Wimbledon day uno: si comincia con Lorenzi, si finisce con Federer

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Wimbledon day uno: si comincia con Lorenzi, si finisce con Federer

Prima giornata a Wimbledon. Poche sorprese, Federer convalescente, bravi Seppi, Errani e Schiavone

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Wimbledon ha consumato rapidamente l’attesa, il lunedì è già torneo. Subito la coda più lunga, con gli addetti ai controlli immediatamente più severi, subito i campi affollati, subito i giocatori in campo. Sono le 11.36 quando Paolo Lorenzi arriva nel campo 10 aprendosi la strada tra la folla. Da una parte ci sono già Lara Arruabarrena e Olga Govortsova; dall’altra Jana Cepelova e Mariana Duque-Marino. Poco lontano c’è persino Almagro contro un brasiliano, Rogerio Dutra Silva. Ci sono già i primi volti soddisfatti: “siamo stati in coda tutta la notte, purtroppo non eravamo nei 500 che avevano diritto al biglietto del Centre Court, ma speriamo che Lorenzi vinca“.  Speranza vana, si capisce quando Lorenzi sbaglia una facile volée nel secondo game sul 30-0 e servizio. Perderà otto punti di fila, contro questo Lukas Lacko che arriva dalle qualificazioni ma che ha una palla più pesante e un’indolenza che chissà da dove gli viene. Abbastanza a sorpresa Lorenzi prima si agita per ogni decisione nei paraggi della linea, continuando a far vedere la mancanza di gesso sulla pallina al giudice di sedia – segnale inequivocabile secondo lui che la pallina era fuori – poi  recupera il break e si porta sul 4 pari, più grazie a Lacko che per merito suo. Dura poco comunque, perché a primo set point Lorenzi tira lungo un dritto che gli costa il 6-4. Può bastare, anche perché Djokovic aspetta, è il momento dei primi passi sul centre court.

Ancora con la barba incolta, più rilassato che mai, il numero 1 del mondo vince il primo set per 6 a 0. Niente sembra scalfirlo, Ward è un inglese che gioca bene sulla terra rossa e si muove molto male. Prende il break nel secondo game ma nel terzo si porta 0-40, Djokovic annulla le tra palle break, poi ne subisce una quarta, ma sempre più ieratico, il vincitore del Roland Garros si degna di chiudere il game. Per buona parte del pubblico può bastare, probabilmente crede di aver fatto la scelta giusta quando Djokovic si porta addirittura sul 9 a 0. E invece comincia un’altra partita, con Ward che recupera il break, salva a sua volta tre palle break e poi sul 5 pari ha addirittura l’occasione di andare a servire per il set. Per ben tre volte. Quando il set si prolunga al tiebreak tutti sanno come andrà a finire. Djokovic accelera un po’ nel terzo e si concede un saluto da star consumata, con il cuore spedito all’intero pubblico del centrale.

Nel frattempo Sara Errani ha ritrovato un po’ di calma, “forse è meglio giocare sull’erba, perché almeno qui non mi riempio di aspettative, come sulla terra“.  In effetti l’ultima volta sembrava in preda al panico. Forse ha aiutato un po’ giocare con la numero 100… “sì certo, ma non esistono partite facili“. In fondo è vero anche questo.

Adesso tutte le partite sono nel vivo, come si dice. Giorgi perde il primo set 6-2 e sembra la solita vecchia storia. Non lo sarà, mai visto giocare così bene Camila, anche con un po’ meno sarebbe da prime 10 del mondo, figuriamoci se giocasse sempre così un po’ a più lungo. Seppi travolge Garcia Lopez e tutti si chiedono se lo spagnolo stesse male. Stava benissimo, e il break che nel secondo set lo porta a 4 pari lo conquisterà solo perché Seppi era stato distratto da quello che succedeva nel campo accanto. il 5. Lì Sam Querrey completava la rimonta contro uno che da queste parti non si sono più scordati, dopo il 2012. E persino Andreas si era fermato ad ascoltare il punteggio. In sala stampa Andreas è solissimo, è iniziata Italia-Spagna, magari c’è qualche connessione. “Avevo detto di farla alla 5, sapevo che non sarebbe venuto nessuno altrimenti“. Qualcuno invece arriva, atmosfera distesissima, da qui a battere Raonic ce ne corre, ma chissà.

Vincono Dolgopolov e Karlovic, perde Monfils. Ana Ivanovic si prende del tempo per il matrimonio, perde con la numero 223 del mondo, anche se il promesso sposo fino a sabato prossimo avrà altre faccende a cui pensare.

Camila in conferenza stampa è delusissima: “è la tua migliore partita?” manco per idea. “No, la migliore partita è quando vinco“. Se è vero che è tipico dei fuoriclasse non accontentarsi ci aspetta qualche anno divertente.

Chiude anche Francesca Schiavone portando il bilancio della giornata ad un semi-insperato 3 a 2. Adesso avrà la Halep, poi potrà fare la telecronista, potrebbe farle bene, chissà se lo farà bene. Vince Nishikori, tutti si infiammano a cercare la storia di Marcus Willis, numero 772 del mondo, che batte Berankis e giocherà addirittura contro Federer, sicuramente sul centrale. Interessante, ma domani gioca Albano Olivetti, che è 21 posizioni più indietro (793), a Wimbledon succede. L’anno scorso Tommy Haas era 861… Ma il tedesco aveva avuto una wild card, non era passato attraverso le qualificazioni come Marcus. E come Jared Palmer, che dall’alto della sua 923ma posizione, nello US Open del 1988 riuscì a battere Jeff Tarango.

Sono già successe così tante cose che quando arriva Federer il centrale non è pieno, anzi. Colpa anche dell’Inghilterra, che inizia la sua partita contro l’Islanda. Federer prova a volteggiare ma le ombre della sera che cominciano a calare lo trovano ancora ingarbugliato in due tiebreak contro Pella. Lo svizzero ne viene fuori in qualche modo, dice persino che è contento, anche se ammette che magari poteva essere un po’ più facile. Gli chiedono di Willis la sua risposta è inutile, la conoscete già.

Ma è sera, avevamo perso Kohlschreiber perdiamo anche Gulbis. Però c’è stato tennis migliore oggi che in due settimane di Parigi.

 

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