È stata una buona semifinale. Forse migliore del previsto anche se non sempre entusiasmante perché troppo legata ai servizi. E in conclusione sono in finale i primi due giocatori del mondo, le prime due teste di serie. Se Murray avesse perso Roger Federer sarebbe salito da n.3 a n.2.
Murray è stato bravo, dopo aver cominciato il match in salita per via del break patito nel primissimo game del match. Non si è scoraggiato, è stato meno nervoso del solito anche se azzeccava meno “challenges” di Roger Federer in cattiva giornata con l’Hawk Eye, ed è rimasto attaccato alla partita anche quando ha perso il terzo set al tiebreak. Una bella solidità di carattere la sua. Raonic ha mostrato i suoi grandi progressi perché non ha solo servito bene come al solito – impressionante, più dei 233 km orari del suo servizio più veloce, la media che è stata a lungo intorno ai 211 km orari, più elevata della battuta più rapida di Murray! – ma ha anche retto bene molti scambi da fondocampo contro il britannico che è uno dei giocatori che corre e recupera di più al mondo. Se andiamo a vedere i punti vinti dopo più di 9 scambi vediamo che il margine a favore di Murray è abbastanza risicato, non come ieri fra Djokovic e Federer, quando il serbo ne ha vinti l’80 per cento. E questo, pur avendo constatato i progressi atletici compiuti da Raonic non era in fondo prevedibile. Finchè Milos Raonic non si è fatto male all’adduttore della gamba destra l’equilibrio è stato massimo. Però anche il fisico conta e un gigante della stazza di Raonic, 1 metro e 96, pagherà sempre – per quanti sforzi atletici faccia per migliorarsi – un certo gap atletico nei confronti di un Murray che è 6 centimetri meno alto e più leggero. Non dico che sia come avere un colpo in meno, ma il tennis è uno sport che richiede anche un certo fisico, non è il biliardo, né gli scacchi. E non dico il golf per non fare arrabbiare i golfisti, ma insomma qua si deve correre, non camminare, anche se poi anche in quegli sport appena citati certi muscoli (cervello compreso…) servono eccome.
La cronaca l’ha fatta in maniera eccellente, come sempre, il “maestro” Luca Baldissera. Io posso solo aggiungere che i dati finali risentono di un quinto set non più equilibrato per via dell’infortunio di Raonic che ha sparigliato le cose, che ha fatto crescere a dismisura i breakpoint (16) avuti da Murray, quando per tutti i primi quattro set invece l’equilibrio era stato sovrano. Si parla, inevitabilmente, della straordinaria efficacia del servizio di Raonic, ma Murray non è stato da meno, perchè dopo aver subito il break a freddo nel primo game non ne ha più subiti. Ha concesso in tutto soltanto 6 pallebreak. Forse Raonic più che negli scambi – nel corso dei quali ha fatto vedere ottimi dritti incrociati – deve ancora lavorare un po’ sulla risposta. Che lui tenga tanti games a zero ci sta. Che li tenga anche Murray, che non serve forte come lui, ci sta di meno.
Il punto finale è che la finale sarà per la quarta volta la stessa del 2011, del 2013 e del 2015, tutte vinte da Djokovic. Nole gocherà la finale Slam n.19 della carriera, con la speranza di vincerne 11, il che gli consentirebbe di eguagliare i successi di Borg e di Laver (scusate se è poco) e con il sesto Australian Open il record delle vittorie qui di Roy Emmo Emerson: questi però li vinse tutti sull’erba e quando in Australia venivano in pochi, e non i professionisti. Insomma sarebbe un record battuto, onestamente, più che un record eguagliato. Ma non lo leggeremo certo qui questo discorso. Novak di finali ne ha perse otto (4 US, 3 RG, 1 W), e questo aveva fatto credere che non fosse un “vincente nato”, finché ha cominciato invece a vincere di tutto e di più. Dal gennaio dello scorso anno, quando perse da Karlovic a Doha, Novak ha fatto sempre o vittoria o finale. Impressionante. Per Andy Murray invece sarà la finale Slam n.9 e ne ha perse 6, di cui 4 qui (tre finali con Djokovic e una con Federer nel 2010), una a Wimbledon e una a US Open.
Fra i due i confronti diretti vedono Djokovic avanti 21-9, e 6-2 negli Slam: tre, come dicevo poc’anzi, sono state finali dell’Australian Open, due sono state semifinali, un quarto di finale. “Arrivare a disputare cinque finali all’Australian Open mi rende orgoglioso, non penserò certo a quelle che ho perse… so che Novak è favorito, ho visto i primi due set della sua semifinale contro Federer, eccellenti, ma anche quelli giocati contro Simon…”. Chiaro che Andy si auguri – sempre che Kin non gli faccia lo scherzo di partorire nelle prossime 48 ore… ma in quel caso non farebbe a tempo a mantenere la promessa di volare a casa qualunque fosse la sua situazione nel torneo – un Djokovic “formato Simon”, ma comunque pur avendo perso 10 delle ultime 11 partite lo scozzese, che tre partite fa battè Djokovic in finale al Canadian Open (6-4 4-6 6-3) non entra in campo battuto: “Per tre set lo scorso anno qui il match fu molto equilibrato, poteva anche girare diversamente (finì 6-0 al quarto, ndR) se avessi vinto io il terzo come potevo. Anche a Miami, a Parigi per diverso tempo il match è stato equilibrato… Beh, però alla fine ha quasi sempre vinto Djokovic e Andy ha sottolinetao più di una volta che: “Devo riuscire a giocare al meglio il più a lungo possibile”.
Infatti la sensazione che ha avuto lui e che abbiamo avuto noi è stata, in quasi tutti quei loro duelli, che alla fine l’intensità e il ritmo di Djokovic, che sta un po’ più dentro al campo di Murray e quindi detta di più il gioco e corre di meno, abbia finito per spegnere alla distanza la resistenza di Murray. Grande atleta e grande corriddore ma talvolta troppo attendista. Ricordo bene che nel Regno Unito quando Andy perse qui le sue prime tre finali senza strappare un set fu criticatissimo. Venne considerato un “grande perdente”, uno che non sapeva rovesciare le situazioni. Beh stasera contro Raonic, in svantaggio prima di un set e poi di due set a uno, l’ha rovesciata (sia pure con l’aiuto dell’infortunio occorso allo sfortunato canadese). Non è detto che non gli succeda anche contro Djokovic, prima o poi. Certo dipenderà molto anche da quale Djokovic gli si presenterà davanti. Quello dei primi due set contro Federer sembra quasi ingiocabile (anche se Roger gli ha dato una mano giocando non da par suo), ma se andiamo a ben vedere, il gioco di Murray per certi versi assomiglia più a quello attendista di Simon (con maggior classe, servizio e varianti naturalmente) che non a quello di Federer, elegante quanto si vuole ma oggi più di una volta spesso un tantino velleitario contro una macchina schiacciasassi come quella di Robot-Djokovic.
Personalmente mi auguro soltanto una bella finale.