Toni Nadal: "Mio nipote è un privilegiato, non è speciale. Il duro allenamento finalmente sta dando i suoi frutti"

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Toni Nadal: “Mio nipote è un privilegiato, non è speciale. Il duro allenamento finalmente sta dando i suoi frutti”

Parla Toni Nadal, coach di Rafael Nadal, e come al solito non è per nulla scontato. Dall’essere dei “privilegiati” rispetto alla stragrande maggioranza delle persone alla rivalità con Federer e Djokovic, sono tanti i temi toccati dallo zio più famoso nel mondo del tennis

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Il doppio successo MontecarloBarcellona ha rialzato in maniera vertiginosa le quote di Rafael Nadal. Il maiorchino sembra stia tornando quello dei tempi migliori e con ogni probabilità sarà uno dei maggiori avversari di Novak Djokovic al Roland Garros. Toni Nadal, zio e coach del quattordici volte vincitore Slam e portabandiera della Spagna ai Giochi Olimpici di Rio, ha parlato del duro allenamento alla quale ha sottoposto il nipote: “Con Rafael abbiamo sostenuto delle sessioni di allenamento massacranti. Abbiamo allenato tutto. Dall’aspetto fisico a quello tecnico senza trascurare quello mentale. Si alleniamo anche quello mentale, tutto si allena nella vita. Sapevo che mio nipote fosse capace di sopportare tutta la pressione, altrimenti non sarei stato così duro. Alleno Rafael da quando ha tre anni e penso di poter dire che tutto sommato è andata bene. Altri tennisti hanno cambiato molto ed è andata bene anche a loro, ma con me sotto l’aspetto economico gli è andata di lusso. Allenatori più economici di me non ce ne sono.

A Toni Nadal viene chiesto se la presenza di campioni come Federer e Djokovic abbia migliorato il suo assistito: Questi rivali ti fanno giocare al meglio, ma non ti rendono migliore. Ciò che ti migliora sono i titolo vinti. Non dobbiamo prenderci in giro, non verrai ricordato per quanto tu giochi bene ma per quanto vinci. Senza dubbio avrei preferito che Federer e Djokovic non ci fossero. Ora si entra nel vivo della stagione e noi cercheremo di vincere più tornei possibili, anche gli Slam. Non per superare Federer, ma per ripagarci del gran lavoro fatto”.

Infine si parla della vita fin troppo facile degli sportivi d’élite e sugli effetti che gli stessi hanno sul resto del mondo: “Mi sorprende tutta questa attenzione verso chi eccelle. Vengono idolatrati fin troppo, ma in fondo colpiscono solo una palla meglio degli altri. È come se io considerassi mio figlio un fenomeno per come gioca a nascondino. Secondo me i sacrifici li fa chi lavora sopra un’impalcatura o dentro una miniera. Rafael non è un sacrificato, lui è un privilegiato. Mio nipote sa fare solo una cosa bene, ovvero giocare a tennis. Nel mondo ci sono più di mille professioni; lui ne fa bene una, quindi secondo me non ci sono motivi per considerarlo speciale e lui fortunatamente non si ci sente. Lo sportivo che si sente speciale è solo uno sciocco”.

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