Barty: "Il bello di questo sport è che c’è sempre un’altra possibilità"

Interviste

Barty: “Il bello di questo sport è che c’è sempre un’altra possibilità”

La conferenza stampa della vincitrice del Miami Open. “Il periodo di stop dal tennis mi ha fatto bene. Amo questo sport: tutto quello che si trova tra alti e bassi è piacevole”

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È una Barty raggiante quella che si presenta in conferenza stampa dopo la prima vittoria in un evento di categoria Premier (prima giocatrice australiana a vincere a Miami) e l’ingresso nella top 10 WTA.

Sono stati 15 giorni straordinari – davvero – sono orgogliosa di come ho affrontato queste due settimane e di come ho giocato oggi in una situazione e su un palcoscenico davvero importanti. Riguardo al match odierno sapevo che si sarebbe deciso su pochi punti e le occasioni da sfruttare sarebbero state poche. Credo di essere stata brava a farlo”.

La vittoria contro pronostico di Barty, oltre a riconsegnare al grande tennis una ex bambina prodigio che sembrava essersi irrimediabilmente persa, rimarca ancora una volta il livellamento e l’incertezza nei due tour (33 vincitori diversi nei primi 33 tornei ATP e WTA da inizio stagione, in attesa della finale maschile). “Credo sia magnifico, non trovate? Sopratutto nel circuito femminile il livello è cresciuto molto e le differenze sono davvero minime. Al momento qualsiasi giocatrice in tabellone può legittimamente ambire a vincere il titolo”.

Sono molte e variegate le domande sul suo periodo di pausa dal tennis. Non potrebbe essere altrimenti per la giocatrice del Queensland, che dopo quasi due anni di lontananza dalle competizioni ufficiali e un faticoso rientro ai piani alti delle classifiche mondiali, centra un risultato cosi importante a conferma di un ottimo stato di forma; quest’anno aveva già battuto due top 10 a Sydney (tra cui l’allora numero 1 Halep), e ne ha sconfitte tre qui a Miami.

Lo stop mi ha fatto bene perché mi ha dato la possibilità di rilassarmi e di condurre una vita più normale rispetto a quella che ero costretta a fare nel tour. Ho fatto cose diverse, come giocare a cricket e sono diventata anche una discreta giocatrice in quello sport. Mi ha permesso di guardare le cose da una prospettiva differente. Il prolungato break mi ha reso una persona diversa e ho apprezzato molto quello che le persone a me vicine mi hanno saputo trasmettere, aiutandomi a diventare la migliore versione di me stessa. Oggi mi sento una giocatrice migliore, in grado di affrontare le grandi partite e le situazioni di pressione in maniera più efficace”.

Non ci sono soltanto i riferimenti al periodo durante il quale non è stata una giocatrice di tennis. Ashleigh è anche l’esempio di come si possa vincere praticando un tennis assolutamente non convenzionale. “Cerco sempre di portare la maggior varietà possibile sul campo per neutralizzare le migliori armi delle mie avversarie. Mi sento una giocatrice più completa e gestisco meglio la pressione. Riesco a giocare meglio e sento di poterlo fare con continuità. Quando sono al meglio posso giocarmela con le migliori“. Tagli, cambi di ritmo, ma non solo: per l’australiana anche la battuta ha una grande importanza. “Credo che nonostante la mia altezza il servizio rimanga un colpo fondamentale per il mio gioco, in quanto mi consente di prendere il comando dello scambio. Devo ringraziare il mio coach storico Jim Joyce per questo, e anche il mio team attuale che è stato in grado di svilupparlo ulteriormente e di aiutarmi ad aggiungere altre soluzioni”.

Barty rimane anche una grande doppista (è n.6 al mondo), e lo scorso settembre ha vinto il primo Slam della sua carriera a New York. Appare evidente come le belle affermazioni con partner diverse, dall’amica storica Casey Dellacqua passando per Vandeweghe e quella con cui è scesa in campo qui a Miami, Azarenka, possano averla aiutata anche nella scalata al ranking di singolare. “Casey mi ha insegnato tantissimi aspetti del gioco del doppio e della vita in generale. Sicuramente mi ha aiutato a sentirmi a mio agio e questo è poi continuato con Coco e Vika. Amo giocare il doppio e cerco di giocarne più volte che posso. Da Vika ho appreso molto sulla gestione della pressione, considerando che lei ama esprimersi in queste situazioni”.

Insomma, una Barty molto più convinta dei propri mezzi che si sente pronta e motivata per affrontare la stagione sul rosso e non teme il paragone con la ‘Next Gen’ del tennis femminile, rispetto alla quale il suo documento di identità – che riporta come anno di nascita il 1996 – non la posizione poi troppo lontana. In fondo, ha solo un anno in più della numero 1 del mondo Naomi Osaka. Beh, quando vedi altre ragazze raggiungere il successo non può che motivarti. Ognuno ha il suo sviluppo personale e professionale. Il mio negli ultimi due anni mi ha portato ad essere cià che sono ora. In ogni caso, non credo che i loro risultati possano motivarmi più di quanto riesco a fare da sola e insieme al mio team”. Certo lasciarsi spronare è importante, ma trovare dentro se stessi le motivazioni principali è l’unica strada verso il successo.

La vittoria odierna rappresenta per Ashleigh un nuovo inizio. Tuttavia, a detta della stessa australiana non si tratta del miglior momento della sua carriera: “Il mio miglior momento è stato l’ultimo doppio in coppia con Casey (Dellacqua, ndr) lo scorso anno durante il suo addio alla Fed Cup. Mentre il peggiore credo sia stato la finale persa quest’anno a Sydney. Ad ogni modo, amo questo sport anche perché sa regalare questi momenti. C’è sempre la possibilità di diventare una giocatrice migliore. E tutto quello che si trova nel mezzo di questi alti e bassi è piuttosto piacevole”.

Insomma, Ashleigh Barty è un talento definitivamente ritrovato nel gioco e nella mentalità. Una notizia che può soltanto far bene al movimento femminile.

A cura di Gianluca Santori

IL VIDEO DELLA CONFERENZA

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