Wimbledon 2019: i numeri del torneo femminile
Chi ha realizzato più ace? Chi più serve&volley? Chi ha sbagliato meno di tutte? Punti di forza e debolezze delle protagoniste dei Championships individuati attraverso le statistiche definitive
Chi ha realizzato più ace? Chi più serve&volley? Chi ha sbagliato meno di tutte? Punti di forza e debolezze delle protagoniste dei Championships individuati attraverso le statistiche definitive
Ecco la tabella sulla durata delle partite. Ho selezionato sia quelle oltre le due ore di gioco sia le più corte, da 60 minuti o meno. Per quanto riguarda i match più lunghi spicca Muchova vs Pliskova, che è arrivato vicinissimo a ricorrere alla nuova formula del tiebreak sul 12-12 del set decisivo, se solo Pliskova fosse riuscita a tenere il servizio nel ventiquattresimo gioco del terzo set.
Altro dato curioso: nei match sopra le due ore troviamo quattro volte la presenza di Alison Riske, che, secondo gli statistici di Wimbledon, è stata la giocatrice rimasta più a lungo in campo negli ultimi dieci anni per raggiungere i quarti di finale. L’unica partita che le ha richiesto meno di due ore è stato il suo successo più sorprendente: ha sconfitto la testa di serie numero 1 Barty in un’ora e 37 minuti.
Al contrario abbiamo la finale e una delle due semifinali che rientrano fra i match durati meno di 60 minuti.
Ultima tabella. Rappresenta un tentativo di rielaborazione, realizzato da me, dei dati di Wimbledon. Un modo per poter confrontare sinteticamente il rendimento delle otto giocatrici approdate come minimo ai quarti di finale. Ho anche aggiunto un dato non fornito direttamente da IBM, l’ultimo in basso: quanti scambi rispetto al totale sono stati conclusi percentualmente da ogni giocatrice nei pressi della rete.
Sono evidenziati in giallo i valori migliori per ogni categoria.
Direi che si delinea un quadro in cui Simona Halep spicca per solidità ed efficacia nello scambio da fondo, ma si capisce anche quanto sia restia a verticalizzare il gioco (meno del 6% di punti giocati nei pressi della rete).
Serena Williams emerge, ancora una volta, per l’incisività dei colpi di inizio gioco (servizio e risposta).
Elina Svitolina ha avuto il suo punto di forza nella risposta, e nei punti vinti sulla seconda di servizio avversaria. L’altra semifinalista Strycova ha sparigliato le carte grazie alle tante discese a rete e al serve&volley: quasi un quarto di tutti i punti giocati. Se si sottraggono quelli che si esauriscono in uno-due colpi, il 23,3% non è una cifra da poco.
Zhang Shuai ha dimostrato di essere piuttosto forte nello scambio da fondo ma, come Halep, poco propensa a verticalizzare.
Alison Riske ha giocato molti più punti di tutte (oltre mille) da vera “marathon-woman” di questa edizione, e lo ha fatto appoggiandosi a una costanza di rendimento notevole: ha sbagliato molto poco, non disdegnando però di venire a rete quando si presentavano le occasioni.
Johanna Konta ha dimostrato ancora una volta di essere la regina in una delle statistiche più sottovalutate ma importanti del tennis: i punti vinti con la seconda di servizio; in più è stata molto precisa a rete. Infine quella che è stata forse la maggiore sorpresa del torneo: la esordiente a Wimbledon Karolina Muchova; anche le statistiche la descrivono come tennista dal tennis frizzante: prima insieme a Serena per percentuale di vincenti e seconda dopo Strycova nelle discese a rete.
In conclusione: come sappiamo, nel tennis non sempre i numeri dicono tutto; però spesso riescono anche a restituire un quadro di insieme piuttosto veritiero di quanto è accaduto in campo.