Garbine Muguruza: è solo il primo Slam? Penso di sì. Ma la vera sorpresa è un'altra (video di Ubaldo)

Editoriali del Direttore

Garbine Muguruza: è solo il primo Slam? Penso di sì. Ma la vera sorpresa è un’altra (video di Ubaldo)

ROLAND GARROS – Le chiavi tecniche del successo di Garbine Muguruza? L’aggressività, l’assenza di paura, la potenza, la completezza dei fondamentali…e il servizio di Serena Williams (meno di una “prima” su due)

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PARIGI – Non mi ha sorpreso tanto che Garbine Muguruza abbia vinto questo Roland Garros, quanto che questo suo primissimo Slam sia stato soltanto il suo primo torneo vinto sulla terra rossa e appena il terzo in assoluto. Il primo quest’anno. Dopo quello, minore, di Hobart sul cemento outdoor nel 2014, stessa superficie del Premier di Pechino l’autunno scorso. Da una tennista che aveva già battuto Serena qui due anni fa e che era stata finalista lo scorso anno a Wimbledon, raggiungendo il terzo posto nelle classifiche mondiali il 26 ottobre 2015, mi sarei aspettato un palmarès molto più ricco. Il mio dubbio era quindi che Garbine potesse essere ancora una tennista… non abbastanza vincente.

Ieri però mi ero espresso in termini positivi sulle sue chances, soprattutto perché Serena, in questo torneo, non mi aveva convinto per niente. Era stata messa in difficoltà dalla Mladenovic, dalla Putintseva, dalla Bertens.

Ma oggi, come ho detto senza volerle fare sviolinate di circostanza nella domanda che ho posto a Serena – arrivata in conferenza stampa due minuti dopo che era uscita dall’interminabaile cerimonia di allestimento dello Chatrier e di premiazione con BJ King e Gachassin…si vede che non vedeva l’ora di andar via – Serena ha forse giocato la sua miglior partita del torneo, eppure Garbine è riuscita a domare ugualmente la panterona di Compton che mirava ad eguagliare finalmente i 22 Slam di Steffi Graf.

Il problema di Serena, a mio avviso, è stato che ha servito maluccio, forse cercando troppo la potenza con la prima palla per sfuggire alle bombe di risposta di Garbine – ha battuto anche a 196 km orari, eguagliando il record di velocità nel torneo sorprendentemente appartenuto fino a ieri alla giapponese dalla pelle scura Naomi Osaka – ma così scegliendo di fare ha raggiunto l’effetto opposto. Ha infatti finito per servire una percentuale di prime palle troppo bassa: addirittura appena il 43 per cento nel secondo set, dopo il 56% del primo, con una media quindi sotto al 50%: il 49%. Un invito a nozze per le poderose risposte di Garbine, aggressiva da sempre e oggi più che mai. Quando Serena ha messo dentro la “prima” ha fatto 24 punti su 34…ma quando ha messo la “seconda” ne ha fatti soltanto 15 su 35, troppo pochi.

Garbine sa fare tutto, servire con forza, tirare bordate tanto di dritto che di rovescio e diversi suoi lungolinea di rovescio come di dritto hanno sorpreso in contropiede Serena. Anche quella è stata una delle chiavi vincenti del match. Le donne tendono a giocare troppo spesso in grande prevalenza i colpi incrociati…Marion Bartoli, che non vale davvero la miglior Muguruza (cioè quella che non abbiamo ancora visto), ha vinto un Wimbledon giocando molti colpi dritti “down the line” con il suo tennis quadrumane. I lungolinea di Garbine hanno fatto male a Serena che ancora il 9 settembre 2015 pareva destinata ad eguagliare i 22 Slam di Steffi Graf ed invece ne ha persi 3 di fila da superfavorita, con Roberta Vinci in semifinale a New York, con Angelique Kerber a Melbourne, con Garbine Muguruza qui a Parigi. Eppure io penso che a Wimbledon la favorita n.1 sarà ancora lei. Vedremo.

A Garbine non manca nulla, né stazza atletica – è alta un metro e 82, pesa 73 kg – né peso di palla, anche se tende a giocar troppi colpi stando a mezz’aria, al contrario di Serena che gioca invece la maggior parte dei suoi con i piedi ben piantati a terra e quindi trasferendo il peso del corpo da dietro a davanti si appoggia meglio sulla palla e la fa diventare più pesante. È comunque tennista assai completa, perché non ha un solo colpo debole – anche se a rete non viene quasi mai – la prima spagnola che vince dopo l’unica (e trina) iberica Arantxa Sanchez, campionessa nell’89, ’94 e ’98.

Garbine ha solo 22 anni – è nata a Caracas l’8 ottobre ’93 e “questa vittoria è sia spagnola sia venezuelana” – e vincerà sicuramente ancora altri grandi tornei, probabilmente altri Slam. Tante delle altre top-ten mi sembrano in difficoltà, o per motivi anagrafici o tecnici o psicologici o (come nel caso di Maria Sharapova) disciplinari.

Intanto da lunedì Garbine sarà n.2 del mondo, e quindi quasi certamente testa di serie n.2 a Wimbledon, il che potrebbe favorire un nuovo suo exploit. Di certo sarà cresciuta la fiducia nelle sue possibilità. Il potenziale – e non solo la potenzia – è altissimo. Se impara a venire a rete un po’ di più, dal momento che è molto più brava ad attaccare e a difendersi, diventerà molto ma molto difficile da battere.

Non so se Garbine lo sapesse, probabilmente sì, ma non ha fatto una piega quando un giornalista spagnolo poco preparato le ha chiesto cosa provasse a vedere il suo nome iscritto sul trofeo sul quale figuravano già i nomi di Arantxa Sanchez e Conchita Martinez. La Martinez ha vinto 4 volte Roma, 1 Wimbledon, ma mai Parigi.

Piuttosto, in tema di trofei, Serena Williams quest’anno sta sistemando, suo malgrado, il servizio d’argenteria di casa: aveva vinto sei finali su sei all’Australian Open e a gennaio ha perso quella con la Kerber. Aveva vinto tre finali su tre al Roland Garros e oggi ha perso dalla Muguruza. Ora ha la collezione completa, per tutti gli Slam, dei “piatti” del secondo posto. Occupano meno posto dei 21 inutili trofei Slam in bacheca, per la frutta ha uno splendido ed unico servito di lusso per sei.

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