Novak Djokovic e quel dominio assoluto ipotizzato troppo facilmente

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Novak Djokovic e quel dominio assoluto ipotizzato troppo facilmente

Dopo la vittoria a Parigi gli addetti ai lavori indicavano il serbo come dominatore assoluto per almeno un altro paio di anni. Ma solo due tennisti hanno realizzato il Grande Slam, una ragione ci sarà? Spesso si dimentica che anche i più forti sono sempre uomini e non macchine

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Il Masters Series di Parigi-Bercy ha visto vincere Andy Murray, che approfittando della sconfitta nei quarti di finale di Novak Djokovic contro Marin Cilic, è anche diventato il nuovo numero 1 del circuito, 26esimo della storia da quando è il computer a stilare la classifica. Un cambio al vertice che solo a inizio giugno sembrava impossibile ma che a conti fatti premia la solidità e la costanza del tennista scozzese che alla fine ha prevalso sulla frenata improvvisa del serbo che ha disputato una seconda parte di stagione ben al di sotto dei suoi standard, mentalmente esausto e fisicamente non al top.

Ma nella sostanza cosa è accaduto a Novak Djokovic? Come è possibile che dopo la vittoria a Parigi ed il tanto agognato Career Gran Slam (ma anche Gran Slam “virtuale”, cioé 4 Slam vinti consecutivamente), il serbo si sia arenato? Ma non è forse vero che una buona parte degli addetti ai lavori proprio dopo Parigi (non ultimo il nostro Direttore) ne avevano previsto il dominio assoluto nel circuito almeno per un altro paio di anni, mettendo così in serio pericolo anche il record di vittorie negli Slam di Roger Federer? Non è forse vero che si era dato come più che probabile la conquista del Grande Slam da parte di Djokovic? L’impressione, almeno da parte di chi scrive, è che dopo la vittoria al Roland Garros si fossero date per scontate troppe, tante cose, sulle quali in assoluto forse serviva maggiore cautela. Andiamo per ordine.

Novak Djokovic veniva già da un 2015 incredibile, fatto di 82 vittorie e appena 6 sconfitte, ma soprattutto da una seconda parte di stagione quasi perfetta con appena 2 sconfitte, nella “maledetta” (per lui) Cincinnati e nel Round Robin del Master di Londra (in entrambi i casi contro Federer) poi però vinto alla fine. L’inizio del 2016 era stato altrettanto roboante, vittoria in Qatar, vittoria agli Australian Open, ritiro a Dubai contro Feliciano Lopez nei quarti ( i primi accenni di problemi fisici), due vittorie contro i kazaki in Davis, doppietta Indian Wells-Miami. La terra rossa era iniziata con una inopinata sconfitta a Montecarlo contro Vesely, alla quale erano poi seguite la vittoria di Madrid, la finale di Roma (persa con Murray) ed alla fine il tanto sospirato (e meritato) Roland Garros. Bilancio totale, 44 vittorie e 3 sconfitte, che unite al 82-6 del 2015 fa in 18 mesi circa un totale di 126 match vinti e 9 persi.

Ora, partendo da una situazione del genere, si può ben comprendere che molti potessero azzardare previsioni di quasi invincibilità da parte del serbo, ma dare quasi tutto per scontato appariva (almeno a chi scrive) un errore ed alla fine i timori si sono rivelati fondati. Cosa è stato sottovalutato? Vediamo di raggruppare i punti deboli che la previsione del dominio di Nole nel circuito si portava dietro:

1) Il gioco di Nole, la crescita esponenziale delle sue performance, la sua scalata alla vetta del tennis maschile erano sicuramente state causate da una serie di fattori, tra le quali va rimarcata una condizione fisica quasi perfetta ed un’applicazione mentale spaventosa. A volte sembrava di vedere in campo un tennista della “Playstation”, tale era la capacità del serbo di rimandare tutto indietro, di arrivare su ogni palla. Non appena la condizione fisica è leggermente venuta meno, ma soprattutto dopo la conquista del Roland Garros quasi diventato un incubo, Nole ha frenato, si è fermato, in poche parole si è goduto la vittoria (e gli oltre 100 milioni di dollari che ha vinto solo come montepremi). Come tutti i normali esseri umani ha tirato il freno, si è un po’ seduto e questo per la tipologia del suo gioco è risultato letale;

2) Se solo due tennisti nella storia del tennis hanno realizzato il Grande Slam (Donald Budge e Rod Laver, quest’ultimo due volte) una ragione ci sarà? Se Federer e Nadal non vi sono mai riusciti, perché doveva diventare così facile ipotizzarlo per Nole (che comunque i suoi 4 Slam consecutivi li ha vinti come abbiamo citato in precedenza)? Tutti hanno, chi più, chi meno, sottovalutato che si parlava di un essere umano prima ancora che di uno tra i più forti sportivi esistenti e che anche la propria vita incide sulle performance. I problemi (da più parti ventilati) nella relazione matrimoniale con Jelena Ristic (con annesso supposto “sbandamento” per una attrice indiana) sono quelle variabili della vita privata che ognuno di noi, non solo gli sportivi professionisti e che guadagnano fior di milioni, si trovano a dover fronteggiare nella propria esistenza. Se ad un essere umano normale causano problemi, figuriamoci a chi è “costretto” quasi quotidianamente a scendere in campo necessitando della massima concentrazione contro avversari che non ti vogliono concedere niente e che sanno che dall’altra parte c’è il numero 1;

3) Ipotizzare il dominio incontrastato di Nole, un facile raggiungimento del numero degli Slam di Federer, significava (e significa per il serbo) vincere altri 5 Slam. Ma ci si dimentica forse troppo facilmente che ogni Major presenta ben 7 incontri al meglio dei 5 set, insomma non proprio la cosa più facile del mondo. Ci si dimentica che l’età passa per tutti, Djokovic incluso e che prima o poi arriverà qualcuno della nuova generazione (Thiem, Zverev, Kyrgios?) che vorrà farsi largo ed insidiare i primi. Se per Federer c’era Nadal e viceversa, ma anche Djokovic e Murray, beh, non è poi così difficile scommettere che qualcuno si farà largo e inizierà a dar fastidio ai famigerati Fab4 (o quel che ne resta), a rendere loro la vita difficile soprattutto nei Major;

4) Ultimo punto, già in parte descritto in precedenza. Essere in vetta al circuito significa non solo essere sempre al Top mentalmente e tecnicamente, ma anche fisicamente. Nadal (soprattutto) e Federer (ma solo in tarda età ed in questo lo svizzero è stato al tempo stesso fortunato e bravo a preservarsi così a lungo) ne sono una dimostrazione palese. Se iniziano a manifestarsi qui e la guai fisici che ti limitano, è chiaro che le conseguenze sulle performance in campo si fanno sentire.

Non ce ne vogliano i tifosi del serbo, ma vincere altri 5 Slam per Nole non sarà così facile, le variabili da far coincidere saranno tante. Impossibile no, nulla lo è. Ma da qui a prevederlo con facilità ce ne passa. Crediamo però che Djokovic debba soprattutto ritrovare un minimo di serenità, quella che per svariati motivi gli è mancata dopo il Roland Garros e che è sparita anche dal suo volto, visibilmente contratto e teso.

Attenzione però a non cadere nell’eccesso opposto, da qui a dire che Nole sia finito ce ne passa. A volte è più comodo essere inseguitori che essere inseguiti, chissà che al serbo il nuovo ruolo ora come ora non giovi.

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