Fra Williams, Halep e Svitolina la sorpresa è Strycova - Pagina 2 di 2

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Fra Williams, Halep e Svitolina la sorpresa è Strycova

A Wimbledon Barbora Strycova ribalta il pronostico e diventa la più anziana esordiente in una semifinale Slam dell’era Open

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Simona Halep - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)
 

La parte bassa di tabellone ha rispettato le gerarchie delle teste di serie. Elina Svitolina ha superato Karolina Muchova, Simona Halep ha battuto Zhang Shuai.

Ho seguito dal campo il match di Svitolina (7-5, 6-4). Ero curioso di vedere come il pubblico del Court 1 avrebbe valutato Karolina Muchova, una tennista ai più sconosciuta. Beh, è stato divertente assistere alla sorpresa degli spettatori di fronte alle tante soluzioni tecniche proposte della numero 68 del ranking WTA. Sotto questo aspetto ha vinto il confronto con la più famosa avversaria. E dire che oggi Karolina non ha nemmeno provato il chip&charge, a cui aveva invece fatto ricorso quando aveva battuto Kontaveit…

Come ho già scritto in cronaca, è stato un match che ha messo a confronto la creatività (a volte un po’ troppo esuberante) di Karolina e il controllo e la solidità di Elina. Che in occasione di alcuni punti ha dovuto accettare di essere un po’ in balìa dell’avversaria, ma che a lungo andare ha finito per prevalere.

C’è però un aspetto tecnico da sottolineare: Svitolina ha avuto il merito di rispondere benissimo, abbassando drasticamente l’incisività della prima palla di Muchova: in questo modo ha posto le basi per un match con tanti scambi e pochi punti facili. E questo fattore si è rivelato importantissimo man mano che la partita si è sviluppata.

Penso che dopo il match di oggi si capisca più chiaramente quanto avevo scritto dopo gli ottavi a proposito dei problemi di Muchova in passato, e quali sono i lati da migliorare:”Gli errori evitabili, i passaggi a vuoto, le distrazioni. E a volte anche il gusto per le soluzioni spettacolari, ma troppo difficili”.

Si affrontavano due giocatrici alla ricerca di record personali. Muchova anche perdendo otterrà comunque il best ranking da numero 43 del mondo. Una crescita di cento posti in sei mesi, visto che aveva cominciato l’anno da numero 144 della classifica. A 22 anni (è nata nell’agosto 1996) conferma una volta di più la ricchezza di talenti della scuola ceca.

Svitolina con questo successo raggiunge finalmente una semifinale Slam, sfatando quella specie di sortilegio che non la voleva mai fra le ultime quattro in un Major.

A Elina in questo Wimbledon le cose sono girate bene: l’infortunio di Gasparyan quando era sotto di un set, gli scricchiolii fisici di Martic negli ottavi, e nei quarti una giocatrice reduce da una lotta di oltre tre ore proprio nell’occasione in cui il calendario non prevedeva il giorno di riposo. Ma essere fortunate non può essere una colpa, e Svitolina questa volta è stata brava a non farsi sfuggire le occasioni.

Ultimo quarto che completa il tabellone quello tra Simona Halep e Zhang Shuai. Grazie a questo successo Halep torna in semifinale a Wimbledon dopo cinque anni (2014, sconfitta da Bouchard). Il match è terminato 7-6(4), 6-1. Lo stesso punteggio del match di Strycova, e anche in questo caso determinante è stato il primo set. Set di qualità molto alta, a mio avviso, in cui ho ammirato una Halep estremamente intelligente nell’arginare l’avversaria che era scesa in campo “on fire” e che si sentiva forte dei due precedenti vinti in modo netto.

All’avvio la partita è stata impostata su ritmi altissimi; palle veloci e tese, posizione di entrambe molto avanzata e fequenti colpi in controbalzo. In termini di intensità e rapidità, alcuni scambi sono davvero stati eccezionali. Quasi sempre in questo tennis “ping pong” Zhang finiva per avere la meglio, tanto che Simona si è trovata sotto 1-4, 15-40. A quel punto secondo me Halep ha compiuto un mezzo capolavoro, adottando delle contromisure tecnico-tattiche che le hanno permesso prima di fermare l’emorragia, poi di risalire, e infine di conquistare il set al tie break.

Per una volta Halep ha accettato che qualcuna potesse giocare meglio di lei il tipo di tennis che di norma preferisce (quello di ritmo alto ma costante) e ha adottato un piano B. Palle più lavorate, dritti più carichi e soprattutto tempi di gioco variati, non regolari e spesso più dilatati. Tutte cose che a Simona di solito non piacciono, ma che sicuramente sono piaciute ancora meno a Zhang, che è stata costretta a fronteggiare un tipo di scambio più riflessivo e meno istintivo. E ha finito per perdere in parte il filo del gioco, aumentando il numero di gratuiti. Saldo finale vincenti/errori non forzati: Halep +4 (17/14), Zhang -7 (22/29).

Questo set mi ha ricordato, per l’evoluzione tattica, il successo di Kim Cliisters contro Li Na nella finale degli Australian Open 2011: anche allora, dopo aver perso il primo set, Clijsters decise di modificare il suo solito tennis, riuscendo in questo modo ad avere la meglio (3-6, 6-3, 6-3).

Penso che questo match contro Zhang sia stato sul piano tattico uno dei più maturi di tutta la carriera di Halep, e credo vada particolarmente sottolineato perché disputato durante uno Slam; cioè in una condizione in cui, al contrario del circuito WTA; non è previsto l’intervento del coach in campo.
Chissà che l’avere avuto un inizio di 2019 meno intenso rispetto agli anni passati, quando difendeva il primato del ranking, non abbia portato Simona a essere più fresca mentalmente e fisicamente in questo passaggio così importante della stagione. Fra due giorni avremo le prime risposte.

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