Wimbledon femminile: un primo turno eccezionalmente regolare

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Wimbledon femminile: un primo turno eccezionalmente regolare

In attesa degli ultimi match rimandati dalla pioggia, il torneo femminile ha riservato pochissime sorprese, al contrario di quanto successo in quasi tutti gli Slam più recenti

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Il commento di Ubaldo Scanagatta e Roberto Salerno al day2

Dopo due giorni di partite questo avrebbe dovuto essere l’articolo di bilancio sul primo turno femminile, ma il cattivo tempo ha obbligato alla cancellazione di alcuni match, impedendo di completare il programma previsto. Si possono comunque cominciare a tracciare le prime valutazioni.

Nella parte bassa del tabellone, i cui incontri si sono giocati ieri, tutto è filato in modo sorprendentemente liscio, seguendo le indicazioni del ranking. Sono cadute appena 2 teste di serie su 16: Ana Ivanovic (tds 23) battuta addirittura dalla qualificata russa numero 223 del mondo Ekaterina Alexandrova, e Camelia Begu (tds 25) sconfitta da Carina Witthoeft.
Nella conferenza stampa post match Ivanovic ha raccontato dei problemi al polso che l’hanno condizionata, impedendole di spingere il dritto come voleva. Quanto ha inciso il guaio fisico? In questi casi non resta che sospendere il giudizio su chi ha vinto la partita, visto che avremo la possibilità della controprova al secondo turno: Alexandrova affronterà Anna-Lena Friedsam, che sull’erba sa farsi rispettare e quindi si avranno elementi in più per valutare la giovane russa (è nata nel novembre 1994). Personalmente non sono in grado di esprimere giudizi su di lei, dato che non l’ho mai vista giocare.

Irina Camelia Begu, l’altra testa di serie eliminata, si presentava a Londra con un record negli incontri su erba negativo (7 vinte, 16 perse), e quindi la sua sconfitta non si può dire sia stata tecnicamente sorprendente. Lo diventa un po’ di più, però, se si tiene presente che chi l’ha eliminata, Carina Witthoeft, nelle due passate partecipazioni nel tabellone principale di Wimbledon aveva racimolato appena due game: battuta 6-0, 6-0 da Kerber nel 2015 e 6-0, 6-2 da Kimiko Date nel 2013 (ma in quella stagione era però riuscita a passare le qualificazioni).

Direi che c’è da sottolineare un altro aspetto della prima giornata: non solo quasi tutte le teste di serie hanno vinto, ma la maggior parte ha vinto “bene”, vale a dire in due set. Le eccezioni sono state Safarova (che ha dovuto lottare sino all’ultimo contro Mattek-Sands: 6-7, 7-6, 7-5), Suarez Navarro (contro Shuai Zhang, l’eroina di Melbourne) e naturalmente Muguruza (contro Giorgi, match approfondito altrove).
Ultima della pattuglia delle vincitrici sofferte è stata Karolina Pliskova, che è sembrata ancora una volta in difficoltà negli Slam. Ho potuto seguire dal vivo la parte finale del suo match (vinto per 6-2, 0-6, 8-6 contro Yanina Wickmayer) e in diversi momenti importanti Karolina ha giocato quasi bloccata, senza riuscire a spingere come suo solito: è arrivata a inventarsi soluzioni in chop di dritto o ad appoggiare il rovescio, in alcuni casi colpito “sporco” con la palla che passava la rete più per l’efficacia delle racchette contemporanee che per la pulizia del gesto tecnico.
Ora Pliskova ha di fronte a sé uno scoglio che fino ad ora si è sempre rivelato insormontabile: il superamento del secondo turno di Wimbledon. Nelle edizioni passate, infatti, non è mai riuscita a vincere due partite di fila; per sfatare la “maledizione” dovrà sconfiggere Misaki Doi, un’avversaria non facilissima, che ha le armi per impegnarla seriamente.

Nei match del secondo giorno Roberta Vinci è stata la top ten che ha rischiato di più, visto che non solo ha vinto in tre set, ma lo ha fatto rimontando da 1-3 in quello decisivo contro Alison Riske (6-2, 5-7, 6-3). Roberta in conferenza stampa è apparsa piuttosto soddisfatta non tanto per il gioco espresso quanto per essere riuscita ad entrare nel torneo superando l’ostacolo dell’esordio contro un’avversaria che sull’erba vale molto di più di quanto dica il ranking (che si costruisce sostanzialmente su altre superfici).

Se alla vittoria di Vinci si aggiungono quelle di Errani e Schiavone (rispettivamente contro Tig e Sevastova) e la sconfitta “brillante” di Giorgi contro Muguruza, si può senz’altro dire che per il momento il bilancio delle giocatrici italiane risulta ampiamente attivo. Considerate le tradizioni tecniche del nostro tennis, non era affatto scontato che sull’erba i risultati fossero più positivi che sulla terra rossa del Roland Garros 2016. Rimane da vedere come si comporterà domani Karin Knapp contro Ana Konjuh, una delle teenager “terribili” del 1997. Pioggia permettendo.

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