se non è facile. L’anno passato l’ho affrontato due volte sulla terra e mi ha battuto per bene”. Ma Wawrinka, nonostante gli ottimi risultati sulla terra non si sente favorito: “ Non ci penso. Ho già vinto uno Slam, ho dimostrato di poter vincere ancora ed è normale che io venga inserito fra i favoriti. Io penso solo a passare i turni”. E se questi sono i suoi ‘migliori fallimenti’, è certo che ormai Stan rientra a pieno titolo fra i tennisti che possono conquistare i grandi appuntamenti, senza voler entrare ed allargare il gruppo dei famosi Fab4, anche se per la classifica non esistono più:” Nadal, Djokovic, Federer e Murray resteranno sempre i migliori. Sono anni che vincono tutti i Masters 1000 e gli Slam, con pochissime eccezioni. L’unica cosa a cui aspiro è migliorare”.

 

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