Buzarnescu, la prima vetta della sua splendida scalata è San José

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Buzarnescu, la prima vetta della sua splendida scalata è San José

La 30enne rumena era numero 540 del mondo a inizio 2017: oggi vince un Premier, il suo primo torneo, ed entra in top 20. Con un tennis mai banale

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[5] M. Buzarnescu b. M. Sakkari 6-1 6-0

Finale del torneo di San José orfana delle giocatrici più accreditate e anche di ogni parvenza di equilibrio, in virtù dello strapotere della rumena Mihaela Buzarnescu che corona una splendida rincorsa ai vertici del tennis con il primo titolo in carriera. Dal 2017 iniziato da numero 540 del ranking, passando per i successi nei tornei minori fino al ‘clic’ avvenuto probabilmente in ottobre a Linz, il primo torneo del circuito maggiore nel quale Mihaela sia riuscita a raggiungere una semifinale. Ogni progresso è stato confermato quest’anno dalle finali di Hobart e Praga e dalle semifinali di Strasburgo (terra), Birmingham (erba) e Bucarest (terra), a conferma di un tennis completo e declinabile su ogni superficie, e quindi dalla prima finale in un Premier prontamente convertita in successo: la ciliegina è l’ingresso in top 20.

Mihaela Buzarnescu

La parabola di Maria Sakkari è stata meno dirompente ma ugualmente caratterizzata da un exploit a fine 2017, quando ha sconfitto in quel di Wuhan l’allora n.2 WTA Caroline Wozniacki prima di fermarsi in semifinale sconfitta da Caroline Garcia, futura vincitrice del torneo. Nella stagione in corso ha raggiunto la semifinale a Istanbul e ben si è comportata in diversi tornei, cogliendo qui a San José la prima finale in carriera. In questa competizione entrambe hanno dovuto superare ostacoli consistenti. Sakkari ha sconfitto Venus Williams e rimontato una partita che sembrava persa – set e doppio break di svantaggio – contro Danielle Collins, Buzarnescu ha rimontato un set alla n.15 del mondo Elise Mertens.

I presupposti per assistere a una finale all’altezza del rango del torneo c’erano tutti ma il risultato di 6-1 6-0 in favore di Mihaela Buzarnescu indirizza l’analisi della partita verso la differente capacità di recupero delle due giocatrici; la versione di Sakkari vista in campo, sempre in affanno e poco reattiva, non può che essere la lontana parente della giocatrice greca che pure della prestanza atletica aveva imparato a fare un punto di forza. Le settimane però non sono tutte uguali né gli sforzi profusi, specie sotto il piano mentale. La partita di Mihaela non ha avuto picchi significativi: l’esperienza maturata nella difficile scalata al tennis che conta le ha consentito di percepire la difficoltà della sua avversaria fin dai primi games e di adattare conseguentemente il proprio gioco, tutto orientato alla precisione e alla riduzione degli errori gratuiti, con la consapevolezza che il prolungamento dello scambio avrebbe sicuramente giocato in suo favore.

La cronaca di un incontro finito dodici giochi a uno in poco più di un’ora non può che essere inevitabilmente scarna. Fin da subito fioccano occasioni per Buzarnescu che lasciano intuire la sua netta superiorità, e in un baleno ci si ritrova sul 5-0 per la rumena; Sakkari annulla due set point sul proprio servizio, riesce addirittura a muovere la casella del punteggio – prima e unica volta in cui ci riuscirà – e mostra ulteriori segnali di risveglio nel game successivo quando ottiene ben quattro palle break senza riuscire a trasformarne nessuna. Qui Mihaela frena subito ogni velleità di rimonta e sfrutta il terzo set point per mandare in archivio la prima frazione. Nella seconda partita la tennista greca sparisce letteralmente dal campo e dopo 35 minuti Mihaela chiude la contesa, esibendosi in una sobria esultanza che fotografa perfettamente il suo carattere discreto.

Il trofeo sollevato sui campi dell’università di San José, che quest’anno hanno rimpiazzato la cornice di Stanford, è il giusto premio per la determinazione e la tenacia mostrata negli ultimi mesi a conferma di come nulla sia impossibile da realizzare a fronte della volontà di sacrificio e della ferma convinzione delle proprie capacità. Quella convinzione mostrata viaggiando per tornei senza un coach, che più spesso la seguiva negli allenamenti tra un torneo e l’altro, e avvalendosi del supporto psicologico di colleghe o amiche spesso invitate nel suo box per avere una figura a cui fare riferimento nei momenti di difficoltà. Col rischio di apparire poco prosaici, Mihaela merita ogni grammo delle soddisfazioni che si sta togliendo.

Tutti gli appassionati attendono adesso Buzarnescu alla conferma del suo stato di grazia anche sugli hard court canadesi, ma con la medesima attenzione seguiranno anche le future prestazioni di Sakkari forti della consapevolezza che la prestazione di oggi non è assolutamente stata all’altezza delle capacità della tennista ellenica.

Andrea Franchino

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