E ALLA FINE ARRIVA TIAFOE – All’inizio del torneo di Delray Beach era lecito immaginarsi almeno un americano in finale, considerando l’ingente truppa a stelle e strisce presente ai nastri di partenza. Ci si aspettava il campione in carica Sock, oppure Sam Querrey, al limite il gigante Isner. Poteva farcela anche Steve Johnson, ad un passo dal traguardo. Invece ad arrivarci è stato il ventenne Tiafoe (qui grazie ad una wild card), autore della sua miglior settimana della carriera e che, fino a sabato mattina, non era nemmeno sicuro di superare i quarti di finale…
PRIMA CHUNG, POI SHAPO – I pensieri mattutini di Tiafoe infatti, sono tutti rivolti a vincere quell’ultimo dannato game per sbarazzarsi di Chung, dopo che il giorno prima aveva sciupato tre match point prima dell’interruzione sul 5-3 in suo favore nel terzo set a causa del diluvio. Riesce stavolta nell’intento, chiudendo 6-4, e si ripresenta in campo in serata contro Shapovalov, per una sfida tra giovani in rampa di lancio. Nel primo set entrambi sono impeccabili al servizio (o deficitari in risposta, è il gioco delle prospettive). Shapovalov mostra alcuni rovesci d’alta scuola e si muove come un elfo biondo che danza tra le foreste. Per ora è uno strepitoso giocatore da highlights, alterna magie ad errori grossolani, ma la stoffa è quella del campione: la solidità arriverà. Tiafoe dal canto suo è quasi ingiocabile al servizio, ed il suo dritto – seppur poco ortodosso nei movimenti – risulta un’arma notevole. Le prime palle break arrivano nell’undicesimo gioco, e sono a favore dell’americano. Tiafoe lascia partire un siluro di rovescio in risposta per il break, poi tiene la battuta e porta a casa il primo parziale, 7-5. Il pubblico spinge il suo connazionale, ma allo stesso tempo è consapevole che tra i due quello dal futuro più luminoso sarà probabilmente Shapovalov. Quindi non sarebbe male, per gli abitanti di Delray Beach, avere il canadese nell’albo d’oro di questo torneo (per giunta sarebbe il primo titolo ATP, un evento da ricordare come è stato il torneo di Milano per Federer).
Ma il rischio sembra non esserci, quando Shapovalov si incarta da solo e perde subito il servizio nel secondo set. Quel game spezza le gambe al canadese, che subisce anche il doppio break commettendo errori banali, dettati dalla frustrazione. Sul 3-0 e servizio, Tiafoe si adegua alla sagra dell’errore e perde il turno di battuta. Lo spettacolo adesso latita, si nota più che altro la scarsa esperienza (e malizia) dei protagonisti in campo. Da quel momento però Tiafoe indossa la corazza, torna solidissimo al servizio e non trema, chiudendo il parziale 6-4 e vincendo meritatamente la partita. Prima finale ATP per lui, dopo aver battuto gente come del Potro, Chung e Shapovalov, mica robetta! Vincendo il torneo diventerebbe numero 61 al mondo, ad una sola piazza dal suo best ranking. Deludente la prova di Shapovalov; la sconfitta pesa ancor di più perché arrivata con un altro Next Gen, e ben più attardato in classifica. Poteva essere l’occasione per il primo titolo, ma ne arriveranno presto altre, su questo non v’è dubbio.
GOJOWCZYK, SECONDA FINALE E BEST RANKING – La prima semifinale mette di fronte il tedesco Gojowczyk e l’americano Johnson. Entrambi hanno sconfitto due teste di serie agli ottavi di finale: Gojowczyk ha avuto la meglio di Isner, mentre Johnson ha passeggiato sul fantasma di Raonic. Poi due quarti di finale soft, rispettivamente con il giovane Opelka e con Donskoy, che di questi tempi lo scorso anno batteva un certo Roger Federer. Johnson, con il suo ormai consolidato baffo da pornodivo anni ‘80, sfoggia sin da subito un dritto robusto, mentre conferma il motivo per cui il rovescio sia considerato il suo peggior colpo (come per gran parte dei suoi colleghi americani): si limita a back difensivi, aspettando l’occasione giusta per spostarsi e colpire il dritto a sventaglio. Gojowczyk ha un tennis pulito, con poche sbavature, seppur senza spiccare con un colpo specifico.
La partita non è spettacolare, gli scambi brillanti sono pochi ed i servizi fanno la differenza fino al tie-break del primo set, vinto dal tedesco per 7 punti a 3. Nel secondo set l’andazzo non cambia: Johnson continua a martellare al servizio (chiuderà la gara con 15 ace) mentre Gojowczyk è più efficace con la seconda (78% di punti vinti, percentuale da non sottovalutare) che con la prima (solo il 45% in campo, con il 76% di realizzazione). Le palle break arrivano col contagocce: una per l’americano, annullata, due per il tedesco, che concretizza quella decisiva nell’ottavo gioco del secondo parziale, e la differenza è tutta qui. Il 6-3 del secondo set proietta Gojowczyk verso la sua seconda finale nel circuito maggiore, dopo quella dello scorso anno a Metz, contro Paire, che gli ha regalato il primo titolo ATP in carriera. Adesso agguanta anche il best ranking: posizione 51, ma con una vittoria in finale potrebbe scavalcare proprio Johnson e issarsi fino al numero 47.
Mattia Madonia
Risultati:
Semifinali
P. Gojowczyk b. S. Johnson 7-6(3) 6-3
[WC] F. Tiafoe b. D. Shapovalov 7-5 6-4
Quarti di finale
[WC] F. Tiafoe b. [8] H. Chung 5-7 6-4 6-4