C'è rimasta soltanto Roberta Vinci (ore 17) ma Paolo Lorenzi con Murray è uscito a testa alta - Pagina 2 di 2

Editoriali del Direttore

C’è rimasta soltanto Roberta Vinci (ore 17) ma Paolo Lorenzi con Murray è uscito a testa alta

Roberta Vinci favorita con l’ucraina Tsurenko. Ma la tendinite? Resurrezione Brit. Francia meglio della Spagna. Le Williams…

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L’altro Brit, Daniel Evans, è sempre stato considerato giocatore di talento, ma anche un tipo assolutamente ingestibile. Sono più le volte che lo trovavano su di gomito in qualche pub alla sera, che quelle che lo trovavano sui campi d’allenamento al mattino.

Però a tennis gioca bene, è bravo a venirsi a prendere i punti a rete in controtempo. Evans ha avuto un matchpoint nel tiebreak del quarto set, sull’6-5, ma Wawrinka glielo ha annullato con una volee di dritto. E sull’8 pari lo svizzero ha fatto un ace con un coraggiosissimo ace esterno con la seconda palla…e quando ha vinto il quarto set si è puntato l’indice alla tempia, come per dire “L’ho vinto con la testa, questo set”. E lì ha probabilmente vinto pure il match, perché nel quinto Evans ha scontato la modesta assiduità agli allenamenti e ha sofferto di crampi. Conosceva forse poco anche le regole: ha chiesto l’intervento del fisioterapista per Medical Time Out in mezzo a un game, ma non gli è stato concesso. Lui sosteneva di avere problemi ad un piede, ma il fisioterapista non gli ha creduto sostenendo che invece in realtà avesse i crampi. Per i crampi ci si può far vedere un paio di volte al massimo, ma solo ai cambi di campo. Così Evans ha fatto l’offeso e al cambio campo successivo ha rifiutato l’intervento del fisio. Il suo clan lo incoraggiava a suon di “Com’on” finendo per innervosire Wawrinka (che non è uno stinco di santo o il massimo della simpatia in certe occasioni: chiedere informazioni al nostro Cipolla…). Lo svizzero si è lamentato e allora qualcuno, non so se lo stesso Evans, è passato a gridare invece “Allez” alla francese, giusto per disturbare un tantino di più.

Anche Paolo Lorenzi non conosceva benissimo la regola dei crampi: quando ha avuto i crampi con Simon non sapeva che poteva farsi massaggiare.

Insomma i colleghi britannici esultano per i loro due giocatori e magari con Djokovic che non è stato ancora “testato” sul serio non disperano d vivere un clamoroso exploit del loro Edmund, ma anche i francesi non si possono lamentare perchè negli ottavi hanno Tsonga nel primo quarto alto del tabellone (con Sock è favorito), Pouille (con Nadal, ultimo superstite spagnolo dopo la sconfitta di Ferrer con del Potro, non lo è) e Monfils in quello basso (con Baghdatis dovrebbe vincere). I quattro topten impegnati questo sabato alla fine hanno vinto tutti.

Sono contenti anche gli argentini perché il risorto del Potro sta dimostrando di meritare ampiamente la wild card e si sta avvicinando a passi di gigante (qual è) alla centesima posizione: è già 102 in pratica, da 142 che era all’inizio della settimana. Dalla semifinale 2013 a Wimbledon “delpo” non era più riuscito a spingersi così avanti.

Del Potro e Thiem (auguri all’austriaco, ha compiuto 23 anni questo 3 settembre) sarà un match che merita di essere visto, come Murray-Dimitrov lunedì perché il bulgaro è ritornato a giocare come sa e con Murray in passato Grigor si è preso delle belle soddisfazioni: ha vinto l’unico duello del 2016, a Miami, lo ha battuto a Wimbledon 2014, ci aveva vinto anche a Acapulco. Tre volte insomma, contro sei sconfitte. Significa che lui ha il tennis che può dare fastidio allo scozzese.

Ivo Karlovic a 37 anni e mezzo serve ancora così bene che con la vittoria del più anziano contro il più giovane – l’americano Donaldson – dovrebbe essersi assicurato il rientro fra i top-20 del ranking mondiale: non era mai arrivato agli ottavi in 13 partecipazioni all’US open. C’è riuscito alla quattordicesima, chapeau!

Nel torneo femminile agli ottavi sono arrivate passeggiando le due Williams: Serena ha vinto 62 61 sulla Larsson e Venus 61 62 sulla Siegemund. Punteggi incrociati. Prima delle semifinali però non possono scontrarsi. E Venus con la Pliskova secondo me soffrirà, mentre Serena dovrebbe battere la Shvedova, ma poi se la Halep non si fa sorprendere dalla Suarez Navarro, per me Serena-Halep potrebbe rivelarsi un match molto più incerto di quanto si possa pensare.

Sulle chances della Radwanska, facile facile sulla Garcia (62 63) non mi esprimo: vince sempre quando non me l’aspetto (vedi l’ultimo Masters WTA a Singapore 2015) e perde quando penso che vinca. In teoria, e non solo perché è testa di serie n.4, è la principale candidata ad un posto di semifinalista nella seconda parte della metà alta del tabellone.

Ma, sia chiaro: oggi la nostra attenzione è tutta puntata su Roberta Vinci. Di cui ci preoccupa più quasi più la tendinite (dopo che l’ho vista zoppicare uscendo dalla sala conferenze stampa) che l’avversaria, sebbene l’ucraina Tsurenko abbia dimostrato tante volte, con la Cibulkova qui, ma anche con la Errani a Biella e a Indian Wells, oltre che con la Schiavone, di essere tennista temibile.

Ancora una volta, per la quarta di fila, Roberta apre la giornata alle undici americane. Su chi sia, vita e miracoli della Tsurenko, fra il profilo scritto da Ferruccio Roberti dopo il match con la Cibulkova e la mia intervista, credo sia state informati a dovere. Aggiungo solo che chi vincerà fra Vinci e Tsurendo affronterà nei quarti la vincente del duello delle due “k” mancine, Kerber contro Kvitova.

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