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Fenomeno Pennetta: «La mia vita perfetta Olimpiade? Mai dire mai» (Martucci), II mondo del tennis ai piedi della Pennetta: «Non ritirarti» (Azzolini), Lo stress e Fognini i segreti di un ritiro (Piccardi), Il futuro di Flavia (Mancuso), L’addio di Flavia e il futuro da mamma (Lombardo), Flavia un futuro tutto roseo (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Fenomeno Pennetta: «La mia vita perfetta Olimpiade? Mai dire mai»

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 14.09.2015

 

Che ricorderemo di questa incredibile finale tutta italiana agli Us Open 2015? Flavia Pennetta da Brindisi, che acciuffa per i capelli il primo trionfo Slam a 33 anni e poi annuncia il ritiro a fine stagione, è sicura: «Io ricorderò l’abbraccio a rete con Roberta, lo sguardo negli occhi col mio team, il bacio di Fabio. Ci fossero stati anche papà, mamma e mia sorella sarebbe stato perfetto, ma non sono riusciti a venire». Roberta Vinci da Taranto, che riscatta la carriera con la prima finale Slam a 32 anni: «Domenica mattina, svegliandomi, mi sono detta: “Ma che cosa hai fatto mai? Chissà come sarà incazzata adesso Serena, le hai tolto il Grande Slam che meritava”. Il solito destino che decide tutto: io che gioco benissimo e le dò un gran fastidio, lei che è molto nervosa, quelle due demivolée che mi sono entrate… I miracoli possono accadere, e qui ce ne sono stati tre: io che batto Serena, due italiane in finale e un’italiana che vince uno Slam». Con un codicillo: «Ah, eppoi non dimenticherò quando Flavia mi ha abbracciato e mi ha detto che i ritira. E io: “N000, ma dai, sei proprio convinta? E allora fallo, è il momento giusto”». FESTA La finale la vince chi è più solida e resistente, dopo lo stress psicofisico delle semifinali che hanno sgambettato la numero 2 (Halep) e 1 (Serena Williams) del mondo. «Ho visto per la prima volta Roberta nel torneo del mio club, a Brindisi, aveva 9 anni, la conosco da sempre, abbiamo diviso per tre anni e mezzo la stessa camera a Roma, giocarci contro è stato durissimo. Il mal di stomaco che mi porto dietro da due giorni ha continuato ad aumentare: il primo set è stato un piccolo dramma, col carico delle emozioni di sabato, poi nel secondo set io ho giocato un po’ meglio e lei era un po’ stanca, ho vinto perché sono stata la più solida», specifica Flavia. «Io Flavia me la ricordo da sempre, il tennis è legato alla sua faccia», sottolinea Roberta che, da timidina, qui a New York ha mostrato un lato diverso della sua personalità: «Mi hanno fatto i complimenti per l’intervista in campo dopo Serena, malgrado il mio inglese. Sì, sono diversa, perché mi sento proprio contenta, sono orgogliosa, non pensavo di raggiungere quest’obiettivo e di dare una risposta pesante a chi mi dava solo della doppista o diceva che ero finita. Due mesi fa, dopo aver pensato più volte al ritiro, da quasi 50 del mondo, mi interrogavo su dov’era meglio giocare: un torneo più piccolo dove entravo sicura in tabellone o un altro dove rischiavo le qualificazioni? Ora sono 19, entro di diritto in qualsiasi torneo, sono testa di serie sicura agli Australian Open e faccio un pensierino al Masters. La vita cambia in fretta». Tanto che, domenica sera al Bistrot Milano, covo delle due settimane a New York con coach Francesco Cinà e magnifica famiglia, la festeggiano come una regina. Invece Flavia, stremata da mille interviste, festeggia con coach Navarro, il fisio Tosello e i suo amore Fabio Fognini in una steak house, da Gallaghers, e poi va a nanna….. BILANCIO Flavia ci ha pensato a lungo: «Quando lasci, il problema è che non sai quel che ti piace e che cosa farai dopo. Ma io credo di aver avuto una gran bella vita, ho fatto più di quanto m’aspettassi. Sin da giovane prendi tante dure decisioni, rinunci a tante cose per il tennis, ma vincendo questo torneo, dopo aver tanto lottato anche qui, nel match contro Cetkovska, quando ho giocato così male nel primo set, la mia vita è perfetta». Il momento è perfetto: «Chiudo con uno Slam, un Super9, chiamiamolo così, come gli uomini, 4 Fed Cup, con due volte top ten, le vittorie in doppio e anche il n. 1 mondiale… Il massimo». Più 3.3 milioni di dollari in tasca: «Meno il 30% di tasse, please. Non so come li investirò. Sono sempre stata parsimoniosa, continuerò come sempre, con la mia vita normale. A 8 anni chiesi a papà: “Ma tu mi garantirai sempre una sicurezza economica?”. E lui mi tranquillizzò: “Perché ti ho mai fatto mancare qualcosa?”». Due milioni di persone hanno visto la diretta della finale, Deejaytv ed Eurosport: «Per l’Italia è stato un gran giorno, una bella boccata d’ossigeno fra tanti problemi, il nostro sogno è diventato realtà, abbiamo dato un grande messaggio di forza». Ma adesso chi è la numero 1 del tennis italiano di sempre fra lei e la Schiavone? «Mi ha mandato un messaggio vocale: “Adesso tocca a te, chissà quante volte dovrai andare al bagno, eh?”. Cose così, cose da “Schiavo”, non c’è numero 1 numero 2, ci sono quattro giocatrici — con Sara (Errani) — che hanno fatto tutte almeno una finale dello Slam, quattro atlete che hanno fatto anche a “capate”, che si sono anche scambiato qualche “vaffa”, ma che hanno fatto grandissimi risultati per l’Italia. Qui a New York non ci sono state rivincite, ma si è chiuso il cerchio per me e Roberta». Che ricorderemo di questa incredibile finale tutta italiana?

 

Il mondo del tennis ai piedi della Pennetta: «Non ritirarti».

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 14.09.2015

 

Le chiederanno di ripensarci. Hanno già cominciato a farlo e continueranno nei prossimi giorni. In Italia, a Brindisi, ovunque Flavia andrà I primi sono stati gli americani dell’Arthur Ashe Stadium, che avevano appena finito di innamorarsi delle due ragazze italiane e dei loro sorrisi. Loro così normali, disinvolte, pronte alla battuta, in un mondo di ragazzacce tutte muscoli e grugniti Loro così identificabili, per lo stile che portano in campo. Loro così naturali, nell’esultanza, nell’abbraccio a fine gara che è stato lungo e tenero , quasi Flavia stesse chiedendo scusa alla sua amica di vent’anni, ma anche capaci di tirare giù moccoli da angiporto quando le mosche saltano ai loro delicati nasini Indimenticabile la sortita di Roberta, nel terzo set contro Serena: «Applaudite anche me, cazzo!». Un must di questo torneo. Il pubblico di qua le ha capite, al punto da chiedere a Flavia a gran voce di non farlo, proprio mentre annunciava i propositi di ritirò. «No», urlavano, e con le braccia, le mani, le facevano segno di farcela ancora, ansi proprio di continuare: dopo un trionfo così…» fermarsi, di stare zitta. Ripensaci Flavia… Manderanno avanti la massima autorità di casa Pennetta, a dirglielo. L’unico che lei non potrà ignorare. Papà Ronzino. Ci sarà la festa a Brindisi, pubblica e familiare. Poi a Bari, con il governatore Emiliano che già scalpita. Ma i consigli da ascoltare saranno quelli patemi. «Le chiederò di rifletterci ancora – dice papà Pennetta – e sarò anche più esplicito. Le dirò di continuare, anche se conosco troppo bene mia figlia e so che se ha preso una decisione, non è stato per caso». Sapevano che Flavia ci stava pensando, ma sono rimasti sorpresi anche loro, Oronzo e Concihita, la mamma «Fosse scesa oltre la cinquantesima posizione, mi sarebbe sembrato tutto più logico. Ma dopo una vittoria così…». «Mi dispiace, ma la capisco», appare più comprensiva la mamma, «credo che sia stata proprio questa vittoria a convincerla, il punto più alto della sua carriera». Fognini le regala un tweet, il terzo della serie. Dal «Sono tanto orgoglioso di te», all’esultante «Strepitosa» scritto tutto in maiuscolo dopo la vittoria. Fino a quello di ieri, più pensato e rivelatore. La coppia ha già metabolizzato i fatti delle ultime ore: «Sei e resterai la numero uno, uscire così è il sogno di ogni atleta». Lui sapeva, e la scelta di Flavia è condivisa. C’è voglia di stabilità e di famiglia… «Mi vedo mamma di tre figli. Impegnata a tenerli a bada, china sui compiti per aiutarli». Bene, il momento sembra vicino. E il tennis? Non sparirà, ma Flavia dovrà capire quale sarà il suo ruolo, o forse inventarsene uno. Di recente si era proposta a capo di una struttura tecnica, sostenendo che spetta ai giocatori uniformare gli insegnamenti da dare ai più giovani. Sarebbe un impegno totalizzante, oltre che politico. Altro ruolo, meno impegnativo e più adatto alla mamma così impegnata che dice di voler diventare, può venire dalla televisione…. «Di sicuro, questi Us Open sono stati gli ultimi», ha spiegato. Con 3.366.575 dollari in tasca (fra singolare e doppio) pare che la vita risulti più facile. E noi, chissà perché, siamo anche disposti a crederti. Ma saranno comunque decisioni importanti, quelle che attendono Flavia Su tutte, come investire una simile pioggia di dollari. Una casa con Fabio? E dove? I due vivono a Barcellona, e hanno già i loro bravi appartamenti. Possono acquistare una maggiore comune, certo. Oppure tornare in Italia Conoscendo lo spirito libero di Flavia, la Spagna va benissimo. Lo spagnolo è la lingua comune, in casa con Fabio. Un ritorno a Brindisi, o in Liguria, da lui, ad Arma di Taggia, bé, sarebbe davvero poco “pennettiano” E poi, si tratterà di vedere dove la porterà il lavoro che andrà a scegliersi. A Roma (ipotesi tecnica), a Milano (ipotesi televisiva)? Potrebbe anche decidere, Flavia, di investire in una struttura tennistica, in Spagna, o a Brindisi. Chissà. Di sicuro, ora ha tre milioni e trecentomila motivi in più per prendere le decisioni che contano a cuor leggero.

 

Lo stress e Fognini i segreti di un ritiro

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 14.09.2015

 

«Sono stanca, sai. Non tanto del tennis: giocare mi piace sempre come il primo giorno. Comincio a essere stufa di tutto ciò che c’è intorno: i viaggi, lo stress delle partite, gli alberghi, che per quanto belli non sono mai come casa. Ho 33 anni, sono in giro da quando ero una bambina. Quindici anni di professionismo sono tanti: logorano… Inizio ogni stagione come fosse l’ultima. Questa, però, ho la sensazione che lo sia sul serio». All’inizio di aprile, sdraiata sul lettone del nuovo appartamento di Barcellona comprato per essere condiviso con Fabio Fognini («Vedessi com’è accogliente, e finalmente abbiamo un materasso nuovo: quello di prima mi spaccava la schiena»), al telefono, per la prima volta la voce di Flavia Pennetta era suonata lontana, arrochita dal tempo. Ma Flavia: e Rio, i Giochi 2016, non sono un traguardo che ti fa gola, magari con una medaglia per chiudere in bellezza? «No» aveva risposto senza un attimo di esitazione. «Mi sono goduta Pechino 2008, il villaggio olimpico, l’emozione della prima Olimpiade. Poi Londra 2012 è stata una delusione. I Giochi non rappresentano un traguardo, per me. Piuttosto uno Slam. Quello sì che sarebbe un sogno». Oggi che il sogno è realizzato, e la replica della coppa dell’Us Open è appoggiata sul comodino della stanza d’albergo che si affaccia su Central Park, la confessione in mondovisione sul centrale di Flushing («Alla fine dell’anno chiudo con il tennis») appare più come un outing a se stessa che una rivelazione sconvolgente per i posteri. Lo dico ad alta voce a tutti, cioè, così ci credo definitivamente anch’io. A saperlo erano in tre: coach Navarro, che per quanto addolorato rispetterà la scelta di Flavia, Max il fisioterapista e Fabio, l’adorato boy-friend. La piccola confraternita laica da cui attingere energie, il circolo chiuso di affetti con cui ha cenato — loro quattro a New York e tutto il mondo fuori — nella sera del trionfo. La Penna, al di là delle apparenze, non è femmina da party. Donna Flavia, cresciuta da Concita e Oronzo nel Sud di Brindisi sotto il totem della famiglia e del tennis, è matrona da focolare. Desidera sposarsi e avere figli da quando giocava con la barbie. Archiviato anni fa — suo malgrado — il progetto con Carlos Moya, il traditore seriale, sarà Fabio Fogni-ni, l’ex playboy randagio, a portarla all’altare la prossima primavera. Accanto a Flavia, Fabio sta cambiando. «Grazie di essermi vicina, di darmi consigli e di spronarmi quando le cose non vanno come dovrebbero» ha twittato ieri prima di volare da New York a Mosca: in Siberia, nel weekend, l’Italia di Davis gioca contro la Russia lo spareggio per non retrocedere. La campagna americana di Flavia, così eccezionale nella sua normalità, è stata d’ispirazione: «Per me sei la numero uno. Sono orgoglioso di te» ha scritto sui social. Pennetta gli ha promesso un regalo. Con i 3 milioni e 3oo mila dollari di prize money appena incassati, sarà bellissimo. «Ci sto lavorando…» gli ha detto con le stelle negli occhi, innamorata e felice. Raccontano che quando ha visto Fabio nella pancia di Flushing, sabato poco prima di scendere in campo contro la Vinci, Flavia si sia illuminata. «Amore sei tornato!». Un effetto sorpresa simile l’aveva avuto, l’anno scorso, l’elicottero che lui aveva mandato all’aeroporto di Nizza per portarla a Montecarlo, agli albori di questo amore in cui all’inizio pochi credevano e che invece, un anno e mezzo dopo, sta producendo miracoli in serie………

 

Il futuro di Flavia

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 14.09.2015

 

Non c’è che dire: a 33 anni Flavia Pennetta il finale se lo è scelto da primattrice. L’annuncio choc subito dopo lo storico trionfo agli US Open con il mondo in diretta tv: «Vorrei giocare sino alla fine della stagione, dopo però smetto. Non credo ci sia un modo migliore per abbandonare. Era dall’inizio dell’anno che pensavo a cosa volevo fare da grande». Cioè la moglie e la mamma, come ha sottolineato nei momenti della commozione lo stesso presidente del Coni Giovanni Malagò. Nei suoi programmi c’è il matrimonio con il collega Fabio Fognini, di 5 anni più giovane, nella prossima primavera. A Flushing Meadows c’era anche il ligure: «La decisione spetta solo a Flavia», ha detto. La famiglia non esclude il tennis, magari in un’altra veste: «Non mi vedo lontana da questo sport che è la mia vita-ha aggiunto la brindisina – mi piacerebbe dare un contributo con la mia esperienza. Magari in federazione». Qualche anno fa a Milano ha sfilato accanto a volti noti come Belen Rodriguez e Laura Torrisi. Azzardato un futuro in tv? «Forse, ma come commentatrice – ha precisato – mi piace parlare delle cose che conosco. Non amo fare da comparsa o spettatrice». Come in campo e nel modo di dire addio: nello stadio da tennis più grande del mondo intervistata da una giornalista famosa come Robin Roberts, che ha avuto persino l’onore di entrare alla Casa Bianca per intervistare Barack Obama. OBIETTIVO MASTERS Quel che è certo è che la vedremo a Wuhan, a Pechino e se manterrà almeno l’ottava posizione nel ranking a Singapore, dove si giocheranno le Wta Finals. La scelta di ritirarsi così, con il trofeo più bello in mano, la consegna definitivamente alla storia. Retorica a parte, la sua carriera e la sua vita per 15 anni sono state un’altalena di alti e bassi: trionfi, scivoloni dolorosi, risalite. Ci ha scritto un libro (“Dritto al cuore”), ma ci si potrebbe girare un film. «Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati», ha scritto Ernest Hemingway. Pochi ne conoscono il significato come Flavia. CADUTE E RISALITE Da Brindisi al trionfo a New York è successo di tutto, con due rovinose cadute. La prima nel 2007, quando si chiuse la love story con Carlos Moya. Sembrava un amore da favola, ma la storia è finita nel 2007: la stampa scandalistica spagnola pubblicò alcune foto dello spagnolo con la soubrette Carolina Cerezuela. Flavia entrò in una spirale negativa che le fece perdere parecchi chili. La prima rinascita nel 2009, quando è diventata la prima italiana ad en- r trare tra le prime 10. Fu un’estate magica, culminata con il successo a Los Angeles. Il 2012 è l’anno della seconda caduta. Al Foro Italico doveva affrontare Serena Williams nei quarti, ma fu costretta al ritiro dopo pochi game. «Dolore al polso destro», sembrava uno stop precauzionale. Invece il problema era molto più grave del previsto. Una serie di sconfitte e ritiri fino all’operazione effettuata a Barcellona il 30 agosto 2012, quando le dissero che aveva giocato con il polso sfilacciato al-l’80%. Rimase ferma sei mesi e ci fu la dolorosa separazione con il coach Gabriel Urpi, cui era (ed è tuttora) legatissima. Esperienza e maturità hanno fatto il miracolo. A maggio 2013 era sprofondata al n.158 WTA, poi arrivarono gli ottavi a Wimbledon e la semifinale agli US Open. Per rinascere non stravolse le sue abitudini, scelse di restare a Barcellona, in Spagna, affidandosi a un coach giovane e motivato come Salvador Navarro. Rieccola di nuovo tra le top-30, fino al prestigioso successo dello scorso anno a Indian Wells. Il resto è storia di questi giorni.

 

L’addio di Flavia e il futuro da mamma

 

Marco Lombardo, il giornale del 14.09.2015

 

Un abbraccio. Quell’abbraccio. E poi le parole, col sorriso. Quel sorriso. «Mi ritiro, siate felici per me», la fotografia di un momento storico, il flash che ferma il tempo e regala l’emozione perfetta allo sport italiano. Alla vita. Flavia Pennetta ha detto basta al momento giusto, vuole assaporare la vittoria, vuole godersi l’eternità. Ha vinto gli Us Open, e se Wimbledon è il Vaticano del tennis, New York ne è l’accademia. E allora perché continuare? «Basta, mi ritiro» è la frase più difficile da dire, in tutti campi della vita, figuriamoci nello sport, dove l’adrenalina ti tiene sempre a livelli più alti della realtà. Ed infatti Flavia ha ammesso di aver cambiato idea già un paio di volte in questi ultimi anni, soprattutto nel 2013, quando le sembrava di non poter dare più nulla alla sua passione. Ma è difficile, dannatamente difficile, «perché il tennisti insegna sempre ad andare oltre, che realizzare i sogni impossibili è possibile. Un mese fa ho finalmente deciso: sarebbe stata l’ultima volta a New York, solo che pensavo molto prima. Infatti stavo per perdere al primo turno. Pazzesco». E così la vita, è così lo sport: Flavia ha lasciato di stucco tutti – perfino i genitori e il fidanzato Fabio – tenendo per sè quel piccolo segreto, per uscire di scena davvero come una regina. Ma com’è stato difficile ammetterlo, prima a Roberta Vinci seduta accanto a lei e poi al mondo alla fine dell’intervista di prassi: «Devo dire ancora una cosa…». L’ha detta. Ma adesso comincia la parte più complicata, perché per un Sampras che molla dopo aver trionfato l’ultima volta a Flushing Meadows, per un Tomba che saluta dopo l’ultimo folle slalom con la cinquantesima vittoria nella coppa del mondo di sci, ci sono tanti Borg, che un giorno riprese le sue racchette di legno per finire infilzato a Montecarlo come un pivellino. Un’immagine, quell’immagine, che rovinò il quadro perfetto. Partire è un po’ morire, nello sport poi si tratta di chiudere davvero un capitolo della vita, avendo ancora davanti una vita. Flavia lascia al momento giusto, nell’ istante perfetto, con i complimenti perfino di Serena Williams, che le ha subito twittato la frase più dolce: «Il tuo sorriso mi mancherà». Lascia, «perché adesso devo realizzare quello che ho fatto: quando sarò a casa con la mia famiglia, i miei amici, quando toccherò con mano l’affetto che ho sentito da lontano in questi giorni, allora sì che capirò». Lascia perché, come dice il detto, ci si alza da tavola quando non si è ancora sazi e nonostante chi ti vuole ancora trattenere. Per esempio i tuoi genitori….

 

Flavia un futuro tutto roseo

 

Alberto Giorni, il Giorno del 14.09.2015

 

«Complimenti per la vittoria, te la sei meritata. Mi mancherà il tuo sorriso!». Il tweet di Serena Williams, dopo lo storico derby pugliese nella finale degli US Open, è solo uno dei tanti che le colleghe hanno dedicato a Flavia Pennetta. L’annuncio del ritiro a fine anno è stato uno shock. Lei non lo aveva anticipato a nessuno, all’amica Roberta Vinci lo ha detto mentre si abbracciavano a rete, poco prima dell’annuncio in mondovisione: «Questo è stato il mio ultimo match agli US Open, è una decisione che ho preso un mese fa». Capire il momento giusto per dire basta è molto difficile per un campione di qualsiasi sport; c’è chi si trascina pateticamente, rovinando in parte la propria immagine. La reginetta ci aveva pensato due stagioni fa a causa dell’operazione al polso e dei risultati negativi. Per fortuna ha tenuto duro salutando nel migliore dei modi, a 33 anni, dopo il successo più prestigioso. Anche Pete Sampras lasciò con il trionfo agli US Open, nel 2002, però ufficializzò l’addio dodici mesi più tardi. Sono rimasti tutti di stucco, compreso il fidanzato Fabio Fognini in tribuna, che poi ha twittato: «Uscire così da campioni è il sogno di ogni atleta». C’è la data delle nozze? «No. Non ancora…», butta lì Flavia con il suo incantevole sorriso. L’ANNO prossimo ci saranno le Olimpiadi di Rio. Il presidente della Fit Binaghi e il numero 1 del Coni Malagò le chiederanno di ripensarci; il doppio con la Errani sarebbe da medaglia. «Per il momento non è nei miei piani, al 90% è no», ribatte lei lasciando aperto uno spiraglio. Ma perché si ritira? «Perché sta diventando difficile competere. Devi lottare al massimo ogni settimana e, se non lo fai sempre con lo stesso impegno, le cose possono andare male. Sento di non avere più questa forza e adesso è il momento perfetto». Fa parte di una generazione irripetibile insieme a Schiavone, Vinci ed Errani: «Siamo quattro amiche spronatesi a vicenda per migliorarsi: si è chiuso un cerchio». Anche la Vinci ha motivi per sorridere, l’impresa con la Williams resterà nella storia: «E poi sono felice per Flavia — ha detto con sincerità —, ci conosciamo fin da piccole e meritava questa gioia». COME era prevedibile, i giornali americani hanno aperto con baseball e football, ma c’è stato spazio per qualche bel titolo: «La Pennetta sa andarsene con stile», «Si è organizzata il party d’addio», «La dolce vita». Ora giocherà i tornei orientali di Wuhan e Pechino e, da nuova n.8 del mondo, punta al Masters di Singapore tra le prime otto in classifica. «Il futuro? Ci devo pensare. Non vedo la mia vita senza tennis, mi piacerebbe trasmettere quello che ho vissuto. Come capitana di Fed Cup? Non so». Mentre riflette, Flavia potrebbe aggiornare la sua autobiografia, «Dritto al cuore», pubblicata quattro anni fa. C’è giusto da raccontare una favola accaduta a New York, degna di Hollywood.

 

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