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Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2018

Nona puntata dedicata agli anni ’10 in WTA: la fine del tabù Slam per Caroline Wozniacki e Simona Halep, i segnali importanti delle nuove generazioni e la vittoria di Naomi Osaka a New York nella finale più discussa degli ultimi anni

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Naomi Osaka e Serena Williams - US Open 2018 (foto Art Seitz c2018)
 

Segnali da Indian Wells
Indian Wells 2018 va ricordato per due notizie importanti. La prima è il ritorno alle competizioni di Serena Williams. Nel settembre 2017 è nata la sua prima figlia, Olympia. Il parto è stato complicato, e recuperare la forma non è una impresa semplice. Il primo assaggio con i match era stata l’esibizione del 30 dicembre ad Abu Dhabi con Ostapenko; da allora sono passate diverse settimane, ma a Indian Wells si capisce che a Serena occorrerà altro tempo per avere una condizione all’altezza delle sue ambizioni.

Seconda notizia importante. In questo torneo la generazione delle più giovani lancia segnali sempre più forti: in California arrivano in finale Naomi Osaka e Daria Kasatkina (entrambe nate nel 1997). Nel Premier Mandatory forse più prestigioso, sbaragliano il campo.
Osaka supera al primo turno Sharapova, al secondo Radwanska, nei quarti Pliskova e in semifinale Halep. Tutte vittorie in due set. Impressionante il 6-3, 6-0 con cui elimina la numero 1 del mondo:

D’altra parte Kasatkina per arrivare in finale supera Wozniacki, Kerber e Venus Williams. Le maggiori protagoniste degli ultimi Slam sono battute dalle più giovani. In finale ha la meglio Osaka, 6-2, 6-3. Naomi dimostra di avere raggiunto una maturità tecnica e mentale che le permetterà presto di raggiungere i massimi successi.

Roland Garros 2018
Per il secondo anno consecutivo Simona Halep si presenta al Roland Garros come principale favorita. L’impatto con il torneo è però molto complicato; a Parigi il primo turno inizia la domenica, ma Halep è designata sul Centrale nella giornata di martedì, ultimo match della programmazione. Solo che, un po’ per la pioggia, un po’ per i calcoli sbagliati degli organizzatori, non c’è tempo per giocare. E così la numero 1 del mondo si ritrova ad affrontare il primo turno il mercoledì, ultima in assoluto.

Rimasta in attesa per giorni, quando finalmente scende in campo contro Alison Riske, Simona inizia malissimo: sotto 0-5, con gratuiti in serie e pressione alle stelle. Poi nei set successivi riprende il controllo, portando a casa il match senza altri problemi (2-6, 6-1, 6-1).

Superato l’avvio choc, il resto dei turni scorre via tranquillo, a parte un tiebreak perso contro Kerber nei quarti. Nella parte alta di tabellone, quella di Halep, arrivano in semifinale le teste di serie più alte: la 1 Halep e la 3 Muguruza. Nella loro porzione c’era anche Serena Williams che però, al primo Slam post-maternità, ha dato forfait alla vigilia del quarto turno per un problema ai muscoli addominali.

Al contrario nella parte bassa di tabellone si susseguono le sorprese. Le teste di serie più alte, Svitolina e Wozniacki, non arrivano nemmeno ai quarti. In semifinale si ritrovano le due amiche americane Keys e Stephens, anche se lungo la strada Sloane ha rischiato davvero molto contro Camila Giorgi. Giorgi per due volte ha servito per il match nel terzo set, ma alla fine Stephens è riuscita a prevalere 4-6, 6-1, 8-6.

Semifinali: I precedenti fra Halep e Muguruza sono molto pochi: due successi per Garbine sul cemento, uno per Simona sulla terra. Di nuovo sul rosso vince Halep, 6-1, 6-4.
Fra Stephens e Keys i precedenti sono 2-0 e Stephens ha la meglio anche alla terza occasione con un doppio 6-4.

Halep b. Stephens 3-6, 6-4, 6-1 Roland Garros, Finale
Sul centrale di Parigi si fronteggiano due giocatrici in ottima condizione: da una parte la costanza ad alti livelli di Halep, vicina alla perfezione nei due fondamentali in topspin, ma poco portata a variazioni sulla palla. Dall’altra il gioco più articolato di Stephens, che modula di più i colpi con l’obiettivo di trovare condizioni utili per accelerare e ottenere, se non un vincente, almeno un errore forzato della avversaria.

Per il primo set, questa impostazione di Sloane si rivela efficace: sono proprio gli errori forzati (6 Stephens,17 di Halep) a fare la differenza: 6-3 per Stephens.

Con due tenniste molto abili in copertura, ottenere vincenti è difficilissimo; occorre mettere la palla a un palmo dalle linee, oppure avere la pazienza di aspettare una traiettoria più attaccabile. Solo che “aspettare” una palla attaccabile significa molto spesso condurre uno scambio intenso di una decina di colpi prima che arrivi la minima incertezza dell’avversaria su cui incidere. Uno sforzo fisico non da poco.

La partita si sviluppa in questo modo per circa un’ora: i 46 minuti del primo set e l’inizio del secondo, fino al 6-3, 2-1 Stephens. Poi qualcosa cambia. Al momento di servire per confermare il break di vantaggio (per il teorico 3-1) Sloane ha un passaggio a vuoto, con una serie di errori gratuiti che sono un segnale di cedimento. Le gambe hanno perso la reattività e la velocità del primo set, e contro Halep scendere sotto un certo standard significa trovarsi subito con l’acqua alla gola.

Senza la precedente accuratezza negli spostamenti il match gira: da 0-2 al 4-2 per Halep con un parziale di 16 punti a 4. Stephens prova allora a modificare l’atteggiamento: diventa più aggressiva, prende più rischi, per accorciare gli scambi. Un cambiamento che le permette di conquistare due game (dal 2-4 al 4-4), ma che a lungo andare si rivela inefficace. Infatti nel giro di pochi minuti Simona prende le misure alla “nuova” Stephens, ed è chiaro che ha di fronte la giocatrice perfetta per valorizzare il proprio tennis: un’avversaria che “picchia” di più, e che spingendo offre una palla più tesa su cui appoggiarsi e rilanciare. Davvero l’ideale per Halep, che chiude il secondo set 6-4.

Terzo set. L’ultimo sforzo messo in campo da Sloane per provare a salvare la partita si rivela una mossa disperata. E come spesso accade per le mosse disperate, controproducente. Halep continua a macinare tennis di fronte a un’avversaria a cui sono rimaste poche energie fisiche e mentali. Il divario si allarga e mentre Simona gioca per vincere il torneo, Sloane sembra avere un obiettivo ben più limitato, cioè racimolare un game per sottrarsi al 6-0. Traguardi compatibili fra loro: Stephens evita il bagel, mentre Halep si aggiudica 6-1 il set e la prima finale Slam, al quarto tentativo in carriera, il terzo a Parigi.

E così il 2018 diventa l’anno in cui viene sfatato il complesso dello Slam. Dopo l’Australia di Wozniacki, arriva la Francia di Halep, che si lascia alle spalle tre finali perse (Parigi 2014 e 2017, Melbourne 2018), e centra finalmente il bersaglio importante.

a pagina 3: Da Wimbledon a Mosca

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