WTA, diario di un decennio: il 2015 - Pagina 4 di 5

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2015

Sesta puntata dedicata agli anni ’10 in WTA: la caccia al Grande Slam di Serena Williams, l’impresa di Roberta Vinci, la vittoria con ritiro di Flavia Pennetta e altro ancora

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Roberta Vinci e Serena Williams - US Open 2015
 

Toronto 2015, Bencic batte Williams
Mese di agosto. Serena ha vinto  i primi tre Major del 2015. Significa che vede a un passo il Grande Slam. In vista di Flushing Meadows, il suo approccio alla stagione sul cemento comincia dal Canada.

A Toronto sconfigge Flavia Pennetta, Andrea Petkovic e Roberta Vinci (sì, proprio Vinci: per 6-4, 6-3), in una partita più equilibrata di quanto non dica il punteggio, visto che Serena ottiene i break decisivi solo nel finale di ogni set.

La seconda sconfitta stagionale, dopo quella contro Kvitova a Madrid, per Williams arriva in semifinale contro la diciottenne Belinda Bencic, che sta vivendo una settimana straordinaria, tanto che finirà per vincere il torneo sconfiggendo quattro Top 10 una dopo l’altra, impresa unica nella stagione.

Nel primo set Bencic fatica un po’ ad abituarsi alla pesantezza di palla di Serena, ma poi aggiusta le misure, diventa più incisiva e conquista il secondo set. La cosa da sottolineare di questa fase è che Belinda, mentre affronta la numero 1 del mondo, sta palesemente divertendosi: non riesce proprio a tenerlo nascosto. Segno che è veramente in una fase di carriera in cui ha nulla da perdere, e tutto quello che conquista in positivo è un regalo che la galvanizza.

Sull’onda dell’entusiasmo, nel terzo set si porta avanti 5-1. A questo punto Serena reagisce e avvia una rimonta che Bencic riesce a contenere anche grazie a una serie di inattese discese a rete, che le permettono di chiudere il match per 3-6, 7-5, 6-4. In conferenza stampa Serena dirà all’incirca: meglio perdere oggi che più avanti…

US Open 2015: la demolizione del Grandstand
L’ultimo Slam del 2015 è un torneo particolare. Il cattivo tempo incide sui programmi, e dimostra quanto sia necessaria la prevista copertura del campo centrale (Arthur Ashe Stadium), per mantenersi all’altezza di Australian Open e Wimbledon. Nel processo di ristrutturazione dell’Arthur Ashe è inevitabile la demolizione del vecchio Grandstand.

Si tratta di uno stadio da circa 6000 posti, letteralmente incastrato sotto le tribune del Centrale: un impianto architettonicamente sgraziato, ma capace di creare una atmosfera di intimità e vicinanza con i giocatori quasi unica. Su questo campo si sono giocate partite memorabili, e perfino dalla TV si percepiva l’elettricità speciale prodotta dal Grandstand. Anche il New York Times gli dedica un articolo dal titolo “Un grande teatro del tennis al crepuscolo” e lo accompagna con questa foto:

Anche se obiettivamente non c’erano alternative, la sua distruzione è un vero peccato, perché il calore del Grandstand era inimitabile. Senza andare troppo lontano nel tempo, su questo campo si era giocato, per esempio, nel 2010 il match tra Schiavone e Bondarenko con un famoso tweener di Francesca a infiammare gli spettatori:

O la battaglia di semifinale tra Stosur e Kerber del 2011, quando da numero 93 Kerber si era fatta conoscere al mondo (partita vinta da Samantha per 6-3, 2-6, 6-2)

Nel 2015 uno degli ultimi match di singolare ospitato dal Grandstand è un’altra partita speciale, il terzo turno fra Lisicki e Strycova, in cui Lisicki rimonta da 1-5 nel terzo set per chiudere per 6-4, 4-6, 7-5. Consiglio di seguire l’intervista a fine match, in cui Sabine sottolinea quanto la carica del pubblico può influire sui giocatori (min. 21’00”):

I match della prima settimana
Prima di entrare nel vivo del torneo con le partite decisive, segnalo due match della prima settimana. Il primo è una grande sorpresa, l’eliminazione della finalista 2014 Wozniacki per mano di Petra Cetkovska. Negli articoli precedenti ho ricordato partite di Tamira Paszek e Jamie Hampton. Cetkovska ha tratti in comune con loro: un talento mai del tutto espresso a causa dei troppi problemi fisici.

Cetkovska b. Wozniacki 6-4, 5-7, 7-6(1) US Open, 2T
Una di quelle partite il cui significato si può capire fino in fondo solo conoscendo almeno un po’ le difficoltà sperimentate dalle protagoniste. Nel 2014 Wozniacki aveva vissuto gli US Open come una specie di rivincita personale e professionale contro le traversie sentimentali: la voglia di far vedere quanto valeva l’aveva condotta addirittura in finale.

Un anno è passato e nel 2015 Caroline dà l’impressione di non avere più lo stesso fuoco: al secondo turno si trova di fronte la numero 149 del ranking. E perde. Ma la classifica non basta per valutare Petra Cetkovska. Dietro la vittoria di Petra (30 anni compiuti in febbraio) c’è la storia di una giocatrice dal fisico di cristallo; e con tanti anni di carriera passati a lottare con i guai fisici e gli sforzi dei recuperi. Tanto è vero che in questa occasione prende parte agli US Open grazie al ranking protetto.

Giocatrice non rapidissima ma con un grande “braccio” e un repertorio tecnico completissimo, diventa molto pericolosa quando la condizione la sorregge: nel 2014 era stata lei a interrompere l’imbattibilità di inizio anno di Li Na, vincitrice a Melbourne.

Dopo una partenza di assestamento (0-3) Cetkosvka irretisce con i suoi schemi Wozniacki: vince nove game su dieci e si porta avanti 6-4, 3-0, 30-0. A questo punto a fermarla non è l’avversaria, ma la paura: un attacco di braccino che la blocca nel momento di chiudere in due facili set.

Caroline di fronte alle titubanze di Petra recupera da giocatrice navigata: vince il secondo set 7-5 e nel terzo si procura un match point sul 5-4, e poi altri tre sul 6-5. Ogni volta Cetkovska li annulla con dei vincenti, ribellandosi all’idea di perdere un incontro per lunghi tratti dominato. Si arriva così al tiebreak, vinto in modo sorprendentemente facile (7-1) da una Cetkovska comprensibilmente emozionata a fine incontro.

Azarenka b. Kerber, 7-5, 2-6, 6-4 US Open, 3T
Senza Roberta Vinci a sconvolgere tutti i piani e le classifiche, probabilmente questo sarebbe stato il match dell’anno. Eccezionale per intensità e pathos, giocato benissimo da entrambe e concluso con statistiche che confermano la qualità straordinaria: Azarenka +18 (51/33) Kerber +15 (46/31). Ricordo che storicamente agli US Open i criteri per stabilire vincenti e gratuiti sono forse i più severi dei quattro Slam, per cui sono la norma partite in cui le contendenti si ritrovano con saldo finale negativo. Che tutte e due chiudano invece con un tale attivo è davvero rarissimo.

Il copione inizialmente è quello prevedibile, con Azarenka che spinge e Kerber che corre e rimanda tutto: vale a dire le due situazioni che esaltano al massimo le qualità e la combattività di entrambe. Angelique vince quasi tutti i game ai vantaggi e sale 5-2, arrivando anche al set point. Ma Vika alza ulteriormente il livello, aumenta il numero di soluzioni lungolinea togliendo così il tempo all’avversaria: riesce ad aggiudicarsi cinque game consecutivi, e il set è suo per 7-5.

Lo sforzo fisico e mentale profuso la obbliga quasi fisiologicamente a rifiatare, scendendo di un minimo di intensità nel secondo set; questo è sufficiente per spostare l’ago della bilancia dalla parte di Kerber, che pareggia i conti con un 6-2.

Il terzo set rappresenta uno dei migliori momenti di tennis del 2015: Azarenka torna ai livelli del primo set, e allora Kerber capisce che, per non farsi sopraffare, alle doti difensive deve aggiungere anche tutte le proprie risorse di attacco: il dritto lungolinea e il cross di rovescio.

Per alcuni game la partita assume una dimensione superiore; capita quando la trance agonistica si impossessa delle protagoniste in campo: tensione e paura di sbagliare spariscono, e lasciano spazio alla massima concentrazione, orientata esclusivamente all’esecuzione dei colpi. Ormai gli errori sono quasi banditi, e ai vincenti di una giocatrice replica l’altra con altrettanti vincenti. E’ una specie di braccio di ferro tennistico totale, quasi irreale per l’equilibrio e la qualità che lo caratterizza.

Ne esce vincitrice Azarenka, malgrado l’estrema opposizione di Kerber che sul 3-5 serve per stare nel match e ci riesce salvando diversi match point; si deve però arrendere nel game successivo, chiuso a zero da Vika per il definitivo 6-4.

a pagina 5: La seconda settimana degli US Open

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