Terra azzurra a Budapest, semifinale Cecchinato-Seppi (Marianantoni). Cercansi rivali (Semeraro). Berrettini & C, l'Italia Next Gen (Azzolini)

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Terra azzurra a Budapest, semifinale Cecchinato-Seppi (Marianantoni). Cercansi rivali (Semeraro). Berrettini & C, l’Italia Next Gen (Azzolini)

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Terra azzurra a Budapest, semifinale Cecchinato-Seppi (Luca Marianantoni, Gazzetta dello Sport)

La terra rossa di Budapest si tinge d’azzurro con la semifinale che giocheranno oggi, alle 14, l’altoatesino Andreas Seppi e il palermitano Marco Cecchinato: un derby molto atteso che offrirà o la nona finale in carriera per Seppi o la prima per Cecchinato, che arriva a questo storico appuntamento da lucky loser (aveva perso contro l’estone Zopp all’ultimo turno di qualificazione). L’ultima volta che due italiani si sono sfidati in semifinale è stata la stagione scorsa ad Umago (Cro), quando Paolo Lorenzi ha battuto Alessandro Giannessi 6-2 4-6 6-3, prima di arrendersi in finale a Rublev. È proprio Cecchinato l’eroe della giornata, riuscendo ad acciuffare per i capelli un match in salita, contro un avversario difficile – il tedesco Jan-Lennard Struff che lo sopravanza di 31 posizioni mondiali (61 il tedesco, 92 l’azzurro) – che ha saputo arginare e contenere con molto mestiere e una volontà di ferro. La stessa ammirata negli ultimi due mesi nel challenger vinto a Santiago, nelle sfortunate semifinali perse a Marbella e Alicante, e addirittura nel prestigioso palcoscenico di Montecarlo in cui il palermitano aveva messo alle corde l’ex top 10 Milos Raonic… [SEGUE]. Questo risultato consente all’azzurro di agguantare la prima semifinale in carriera e di compiere un balzo di 18 posizioni in classifica, dal n°92 al 74, suo nuovo record. Nella semifinale odierna Cecchinato troverà Andreas Seppi che ha prevalso in due set sul georgiano Nikoloz Basilashvili in quella che per il 34enne azzurro pare diventare la stagione della rinascita, dopo la vittoria a Canberra, gli ottavi a Melbourne, la semifinale a Rotterdam e gli ottavi di Montecarlo. La solita partenza da diesel, falloso quanto basta, come fosse assonnato, e Seppi si trova per due volte sotto di un break. È nervoso – getta la racchetta a terra -, ma si riprende, recupera i due break, va ancora sotto 0-40 sul 4-4, ma torna a rivedere la luce e a portarsi a casa la prima frazione per 6-4, un set che ai punti avrebbe meritato Basilashvili. Il monocorde georgiano prosegue imperterrito nella propria strategia. Va ancora avanti un break a inizio di secondo set (3-1), ma Seppi reagisce a ogni schiaffo. Nel 12° game arrivano anche tre match point per Seppi, che però non ha la lucidità per infliggere il colpo del k.o.. Basilashvili li annulla con coraggio; sul primo costringe all’errore di rovescio Seppi, sul secondo e terzo è bravo a pizzicare la riga con due rovesci a tutto braccio. Ma al tie break è di nuovo Seppi a volare avanti 5-1, prima di chiudere per 7-3 quando il suo avversario manda in corridoio l’ultimo dritto del match che riporta Seppi tra i primi 50 del mondo per la prima volta dal luglio 2016. Non è andata bene invece al terzo italiano in gara ai quarti: il 22enne torinese Lorenzo Sonego si è arreso in tre set allo sloveno Aljaz Bedene che lo ha schiantato alla distanza in una maratona durata 2 ore e 22 minuti.


Cercansi rivali (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Quando sei il numero 1 del mondo e giochi sul campo che porta il tuo nome, un filo di innocente superbia potresti anche concedertela. Ma non è il caso di Rafa Nadal. Rafa continua a stravincere, settimana dopo settimana. Gli altri, compresi gli avversari in teoria più pericolosi sulla terra come Dominic Thiem, che ieri è crollato davanti a Stefanos Tsisipas, arrancano o inciampano regolarmente. A Barcellona il Cannibale gentile è arrivato dopo eccersi caricato nel baule la 11a coppa di Montecarlo e puntando a ripetere l’impresa anche al “Godò”, e per strada non vuole lasciare neppure le briciole. Lo si capisce anche da come si è battuto nei quarti per evitare di perdere un set contro il mancino slovacco Martin Klizan. Divorato il primo per 6-0 in 31 minuti, nel secondo si è concesso appena un attimo di relax, che è bastato all’avversario per portarsi avanti un break. Klizan, che nei tre precedenti con lo spagnolo vantava anche un vittoria (ma sul cemento di Pechino), e che nel turno precedente aveva sbattuto fuori Novak Djokovic, ha avuto sulla racchetta ben tre set-point: uno però lo ha sprecato malamente mandando un diritto in corridoio e alla fine ha dovuto arrendersi alla legge di Rafa, che ha portato a 42 Il numero del set consecutivi vinti sul rosso. Il record se l’era preso al turno precedente contro Garcia Lopez, ora è a due passi dalla vittoria numero 400 in carriera sulla terra battuta (contro appena 35 sconfitte). Numeri sconcertanti. Il 3 giugno compirà 32 anni ma al momento non si vede chi o che cosa, al di là di una giornata storta o di un infortunio (scongiuri, please) possa fermarlo. Non è una novità, visto che in passato per ben 3 anni (2007, 2011 e 2013) ha raggiunto la finale in tutti i 5 tornei su terra battuta che vanno da Montecarlo al Roland Garros. L’anno scorso gli è andata maluccio: quattro successi e “solo” i quarti di finale a Roma, dove ha rimediato la sua ultima sconfitta sulla superficie. Gliela inflisse Thiem, l’austriaco unanimemente considerato il suo erede designato sui campi lenti. The Dominator però a Montecarlo proprio contro Nadal nei quarti ha rimediato due game, e ieri a Barcellona è franato (6-3 6-2) contro uno del talenti più interessanti, anche se poco pubblicizzati, della famosa Next Gen ATP. Tsitsipas, n. 63 ATP, greco di Atene, 20 anni ad agosto, che in Italia abbiamo iniziato ad apprezzare da ragazzino ai tempi della vittoria nel Trofeo Bonfiglio (2016), ha un tennis potente e arioso, anche bello da vedere. È figlio di una ex tennista russa, Julia Salnikova (nipote del calciatore della nazionale sovietica Sergei Salnikov) e di un maestro di tennis… [SEGUE].


Berrettini & C, l’Italia Next Gen (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Un dopo nel tennis c’è sempre. Anche in quello italiano. Vedremo sul momento se sarà possibile chiamarlo Next Gen, o Next qualcos’altro, e se i nostri giovani avranno bisogno di tempi più lunghi, magari fino a sconfinare nella Mid Gen, l’età di mezzo, secondo la regola che vuole la nostra maturità agonistica più diluita negli anni, causa fattori tutti di natura tipicamente mediterranea: mammismo, laissez faire, talentosa pigrizia, rilassatezza, autoindulgenza… Eppure, tranquilli, una via italiana al tennis non è mai mancata, e un ricambio al terzetto centenario che guida la nostra presenza in Top 100 (Fognini 30 anni, Seppi 34 e Lorenzi 36) alla fine prenderà forma, anzi, forse si sta già palesando. Seppure con le sue contraddizioni, su tutte quella che sta rendendo meno spedita, da noi, la via al tennis femminile, malgrado gli insegnamenti di un gruppo quasi irripetibile di campionesse e la presenza decisamente numerosa, fra le ragazze, della Next Gen propriamente detta, dai ventun anni in giù. Il circuito offre numeri diseguali, ma sono gli uomini ora a farsi preferire per classifica e qualità. Nei primi 1000 giocatori ATP si annidano 63 tennisti italiani, fra i quali 4 ventiseienni, 11 dai 25 ai 23 anni, 9 ventiduenni e 12 under 21. La presenza giovanile non è male, un terzo del totale dai 22 anni in giù. E anche in classifica non siamo da buttare: il primo ventiduenne è Matteo Berrettini, numero 104 con rapido (ma importante) passaggio fra i primi 100 (al n. 95) lo scorso marzo. Dietro c’è il piemontese e torinista Lorenzo Sonego, n. 159 con un best ranking al 157 che sarà aggiornato lunedì, quando entreranno i punti dei quarti a Budapest. Il primo Next Gen propriamente detto, però, è ancora lontano: Andrea Pellegrino, 328, 21 anni, seguito da Gian Marco Moroni, 356, 20 anni e Liam Caruana, 406, 20 anni. Al Masters milanese dei pupi, in novembre, che offre un posto al migliore dei nostri ragazzi, avremo qualcosa in meno da offrire rispetto a un anno fa, quando lanciammo Matteo Berrettini, già a un tiro dai primi 100, Filippo Baldi e Gianluigi Quinzi (che si aggiudicò la wild card disponibile) oggi tutti ventiduenni. Su Matteo, romano, si addensano le speranze di una presenza italiana giovane e stabile nel tennis che conta. È alto a sufficienza (sopra il metro e 90) e gioca sue due colpi, come tutti i “Next”, servizio e dritto. Lo segue Vincenzo Santopadre, ex azzurro e Top 100, e ci crede da matti. Fa bene… [SEGUE]. Bene, ma comincia a funzionare anche la Mid Gen, grazie a Marco Cecchinato, palermitano, 25 anni, allenato da un tennista appena uscito dal circuito, Simone Vagnozzi. Ormai nei 100 (best al n. 82) dal 2017, Marco si è tirato su vincendo un challenger in Cile, e trova modo quasi sempre di entrare nei tabelloni del circuito: due turni a Monte-Carlo (battuto Dzumhur) e ora la semifinale di Budapest, la prima, contro Seppi, per una rincuorante presenza italiana in finale. Il quinto azzurro nei 100, Thomas Fabbiano (99, ma 70 lo scorso settembre) chiude il nucleo Davis, senza dimenticare Bolelli per il doppio. Ventotto, l’età di Fabbiano, piccolino e nerboruto, con il suo volto spigoloso e moro, da Italia contadina degli anni Sessanta… [SEGUE]. Meno brillante la situazione femminile, nonostante l’abbondanza di giocatrici molto giovani. Qui è il vertice ad apparire in difficoltà, e le ragazze più vicine – le stesse che in Fed Cup si mostrano vivaci e ben disposte – non ottengono nel circuito quei risultati in grado di proporle in una luce diversa. Tocca a loro darsi da fare, anche con gli insegnamenti ricevuti in Coppa, ora sono appena due le azzurre nei 100, la Giorgi in conflitto con la federazione (è 58, e ha 26 anni) e la Errani (93, 30 anni). Sei soltanto nelle prime 200 (contro 12 uomini), con Paolini e Chiesa, poco più che ventenni a tenere alto il drappo del tennis giovanile. Al numero 795 la più giovane, Elisabetta Cocciaretto, 17 anni, semifinalista a Melbourne fra le junior. Ragazza vispa, idee chiare, dotata di buoni colpi. Ma le retrovie del tennis sono un pantano. Prima se ne sorte, meglio è.

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