Non se ne farà un film come fece Luis Bunuel con la magnifica Catherine Deneuve e la sua “Bella di Giorno” – anno 1967, l’anno in cui nasceva Boris Becker per un inciso che non c’entra niente – ma questa Maria Sharapova che vince 23 partite di fila qui a New York tutte le volte che l’hanno fatta giocare sotto la luce dei riflettori – e non solo le ultime tre qui a Flushing, segno indubbio che il suo nome tira più di altri, fa vendere più biglietti – non merita forse l’appellativo di Bella di Notte?
Nessun riferimento malevolo, sia chiaro, al mestiere più antico del mondo che la Deneuve, moglie di un medico, si era messa a praticare di giorno per combattere la propria frigidità e una vita affettiva deludente. Semplicemente vorrei far notare che tutto sommato Maria Sharapova, che a meno di 18 anni vinceva Wimbledon sorprendendo la super-favorita Serena Williams– era il 2004 – ha sì vinto 5 Slam in mezzo a 36 tornei, ma molti dopo quell’inizio con il botto avrebbero scommesso su una ancor maggior continuità di Masha ai vertici del tennis. Basti dire che dopo aver fatto il bis contro Serena allo Staple Center di Los Angeles nel Masters donne di quello stesso anno, per lei battere nuovamente Serena sarebbe stato tabù nonostante mille incontri. Mai di notte però, curiosamente.
Ad annacquare la possibilità di essere più continua hanno contribuito certo anche la sospensione per il doping, i 18 mesi di stop per via di quel Meldonium ingenuamente ingerito anche nel gennaio 2016 quando era diventato prodotto proibito. Da n.7 era scesa a n.262. E il ritorno tutto sommato poco brillante dal 2017, anno nel quale ha vinto solo il torneo di Tianjin. Insomma il traguardo che si considerava scontato di un reingresso fra le top-ten non c’è stato e se non veniva fuori questo strano record a New York ‘by night’ che le vale l’appellativo di “Bella Di Notte” non ci avrebbe fatto caso nessuno. Anche “Bella di Giorno”, per carità, non fraintendetemi.
“Non ricordo che età avessi quando giocai il mio primo night match. Di sicuro ero più intimidita… le luci di New York, i rumori, l’atmosfera, ma oggi adoro tutto, quest’atmosfera mi esalta”.
È vero che non ha vinto più uno Slam dal Roland Garros 2014, ma Maria è con Serena la sola in attività ad aver vinto tutti i 4 Major. Qui è andata avanti sottotraccia. D’altra parte era solo testa di serie n.22 e le sue ultime prestazioni non erano state particolarmente soddisfacenti. A Wimbledon ha perso al primo turno con Vitalia Diatchenko, poi ha giocato soltanto a Montreal dove ha perso contro Garcia. Stasera vedremo se con la Suarez Navarro che ha eliminato Mladenovic e Garcia, la stella di Masha continuerà a brillare sotto i riflettori, subito prima di Roger Federer che contro Millman secondo me vince tre set a zero… anche se gli vuole bene per averlo conosciuto da vicino quando l’australiano, pur di stare in Europa, aveva accettato di giocare la serie del campionato svizzero per un club vicino a casa Federer.
Se battesse la Suarez Navarro poi Masha dovrebbe sfidare la vincente di Cibulkova-Keys e, giocando di pomeriggio, lo farebbe contro pronostico. Di sera chi lo sa…
Certo è che nel torneo femminile dove ha perso anche Svitolina, sei delle prime sette tenniste (tutte salvo Stephens, campionessa in carica) sono fuori del torneo. Aggiungo che gli ultimi sette Slam sono stati vinti da giocatrici diverse. Dall’Australian Open 2017 Serena Williams, Ostapenko, Muguruza, Stephens, Wozniacki, Halep, Kerber. Insomma se qui non vince una fra Serena e la Stephens, che si trovano nella stessa metà del tabellone, avremo due anni interi con otto campionesse diverse. Era accaduta l’ultima volta nel 1937-38. Insomma sono passati 80 anni!
IL FRONTE MASCHILE: THIEM CRESCE
Parlando di cose più concrete, dopo sette giorni di US Open i grandi favoriti – Djokovic, Federer e Nadal – sono ancora tutti in ottavi e (guarda un po’) l’unico a non aver perso un set dei big è… Roger Federer. Sia Djokovic sia Nadal ne hanno persi due. Però è vero che Federer finora non è stato seriamente testato da nessuno, neppure da Kyrgios, e come detto dubito che riuscirà a farlo Millman. È un vantaggio? Da un lato sì. Si presenta alla fasi finali in condizioni di invidiabile freschezza. Quello che voleva. Dall’altro, presumendo che Djokovic debba superare il sorprendente Sousa – primo portoghese della storia a infilarsi (i portoghesi sono noti per imbucarsi…) agli ottavi dell’US Open – peggior avversario per Roger forse non c’era… nemmeno la sua nemesi Nadal lo sarebbe stato visto che non si gioca sulla terra rossa.
Già a casa sono sia Zverev n.4 che da giovincello soffre la maggior pressione d’uno Slam (in 14 Major ha raccolto solo un quarto e un ottavo) sia Anderson n.5, finalista un anno fa ma stoppato ieri da Thiem (75 62 76). Per Thiem, un giorno prima del suo venticinquesimo compleanno, è la prima volta nei quarti al di fuori del Roland Garros dove ha fatto due semifinali e una finale. È anche la prima vittoria contro un top 10 sul cemento outdoor, dopo le due ottenute indoor alle Finals contro Monfils (2016) e Carreno Busta (2017). Anderson ha forse pagato a 32 anni la fatica dei cinque set con Shapovalov meno di 48 ore prima.
Nadal-Thiem sarà un inedito sul cemento (dieci sfide tutte sulla terra) e di certo per Thiem, che pure ha già battuto tre volte Nadal anche sulla terra rossa, è preferibile affrontare il maiorchino su questi campi duri – ancorchè non velocissimi… anzi, sono i più lenti degli ultimi anni – e infatti avevo già scritto ieri che secondo me Nadal avrebbe preferito incontrare Anderson, come nella finale di un anno fa, perché con il sudafricano quando un Nadal riesce a rispondere alla battuta prima o poi lo scambio lo vince lui. Contro Thiem, Nadal sa bene che “dovrò giocare molto ma molto bene se voglio vincere”. Stessa cosa aveva detto Thiem. Frasi banali, ma condivisibili. Come altrimenti? Thiem aveva interrotto a Madrid la serie record dei 50 set consecutivi vinti sulla terra battuta da Rafa, imbattuto da 51 incontri sull’argilla rossa.
Gioco facile sottolineare che la più grossa sorpresa del match vinto in cinque set da Isner su Raonic (62 nell’ultimo set: Isner a 33 anni ha molto più fisico del canadese che ne ha 27) è stata che non si è vista l’ombra di un tie-break. Nel momento in cui mi decido a prendere il bus-frigo per tornare a Manhattan, del Potro era avanti due set a zero su Borna Coric (vincerà poi tre set a zero, ndr). Ma la notte precedente un altro croato, Marin Cilic, si era trovato sotto due set a zero con De Minaur e poi è stato il ragazzone di Medjugorje a vincere 75 al quinto. Mai dire mai quindi.
IL VIDEO-COMMENTO IN INGLESE CON STEVE FLINK