(da New York, Luca Baldissera)
Innanzitutto, ben ritrovati a bordocampo. A poche ore dal via dell’ultimo Slam stagionale, con i preparativi e la macchina organizzativa in frenetica attività, il magnifico Billie Jean King National Tennis Center si presenta tirato a lucido come non mai. Il nuovo Grandstand, all’angolo sud-ovest, è un campo a dir poco splendido, con terrazza adiacente ai courts dall’8 al 16, a loro volta dotati di tribune appena costruite, da cui si può spaziare con lo sguardo fino al 17, la “mini arena”. Un’intera porzione dell’impianto, quasi metà, risulta quindi notevolmente migliorata per la fruibilità di giocatori e spettatori, e non è che prima fosse male, anzi. Grande lavoro, e grande volontà di progredire e offrire qualità agli appassionati, così come servizi e strutture impeccabili agli addetti ai lavori. Già è bello ritornare nel luogo dove un anno fa abbiamo avuto il privilegio di assistere all’ormai leggendario “Italian Show”, la finale tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci, se poi ogni volta si trova qualcosa in più e di migliore, siamo al massimo.
La scelta delle prime sessioni di allenamento a cui assistere per studiare, documentare, e poi raccontarvi i dettagli tecnici del tennis delle campionesse e dei campioni, dettagli che dalle riprese televisive o dalle tribune degli stadi spesso si colgono con difficoltà, è stata influenzata dalla mia curiosità riguardo all’exploit olimpico della portoricana Monica Puig. Mettendo in riga ben tre campionesse Slam (Muguruza, Kvitova e Kerber) grazie a una qualità di gioco in generale elevatissima, e in particolare grazie a un rovescio bimane anticipato letale, la ventiduenne numero 34 WTA ha conquistato la medaglia d’oro e contemporaneamente lo status di eroina nazionale. Stamattina (la domenica di vigilia) ho quindi deciso di inaugurare la rubrica tecnica in diretta da bordocampo per lo US Open 2016 presentandomi, poco dopo le nove, con triplo cappuccino Lavazza d’ordinanza, ormai una tradizione, al training di Monica con la nostra Sara Errani, proprio sul nuovo Grandstand. Vediamo di capire insieme come ha fatto la Puig a salire di livello in modo così notevole.
La cosa che salta subito all’occhio vedendo Monica da vicino, è la contemporanea potenza ed elasticità delle gambe e dei piedi. Il fisico è piuttosto standard, con buona muscolazione, 1.70 per 64 kg. La tecnica dei fondamentali in senso stretto è ottima, ma da colpi “normali” dal punto di vista esecutivo, la Puig ottiene moltissimo grazie proprio all’esplosività degli arti inferiori. In testa al pezzo vediamo il servizio, da sinistra a destra il caricamento (con la peculiarità di indicare letteralmente la palla con l’indice della mano sinistra in conclusione di lancio), l’impatto e la pronazione finale. Come detto, risulta evidente l’elevazione e la spinta estremizzata al massimo delle ginocchia, all’impatto Monica è a 30 centimetri abbondanti da terra.
Qui sopra vediamo due dritti in accelerazione da fondocampo, impugnatura western, bell’ingresso di anca e spalla. L’immagine a sinistra rende molto bene l’idea di quanto Monica sia capace di esplodere la spinta delle ginocchia, in open stance piena, a partire dal potente appoggio del piede esterno. Anche qui, sospensione dinamica a oltre una spanna dal campo, e gambe che vanno ad allargarsi per trovare equilibrio in fase di ricaduta, senza farsi sbilanciare dalla violenza della sbracciata. Davvero bella da vedere.
Ma il colpo migliore in assoluto della portoricana, con il quale a Rio ha spazzato via dal campo una Garbine Muguruza spenta finchè si vuole, ma la palla non l’ha proprio vista per tutto il match, è il rovescio bimane. Esecuzione che Monica ha poi saputo evolvere e raffinare oltre la semplice botta a chiudere, inserendo una gran variazione in cross stretto con maggiore top-spin, che le consente anche belle chiusure in avanzamento, e uno slice niente male. Questo ha permesso alla Puig di battere successivamente Petra Kvitova, e poi di uscire vincitrice da una finale a dir poco rognosa contro una delle migliori giocatrici in difesa del circuito, Angelique Kerber. Qui sopra, la fase di preparazione, in linea, con impugnatura della mano destra ben oltre la continental, e conseguente estrema flessione dei polsi. Vagamente, ricorda Serena Williams.
Qui sopra, due immagini che evidenziano molto bene il “cuore” del colpo, a sinistra la palla è appena uscita dal piatto corde, a destra sta arrivando al piano di impatto. E si può notare l’eccezionale, perfetto allineamento tra palla, testa della racchetta, e soprattutto avambraccio sinistro fino a ben dopo l’impatto: nella foto a sinistra, si potrebbero unire con il righello. Colpo portato “attraverso” la palla e oltre, che di più non si può, e che di conseguenza produce una botta fenomenale.
Ma come detto, quando di là hai le migliori al mondo, tirare semplicemente forte e poco liftato non basta. Qui sopra vediamo due rovesci a chiudere in avanzamento (in entrambe le occasioni, Sara – che non mi sembra stia giocando male, anzi – non ha potuto recuperare), a destra un buonissimo slice, a sinistra proprio la variazione di cui si parlava prima: strettino supercarico di top-spin (la Puig è esattamente a metà campo qui, guardate la riga del servizio), che per non sfuggire lungo e/o largo ha bisogno di una grandissima spazzolata. Monica la ottiene con una incredibile rotazione interna di entrambi gli avambracci e polsi, evidente osservando il finale dello swing. Tanta sensibilità, davvero, grandissimo colpo.
Qui sopra, infine, due immagini che evidenziano bene la potenza degli appoggi di Monica, e l’esplosività dello scaricamento del peso effettuato contemporaneamente alla proiezione a rientrare verso il centro del campo: a sinistra è a tre quarti dell’accompagnamento finale, dopo essersi avventata sulla palla in allungo laterale, peso ancora in ricaduta; a destra, il colpo è concluso, il follow-through porta Monica praticamente a strangolarsi con le braccia da tanto veloce è lo swing, il peso si è totalmente scaricato sul piede esterno, un rovescio tirato in open stance a tutti gli effetti, con la giocatrice già completamente proiettata alla sua destra, pronta al recupero della posizione con i cross-step. Splendida esibizione di equilibrio, controllo e forza, sembra una sciatrice impegnata nello slalom.
In conferenza stampa pre-torneo Monica è apparsa serena e convinta delle proprie possibilità: se saprà continuare sulla strada vincente di Rio unendo lucidità tattica, attitudine positiva, e cattiveria agonistica al gran bel tennis che abbiamo appena analizzato, sono convinto che potrà fare un ottimo torneo. Cosa che spero saremo in grado di fare anche noi di Ubitennis, ciò che posso promettere personalmente è che non farò passare un giorno senza andare di campo in campo, spesso direttamente entrandoci, a cercare qualsiasi spunto tecnico interessante da raccontare. Buon US Open a tutti!