Djokovic, solo emozioni E' lui il nuovo dominatore (Martucci), Djokovic, dieci Slam e lode Batte ancora Federer e ora punta al suo record (Semeraro), Djokovic è da 10 il miglior Federer deve inchinarsi (Clerici), Tutto il pubblico per Federer. Ma lo Us Open va a Nole (Lombardo), Djokovic e Flavia due numeri 10 (Giorni)

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Djokovic, solo emozioni E’ lui il nuovo dominatore (Martucci), Djokovic, dieci Slam e lode Batte ancora Federer e ora punta al suo record (Semeraro), Djokovic è da 10 il miglior Federer deve inchinarsi (Clerici), Tutto il pubblico per Federer. Ma lo Us Open va a Nole (Lombardo), Djokovic e Flavia due numeri 10 (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Djokovic, solo emozioni E’ lui il nuovo dominatore

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 15.09.2015

 

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Quelle forti, da trattenere il respiro (i milioni di telespettatori), da non alzarti per 3 ore e 20 minuti dal seggiolino (i 23mila fortunati dell’Arthur Ashe Stadium), da morderti le unghie (papà Federer durante e Rogerino dopo la partita). Emozioni subito, già nel primo game della finale degli Us Open, ed emozioni in vista del traguardo, dal 5-2 e servizio per vincere il titolo per il numero 1 del mondo, Novak Djokovic, alle tre, incredibili, palle-break mancate dal Fenomeno per un aggancio da miracolo. Emozioni nel segno del numero 10, come gli Slam vinti da Nole, il Campione di gomma, al terzo trionfo stagionale (l’unica finale persa con Wawrinka al Roland Garros-tabù) e come — ahilui — le finali dei Major perse da RogerExpress (contro 17 urrà, tuttora record), dopo le delusioni di Wimbledon e New York di quest’anno, allungando il digiuno che dura nei tornei dell’eccellenza dal 2012. Emozioni forti perché forti, fortissimi, sono i primi due del mondo, il super-difensore serbo e il mega attaccante svizzero, e fortissime sono le loro capacità di reazione, Novak di cuore, nervi ed elasticità, Roger di classe tennistica e istinto geniale. Dopo servizi velocissimi e con effetti lunari, dopo fiondate di dritto che sfuggono all’occhio umano e rovesci da flipper, dopo volée e lob, smorzate e tutto il campionario possibile con una racchetta, decide una frazione: 4/23. Cioé le palle-break realizzate da Federer, campione sul cemento di Flushing Meadows per 5 anni di fila fino al 2008 e poi più. Perché le fiammate non bastano, almeno nella maratona dei 5 set che favoriscono il super-atleta Djokovic: «Sono molto deluso, ho avuto le mie chance sulla racchetta e ho mancato troppe occasioni: lui, ovviamente non mi ha regalato nulla, ma io avrei dovuto fare meglio. Contro Nole sono costretto ad essere ancor più aggressivo, da cui i tanti errori (54 gratuiti, ndr) soprattutto di dritto (29). Ho alternato le discese a rete (59) al gioco da fondo, magari a volte sono stato troppo difensivo per tenere quel ritmo di palleggio, e perciò, sulle palle- break, ho tremato un po’. Comunque, non avrei dovuto cedere il terzo set, e ritrovarmi 5-2 sotto al quarto. E’ stato un fiasco». MR INCREDIBILE Che emozione il contro-break del 3-5, con l’uno-due, dritto-volée di dritto, che super emozioni le due-palle break dell’aggancio sul 4-5, e poi la terza, mancate per due errori suoi, prima che cali il sipario, dopo 3 ore 30 minuti di una partita a tratti stupefacente. La consolazione del Maestro, il più bel tennista che paga ancora dazio contro uno straordinario guerriero — ieri Nadal, oggi Djokovic — è che i 34 anni non pesano: «Anche se ho perso troppe finali Slam, sono felice del mio anno e del mio livello, sono stato in grado di battere i migliori con continuità. Eppoi ho sempre questa straordinaria risposta della gente che mi spinge a continuare per vivere quei momenti che fanno accapponare la pelle». Roger s’inchina a re Djoker: «E’ impressionante, sta avendo un’incredibile carriera, il suo gioco è perfetto per il cemento, ma è un gran giocatore da terra e, muovendosi così bene, è solido pure sull’erba. Non ci sono tanti avversari che possono tenergli testa: non possono sfondarlo da fondo e non possono attaccarlo a rete, perché è così bravo su risposta e passanti». E Re Djoker, che aggancia Roger sul 21-21 nella leggendaria rivalità, battendosi da solo contro tutto il pubblico selvaggio e scorretto della Grande Mela, migliora la stagione d’oro 2011 (3 trionfi Slam in 3 finali), promette di volare a Lilla per sostenere la Serbia di basket («Mando loro tut ta la mia energia, la mia forza e il mio sostegno») e ribadisce il suo segreto: «E’ stata una stagione fantastica, come quattro anni fa, ma questa me la godo di più, da marito e padre. Non voglio dire che sto dominando, ma sono orgoglioso di questi incredibili risultati»…..

 

Djokovic, dieci Slam e lode Batte ancora Federer e ora punta al suo record

 

Stefano Semeraro, la Stampa del 15.09.2015

 

Ha battuto Federer in quattro set (6-4 5-7 6-4 6-4), ricacciando l’urlo in bocca a 25 mila newyorchesi che per tre ore gli hanno tifato contro come se Flushing Meadows fosse un cantone svizzero, poi ha scalato le tribune per abbracciare il suo clan e quando si è trovato davanti l’amico Gerard Butler, protagonista del colossal storico «300», lo ha stretto gridando: «Questa è Sparta!». Meglio: questo è Novak Djokovic, il numero uno del mondo che domenica notte, dopo un rinvio di tre ore per pioggia, si è preso il secondo Us Open e il decimo Slam in carriera alla sua maniera: combattendo. Non arretrando mai. Perché nessuno sa giocare a tennis meglio del miracoloso 34enne Roger Federer, ma nessuno -oggi – nel tennis è più forte di Novak Djokovic. Nole imbattibile «Noie è impressionante», ha riconosciuto il Genio, che ha pagato l’età, un primo set scarso al servizio, troppi errori di diritto e qualche occasione di troppo buttata al vento. «Vedrete, vincerà altri Slam». Profezia facile e condivisibile. Già nel 2011 il Joker era riuscito a prendersene tre su quattro. Anche quest’anno, che ricorderemo per gli Slam mancati – il suo e quello di Serena Williams – ha fallito al Roland Garros ma solo per colpa di un ispiratissimo Wawrinka in missione per conto di Guglielmo Tell. Con la differenza che il serbo stavolta ha giocato tutte e quattro le finali. Un’impresona che solo Federer (nel 2006, 2007 e 2009) e Rod Laver (1969) erano riusciti a firmare. L’inseguimento ai grandi Nel conto degli Slam ha raggiunto il mitico Tilden, è a un passo dall’acciuffare Borg e Laver, tutti si chiedono se a 28 anni gli resti tempo a sufficienza per arrivare ai 14 di Nadal o ai 17 di Federer, il record assoluto. Il Nadal visto negli ultimi tempi farà fatica a incrementare il bottino, Federer può provarci – visto che a differenza di Flavia Pennetta non ha nessuna intenzione di piantarla 11 – ma con Nole fra erba e cemento ha perso le ultime tre grandi finali, facendosi raggiungere anche nel bilancio degli scontri diretti (21 pari). «Rispetto al 2011 sono un uomo diverso, la paternità mi ha arricchito – dice Djokovic -, e sono un atleta più forte sia fisicamente sia mentalmente». Per arrivare da 1 a 10 Slam ha impiegato 8 anni (uno in meno di Nadal, tre più di Federer), gliene restano almeno 3-4 ad altissimo livello, con una concorrenza in calo. Altro che Termopili. Questo Djokovic può riscrivere la storia. Quattro finali in un anno: 3 successi, 1 ko Novak Djokovic, 28 anni, è al secondo Us Open: in totale sono 10 Slam, il primato di Federer è 18 Australian Open Battuto in finale lo scozzese Andy Murray 7-6, 6-7, 6-3, 6-0: 5 titolo a Melbourne Roland Garros Parigi resta un tabù: lo svizzero Wawrinka gli nega il successo vincendo 4-6, 6-4, 6-3, 6-4 Tris a Wimbledon Sull’erba di Londra batte in finale Federer 7-6, 6-7, 6-4, 6-3 II successo gli vale il 3 titolo

 

Djokovic è da 10 il miglior Federer deve inchinarsi

 

Gianni Clerici, la repubblica del 15.09.2015

 

Disturbatore seriale che gli strilla qualcosa prima del servizio è come una manna dal cielo, è l’offesa che di aiuto, è la chiave per il cambio di marcia, la pennellata finale all’affresco sul muro. Novak Djokovic è arte solida, il suo tennis non è elaborato, anzi è talmente poco ricercato che i colpi capolavoro si perdono nella sostanza complessiva, unica. Non ci sono mezzi per scalfirlo quando la posta si alza Non sono abbastanza affilate neppure le lame del nuovo-vecchio Roger Federer che a 34 disputa il suo miglior Slam degli ultimi anni. Djokovic ha disputato quattro finali su quattro nei Major, ne ha vinte tre, quando gioca contro Roger è come se dovesse convincere il mondo, che gli tifa contro, che il n. 1 è lui, piaccia o no, anche se non è il campione della gente e lui lo sa, la sua forza mentale è arricchita da questa consapevolezza. Non si aspetta che nei prossimi anni qualcuno imparerà ad abbracciarlo, cosi come hanno abbracciato Roger, non vede nel suo futuro un trono, un popolo che ne acclama i gesti. Domenica sera, nel primo fresco autunnale di New York, ha avuto un solo sbandamento, nel secondo set. Non si era contentato di sapere, o forse non lo ricordava, che aveva un saldo di vittorie spaventoso dopo aver vinto il primo set (182-7 ). Avrebbe potuto essere l’inizio di un’altra partita. Si, certo, non ci fosse stato Djokovic in campo. II decimo gioco del secondo set è stato “dantesco è durato sedici minuti, una battaglia a carne viva, il pubblico impazzito ha dato il peggio di sé e ha costretto il serbo a ricapitolare: dunque dove eravamo rimasti? Ah sì, io contro tutti. Si sfidavano due perfezioni: l’animalesca perfezione di Djokovic e la perfezione apollinea di Federer. Si scontravano due concezioni: la difesa e l’attacco. Ha vinto Djokovic per molte ragioni. La prima è che Nole è l’unico in grado di cimentarsi ai ritmi attuali di Federer, restituendo palle ancora più veloci e spostando il “core” dell’incontro su scambi prolungati, dove la velocità diventa per Federer un eccessivo dispendio di energie. Per capire la ‘sturdiness” di Djokovic, la sua robustezza, bisogna vederlo seduto: ha una postura perfetta. Quando dimagrì, come racconta nel suo libro ‘l1 punto vincente”, in famiglia pensavano che stesse male: da 83 a 78 kg. Il dott. Cetojevic gli aveva diagnosticato la celiachia. Aveva iniziato la dieta senza glutine e al contrario stava sempre meglio. Era il 2010. La mia unica certezza è stata che dovevo convincere la gente che se fossi riuscito a mettermi fra Federer e Nadal sarebbe stato un merito da apprezzare non un fastidio da combattere. Grazie a loro sono diventato un giocatore migliores. E’ pieno di cose fuori dal campo, per questo in campo non ha spazio per gli avversari. Ed è morbido, accoglie. Ha due allenatori, Vajda e Becker, due fisioterapisti, Amanovic e Phil-Gritsch e due manager, Artaldi e Cappellano. Ispira armonia, come il suo tennis. La sua maestra di tennis Jelena Gencic gli insegnò ad ascoltare Mendelssohn e a leggero Puskin. Il suo tennis è polivalente e tecnicamente universale perché lui parla serbo, tedesco, italiano, inglese, francese, spagnolo, croato, macedone, bosniaco e montenegrino….

 

Tutto il pubblico per Federer. Ma lo Us Open va a Nole

 

Marco Lombardo, il giornale del 15.09.2015

 

Non basta aver vinto il decimo titolo di uno Slam, non basta essere il numero uno del tennis, non basta aver ripetuto l’annata – irripetibile, dicevano – del 2011, quando si portò a casa come quest’anno tre dei quattro Major. E non basta neanche aver sfiorato il Grande Slam, perché se non ci fosse stato Wawrinka a Parigi saremmo qui a celebrarlo. Non basta: a Novak Djokovic si chiede di più, sconfiggere gli ultrà che sempre più riempiono le gradinate quando in campo c’è Roger Federer. Suo malgrado, s’intende. A Wimbledon si era intuito già qualcosa, ma l’altra sera a New York la finale maschile degli Us Open ha superato ogni aspettativa: ha vinto Djokovic in quattro set (4-6, 7-5, 6-4, 6-4), ma dov’è finita l’educazione di questo sport? Ogni colpo di Federer era un’ovazione, ogni sbaglio di Djokovic un’esultanza. Becera, perfino. Sì, vabbè: tutti noi sognavamo di vedere il grande campione svizzero ancora una volta con uno Slam in mano. Ma c’è un limite. Ed è stato superato. Djokovic alla fine è stato signore: «Non posso dire nulla alla gente: capisco chi tifa per il più grande campione di questo sport. Roger è un esempio, adesso che sono anch’io giocatore, padre e marito. Vorrà dire che lavorerò per avere in futuro tutto questo entusiasmo anche per me». E dal canto suo Federer – che ha giocato benissimo, ma sbagliato un po’ troppo (54 errori non forzati e solo 4 palle break convertite su 23) rende onore al rivale:«Il tifo? È bello avere tutte queste persone dalla tua parte. Però Nole merita rispetto: è stato impressionante, la sua carriera è incredibile. Può vincere altri Slam,probabilmente ne conquisterà più di me». Ecco: questi sono campioni. Questi sono il numero 1 e il numero 2del mondo. Ora l’America del tennis dovrà tornare a meritarseli.

 

Djokovic e Flavia due numeri 10

 

Alberto Giorni, il Giorno del 15.09.2015

 

Il 10 nel calcio è il numero dei fuoriclasse, da Pelé a Maradona per arrivare a Messi. E anche Novak Djokovic, grande tifoso del Milan, se l’è tatuato virtualmente sulla schiena conquistando a New York il decimo Slam in carriera. Roger Federer, l’eterno numero 10 del tennis per genio, classe e creatività, si è dovuto arrendere alla solidità del serbo come nelle ultime due finali di Wimbledon; la carta d’identità, che recita 34 anni, allargherà sempre di più il margine tra i due. I verdetti degli US Open oscillano così tra rivoluzione e continuità. Il torneo femminile ha ribaltato le gerarchie con il trionfo di Flavia Pennetta, che già ci manca dopo l’annuncio del ritiro a fine anno: il presidente del Coni Malagò spera di convincerla a tornare sui suoi passi in vista delle Olimpiadi e tra le candidate al ruolo di portabandiera si è aggiunta anche lei. La brindisina si sta godendo tutti gli appuntamenti riservati alla vincitrice, compreso il servizio fotografico sul «Top of the Rock», il grattacielo più alto del Rockefeller Center, ed è entrata nella top ten, all’ottavo posto. Tra gli uomini, invece, nessuna novità; Djokovic ha ribadito una chiara superiorità con il terzo Major stagionale (come nel 2011), scivolando solo con Wawrinka al Roland Garros. Sei anni in meno di Federer, il serbo non ha limiti. A questo ritmo, cominciano a tremare i 14 Slam di Nadal e i 17 dello svizzero (record assoluto), dato che non si vedono avversari all’altezza: lo spagnolo e Murray sono in netto declino. Il 6-4, 5-7, 6-4, 6-4 lascia rimpianti a un Federer che ha avuto parecchie occasioni ma ha sfruttato solo 4 palle break su 23 e dopo due ore ha visto accendersi una spia rossa sul serbatoio di energie. Djokovic ha battuto anche l’antisportivo pubblico americano, che l’ha disturbato a più riprese persino tra la prima e la seconda di servizio cercando di spingere Federer: un clima da derby calcistico. I rapporti tra i due sono freddini, ma le parole restano improntate al politically correct. «Il tifo contro? Roger è il migliore di sempre, normale abbia più fans — ha detto il n.l del mondo —. Il 2015 è stato fantastico, come il 2011, però me lo godo di più perché ora sono marito e padre». Federer incassa il colpo: «Con quelle chance, la partita non mi sarebbe dovuta scappare via. Affrontare Novak è una sfida enorme, complimenti a lui». Djokovic è molto legato al proprio Paese e farà di tutto per essere a Lille a sostenere la Nazionale serba di basket agli Europei. Ha già la Francia nel mirino: la terra promessa del Roland Garros, finora solo sfiorata, non gli resisterà ancora a lungo. Alberto Giorni Portabandiera a Rio? Malagò spera di convincere l’azzurra a tornare sui suoi passi per Le Olimpiadi Novak Djokovic, 28 anni, ha vinto nel 20 I5 in Australia, a Wimbledon e agli Us Open

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