Italiani a Roma: nessuno tra i primi otto, ma non parliamo di fallimento

Italiani

Italiani a Roma: nessuno tra i primi otto, ma non parliamo di fallimento

Gli appassionati e gli addetti ai lavori si aspettavano un cammino esaltante degli azzurri al Foro, ma nessuno è andato oltre gli ottavi. Dietro i risultati, emergono comunque segnali incoraggianti

Pubblicato

il

Jannik Sinner - Roma 2019 (foto Felice Calabrò)
 

Mai come quest’anno c’era tanta attesa per il tennis italiano, soprattutto quello maschile, agli Internazionali di Roma. Perché se il nostro tennis femminile è all’anno zero, la vittoria di Fognini a Montecarlo, il titolo a Budapest di Berrettini (con seguente finale a Monaco), i buoni risultati di Cecchinato (vittoria a Buenos Aires) e soprattutto la “stellina” Sinner, avevano fatto sognare gli appassionati, caricati a mille anche dalla stampa specializzata che giustamente ha alimentato l’attesa del torneo nostrano non solo evocando antichi fasti, ma sottolineando appena possibile i buoni risultati dei nostri atleti.

Purtroppo non è stato così, nessuno dei nostri ragazzi è riuscito ad arrivare almeno ai quarti di finale (l’anno scorso c’era riuscito Fognini) nonostante un tifo incessante del pubblico sugli spalti che ha fatto tornare in mente agli appassionati più maturi i tempi nei quali il Centrale diventava una bolgia quando in campo scendevano Panatta e soci. Con il tifo per i propri beniamini che superava spesso i limiti della decenza (chiedere a José Higueras che abbandonò il campo nella semifinale del 1978 proprio contro Adriano).

Subito dopo l’eliminazione di Fognini (per opera di Tsitsipas) si è aperto così un dibattito abbastanza acceso, soprattutto sui social, sul come giudicare nel complesso le prestazioni dei nostri portacolori. E da più parti il giudizio emesso è stato molto negativo. Chi ha parlato di fallimento, chi (con tono ironico, scimmiottando un modo di dire tipico dei rappresentanti della nostra Federazione) parlava del “movimento in salute” già fuori prima dei quarti di finale e così via. Ma è giusto descrivere in maniera così negativa le prove dei nostri ragazzi? Sicuri che non ci sia proprio niente da salvare per i nostri colori dell’edizione 2019 degli Internazionali?

Vediamo come sono andate le cose sul campo e che tipo di giudizio possiamo dare singolarmente per ciascuno dei nostri tennisti.

FOGNINI Fabio continua da tempo a convivere con dei problemi fisici, ma nonostante tutto è al best ranking (numero 11). A Roma ha passato con scioltezza i primi turni, poi negli ottavi gli è capitato uno dei giocatori più in forma e più in ascesa dell’intero movimento, il greco Tsitsipas. Era sicuramente un incontro alla portata del nostro tennista, ma il suo avversario è parso in quella serata più continuo e più in forma (lo ha ammesso lo stesso Fabio nel post partita). Oltretutto, avendo Fabio 11 anni in più di Tsitsipas, l’aver giocato due match nello stesso giorno (come il greco, sia ben chiaro) sicuramente non lo ha aiutato e anche per questo la sconfitta del nostro numero uno ci può stare, soprattutto contro chi comunque lo sopravanza in classifica. Se il fisico recupera, Fabio a Parigi può dire la sua: è, e rimane la nostra punta di diamante, la vittoria di Montecarlo pare avergli dato la giusta serenità.

BERRETTINI Matteo è l’italiano che quest’anno ha fatto registrare i migliori progressi. Abbiamo finalmente un tennista che fisicamente incarna il prototipo quasi ideale del giocatore dei tempi moderni. Quasi due metri d’altezza, abbastanza possente come struttura fisica, un servizio esplosivo (con punte vicine ai 230 km/h), un dritto di primissimo livello, un rovescio che può solo migliorare. Sulla carta non crediamo di esagerare dicendo che può valere la Top 10, starà a lui continuare su questa strada con applicazione e senza distrarsi. A Roma non è andato poi così male: passato tranquillamente il primo turno (battutto Pouille, non proprio uno sprovveduto), ha centrato l’exploit superando con una prova più che convincente Alexander Zverev (vendicando la sconfitta dell’anno prima). Però poi è arrivato con le pile un po’ scariche al match contro Schwartzman.

C’è da dire che Matteo veniva dal successo di Budapest e dalla finale di Monaco, poi dopo aver saltato Madrid era arrivato a Roma. Quindi diciamo che ci può stare una giornata nera dopo un periodo molto positivo e soprattutto dopo una delle vittorie più importanti della sua carriera. Se poi pensiamo che ha perso contro un semifinalista, ci sentiamo di dire che il suo cammino nel torneo è stato comunque di buon livello.

Matteo Berrettini – Roma 2019 (foto Felice Calabrò)

CECCHINATO Ha un po’ deluso le aspettative il palermitano, anche lui un po’ limitato fisicamente in questa stagione nella quale comunque ha raggiunto ottimi risultati. Non solo la vittoria di Buenos Aires (schiantato Schwartzman) ma anche il terzo turno a Montecarlo avevano destato una ottima impressione, poi la forte influenza che lo ha costretto a saltare il torneo di Budapest (dove era il campione in carica) seguito dalla ottima semifinale a Monaco. A Roma sembrava però in grado di poter fare un bel po’ di strada e invece, dopo la vittoria contro l’australiano De Minaur, è arrivata la sconfitta contro l’esperto Kohlschreiber. Certo, il tedesco non è mai un avversario facile se in giornata, nemmeno a 35 anni, però il match era alla portata e la sconfitta in due set ha lasciato l’amaro in bocca.

SONEGO Il torinese può essere definito insieme a Berrettini come l’altro tennista sul quale nel futuro più immediato si ripongono le speranze del nostro tennis. Ma Sonego rispetto a Berrettini pare ancora non maturo sia tecnicamente che fisicamente. Ancora troppo esile, non riesce ad essere esplosivo come i suoi colpi potrebbero consentirgli (il suo servizio è comunque di buon livello). I quarti di finale a Marrakech ma soprattutto a Montecarlo hanno costituito un accenno delle sue potenzialità ancora in parte inespresse. A Roma il primo turno non era impossibile, il russo Khachanov era già stato battuto proprio a Montecarlo negli ottavi e sicuramente non stava attraversando un gran periodo di forma, ma stavolta la sfida è costata cara al nostro tennista, battuto in tre set. Un piccolo passo indietro per Lorenzo e se vogliamo una piccola delusione per gli appassionati, ma il percorso di crescita che quest’anno ha dato i primi frutti è ancora lungo e fa ben sperare.

SINNER Jannik è invece la vera e propria rivelazione del tennis italiano e al Foro non ha fatto altro che confermarlo. Diciassettenne, l’allievo di Riccardo Piatti sta bruciando le tappe. Vittorie nei Futures, poi prima vittoria in un challenger (a Bergamo), altra finale subito dopo in un altro challenger, primo main draw del circuito ATP a Budapest, wild card a Roma e subito prima vittoria in un Masters 1000 contro l’americano Johnson prima di essere sconfitto da Tsitsipas. A inizio anno era oltre la posizione nr. 500, ora è nr. 229. Incredibile a dirsi, il nostro tennis ha potenzialmente tra le mani un 17enne talentuoso che ha tutte le carte per farsi strada già in giovane età tra i “Pro”. Lo abbiamo desiderato per anni e finalmente ce l’abbiamo. Certo, ora viene il difficile, ma il futuro è tutto suo e noi ci auguriamo sia il più radioso possibile.

SEPPI – Citiamo per ultimo il nostro veterano (35 anni) che a Roma è stato battuto al 1° turno dallo spagnolo Bautista-Agut in tre set. È chiaro che Seppi è sul finire della carriera e da lui non è che ci si può attendere chissà quale exploit.

Dovendo quindi fare un’analisi complessiva dei nostri ragazzi al Foro Italico l’impressione è che alla fine siano più le cose positive emerse che quelle negative. Parlare di flop ci sembra davvero esagerato. Si può essere un po’ delusi, questo sì, soprattutto perché ci avrebbe fatto piacere – viste le premesse stagionali – almeno un italiano tra i primi otto. Ma soprattutto in ottica futura i miglioramenti del nostro tennis maschile sembrano tangibili e ci si augura quanto prima di raccoglierne i frutti anche nei tornei maggiori e negli Slam. Chissà che non si possa iniziare già a Parigi. Le basi ci sono, poi serve un po’ di fortuna (che nelle grandi imprese è indispensabile) e un buon tabellone, il resto va conquistato sul campo.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement