ATP Toronto, semifinali: sarà davvero Roger's Cup?

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ATP Toronto, semifinali: sarà davvero Roger’s Cup?

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TENNIS – Nella serata e nella notte italiane vanno in scena i match che designeranno i finalisti della Rogers Cup. Ottime prospettive di spettacolo tra il francese e il bulgaro, mentre Federer dovrà sudare e sbagliare poco contro un lanciatissimo Feliciano Lopez.

Penultima giornata a Toronto con due semifinali all’insegna dell’attacco e del gioco di volo. Alle 21 italiane Dimitrov contro Tsonga, alle 2 di questa notte Federer sfida Feliciano Lopez.

Jo-Wilfried Tsonga [13] – Grigor Dimitrov [7]

Head to head: Tsonga avanti 3-0

2011 Pechino (cemento) R32: Jo-Wilfried Tsonga 7-6 (5), 7-5

2011 Wimbledon (erba) R64: Jo-Wilfried Tsonga 6-7 (4), 6-4, 6-4, 7-6 (8)

2011 Rotterdam (cemento) R32: Jo-Wilfried Tsonga 6-4 6-4

La prima semifinale promette molto bene: il miracolato dei quarti di finale (il bulgaro si è salvato contro Anderson annullando due match-point e giovandosi degli errori del sudafricano) contro il giocatore più ispirato del torneo, che si presenta in semifinale con i pesanti scalpi di Djokovic e Murray. Anche i tre precedenti dicono Tsonga, ma sono tutti risalenti al 2011, quando Dimitrov era ancora acerbo mentre il colored transalpino attraversava una delle sue migliori annate (a Wimbledon superò Federer al quinto rimontando due set di svantaggio). Oggi il ruolo di favorito toccherebbe secondo classifica a Grigor, ma il ventinovenne di Le Mans ha disputato due eccellenti partite mentre Dimitrov ha faticato molto, lasciando sempre un set per strada fin qui, anche se la forza mentale che gli ha permesso di giocare meglio i punti decisivi contro Anderson è un’ulteriore prova dei suoi progressi.

C’è grande attesa per un confronto spettacolare tra un peso massimo d’attacco tornato ai suoi livelli dopo l’infortunio al ginocchio dello scorso anno e un peso medio di grande talento e oggi finalmente solido e continuo (sebbene ancora con qualche errore di troppo).  Il servizio di Jo-Wilfried ha girato a meraviglia nel torneo e, soprattutto su questa superficie, sarà la chiave per tenere in mano il pallino del gioco costringendo Dimitrov sulla difensiva. Dall’altra parte, se il ventitreenne di Haskovo riuscirà a trovare da subito una risposta profonda e a limitare al massimo gli errori non forzati, i suoi colpi potrebbero avere la meglio. Fondamentale per lui partire subito al massimo, perché lo Tsonga attuale è ben altra cosa rispetto a Young, Robredo e Anderson e non gli concederebbe la possibilità di entrare in partita in ritardo, almeno non sul veloce.

La speranza è che l’alto potenziale tecnico dei due si esprima al meglio, anche se sarà probabilmente la solidità mentale a decidere il primo finalista: Tsonga è più in forma ma la maturità del compagno della Sharapova fa propendere per un confronto equilibrato, dove non mancheranno colpi al bacio e bordate col servizio ma la capacità di dare il meglio dove più conta (dote nota in altri termini come classe) farà la differenza. Si tratta, sotto questo punto di vista, di un banco di prova importante per entrambi, che hanno mostrato da sempre grandissime potenzialità ma non di rado non hanno saputo metterle in campo nei momenti chiave dei match.

R. Federer [2] – F. Lopez

Head to head: Federer avanti 10–0

2012 Dubai (cemento) R16: Roger Federer 7-5 6-3

2011 Roland Garros (terra) R128: Roger Federer 6-3 6-4 7-6 (3)

2011 Madrid (terra) R32: Roger Federer 7-6(13), 6-7(1), 7-6(7)

2008 Basilea (cemento) semifinale: Roger Federer 6-3 6-2

2007 Madrid Master Series (cemento) quarti di finale: Roger Federer 7-6(4) 6-4

2007 US Open (cemento) R16: Roger Federer 3-6 6-4 6-1 6-4

2005 Doha (cemento) quarti di finale: Roger Federer 6-1 6-2

2004 Dubai (cemento) finale: Roger Federer 4-6 6-1 6-2

2003 Madrid Master Series (cemento) quarti di finale: Roger Federer 4-6 7-6(3) 6-4

2003 Wimbledon (erba) R16: Roger Federer 7-6(5) 6-4 6-4 

Roger Federer vuole regalarsi una finale in un Master 1000 dopo aver compiuto ieri 33 anni. A guardare ranking (n. 3 contro n. 25), titoli conquistati (79 contro 4) e precedenti (10 vittorie per il campione di Basilea, 4 set persi su 27 giocati), non staremmo neanche a parlarne, ma il tennis insegna che niente va dato per scontato, in particolare col Feliciano Lopez di questo torneo.

Lo spagnolo di Toledo ha arrestato la corsa prima di Tomas Berdych e poi di Milos Raonic, beniamino di casa e giocatore in grande spolvero (ormai stabilmente nei primi dieci e fresco vincitore a Washington), grazie a solidità al servizio, serve & volley e capacità di approfittare in risposta delle incertezze dell’avversario. La solidità mentale di uno dei maggiori sex symbol del circuito (soprannominato “Deliciano” dall’ineffabile Judy Murray) non è tra le sue migliori peculiarità, ma in questo momento il discorso non vale, prova ne siano i nove break point annullati al canadese, che hanno instillato nell’avversario quei rimpianti poi decisivi per l’esito del match. Insomma, testa, colpi e gioco permettono al coetaneo di Roger di scendere in campo convinto e deciso a vincere per la prima volta contro l’ex n.1 del mondo. Dall’altra parte, il cammino dello svizzero non è stato entusiasmante (evidente la sofferenza nell’ottavo contro Cilic), ma contro Ferrer ha fatto vedere a tratti grandi cose (specie col dritto e a rete) e nelle fasi finali di un grande torneo è difficile vederlo sbagliare partite.

Sul piano tattico, la carriera di Federer dice che non soffre particolarmente i giocatori mancini (ma forse è meglio non dirglielo in faccia, non la prenderebbe bene pensando a un altro spagnolo…), però Feliciano ha una possibilità se sarà perfetto alla battuta e insisterà il più possibile sul rovescio di Roger, che specie alla distanza può perdere affidabilità. Detto questo, resta evidente che il vincitore di Eastbourne (7-5 al terzo su Gasquet) dovrà giocare la partita perfetta e al contempo sperare in un Federer un po’ falloso e con qualche passaggio a vuoto, cosa non impossibile considerando che la stagione sul cemento americano è appena cominciata.

Tra le motivazione di Mister 17 Slam c’è anche il fatto che se vince il torneo raggiunge le 300 vittorie in un Masters 1000, un record destinato comunque a essere raggiunto, ma perché non farlo subito, centrando peraltro  l’ottantesimo titolo di una carriera irripetibile?

 

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