Mai visto un Federer più brutto

Editoriali del Direttore

Mai visto un Federer più brutto

È parso vecchio tutto in un colpo. Millman non è fenomeno, ma un onesto lavoratore della palla. Salta Federer-Djokovic e un favorito. Il ricordo di Edberg e di Becker

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La rassegna stampa odierna

Le statistiche della sconfitta di Federer

Il big match Federer-Djokovic è saltato miseramente. Il duello tanto atteso e n.47, non ci sarà. A farlo saltare è stato più Roger Federer che John Millman, l’australiano che aveva battuto qui Fabio Fognini al secondo turno e che aveva perso due volte da Cecchinato a Budapest e a Eastbourne. Non l’avevo forse mai visto giocare così male, servire peggio, sbagliare 76 colpi gratuiti, tanti dritti, fare tanti doppi falli proprio nei momenti chiave.

La cronaca del match perso da Federer contro un ex giocatore di challenger fino al 2015 quando Millman finalmente riuscì a entrare tra i top-100 – e aveva già 26 anni, oggi ne ha 29 – l’ha curata nel solito eccellente modo Ferruccio Roberti, il nostro uomo della notte. Ma è certo che al di là dell’umidità effettivamente quasi insopportabile e Roger ha detto “lui è nato a Brisbane, è più abituato di me”, è sembrato che Federer abbia accusato in un colpo solo tutti i suoi 37 anni. Perché non esiste che un giocatore come lui non riesca a mettere più che una prima palla di servizio su due. Non è riuscito nemmeno ad arrivare al 50% di prime! E vogliamo parlare del doppio fallo con il quale ha ceduto il game nel quale, sul 5-4, ha servito per il secondo set che avrebbe certamente fatto svoltare la partita? E parlare dei due doppi falli consecutivi sul 2-1 nel tiebreak del quarto set? Set che peraltro aveva condotto con un break.

Insomma mi è tornato alla mente Edberg al canto del cigno nel 1996 quando colse ancora brillanti successi ma perse anche partite quasi ignominiose. Mentre l’exploit dell’australiano anonimo, appena n.55 e primo extra top 50 dal quale Federer perde a questo US Open dopo averne fatti fuori 40, mi ricorda quello di un altro australiano, Peter Doohan che nell’87 sorprese un Boris Becker che aveva vinto le ultime due edizioni del torneo di Wimbledon ed era il favorito per il tris. Una brutta batosta davvero per Federer e i federeriani sparsi nel mondo. Non ce n’erano troppe avvisaglie, dopo che fin qui Roger non aveva perso un set con Nishioka, Paire e Kyrgios… gli ultimi due sulla carta più pericolosi di Millman. Non si sarà certo dispiaciuto, anche se farà magari dichiarazioni di circostanza, Novak Djokovic. Affrontare Millman invece di Roger fa una bella differenza.

Comunque Novak farà bene a non rilassarsi più di tanto, perché è certamente il favorito n.1 per raggiungere la finale nella metà bassa del tabellone, anche se all’US open 2014 in semifinale perse inopinatamente da Nishikori, così come Federer si arrese a Cilic. Sulla carta Millman non dovrebbe spremerlo. Gioca un po’ come lui, di ritmo e regolarità da fondo, ma molto peggio. A proposito di spremuto… beh la magrezza impressionante di Novak mi spinge però a considerarlo… a rischio. Dopo aver visto magrolina Svitolina, alias “Dietolina”, crollare di schianto nel terzo set, 6-0 al terzo con Sevastova, e i primi due set, 6-3 1-6, non erano stati certo battaglia infinite, e aver visto Novak soffrire oltre ogni dire nel primo match con Fucsovics e poi di nuovo ricorrere al MTO sul 2-1 nel terzo contro il non irresistibile Sousa, mi chiedo (e avrei osato chiedergli se non avessero interrotto le domande prima del momento in cui mi ero deciso a farla) se davvero la sua famosa dieta è così efficace per un atleta che deve preparare anche pesantissime gare di resistenza. A occhio, cioè vedendo quanto è magro e registrando le sue crisi fisiche – era un calo di pressione? – nei suoi match quando le condizioni sono “brutal”, a me sembra che dovrebbe almeno pensare a rivedere qualcosa.

Quindi il grande tennis, dopo lo choc di stanotte – entra nel vivo. Da oggi solo… pernici. E champagne. Dura esprimere un giudizio. Ok oggi giocano Nadal vs Thiem e il pronostico è tutt’altro che scontato, dopo che Thiem si è dimostrato capace di battere Nadal non una ma tre volte sulla terra rossa e non l’ha mai incontrato sui campi in cemento che in teoria dovrebbero essergli più favorevoli. In teoria però, perché Rafa Nadal bene o male questo torneo lo ha vinto tre volte mentre invece Thiem ha raggiunto per la prima volta i quarti e, senza essere Nadal, il più terraiolo di tutti i tennisti… non maiorchini (!) è proprio lui, sennò non avrebbe fatto al Roland Garros la finale quest’anno e due semifinali negli anni precedenti.

Un anno fa vidi qui Thiem perdere un match con del Potro che non credevo potesse mai perdere, nella situazione di punteggio che si era procurato. Ma notai in quell’occasione che il suo tennis mi pareva adattissimo per questi campi, sì in cemento ma non poi così veloci. Se aveva perso era stato per una questione di testa, non per un problema di attitudini tecniche. Poi l’argentino si era esaltato per la sua rimonta, il tifo dei connazionali era stato da Coppa Davis a Buenos Aires, era stato un crescendo rossiniano. Se a tutto ciò aggiungo che Nadal fin qui non mi è parso estremamente convincente, perché avrebbe potuto perdere i primi due set con Khachanov se il russo al momento di servire per il secondo set non avesse smarrito la sua miglior battuta, e poi non considero particolarmente significativo il successivo test con Basilashvili perché quando vinci i primi due set ti puoi anche distrarre un po’ nel terzo. Però, anche lì, una volta che arrivi al tiebreak devi far valere la tua classe superiore. E invece non è riuscito a farlo. Anche se nel quarto set è tornato a comandare come sa, ad aprirsi il campo come deve per i suoi affondo.

Oggi giocano anche i due giganti Isner e del Potro. Un grande Paese con 325 milioni di abitanti, ma nel quale il tennis viene ben dietro al football americano, il basket, il baseball e l’hockey su ghiaccio, non ha più vinto in campo maschile uno Slam dal 2003, non ha più avuto un semifinalista all’US Open dal 2006. E quell’americano è sempre lo stesso, Andy Roddick. È passato così tanto tempo che Roddick, tennista dal gran servizio e dal gran dritto che ha avuto la sfortuna di imbattersi troppo spesso in Roger Federer (compresa la finale di Wimbledon 2009 persa 16-14 al quinto) è già stato introdotto nella Hall of Fame. “La nostra grande rivalità, fra me e Roger? Avrei dovuto vincere qualche volta di più per chiamarla tale!”, ebbe a dire Andy che quanto a sense of humour nel corso della conferenze stampa poteva arrivare secondo soltanto al miglior Goran Ivanisevic.

Se nella prossima battaglia dei giganti Isner (2m8cm) e del Potro (1m98 cm) – i precedenti sono 7-4 per l’argentino che lo ha battuto all’ultimo Roland Garros, dopo che l’americano lo aveva superato a Miami – John Isner, 33 anni, n.11 ATP e prossimo papà (fra due/tre settimane) riuscisse a vincere contro del Potro, n.3 e campione dell’US Open 2009, finalmente un americano tornerebbe qui fra i semifinalisti. Per lui, già semifinalista quest’anno a Wimbledon in occasione dell’interminabile battaglia (persa 26-24 al quinto) con il sudafricano Anderson, al secondo quarto di finale in 12 presenze, sarebbe un altro traguardo da ricordarsi per sempre.

Per tutti questi anni, dal 2010 in poi, il mondo del tennis lo ha celebrato soprattutto per quel match leggendario durato 3 giorni e vinto a Wimbledon 2010 su Mahut 70 a 68 al quinto (11 ore 5m, 113 ace a 103), e non credo sia mai stato scritto un articolo che non citasse i suoi 2m e 8cm – anche questo! – ma Isner non è solo servizio, anche se qui ha tenuto 83 game su 87 di battuta. Ha anche un gran dritto, ottimo tocco a rete dove non basta avere le braccia lunghe anche se aiutano, e si muove incredibilmente bene per la sua altezza ed età. Meglio di tanti pivot del basket. Contro Raonic, ex finalista di Wimbledon e altro gigante d’un metro e 98 cm, Long John – niente a vedere con Giorgione Chinaglia – ha vinto 3-6 6-3 6-4 3-6 6-2, cioè senza neppure aver bisogno di far ricorso ad un tiebreak. Segno che sa fare altro. Isner è stato n.8 come best ranking e ha battuto tutti i più forti tennisti del mondo, Federer incluso: in Davis e in Svizzera. E sulla terra rossa al Roland Garros mise in difficoltà Nadal come hanno fatto pochi. Tutto ciò detto, del Potro in questo torneo è arrivato senza sudare troppo. Per uno come lui si tratta di un aspetto importantissimo. La Torre di Tandil ha vinto tutti i suoi incontri in tre set, faticando abbastanza con Verdasco, ma non con Young, Kudla e Coric ed è l’unico fra tutti i giocatori che avevano raggiunto i quarti a non aver perso un set.

Due parole sul torneo femminile che aveva occupato gran parte dei miei precedenti editoriali, perché ogni giorno cascavano come pere le teste di serie, 8 delle prime 10. La Bella di Notte, Maria Sharapova, ha perso da Suarez Navarro nel giorno del compleanno commettendo 38 errori (solo 15 vincenti non equilibrano; in particolare ha sbagliato 17 dritti) e anche tre doppi falli nello stesso game. Dopo 23 match “won consecutively by night” ha rovinato anche quel piccolo record. Forse per questo era talmente furibonda che è uscita dal campo tutta impettita, evitando di fermarsi davanti a tutte le solite richieste di autografi e poi in conferenza stampa ha risposto telegraficamente salvo quando ha reagito a chi le chiedeva se questo fosse uno dei periodi più duri della sua vita: La cosa veramente difficile è quando sei una teenager e hai poche centinaia di dollari e non sai che ti succederà in futuro, non sai che fine farai. Hai solo un sogno, io credo che sia molto più dura che avere 31 anni a avere tutte le opportunità di fare quel che voglio della mia vita!”.

Chapeau Maria! Dopo una conferenza stampa fra le più tristi di Maria cui io abbia mai assistito – eppure l’ho vista perdere tante altre volte, ma si vede che stavolta si sentiva proprio di poter vincere e di aver buttato via il match contro un’avversaria non irresistibile come Suarez Navarro – Maria ha tirato fuori gli artigli della tigre. L’ultima risposta è stata l’unica esauriente. E grande. Prima avreste invece dovuto vedere l’occhiata che ha riservato al collega che le ha chiesto se sapeva che era il compleanno di Suarez Navarro e che dopo che Maria ha risposto di no, non è riuscito a trattenersi “le hai fatto il regalo”. Sharapova lo avrebbe fulminato, se solo avesse potuto farlo.

Ciò detto, la vittoria di Keys, 6-1 6-3 in 78 minuti a Cibulkova, mi conferma nell’idea che arriverà di nuovo in finale, anche se laggiù più sotto Osaka, che ha corso non pochi rischi con Sabalenka (ragazza che mi piace moltissimo… calma, non interpretate male! Sono andato a parlarci a lungo, proprio dolce, genuina, carina) potrebbe essere una mina vagante per tutti. Qui ci sono nei quarti due giapponesi, per la prima volta dal 1995: Osaka e Nishikori. 23 anni fa a Wimbledon furono Kimiko Date, lei che era nata mancina ma la tradizione giapponese l’aveva costretta a giocare con la destra (perché esser mancini non va bene) e Shuzo Matsuoka, il giapponese che si tuffava ovunque tipo kamikaze anche se per sua fortuna non moriva… ma aveva sempre i crampi dappertutto.

Avevo promesso di scrivere le frasi di Djokovic a proposito del fatto che lui detiene un record positivo sia con Federer sia con Nadal: “Ero indietro negli head to head con tutti e due fino a non molto tempo fa. Sono riuscito a vincere qualche grande match contro entrambi negli ultimi anni, ma ne ho anche persi alcuni. Non c’è una regola particolare, un trend. Abbiamo vissuto in più di 10/15 anni periodi e intervalli nel corso della nostra rivalità. Se io vinco un paio di match di fila poi li vincono anche loro. È una ruota che gira. Ma una volta che vinci più di un match contro un tuo rivale inizi a pensare che forse hai un piccolo vantaggio mentale. Dipende da come ti senti a giocare contro di loro, su quale superficie, in quale periodo dell’anno. Molti diversi elementi che giocano un ruolo particolare in questi match. Pochi dettagli che decidono chi vince la partita”. Contro Federer non giocherà e non avrà bisogno di nessun dettaglio.

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