La “demolizione” di Nadal ad opera di Djokovic. Ma Novak sa che il torneo non è ancora vinto

Editoriali del Direttore

La “demolizione” di Nadal ad opera di Djokovic. Ma Novak sa che il torneo non è ancora vinto

Il Rafa Nadal che lui ha sconfitto non è più forte né del Wawrinka che ha dominato Roger Federer, né dell’imbattuto Andy Murray. Entrambi avevano infatti battuto lo spagnolo lo scorso mese. Sara Errani? Brava lo stesso.

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Novak Djokovic non ha soltanto detronizzato “le roi de la terre battue” Rafa Nadal, campione di 9 Roland Garros su 11. Lo ha demolito, distrutto, al punto che un campione di solito irriducibile come il maiorchino, persi i primi due set 7-5 6-3, e subito il break nel primo game del terzo, si è addirittura arreso clamorosamente nel set finale rimediando un insolito 6-1. Djokovic, salvo che per 4 games dal 4-0 al 4 pari nel primo, ha giocato la partita perfetta, aggredendo sempre, variando di continuo il gioco, attaccando, alternando colpi piatti poderosissimi ad altri liftati. Lui dentro il campo, Rafa ben fuori. Così anche palle corte non sempre perfette hanno causato danni memorabili.

Come dicevo, e come ha ammesso un delusissimo Nadal, soprattutto nel terzo set Rafa non è stato più lui: “Subire il break all’inizio del terzo set è stato doloroso, non sono contento di come ho giocato quel terzo set”.
Bjorn Borg vinse 6 Roland Garros su 8 cui prese parte (perdendo sia nel ’73 sia nel ’76 da Adriano Panatta) e poi si arrese alla dolce vita. Rafa invece non si arrenderà. Si può starne certi, lo ha detto subito, con l’aria un po’ triste (inevitabilmente) e un po’ cupa da sotto quel cappellino che ormai accompagna inevitabilmente tutti i giocatori che, vittoriosi o sconfitti, non rinunciano ad esporre il proprio logo: “Ho sempre accettato le sconfitte e ora una sola cosa è sicura, insieme al fatto che ho vinto questo torneo 9 volte…e che non so se lo vincerò 10, ma intanto nove l’ho vinto! E’ sicuro anche che ho sempre accettato le sconfitte e accetto anche questa, Novak è stato migliore di me…ma io voglio lavorare più duramente di prima per tornare più forte di quello che ero”.
Lunedì prossimo sarà n.10 del mondo, ma “Se sarò n.10 è solo perché la classifica tiene conto soltanto dei sei mesi che ho giocato, e di quei sei mesi, tre e mezzo li ho giocati proprio male”.
Djokovic è stato formidabile anche per la solidità mentale dimostrata quando si è visto prima recuperare il 4-0 d’abbrivio, poi annullare 5 setpoint, tre sul 5-4 e altri due sul 6-5, sempre mentre serviva Rafa. Un altro tennista, già battuto sei volte su sei qui da Rafa al Roland Garros, avrebbe potuto cominciare a vedere i fantasmi.

Invece Novak non ha tremato, neppure per un secondo. Da quando ha perso il servizio sul 4-2 per lui, ha infilato una serie di sei turni di battuta nei quali ha ceduto appena 4 punti in tutto, vincendo tre servizi a zero, due a 15 e uno a 30.
Insomma non ha dato a Nadal la benchè minima speranza di tornare in partita. Lo ha tenuto a bada e a distanza. Un Nadal che non serviva bene e che nel primo set ha fatto sul proprio servizio lo stesso numero di punti che ha perso: 22 a 22. Evidente il gap con Djokovic che in quel set ne ha conquistati 22 e persi solo 13. Nel secondo set la differenza sarebbe diventata ancora più marcata: 22 a 7 sulla propria battuta. Insomma sul servizio di Djokovic Nadal fra secondo e terzo set è arrivato soltanto una volta ai vantaggi, nell’ultimo game del secondo set, ma senza mai conquistare lo straccio di una pallabreak.
Alla fine quindi molto bravo Djokovic, in tutto e per tutto, e inferiore alle attese Nadal, che si credeva in grado di giocare un po’ meglio anche dopo un’annata assai poco felice come questa.
E’ una partita che ha sì offerto qualche bello scambio, come alcuni drop-shot e controdropshot, pallonetti e recuperi pazzeschi, ma non c’è stato troppo pathos salvo quando Nadal ha recuperato da 0-4 e in molti si è pensato che forse avremmo visto un’altra grande battaglia. Che invece non c’è stata. Però il primo set era durato 1h e 7 minuti, quindi se il match fosse andato al quinto con quella durata media perfino il record di 5h e 53 minuti della finale dell’Australian Open 2012 avrebbe potuto essere messo in discussione. Invece questa sfida è durata meno della metà di quella partita: 2h e 27m.

Pochissimi colleghi, quasi tutti inglesi – ma non gli spagnoli…tutti dietro a Nadal – hanno visto tutto il match fra Murray e Ferrer. Lo spagnolo ha lottato come sempre, e quando ha vinto il terzo set in un match che è durato 3h e 16 minuti (7-6 6-2 5-7 6-1 per lo scozzese), la truppa Brit si è preoccupata. Ma quest’anno Murray sembra più solido, anche di nervi oltre che di fisico: è imbattuto sulla terra battuta dopo aver vinto sia a Madrid (in finale su Nadal) sia a Monaco di Baviera (su Kohlschreiber) e contro Djokovic non sarà un avversario arrendevole: i due quasi coetanei, classe 1987 e separati da una sola settimana alla nascita, hanno giocato 26 volte e Andy otto volte è riuscito a battere Novak. Le altre 18 volte è uscito battuto. Sulla terra rossa hanno giocato solo 2 volte e in entrambe le occasioni ha vinto Djokovic, 6-0 6-4 a Montecarlo 2008 (quando Murray era ancora in ritardo rispetto agli altri tre Fab Four), ma poi invece in semifinale a Roma 2011, nell’anno magico di Novak, Andy perse soltanto 7-6 al terzo ed ebbe più di un’opportunità per portare a casa il match.
Insomma, speriamo che ci sia almeno partita. Oggi non ce n’è stata tanta. A volte quando si aspetta con grande fervore un match se ne resta delusi. E magari quando ci si aspetta una partita qualsiasi ne esce un capolavoro.

Nell’altra semifinale maschile, quella fra Tsonga e Wawrinka, invece ben cinque incontri dei sei precedenti si sono disputati sulla terra rossa: se nel totale stanno sul piede di parità, 3 a 3, sulla terra conduce Wawrinka 3-2, anche se qui al Roland Garros hanno vinto una volta ciascuno. Secondo me il miglior Wawrinka è più completo del miglior Tsonga, però il pubblico fortemente sciovinista del Roland Garros potrebbe in qualche modo influire e caricare Tsonga che per arrivare a giocare una finale a Parigi pagherebbe di tasca sua.
E’ anche vero che Wawrinka ha già superato queste situazioni: sia nella finale di Coppa Davis, quando a Lille non si è fatto intimorire dall’ambiente, sia martedì sera qui sul Suzanne Lenglen, quando insieme a Roger Federer ha “giocato” anche tutto il pubblico francese. Eppure ha giocato un match straordinario.

Due parole su Sara Errani: non possono essere che complimenti, perchè una tennista che per quattro anni di fila raggiunge i quarti al Roland Garros merita solo quelli. Quando Serena ha la possibilità di sparare le sue bombarde di risposta su un servizio che non supera quasi mai i 130 km orari, c’è ben poco da fare. Il match di Brindisi in Fed Cup (a proposito ci è ritoccata la Francia, forse si giocherà a Limoges, o magari a Orleans o Nantes, certo non a Parigi, e chissà se ci sarà capitan Mauresmo, che sarà mamma da cinque mesi a febbraio…) è stata un’eccezione alla regola, purtroppo.

Tutti fuori invece i nostri junior, incapaci di superare il secondo turno. Si continua a soffrire. Questo giovedì seguiremo Bolelli-Fognini contro i Bryan – che forse sulla terra rossa sono più battibili che altrove anche se a Montecarlo hanno battuto i nostri – e poi le semifinali femminili, con Serena contro la Baczinszky (vi rimando ad un’articolo-intervista che le dedicai qualche tempo fa, nel quale si raccontava la difficoltà di rapporti con un padre-padrone come ce ne sono stati fin troppi nel tennis) preceduti da Ivanovic-Safarova. Temo che non sarà una giornata memorabile. Le semifinali maschili invece potrebbero offrire anche un grande spettacolo: Novak si sarà forse reso conto che il Nadal attuale, al di là delle aspettative, è meno competitivo di Wawrinka (che infatti aveva battuto Rafa a Roma) e di Murray (che ci aveva vinto a Madrid). E sa bene che il torneo non l’ha ancora vinto. Anche se si è tolto una grandissima soddisfazione, perchè a battere Nadal al Roland Garros c’era riuscito prima di lui soltanto Robin Soderling.

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