Wimbledon, donne: Muguruza da sballo, prima finale Slam in carriera

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Wimbledon, donne: Muguruza da sballo, prima finale Slam in carriera

Una spagnola torna in finale in uno Slam dopo 15 anni, non accadeva dai tempi di Conchita Martinez al Roland Garros. L’ultima spagnola in finale a Wimbledon era stata Arantxa Sanchez Vicario nel 1996. Per Muguruza è la prima finale Slam in carriera, diventa la quinta giocatrice nata negli anni 90 a raggiungerne almeno una dopo Wozniacki, Kvitova, Halep e Bouchard. Da lunedì farà il suo ingresso nella top 10, la 113esima giocatrice nella storia della WTA

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[20] G. Muguruza b. [13] A. Radwanska 6-2 3-6 6-3 (da Londra, AGF)

La parte bassa del tabellone di Wimbledon è quella delle sorprese: in semifinale in linea teorica sarebbero dovute arrivare Kvitova e Halep, ma entrambe hanno perso nella prima settimana. E quindi Radwanska “sostiuisce” Kvitova, mentre Muguruza Halep. E’ un confronto fra tenniste differenti: leggera, tecnica, creativa e dotata in difesa Radwanska; potente, forte, solida e attaccante Muguruza. Stili diversi ma parità di risultati per il momento, visto che gli scontri diretti sono sul 2-2.

Per i bookmaker la situazione è incertissima, con un minimo favore per la spagnola (1,80 contro 1,95). Arbitra Louise Engzell, per cui si deve sperare che non accadano situazioni controverse. A Wimbledon la giornata è bellissima, senza una nuvola: il sole splende ma senza che ci sia caldo. Vento quasi nullo: la situazione ideale per giocare a tennis.

Radwanska vince il sorteggio e sceglie di servire. Si inizia subito con scambi articolati e da questo si capisce che Muguruza non ha intenzione di fare una partita all’arrembaggio sistematico; al contrario è disposta ad aspettare il momento giusto per affondare i colpi, anche a prezzo di affrontare scambi piuttosto lunghi. Evidentemente confida nella solidità del proprio palleggio, limitando il numero di gratuiti. E con questa strategia riesce a togliere la battuta ad Aga in apertura, alla seconda palla break.
Garbiñe consolida il vantaggio (2-0): il servizio è un fattore che le consente di ottenere alcuni punti rapidamente. Radwanska invece appare in difficoltà perché sulla propria battuta deve lottare ogni punto, tanto che nel terzo gioco deve salvarsi da una palla per il 3-0 pesante. Il doppio break è solo rinviato, quando Garbiñe sale nuovamente 0-40 e ottiene il punto con una inattesa variazione slice che coglie di sorpresa Aga: 4-1.
Sino ad ora non si può dire che ci sia una differenza enorme in campo, ma il problema è che Muguruza non ha mostrato aree di gioco in cui è inferiore all’avversaria, mentre in compenso ha un chiaro vantaggio nel servizio e nella potenza delle accelerazioni.

Più a senso unico il finale di set: mano a mano che gli scambi si susseguono, Muguruza aggiusta il tiro: le traiettorie si fanno sempre più profonde, i cambi lungolinea sempre più incisivi; ormai è sempre lei a dettare il gioco e per Radwanska la situazione è davvero complicata. Dopo appena trenta minuti di gioco Muguruza ha già due set point sul 5-1, 15-40 servizio Radwanska. Sbaglia il secondo con una volèe di dritto non impossibile (tallone di achille di Garbiñe), ma la chiusura del set è solo rinviata: servizio tenuto a zero per il 6-2 in 34 minuti.
Radwanska ha concesso palle break in ogni turno di servizio, anche se è poi riuscita a tenerne due.

Le cose non migliorano nel secondo set. Ancora una volta 0-40 e break alla seconda palla utile. Muguruza consolida sul 2-0. Radwanska riesce a tirare il fiato tenendo un servizio a zero, ma non si può dire sia sostanzialmente cambiato qualcosa, anche perché Garbiñe sul proprio servizio procede sempre spedita.
Sul 3-2 però, un due gratuiti di troppo la portano sotto 0-30 e qui Aga sfodera un un paio di dritti lungolinea profondi che fanno sbagliare Muguruza: break del 3-3.
Radwanska è rimasta attaccata alla partita e si è rifatta sotto perché la sua avversaria ha cominciato a sbagliare di più, dopo 50 minuti in avvio quasi perfetti.
Gli errori della giocatrice meno esperta sono cresciuti di poco, ma è quel poco che basta perchè Aga riesca a ribaltare gli equilibri. Con l’arrivo dei primi errori anche la profondità di palla ne risente e nella fase finale del set finalmente Radwanska riesce a fare un passo avanti nella conduzione del palleggio: imposta scambi in cui comanda lei, e a volte verticalizza con chiusure di volo. Le basta una palla break sul 4-3, 30-40 per rovesciare del tutto il set. Tiene il servizio a 30 e pareggia i conti sul 2-6, 6-3, con cinque game consecutivi vinti. Trentatrè minuti il secondo parziale.

Muguruza era in vantaggio di un set e un break e ora deve ricostruire tutto. Il morale è scosso e in avvio di terzo set cede nuovamente la battuta a 30. Dopo non avere concesso palle break nei primi sei turni di servizio ha perso tre volte di fila la battuta. Ora è lei che deve reagire se non vuole perdere un match che aveva in pugno fino a venti minuti prima. E lo fa immediatamente, tornando a spingere con maggiore precisione: controbreak dell’1-1.

In avvio di terzo set il match non è solo in parità nel punteggio, ma anche nelle situazioni tattiche: a volte è la giocatrice più giovane che spinge, allarga le geometrie e raccoglie i frutti della sua maggiore potenza; ma altre volte è Aga che “lavora” la palle, usa gli slice, i mezzi lob, per proporre traiettorie insidiose e complicate da gestire. Ormai i punti facili sono pochissimi, e anche la tensione sale: 2-2.

Ma dal quinto gioco Garbiñe ritrova l’assetto del primo set: è lei a spingere di più, è lei che comanda quasi sempre gli scambi, i gratuiti sono di nuovo pochissimi e solo qualche incertezza a rete le impedisce di dominare la situazione. Infatti arriva il break, poi confermato nonostante un foot fault chiamato sul potenziale ace del 5-2, che arriva comunque due quindici dopo. Radwanska tiene con qualche fatica la battuta, e sul 5-3 si mette alla prova la solidità della giovane giocatrice spagnola, che deve servire per il match.

Sul 15-15 le viene chiamato un altro foot fault, ma riesce a non scomporsi (30-15). Poi però Aga vince un lungo scambio e con una insidiosa risposta in cross si conquista una palla break: annullata grazie ad un’ottima prima.
A questo punto si comincia ad entrare nella sfera delle situazioni in cui è soprattutto l’aspetto psicologico a contare: primo doppio fallo di Garbiñe di tutto il match e seconda palla break. Salvata grazie ad un nastro che respinge con un rimbalzo beffardo la risposta di Aga. Nello scambio successivo Radwanska ferma il gioco (su consiglio del suo angolo?) e il falco le dà torto, la palla è buona. Il punto è di Muguruza, che si procura il match point. Servizio incisivo, risposta organizzata in qualche modo da Aga e chiusura vincente con lo schiaffo al volo di Muguruza.

A mio avviso ha vinto la giocatrice che ha saputo mostrare il tennis di livello più alto: non per l’intero incontro ma in avvio di match e in chiusura; è stata lei che ha saputo alzare l’intensità e fare la differenza contro una Radwanska costante, ma non superlativa.
In questo Wimbledon Muguruza ha eliminato una dopo l’altra le tre migliori giocatrici difensive del circuito (Kerber, Wozniacki e Radwanska), a dimostrazione che ancora una volta negli Slam femminili prevale chi attacca. Ma nella finale di sabato contro Serena troverà di sicuro una giocatrice dalle caratteristiche di gioco profondamente differenti.

In conferenza stampa Radwanska ha sostenuto che la sua avversaria è stata solidissima e ha giocato meglio di lei nel primo set (“forse sono stata un po’ lenta e poco reattiva all’inizio“) e nei momenti importanti a fine match.
Aga è apparsa delusa, ma nemmeno troppo: di certo non appariva provata come quando aveva perso da Lisicki in semifinale due anni fa. Probabilmente conta il diverso momento di stagione e forse anche l’avversaria che avrebbe ritrovato in finale. E comunque per lei è certo il ritorno in top ten (al numero 8, se in finale vincerà Muguruza, altrimenti al numero 7).
Anche Garbiñe sarà sicura top ten: al numero 9 se perderà la finale, al numero 6 se la vincerà.

In conferenza stampa Muguruza ha dichiarato tutta la sua soddisfazione: “Si lavora una vita sportiva per questi risultati, per raggiungere le finali degli Slam”.

“Rispetto ad un paio di anni fa sono più forte mentalmente, fisicamente e anche tecnicamente. E’ stata dura ad un certo punto: ero avanti 6-1, 3-1 (dice proprio così, sbagliando: 6-1), ma Aga è forte, ed è stata in grado di rientrare. Alla fine ho dovuto combattere la paura di vincere.”

“Giocare contro Serena nella finale di Wimbledon significa trovare l’avversaria più forte, la migliore di tutte. E’ la sfida più stimolante”.

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